Magistratura democratica
Magistratura e società

Il diritto penale europeo: prove di convivenza tra fluidità e sistematicità

di Matilde Brancaccio
consigliere della Corte di Cassazione

Recensione a V. Manes e M. Caianiello, Introduzione al diritto penale europeo. Fonti, metodi, istituti, casi, Giappichelli Editore, Torino 2020. Un libro che risponde al bisogno di organicità e sistematicità di una materia viva e incandescente, senza imbrigliarla in schemi stereotipati.

L’Introduzione al diritto penale europeo si svela già dal titolo per il suo carattere di novità nel panorama dottrinario italiano. Un manuale che non ha la pretesa di cristallizzare istituti o discipline ma che intende fornire al lettore gli strumenti per avvicinarsi al concetto di "diritto penale europeo" comprendendone in pieno le potenzialità e, al tempo stesso, le contraddizioni.

Un’introduzione, appunto, un ponte verso un orizzonte oramai ampio, concreto, innegabile e tuttavia ancora sfuggente per molti aspetti. 

Il riferimento alle "quattro strade" attraverso le quali gli Autori, tra i più autorevoli ed attenti interpreti della "materia del diritto europeo", faranno da guida a chi vorrà seguirli in questo percorso – fonti, metodi, istituti, casi - lascia intendere da subito che il cammino procederà sicuro e con saldi punti di riferimento, promettendo di soddisfare sia le attese di coloro i quali percepiscono nella fluidità della "materia penale europea" la sua forza propulsiva nella tutela dei diritti individuali, intendendo rimanere fedeli ad un approccio casistico al suo studio; sia coloro che aspirano ad una maggiore organicità nelle prospettive di analisi dei temi del diritto penale europeo, quasi ricostruendo una sistematica con metodo “classico” e tradizionale degli istituti che ne compongono la spina dorsale.

Nessuno, perciò, viene lasciato indietro in questo percorso, che costituisce idealmente quasi un punto d’approdo di una ricerca che dura da anni, iniziata con la consapevolezza del labirinto di fonti e di input giurisprudenziali nel quale Vittorio Manes ha immaginato di vedere il giudice interno tempo fa. Oggi, entrambi gli Autori  sembrano accompagnarci verso l’uscita da quel labirinto, o meglio forniscono il filo che può condurre ad orientarsi al suo interno di volta in volta, qualsiasi sia il punto apparentemente insolubile in cui ci si trovi. 

Sullo sfondo, si percepisce una consapevolezza, fondamentale per magistrati, avvocati e studiosi del diritto, così come per gli studenti e le nuove generazioni che si apprestano ad affrontare la materia: l’esercizio della giurisdizione interna non può più prescindere da un approccio complesso, multiforme nelle fonti e nei metodi di ricerca delle soluzioni alle questioni interpretative che la realtà pone; non può più prescindere dal confronto con quel magma incandescente da maneggiare, e tuttavia vivo e fertile, che è costituito dal diritto penale europeo e dai suoi “istituti”.

Il volume ha l’assetto solido di un manuale, ma si legge con la stessa facilità di un avvincente romanzo storico che percorre gli ultimi decenni del diritto vivente penale europeo e ne fa apprezzare gli ideali propulsivi, non tralasciando di offrire una lettura critica dei suoi approdi più problematici. 

Questa sensazione è evidente già se si guarda alla struttura del Volume. 

Una prima parte è dedicata all’inquadramento della giustizia penale nel sistema politico “Europa” e si apre immediatamente, non a caso, con uno sguardo d’insieme sulle “interferenze” tra diritto comunitario e diritto penale e i poteri del giudice, toccando poi i temi dell’armonizzazione normativa e della cooperazione giudiziaria; a riprova della centralità della questione relativa all’incidenza concreta del diritto penale europeo sulla giurisdizione domestica, il nucleo essenziale della Prima Sezione di questa Parte ruota intorno ai concetti di "interpretazione conforme" e "disapplicazione" della disposizione penale interna, dando atto delle importanti ricadute sulla nostra legislazione di alcune pronunce della Corte di Giustizia UE in attuazione delle Direttive europee (quali ad esempio quella in materia di rimpatri).

Una seconda parte del libro affronta il cuore pulsante del diritto penale europeo: il sistema convenzionale di tutela dei diritti dell’uomo, con i suoi attori (Consiglio d’Europa e CEDU) ed i singoli diritti fondamentali, le libertà e le garanzie oggetto di tutela.

Nella prima parte (il titolo esatto è Unione Europea e Giustizia penale) si forniscono le nozioni fondamentali, aggiornate ed attuali, sulle fonti del diritto penale europeo e sulla loro valenza rispetto al diritto interno, con un’esposizione ragionata dei limiti e controlimiti alla disapplicazione e dei rapporti dialogici e complessi tra Corti costituzionali interne e Corte di Giustizia; si ritrovano, altresì, trattati con approfondimento e sapienza, tutti i concetti necessari a comprendere bisogni e obiettivi dell’armonizzazione in materia penale e si ricostruiscono le strutture della cooperazione giudiziaria dall’ottica privilegiata di chi, come gli Autori, sa comprendere in ogni sfumatura le ricadute degli istituti sia sul diritto penale sostanziale che su quello processuale interni. Uno sguardo particolare è poi dedicato a quei traguardi della cooperazione che gli Autori definiscono “rivoluzionari” e tra i quali individuano la nuova Procura europea (European Public Prosecutor Office-EPPO).

Nella seconda parte, dal titolo dedicato proprio a Il sistema convenzionale di tutela dei diritti dell’uomo, è di particolare pregio la visione d’insieme che offre il Volume del dialogo costante tra Carte (CEDU e CDFUE anzitutto) e Corti superiori dei Paesi UE, una visione che diventa anche testimonianza di quel mutamento culturale prodottosi nel corso degli anni nel diritto giurisprudenziale interno, proprio grazie a tale dialogo costante: la giurisdizione ha acquisito una vitalità ed un’importanza che hanno sovrastato molto spesso il testo legislativo, determinando l’esigenza di paradigmi per una nuova legalità e rivitalizzando o potenziando – come ben si evidenzia nell’introduzione al libro – principi preesistenti. 

Gli Autori aprono lo sguardo al lettore nella direzione di questa nuova epoca oramai tra noi e che, inevitabilmente, piaccia o non piaccia, condiziona e determina il modo di essere magistrati, avvocati, giuristi, traghettandoci, attraverso l’europeismo giudiziario, dalla dogmatica classica alla giurisprudenza-fonte, per usare le parole belle ed essenziali di Massimo Donini. 

Il tracciato dell’opera si snoda, quindi, incessante e preciso nei riferimenti normativi e giurisprudenziali, analizzando e valutando le più recenti ed importanti affermazioni delle Corti europee, della Corte costituzionale, della giurisprudenza di legittimità e delle Sezioni Unite sui temi principali che, anche e soprattutto per l’intervento della Corte di Strasburgo e della Corte di Giustizia UE, hanno subito una vera e propria metamorfosi rispetto alla declinazione classica alla quale eravamo abituati (legalità penale, lex mitior, ne bis in idem, diritto al fair trial e diritto al contraddittorio sulla prova dichiarativa) o sui principi fondamentali che, grazie a tale intervento, si sono visti moltiplicati nella loro valenza di garanzia (il diritto alla vita e la proibizione della tortura e di trattamenti inumani e degradanti; il diritto di espressione).

A proposito dell’implementazione convenzionale di taluni diritti fondamentali, è interessantissimo il § 11 di chiusura della Parte II, che offre una riflessione davvero inedita su obblighi positivi di penalizzazione discendenti dalla CEDU ed alternativa del dilemma punitivo, in bilico tra il rispetto dei diritti del reo e la tutela dei diritti delle vittime.

Alla fine del percorso, si ha la percezione esatta della complessità della nozione di “materia penale” di matrice europea e se ne comprende l’essenza multiforme, che si manifesta nella concreta realizzazione dei diritti.

Si fa strada, altresì, prepotentemente, una considerazione nel lettore: il "diritto penale europeo" può avere un effetto di vero e proprio "moltiplicatore dei diritti" ed è sotto gli occhi di tutti noi quanto una tale valenza possa essere determinante per lo sviluppo di un’Europa più giusta e unita, che assicuri ai suoi popoli pace, sviluppo, progresso, condizioni migliori di vita.

La tutela effettiva e coerente dei diritti individuali fondamentali assicura la tenuta democratica dei sistemi politici europei, oggi in verità messa a dura prova da alcune situazioni critiche che toccano direttamente l’esercizio indipendente della giurisdizione e ledono diritti primari.

In un contesto storico difficile, dunque, gli Autori hanno il merito di mettere in campo un forte ed autorevole richiamo alle ragioni più profonde che impongono oramai agli Stati europei di sostenere un processo di integrazione totale, in cui ciascuno di essi è custode di garanzie e diritti comuni irrinunciabili. 

05/12/2020
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