Magistratura democratica

Articoli di Nello Rossi

direttore di Questione Giustizia
“Hamas. Dalla resistenza al regime”

Note a margine del libro di Paola Caridi (Feltrinelli, 2023)

20/01/2024
Premierato elettivo e organi di garanzia. Toccare la Costituzione “con mano tremante”

L’insediamento, al centro del sistema politico-istituzionale, del blocco monolitico costituito dal presidente del consiglio dei ministri eletto dal popolo e dalla “sua” maggioranza, che in virtù del premio iscritto in Costituzione sarà almeno del 55%, avrà ricadute a cascata sugli organi di garanzia contemplati in Costituzione, dispiegando una decisiva influenza tanto sulla loro provvista quanto sul loro funzionamento. Il premierato elettivo ridurrà drasticamente il tasso di pluralismo delle nostre istituzioni, compromettendo gli equilibri tra i poteri disegnati nell’attuale Costituzione, senza incidere su nessuno dei reali fattori di crisi della nostra democrazia.

08/01/2024
Il caso Apostolico: essere e apparire imparziali nell’epoca dell’emergenza migratoria

E’ ancora possibile, nell’epoca della emergenza migratoria, ragionare dell’imparzialità dei magistrati andando oltre le aggressioni, le mistificazioni e l’elogio del silenzio e dell’ipocrisia?

10/10/2023
Oltre la separazione delle carriere di giudici e pm. L’obiettivo è il governo della magistratura e dell’azione penale

Se per “separazione delle carriere” dei giudici e dei pubblici ministeri si intende una netta divaricazione dei percorsi professionali e la diversità dei contesti organizzativi nei quali vengono svolti i rispettivi ruoli professionali, allora bisogna prendere atto che, a seguito degli interventi legislativi degli ultimi venti anni e segnatamente della recente legge. n. 71 del 2022, la separazione si è sostanzialmente consumata. Ed infatti le quattro proposte di legge di revisione costituzionale presentate in questa legislatura alla Camera dei deputati ed in discussione dal 6 settembre di quest’anno, e quella presentata in Senato, pur formalmente intitolate alla “separazione delle carriere”, hanno obiettivi sostanziali che vanno ben oltre la creazione di due itinerari professionali differenti con diversi accessi e distinti “governi” delle professioni. Esse mirano infatti a ridefinire, a vantaggio del potere politico, i complessivi equilibri di governo della magistratura, a cancellare la valenza costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale e ad annullare il principio per cui i magistrati si distinguono solo in base alle funzioni svolte. Nel nuovo ambiente istituzionale creato dalle riforme dell’ordinamento giudiziario, molte delle argomentazioni tradizionalmente addotte a favore o contro la separazione delle carriere hanno ormai perso attualità ed effettiva rispondenza alla realtà. Così che, nel dibattito pubblico che accompagnerà l’iter della progettata revisione costituzionale, occorrerà chiarire all’opinione pubblica quale è la reale posta in gioco e quali le implicazioni di modifiche costituzionali che vanno ben oltre l’assetto e gli equilibri propri del processo penale per investire il complessivo rapporto tra il potere politico e il giudiziario. 

04/09/2023
Il caso Delmastro e il ruolo del pubblico ministero: le lezioni “americane” del governo

Le reazioni politiche del Ministro della giustizia e del Presidente del Consiglio all’imputazione coatta decisa dal giudice nel caso Delmastro non esprimono solo il disappunto per una pronuncia sgradita ma contengono affermazioni di principio che sembrano preannunciare intenti di fuoriuscita dal nostro modello processuale. Teorizzare il ripristino di un monopolio assoluto ed incontrollato del pubblico ministero nell’esercizio dell’azione penale; auspicare la rinascita di un suo insindacabile potere di cestinazione delle notizie di reato ; puntare a sottrarre l’organo di accusa al controllo giudiziale sulla sua eventuale inerzia: tutte queste scelte, che vanno in direzione dell’attribuzione di un amplissimo potere discrezionale al pubblico ministero, porrebbero – immediatamente o dopo un breve periodo di sperimentazione – il problema della responsabilità “politica” di tale ufficio. Le sortite ministeriali gettano dunque un fascio di luce sulla cultura e sulle opzioni di fondo del governo di centro destra in tema di assetto e di prerogative dell’ufficio del pubblico ministero e rendono chiaro che - con buona pace delle anime belle che “per ora” sostengono il contrario – non si mira affatto ad una separazione delle carriere di giudici e pm con il mantenimento del principio di obbligatorietà dell’azione penale e di garanzie di indipendenza dell’ufficio del pubblico ministero. Cerchiamo di spiegare come e perché l’innesto sul tronco del nostro ordinamento processuale di una logica mutuata da altri contesti istituzionali- segnatamente quello statunitense - avrebbe come ineluttabile effetto la radicale trasformazione della fisionomia del pubblico ministero e reclamerebbe o la sua sottoposizione all’esecutivo o una scelta per l’elettività. 

25/07/2023
La “Fabbrica di San Pietro” della giustizia penale

Per descrivere lo stato dell’arte dei lavori legislativi sulla giustizia penale è ormai d’obbligo attingere alle metafore “stanche” che designano un eterno lavorio, il rifacimento dell’appena fatto, la riscrittura del già deciso: la Fabbrica di San Pietro, la tela di Penelope, la fatica di Sisifo et similia. Mentre ci si accinge ad abrogare totalmente il reato di abuso d’ufficio, ignorando le argomentate critiche di larga parte della dottrina penalistica e dei magistrati impegnati sul campo, si propone anche di rimettere mano alla tormentata disciplina della prescrizione, già oggetto di tre interventi riformatori succedutisi nell’arco di pochi anni. L’auspicio di quanti operano nel mondo della giustizia è che la normativa in tema di prescrizione, per la straordinaria rilevanza degli interessi in gioco, cessi di essere terreno di uno scontro pregiudiziale delle forze politiche e divenga oggetto di una soluzione largamente condivisa e perciò destinata – finalmente – a durare nel tempo. 

17/07/2023
Presidenzialismo e premierato: i riflessi sul giudiziario

Nel dibattito in corso sul presidenzialismo e sul cd. "premierato", è sin qui rimasto relativamente in ombra il tema dell’impatto che le due diverse prospettive riformatrici avrebbero sui generali equilibri tra i poteri e, segnatamente, sull’assetto del potere giudiziario. A questa tematica va riservata un’attenzione particolare non dettata da miopi preoccupazioni di ruolo o di natura corporativa, ma nascente dalla consapevolezza di quanto sia necessario salvaguardare gli equilibri costituzionali nell’attuazione di processi di riforma. 

17/05/2023
La convenzione francese sul fine vita. La democrazia deliberativa per superare un’impasse?

La Convenzione francese sul fine vita - composta da cittadini scelti per sorteggio in base a criteri che fanno della Convenzione un campione rappresentativo della popolazione - rappresenta un interessante esperimento di “democrazia deliberativa”, destinato ad integrare i processi decisionali propri della democrazia rappresentativa. Dando la parola ad una assemblea di cittadini ed ascoltando la loro opinione informata, si è voluto attingere al senso della realtà della gente comune per ricercare soluzioni ragionevoli ad un problema spinoso, superando le pregiudiziali religiose, culturali, ideologiche che possono ostacolare il cammino di norme innovative sull’eutanasia attiva e sull’aiuto al suicidio. All’esperimento francese dovrebbe guardare con interesse il nostro Paese, nel quale - dopo la inevitabile declaratoria di inammissibilità del referendum abrogativo parziale dell’art. 579 c.p. e la mancata approvazione, nella scorsa legislatura, del pur timido testo di legge unificato sulle disposizioni in materia di morte medicalmente assistita – l’iniziativa sul fine vita potrebbe essere rilanciata dall’istituzione di una Convenzione cittadina sul modello francese, chiamata ad informarsi, dialogare e pronunciarsi sull’assistenza attiva a morire. 

04/05/2023
Riace, Piacenza, Padova. Associazioni a delinquere ovunque?

E’ sempre più frequente la contestazione da parte di Procure della Repubblica del reato di associazione a delinquere nei confronti di quanti - partecipando a forme non ortodosse di protesta sociale, di azione sindacale, di solidarietà – possono incorrere in violazioni della legge penale. E’ una tendenza che si è manifestata in tre recenti vicende giudiziarie tra di loro diversissime -Riace, Piacenza e Padova – e che ha un inquietante tratto comune: induce a guardare fenomeni sociali complessi attraverso la lente monocromatica della criminalizzazione che trasforma gruppi ed aggregazioni in altrettante associazioni criminali ed i mezzi illegali eventualmente utilizzati negli unici e veri scopi dell’azione collettiva. 

18/04/2023
Dalla “giurisprudenza alternativa” alle problematiche dell’oggi

La relazione presentata all’Università La Sapienza durante la IV Sessione degli incontri di studio su L’uso alternativo del diritto. Il convegno catanese cinquant’anni dopo, intitolata La magistratura e il ruolo del giurista oggi (Roma, 24 marzo 2023) 

11/04/2023
Israele: quando un popolo scende in piazza per la giustizia

Sommario: 1. Una riforma della giustizia contestata in nome della democrazia - 2. Nel confronto politico in atto è in gioco l’identità democratica di Israele - 3. Il peso decisivo rivendicato dall’esecutivo nella selezione dei giudici - 4. La riscrittura dei poteri della Corte suprema e del Parlamento - 5. C’è spazio per un compromesso? E per quale compromesso?

31/03/2023
La libertà e la vitalità delle donne: i dinieghi, i contrasti, le insidie

L'editoriale di Nello Rossi al numero 4/2022 di Questione Giustizia trimestrale, dedicato al diritto femminile

09/02/2023
Trojan Horse: tornare alla riforma Orlando? Il difficile equilibrio nell’impiego del captatore informatico

Un disegno di legge del Senatore Zanettin - che propone di escludere l’impiego del captatore informatico nei procedimenti per delitti contro la pubblica amministrazione – sta suscitando discussioni e polemiche. Nel dibattito politico e giornalistico sulla giustizia penale - ormai dominato da un meccanico susseguirsi di azioni e reazioni che spesso prescindono dal merito delle questioni sul tappeto per privilegiare ragioni di schieramento – sono scattati riflessi condizionati pregiudizialmente “oppositivi” o giudizi sommari che non esitano a qualificare le intercettazioni (tutte le intercettazioni, con qualunque mezzo effettuate e per qualunque reato adottate) come uno strumento di oppressione. Così la proposta è stata immediatamente “bollata” dagli uni come espressione di volontà di disarmo nel contrasto alla corruzione e come un favore alle organizzazioni criminali (le cui attività delinquenziali non sono peraltro escluse dalla sfera di utilizzo del Trojan) ed “esaltata” dagli altri come uno strumento di liberazione dallo strapotere di pubblici ministeri e giudici che se ne servirebbero “normalmente” per prave finalità di potere, di pressione, di intimidazione e di controllo dei cittadini. Per sottrarsi a queste grottesche semplificazioni polemiche - che sembrano divenute la cifra obbligata del confronto pubblico sulla giustizia- vale la pena di ripercorrere le fasi della vicenda istituzionale del Trojan per trarne indicazioni utili a delimitare correttamente la “desiderabile” sfera di applicazione di questo mezzo di ricerca della prova, tanto efficace quanto insidioso. Non dimenticando che l’estensione dell’utilizzo del Trojan Horse ai procedimenti per reati contro la pubblica amministrazione - e dunque al di là dell’originario confine dei reati di criminalità organizzata fissato dalla elaborazione giurisprudenziale e dalla riforma Orlando - è stata realizzata da una legge, la c.d. Spazzacorrotti, che costituisce uno dei frutti più discutibili della stagione del governo dei due populismi di Cinque Stelle e della Lega. 

28/12/2022
Contante ed economia sommersa: una “relazione pericolosa”

Mentre nelle economie più avanzate l’uso del contante si sta riducendo fisiologicamente, anche in assenza di tetti e divieti, il nuovo Governo, abbandonando la linea restrittiva dei suoi immediati predecessori, si dichiara pronto a innalzare di nuovo e sensibilmente – a 5000 euro – il tetto dei trasferimenti in danaro tra persone fisiche e persone giuridiche, scrivendo così un nuovo capitolo dell’interminabile saga iniziata nel lontano 1991. Anche chi non condivide le tesi radicali che propugnano un pressocché totale abbandono del contante per ragioni di trasparenza, sicurezza e igiene, resta perplesso rispetto all’alto livello del tetto e all’assoluta inconsistenza delle motivazioni addotte per un così brusco innalzamento. La comune esperienza degli acquirenti di beni e servizi e i lavori di studiosi qualificati convergono nel mostrare che ci sono “relazioni pericolose” tra accresciuto livello dei trasferimenti in contante e dimensioni dell’economia sommersa, con il suo corredo di illeciti economici e fiscali. L’ennesimo intervento legislativo sul contante – che in origine si voleva attuare con decreto legge e che, in ragione dell’evidente assenza dei requisiti per la decretazione d’urgenza, è stato rinviato all’approvazione della legge di bilancio – rischia di essere interpretato come un segnale di indulgenza e un sostanziale “via libera” a forme di microevasione estremamente dannose per le finanze pubbliche, e può, inoltre, concorrere a creare un ambiente maggiormente favorevole al riciclaggio. 

23/11/2022
Iran: una rivoluzione contro il governo di Dio?

I regimi che pretendono di legittimarsi e di governare in nome di un Dio sono i più oppressivi di tutti perché aspirano a disciplinare ogni aspetto della vita, penetrando la politica, il diritto, il costume, la dimensione privata. 
Perciò la rivolta contro l’oppressione può assumere come sua prima forma la rivendicazione di libertà elementari negate nella sfera individuale e sociale – la scelta dell’abbigliamento, il ballo, il canto, l’affettività, la vita di relazione – scontrandosi frontalmente con steccati e divieti come l’apartheid femminile e con le enormi diseguaglianze attuate e perpetuate in nome della religione. 
E’ quanto sta oggi accadendo in Iran, attraversato da un potente moto di ribellione popolare al totalitarismo teocratico dominante nel Paese. 
Un movimento di giovani - spontaneo e diffuso e perciò difficile da decapitare con gli arresti, in larga misura non violento ma radicale perché mira al cuore della Repubblica islamica - sta dando vita ad una protesta rivoluzionaria. Lo fa sotto lo sguardo disattento e distratto dell’Occidente liberale e democratico e nel silenzio delle destre mentre in Italia la stordita e frammentata congerie di forze che sta all’opposizione o tace - con la sola eccezione dei radicali- o si esprime con voce flebile, mostrandosi incapace di incisiva solidarietà e di effettivo sostegno alla lotta di emancipazione e di liberazione in corso in Iran. 

La piena libertà per le diverse fedi e sensibilità religiose garantita negli Stati democratici di diritto deve accompagnarsi, in Europa e nel mondo, al radicale contrasto di ogni forma di fanatismo, di intolleranza, di terrorismo e di repressione posti in essere invocando pretestuosamente la religione islamica o qualsiasi altra fede o guerra santa. Quando gli studenti iraniani gridano contro i guardiani della rivoluzione: «voi siete il nostro Isis» colgono il nesso che corre tra la violenza terrorista in Europa e in Oriente e l’oppressione interna esercitata da un regime teocratico. 

31/10/2022
Editoriale. Ordinamento giudiziario: isolare, separare, atomizzare la magistratura. Solo un preludio delle politiche della destra?

L'editoriale di Nello Rossi al fascicolo 2-3/2022 di Questione giustizia trimestrale, dedicato alle riforme dell'ordinamento giudiziario

07/10/2022
Contro la guerra di offesa: la fuga, la protesta, l’aperta ribellione. In nome del diritto

La fuga, la protesta, l’aperta ribellione: le reazioni dei cittadini russi “arruolabili” all’annuncio di una escalation della guerra in Ucraina e della mobilitazione “parziale” ci dicono che, anche sotto il giogo di un regime oppressivo, può nascere e svilupparsi un forte movimento popolare di protesta, capace di unire più generazioni nel rifiuto di una guerra di aggressione e dei suoi inaccettabili costi umani  Nel crogiuolo del conflitto ucraino stanno maturando le condizioni per una ampia fascia di renitenza rispetto ad una guerra di offesa e per la legittimazione delle volontà individuali di sottrarsi ad un conflitto armato iniquo? 

23/09/2022
Contro le guerre di offesa: diritto di renitenza

Discutere dell’esistenza di un diritto individuale di renitenza rispetto ad ogni guerra di offesa può sembrare irrealistico alla luce della congiuntura storica che attraversiamo. Eppure la spontanea e vitale ripulsa della guerra, propria della grande maggioranza delle giovani generazioni, interroga oltre all’etica e alla politica, anche il diritto. Essa infatti pone le basi per smascherare l’assurdo di Stati che nelle sedi ufficiali dichiarano di volersi precludere la guerra mentre non esitano a scatenarla e per tradurre in un nuovo e fondamentale diritto umano le dichiarazioni di principio sul ripudio della guerra di offesa contenute nelle Costituzioni e nelle convenzioni internazionali. Se i detentori del potere dimostrano di non arretrare di fronte alla guerra, sono gli individui a dover rivendicare il diritto di agire con tutti i mezzi a loro disposizione. Rifiutando di essere trascinati in conflitti armati che, alla luce del diritto internazionale, sono da considerare illegittimi. Praticando ogni forma di disobbedienza possibile: l’aperta ribellione, la fuga, la richiesta di asilo in Paesi stranieri. Invocando un diritto individuale di renitenza, mai direttamente menzionato nelle leggi e nelle convenzioni, eppure iscritto nella logica del diritto internazionale sviluppatosi a partire dal secondo dopoguerra. E’ possibile che questo diritto, che oggi sembra una utopia, abbia dalla sua il futuro...

06/08/2022
Md e il caso Tortora. Ma l’errore interroga tutti i magistrati…
a cura di Nello Rossi

Nei suoi molteplici e tragici aspetti il caso Tortora ci dice “anche” che la magistratura italiana non è mai stata un monolite e che l’esistenza, nel suo seno, di scelte e pensieri diversi rappresenta il più efficace antidoto alle chiusure corporative ed all’intolleranza verso le critiche. Ripubblicare, a distanza di decenni, documenti che attestano le posizioni assunte da Md sulla vicenda giudiziaria di Enzo Tortora e le veementi reazioni che suscitarono nella corporazione concorre a ristabilire la verità sulle radici lontane del garantismo dei magistrati democratici. Questa “operazione verità” è indispensabile per contrastare una vulgata ingannevole, che dura sino ad oggi, sulla natura e sulla fisionomia di questo gruppo di magistrati. Ma ciò non significa che ci siano magistrati che si possano sentire estranei rispetto a quell’errore e agli altri che si sono verificati negli anni. L’errore giudiziario è un evento che inquieta e percuote anche coloro che non l’hanno commesso perché è sempre una sorta di errore collettivo, il frutto avvelenato della disattenzione, della superficialità, dello spirito burocratico con cui si accusa e si giudica. Caduta dalle terribili conseguenze - perché si ripercuote sulla libertà, sull’onore, sulla reputazione del cittadino - che nei limiti dell’umanamente possibile può essere evitata solo essendo consapevoli della drammaticità di ogni giudizio e applicando con scrupolo e intelligenza gli strumenti di lavoro di pubblici ministeri e giudici: rigore professionale, responsabilità sociale e cultura del dubbio. 

29/06/2022
Referendum sulla giustizia: votare “si”, votare “no”, scegliere di non andare a votare

Come molti magistrati ed ex magistrati anche chi scrive il 12 giugno si recherà alle urne per dire un “si” o un “no” sui quesiti referendari sulla giustizia. Ma è utile sgombrare il campo dalla suggestione che scegliere di non recarsi alle urne (o rifiutare le schede dei referendum nel caso di coincidenti elezioni amministrative) sia una scelta deteriore, frutto di inerzia e di apatia politica, espressione di scarso senso civico o di disinteresse verso le grandi questioni della vita collettiva. Al contrario si tratta di una opzione non solo libera, non solo legittima, ma pienamente rispondente alla logica propria del referendum abrogativo disegnato dalla Costituzione che - nel richiedere per la validità del referendum il raggiungimento di un consistente quorum strutturale - ha voluto che esso sia vivificato da una ampia partecipazione popolare. Se non fosse così i referendum, invece di essere un fondamentale istituto di democrazia diretta, diverrebbero una forma di indiretta coazione dei cittadini a scegliere, “a prescindere” da ogni loro valutazione sulla qualità, il merito e l’interesse politico dei quesiti referendari. 

06/06/2022
Una necessaria smentita

Rendiamo noto il testo di una lettera di smentita e di richiesta di rettifica ai sensi della legge sulla stampa inviata questa mattina al Direttore del quotidiano Il Giornale. La lettera è stata inviata anche alle agenzie di stampa

17/05/2022
Di fronte alla guerra: scrupolo di verità ed esercizio di ragione

L'editoriale al n. 1/2022 di Questione Giustizia trimestrale Il diritto della guerra, le ragioni della pace

13/05/2022
Delitti (e processi) in prima pagina

Il libro di Edmondo Bruti Liberati sulla giustizia nella società dell’informazione

16/04/2022
Il Superbonus: sulle frodi interviene il magistrato penale

Il c.d. Superbonus, la normativa che prevede una detrazione del 110% per gli interventi in edilizia e consente la cessione e la commercializzazione dei relativi crediti di imposta ha dato impulso all’economia ma ha anche mostrato numerosi aspetti critici: costi elevati per la finanza pubblica, aumento dei prezzi dei componenti impiegati in edilizia e rischio di frodi. 
E’ questo l’allarme lanciato dal Presidente del Consiglio dopo le critiche di osservatori economici e di organismi indipendenti come l’Ufficio per il bilancio e la Banca d’Italia. 
Una indiretta ma eloquente conferma delle preoccupazioni espresse dal Presidente Draghi sul rischio di effetti distorsivi e fraudolenti della misura è venuta da un recentissimo provvedimento della magistratura romana che, in via d’urgenza, ha sequestrato crediti di imposta fittizi per un importo complessivo di oltre un miliardo di euro. 
L’intenzione virtuosa di utilizzare il sistema tributario non solo nella sua tradizionale funzione fiscale – il reperimento dei mezzi necessari per l’azione dello Stato – ma anche in funzione “extrafiscale”, per la realizzazione di finalità congiunturali e di rilancio dell’economia, si è questa volta tradotta in una normativa notevolmente squilibrata. 
Ed è nelle falle della legge che si aprono spazi tanto per pulviscolari fenomeni di devianza - come le attestazioni mendaci e gli accordi collusivi ai danni dell’Erario – quanto per azioni su vasta scala di creazione e di scambio di falsi crediti di imposta che si traducono in gravi reati tributari e in truffe milionarie. 

04/01/2022
L’impegno di riflessione di "Questione giustizia" sul versante delle riforme

L'editoriale al n. 3/2021 di Questione giustizia trimestrale, dedicato alle riforme della giustizia civile

21/12/2021