Magistratura democratica
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PNRR giustizia lontano dal raggiungere gli obiettivi nel settore civile *

di Claudio Castelli
già presidente della Corte di appello di Brescia

1. Un piano organico per la giustizia

Il PNRR è stata l’occasione per lanciare un programma ambizioso con l’intenzione di cambiare radicalmente la giustizia e la sua percezione da parte dei cittadini, eliminando l’arretrato, riducendo le pendenze, tagliando i tempi. Un programma che, per una volta, aveva un respiro pluriennale con una visione ampia, sistemica e prospettica e, fatto non secondario e del tutto inusuale nel campo della giustizia, con adeguati finanziamenti.

Il progetto si è articolato su diversi assi. Innanzitutto, scontando l’illusione normativa, ovvero di mettere al primo posto il cambiamento delle leggi, ha operato interventi sui codici processuali e sull’ordinamento giudiziario. Quindi l’Ufficio per il Processo, l’intervento più massiccio e significativo, che prevede l’assunzione in due tranche di 16500 laureati con la qualifica di funzionari a tempo determinato per assicurare al giudice una assistenza qualificata. Parallelamente è stata prevista l’assunzione a tempo determinato di 5410 unità di personale tecnico (tecnici informatici, contabili, tecnici edili, operatori, statistici, tecnici di amministrazione, analisti di organizzazione, operatori di data entry).

PNRR giustizia poi accompagnato dal Pon Governance che vede un intervento a sostegno e implementazione da parte di consorzi di Università che mettono a disposizione assegnisti, contrattisti e professori universitari. 

Piano che aveva dei difetti, in particolare perpetuando l’illusione che il cambiamento del rito processuale potesse essere determinante per ridurre i tempi quando invece la continua instabilità delle regole processuali e le rivoluzioni organizzative (specie quando non accompagnate da risorse, come avvenuto per il nuovo futuro Tribunale per le persone, le famiglie ed i minori) hanno un effetto esattamente contrario. 

Un piano comunque organico che per tutti gli altri aspetti poteva e potrebbe significare la vera riforma della giustizia con l’azzeramento dell’arretrato nel settore civile, vera e propria zavorra che da anni frena un tasso di smaltimento sempre positivo sino a quest’anno e con un taglio significativo dei tempi processuali, la cui eccessiva durata è il vero problema della giustizia italiana.

 

2. Molti risultati positivi, al di là del raggiungimento degli obiettivi

a. Tempi e arretrato: i forti miglioramenti

Il Monitoraggio statistico degli indicatori PNRR del Ministero della Giustizia fornisce i dati relativi al 2024 (sempre prendendo come base line l’anno 2019). Indubbiamente positivi, anche se in chiaro rallentamento con il trend degli anni precedenti.

Un miglioramento molto significativo che come tale va valorizzato, anche se proprio i dati del 2024 sul civile evidenziano un forte rallentamento con un tasso di smaltimento (clearance rate) che nei Tribunali per la prima volta dopo 14 anni non è positivo, con un aumento delle sopravvenienze che non si vedeva dal 2009 e con un calo delle definizioni del 9,9 % sul 2019 e dello 0,4 % rispetto al 2023. Si tratta ora di capire le ragioni di questi diversi trend.

 

b. Un metodo che può durare

Ma oltre ai dati va sottolineato che gli Uffici giudiziari sono stati positivamente “costretti” ad imparare un metodo che andrà ben oltre al PNRR: - attenzione al dato, alla sua qualità e alle performance dell’ufficio, - creazione di servizi dedicati ai monitoraggi, - pianificazione ed azione in vista di un obiettivo ben definito, - possibilità di organizzare il proprio lavoro per team. Si tratta di una conquista probabilmente irreversibile acquisita dagli uffici giudiziari e che ci porteremo negli anni.

 

c. L’Ufficio per il processo ed una nuova generazione di giuristi

L’Ufficio per il processo ha comportato e può comportare per il futuro un fortissimo cambiamento nelle modalità di lavoro, superando il lavoro artigianale del singolo magistrato per proporre un lavoro in staff con una divisione del lavoro e una diversa impostazione unita alla disponibilità di banche dati della giurisprudenza e ad applicazioni di Intelligenza Artificiale. Inoltre le migliaia di giovani laureati inseriti in Tribunali e Corti hanno sperimentato una formazione di eccellenza sul campo e potranno essere la nuova generazione di giuristi che diventeranno i nuovi magistrati, avvocati, dirigenti, funzionari. Un investimento per il futuro che il nostro Paese ha fatto.

 

3. Obiettivi sui tempi non raggiungibili nel civile

a. Obiettivi lontani

Dai dati 2024 risulta con chiarezza come, mentre gli obiettivi relativi al settore penale e probabilmente anche all’arretrato civile potranno essere raggiunti, è difficilissimo che ciò avvenga per il DT civile. Siamo ad una riduzione del 20 % dei tempi dopo quattro anni di impegno nel PNRR giustizia, quando tra un anno e mezzo dovremmo arrivare al 40 %. Lo stesso Ministero nel Monitoraggio relativo al 2023 rappresentava come già allora si fosse lontani dai risultati sperati.

«Sia per i Tribunali che per le Corti la diminuzione annua delle pendenze non risulta sufficiente ai fini del raggiungimento dell’obiettivo D.T. (…) Infatti operando una semplice proiezione sulla base della diminuzione annua della pendenza, il DT dei Tribunali si ridurrebbe del 31 % a fronte del 56 % previsto. A parità di sopravvenienze per raggiungere il target di 244 giorni, occorrerebbe per il totale nazionale un incremento medio annuo delle definizioni pari all’8,5 %. Per le Corti di Appello, proiettando l’attuale smaltimento della pendenza annua, a parità di definizioni, si raggiungerebbe una diminuzione del DT del 34 % (a fronte del 56 % in obiettivo). Se le sopravvenienze risultassero costanti, occorrerebbe complessivamente un incremento delle definizioni annuale dell’11,6%, rispetto a quelle del 2023, per raggiungere il DT target di 288 giorni».  

Dopo un anno questi auspici non si sono realizzati; le sopravvenienze sono aumentate, le definizioni sono calate e la scadenza del 30 giugno 2026 si avvicina. Il quadro è davvero preoccupante. Anche se mentre un anno fa la preoccupazione principale riguardava lo smaltimento dell’arretrato, ora riguarda il DT, anche per i forti miglioramenti avuti per la definizione dei procedimenti iscritti sino al 2022. Quanto all’arretrato il Ministero sostiene, a ragione che “per il raggiungimento del target è necessario lo smaltimento, in un anno e mezzo, di ulteriori 200.000 procedimenti con annualità 2017 - 2022 nei Tribunali e di ulteriori 35.000 procedimenti con annualità 2018 -2022 nelle Corti di Appello.” Ma nell’ultimo anno quanto all’arretrato sono stati definiti ben 277.592 procedimenti nei Tribunali e 48.429 nelle Corti, con un ritmo quindi ben superiore a quello auspicato dal Ministero. Questo testimonia che la priorità data dagli uffici giudiziari è stata quella di eliminare l’arretrato e spiega anche la stasi delle definizioni.

 

b. L’aumento delle iscrizioni nel settore civile ed il calo delle definizioni

L’aumento delle iscrizioni civili nei Tribunali (+12,4 %) può apparire sorprendente dato che la serie storica dal 2009 appariva in riduzione costante passando dai 3.317.758 sopravvenuti del 2009 ai 1.518.877 del 2023 (riduzione del 64,22 %). Le cause di questo incremento paiono settoriali e non derivanti da ragioni macroeconomiche – normalmente il contenzioso aumenta in fasi espansive – dato che l’aumento si concentra nelle materie dei diritti della cittadinanza (+ 89 %), della protezione internazionale (+ 65,7 %), del lavoro (+ 14,6 %) e delle ATP previdenziali (+9 %). La sola variazione assoluta in queste quattro materie è di ben 94.474 cause ovvero il 6,1 % di tutte le cause iscritte! E ormai mentre le iscrizioni nelle materie civilistiche tradizionali sono in costante calo sia in percentuale che in assoluto (dal 2019 al 2024 il settore dei contratti è calato dal 12,5 % al 9,0 %, quello delle responsabilità extracontrattuali dal 4,0 % al 2,7 % e quello dei diritti reali dal 2,4 % all’1,9 %), il settore lavoro e le ATP previdenziali, oramai quasi pari, crescono rispettivamente dal 21,6 % al 23,5 % e dal 18,7 % al 22,3 % e protezione e diritti di cittadinanza arrivano al 6,7 % e al 5,4 %. Mentre in Cassazione il forte aumento del 35 % è essenzialmente dovuto alla materia tributaria, essendo stata superata la diminuzione dovuta al condono tributario. Osservazioni che dovrebbero e potrebbero puntare a interventi mirati. Alcune esplosioni erano ampiamente prevedibili e continueranno, come quella in tema di protezione internazionale essendovi centinaia di migliaia di procedure ferme avanti alle Commissioni territoriali ed in tema di ATP previdenziali che derivano dalla crisi dello Stato assistenziale (e probabilmente ha inciso l’abolizione del reddito di cittadinanza). Altre vengono da lontano e potevano essere bloccate prima, come l'epidemia di richieste di riconoscimento di cittadinanza da parte di cittadini stranieri con lontani avi italiani cui è stato posto rimedio con il D.L. 28 marzo 2025 n.36. Si tratta in tutti i casi di questioni che affondano in problematiche politiche e sociali e che non possono essere scaricate sugli uffici giudiziari senza dare risorse dedicate e prevedere interventi mirati. Altrimenti l’impatto negativo sugli uffici giudiziari e sulle relative performance è, come si è visto, inevitabile.

Ma quanto allarma è anche il calo delle definizioni. Il trend è differente nei diversi uffici.

Dati anche diversificati che però confermano sia il fortissimo calo inevitabile avutosi nel 2020, sia il rimbalzo (poderoso per la Cassazione) del 2021, sia il quadro sostanzialmente statico con scarse variazioni negli anni a seguire. Sotto questo profilo il 2024 si differenzia poco rispetto agli ultimi anni. Le ragioni per cui le definizioni non sono aumentate e non è mai stato recuperato il livello di produttività del 2019 sono molteplici. La prima, certa, che ci viene dimostrato dai dati prima citati, è che l’attenzione degli uffici giudiziari dopo il 2020 si è concentrata sull’arretrato, applicando il saggio principio first in – first out. Questo ha significato superare la pessima abitudine che molti avevano di privilegiare le cause di pronta definizione “abbandonando” quelle più vecchie, abitualmente le più critiche e complesse che richiedevano più tempo. Cause ultra triennali e ultra biennali spesso assegnate in sequenza a più giudici succedutisi e passate di rinvio in rinvio.   L’Ufficio per il processo ha consentito di catalogare le cause arretrate “in magazzino” e di programmare la loro definizione, ma è chiaro che in questo caso uno non vale uno e il peso di queste cause definite viene ad essere molto maggiore. La seconda, altrettanto certa, è la scopertura degli organici dei magistrati presenti negli uffici giudiziari (nel 2024 oltre il 19 %) e l’oscillazione con tendenziale aumento di questa forbice (computando solo Cassazione, Corti di Appello e Tribunali la scopertura dell’organico è del 15,6 % nel 2022 e del 13,4 % nel 2023). Per cui il calcolo sulle definizioni andrebbe fatto sulla base ed in rapporto alle unità effettivamente presenti. Probabilmente in tal modo si ridimensionerebbe molto il calo sul 2019. Si possono poi ipotizzare altre cause per questa diminuzione delle definizioni rispetto al 2019: le continue modifiche processuali che hanno imposto tempi di studio ed adeguamento, la stanchezza di uffici giudiziari ormai da anni sotto stress e con continue spinte produttivistiche, un clima di continue accuse alla magistratura che non ha consentito un lavoro sereno. 

 

c. I dati territoriali

Un esame più approfondito dei dati territoriali ci conferma l’enorme differenza che tuttora esiste tra i diversi Uffici con un Disposition Time che oscilla per le Corti per il civile tra i 252 giorni di Trieste ed i 951 di Palermo e per il penale tra i 159 giorni di Bolzano ed i 1085 di Firenze, mentre per i Tribunali va dai 166 giorni di Vercelli ai 1207 di Trieste per il civile e dai 60 giorni di Messina ai 2077 di Lanusei per il penale.  

Differenze che il PNRR ha solo limitatamente ridotto, anche se una focalizzazione consente di verificare come bisogna andare oltre la consueta discrepanza tra Nord e Sud. Le realtà oggi sono molto più articolate come dimostrano le variazioni avvenute in questi anni:

- nel civile sono 7 le Corti (e sezioni distaccate) che rispetto alla base line del 2019 hanno avuto una riduzione superiore al 25 % - Ancona, Bari, Bologna, Genova, L’Aquila, Taranto, Trieste – e 10 che hanno avuto invece un aumento dei tempi – Bolzano, Cagliari, Campobasso, Catanzaro, Palermo, Potenza, Reggio Calabria, Sassari, Torino, Trento (anche se Bolzano, Cagliari Catanzaro e Sassari avevano un DT inferiore alla media nazionale e Torino e Trento molto più basso); 

- nel penale vi sono ben 14 Corti con una riduzione dei tempi superiore al 25 % rispetto al 2019, con punte superiori al 50 % - Ancona, Bari, Brescia, Cagliari, Catania, Napoli, Reggio Calabria, Sassari, Torino -, mentre 9 hanno aumentato i tempi - Campobasso, Firenze, Genova, Messina, Palermo, Perugia, Potenza, Taranto, Trento (anche se tutte avevano un DT inferiore alla media nazionale e Campobasso, Messina, Taranto e Trento molto più basso);

- nel civile sono 34 i Tribunali che hanno avuto dal 2019 una riduzione superiore al 25 % - Alessandria, Biella, Castrovillari, Cosenza, Fermo, Ferrara, Foggia, Grosseto, La Spezia, Lagonegro, Larino, Lecco, Locri, Lodi, Matera, Messina, Napoli Nord, Nocera Inferiore, Palmi, Paola, Parma, Piacenza, Pistoia, Prato, Reggio Calabria, Rovigo, Salerno, Santa Maria Capua Vetere, Terni, Vallo della Lucania, Varese, Vasto, Vercelli, Viterbo – con punte superiori al 50 % in 4 Tribunali – Arezzo, Barcellona Pozzo di Gotto, Caltagirone e Patti – mentre 38 hanno avuto un aumento dei tempi, anche se quasi tutti – salvo Gela, Isernia, Oristano, Trieste e Vibo Valentia– avevano un DT inferiore alla media nazionale;

- nel penale sono 28 i Tribunali che hanno avuto dal 2019 una riduzione del DT superiore al 40 % - Arezzo, Barcellona Pozzo di Gotto, Bari, Belluno, Bologna, Cassino, Fermo, Forlì, Frosinone, Gorizia, Grosseto, Lagonegro, Locri, Lodi, Lucca, Messina, Modena, Novara, Rovigo, Salerno, Sassari, Siracusa, Spoleto, Tempio Pausania, Termini Imerese, Varese, Velletri, Vibo Valentia – e 41 i Tribunali che non hanno avuto una riduzione dei tempi, anche se quasi tutti, salvo Avezzano, Crotone e Foggia, avevano un DT inferiore a quello nazionale;

- facendo il paragone tra 2024 e 2023 nel civile si è avuto un peggioramento del DT in ben 62 Tribunali di cui in 10 casi con un aumento del DT superiore al 20 % - Aosta, Brindisi, Como, Crotone, Ivrea, L’Aquila, Oristano, Sulmona, Venezia, Trieste – mentre nel penale sono 89 i Tribunali in cui si è avuto un peggioramento con qualche caso eclatante come Ravenna (+115,1 %), Prato (+ 71 %), Vibo Valentia (+ 68 %), Vallo della Lucania (+ 67 %);

- sempre facendo il paragone tra 2023 e 2024 nelle Corti si è avuto un peggioramento del DT nel settore civile in 11 Corti e del DT penale in 12 Corti.

Da questa pur sommaria analisi e dalla stessa indicazione dei diversi uffici emergono tre dati di fondo. 

Innanzitutto la varietà territoriale, non riconducibile meccanicamente a macroaree geografiche. Sotto questo aspetto il PNRR giustizia può segnare qualche successo: la realtà è (purtroppo) a macchie di leopardo con eccellenti Tribunali (Marsala, Palmi, Larino) nel Sud Italia e situazioni di crisi nel Nord Est (Trieste, Venezia). Anche se è un processo appena cominciato dato che dei 20 Tribunali con DT più basso nel civile ce ne sono ben 7 del Nord Ovest, 5 del Nord Est (compresa l’Emilia), 5 del Centro Italia, 1 del Sud Italia ed 1 delle Isole, mentre tra i 20 con il peggiore DT non ce ne è nessuno del Nord Ovest, 2 del Nord Est, 5 del Centro, 7 del Sud e 6 delle Isole. 

In secondo luogo viene ad essere rilevante l’elemento dimensionale ed il turn over dei magistrati. Molti degli uffici in difficoltà sono uffici piccoli e medio piccoli che sono i più esposti alle scoperture di organico e alle variazioni di sopravvenienze, ma anche i più pronti a risollevarsi, trattando numeri limitati.  A riprova della “volatilità” delle prestazioni determinate dalle risorse temporanee disponibili, e abbastanza facilmente recuperabili. 

Sono poi rilevanti singole specifiche materie. Le cause di protezione internazionale sono un fattore di crisi per i Tribunali distrettuali del Nord e Centro Italia ove rappresentano una quota amplissima delle pendenze (21% Genova, 25% Firenze, 25% Venezia, 43% Milano, 81% Trieste). Dato preoccupante anche per il futuro in quanto sono pendenti avanti alle Commissioni Territoriali più di 100000 domande di protezione in cui la domanda di accoglimento si aggira storicamente sul 40 %. Ne consegue che è prevedibile che sui Tribunali distrettuali si abbattano nel prossimo periodo altre decine di migliaia di nuovi procedimenti che metterebbero ulteriormente in ginocchio le sezioni specializzate (e in prospettiva anche la Corte di Cassazione). Fatto già segnalato e puntualmente verificatosi lo scorso anno, senza che sia stato adottato rimedio alcuno. Così è avvenuto in molte sedi anche per i processi in materia di cittadinanza, in particolare nei distretti di Trieste, Venezia e Brescia. Mentre i Tribunali del Sud Italia continuano a soffrire dell’elevata sopravvenienza di procedimenti di ATP in materia previdenziale (materia peraltro fuori dal perimetro del PNRR).

E’ comunque interessante come lo stesso Monitoraggio Statistico degli indicatori PNRR del Ministero segnali come le pendenze civili delle Corti di Appello siano concentrate al 65 % in 4 Corti: Roma, Napoli, Catanzaro e Palermo, mentre il 70 % delle pendenze civili nei Tribunali “si concentra(no) in 35 sedi tra cui i Tribunali metropolitani di Roma e Napoli, seguiti da Bari, Catania e S. Maria Capua Vetere (tutti con oltre 10000 fascicoli).”

Indicazioni preziose anche per delineare un focus di possibili interventi.

 

4. L’inerzia ministeriale e le iniziative possibili

L’estrema difficoltà di raggiungere gli obiettivi del PNRR sembra sia nota a tutti salvo che a Ministero e Governo, almeno a leggere i comunicati ufficiali.

Il comunicato del 9 aprile 2025 pubblicato sul sito del Ministero è intitolato Azzerato l’arretrato 2019 delle Corti di Appello vantandosi dei risultati raggiunti.

Nel Documento di finanza pubblica 2025 a pag. 90 si legge che «Dal monitoraggio statistico emerge una traiettoria positiva, che andrà mantenuta anche dopo il completamento del PNRR, al fine di realizzare gli impegni del Piano».

Nessun accenno alla estrema difficoltà di raggiungere gli obiettivi PNRR di cui, comunque, al Ministero, al di là delle dichiarazioni ufficiali, devono essersi accorti se in data 16 aprile 2025 il Ministero proponeva al C.S.M. un’ipotesi di articolato normativo che prevedeva 500 applicazioni da remoto di magistrati civilisti che, rimanendo incardinati nelle loro sedi avrebbero dovuto per sei mesi (prorogabili una volta), tenere udienza e scrivere i provvedimenti (almeno 30) di altre sedi in difficoltà dietro pagamento di un incentivo di circa 600 € mensili oltre a un punteggio di anzianità aggiuntivo.  Ipotesi che apre molte perplessità sia quanto all’individuazione delle cause da affidare a questi magistrati, sia quanto alla gestibilità di queste cause oltre al carico ordinario (che rimarrebbe), sia quanto al precedente che introdurrebbe (con la fine della competenza territoriale e del principio del giudice naturale e l’introduzione di una sorta di cottimo).

Ipotesi comunque che sarebbe comunque insufficiente (si tratterebbe di un massimo di 30000 definizioni in un anno) e il cui esito è molto incerto sia quanto alla trasformazione in legge, sia quanto a raccogliere la disponibilità di 500 civilisti.

La realtà è che sono stati persi tempo e occasioni.

Quanto stupisce è l’inerzia: i diversi documenti prodotti (preziosissimi i periodici Monitoraggi statistici degli indicatori PNRR) si limitano a distribuire incoraggiamenti e suggerimenti, quasi fossero osservatori dall’esterno, e le iniziative prese sono episodiche e mancano di organicità e di visione.

Non è stata fatta un’analisi dei diversi modelli organizzativi adottati per l’Ufficio per il processo per individuare e esportare le migliori esperienze.

Sono state sinora abbandonate le idee e proposte che erano state sviluppate nell’ambito del Progetto unitario per la diffusione dell’Ufficio per il Processo e l’implementazione di modelli operativi innovativi negli Uffici giudiziari per lo smaltimento dell’arretrato - Pon Governance, finanziato con fondi europei e condotto tra il marzo del 2022 ed il settembre 2023, che aveva visto un intervento a sostegno e implementazione dell’Ufficio per il processo da parte di consorzi di Università con assegnisti, contrattisti e professori universitari.

Non sono state fatte assunzioni di personale giudiziario facendo di nuovo salire la scopertura degli organici oltre al 30 % con punte superiori al 50 %.

Non è stata data una chiara prospettiva sulla sorte dell’Ufficio per il processo e degli 8761 funzionari UPP a tempo determinato, nonché dell’altro personale e termine assunto per il PNRR.

Non è mai stato creato un forte coordinamento nazionale tra Ministero, Csm, Consiglio Nazionale Forense e Scuola superiore della magistratura con un costante rapporto con gli uffici giudiziari per seguire costantemente l’andamento e praticare interventi mirati.

Non sono mai stati svolti interventi mirati e la stessa assegnazione della seconda tranche degli addetti all’UPP ha seguito le prime dotazioni organiche, senza in alcun modo tener conto dei risultati e delle necessità.

In cambio gli uffici giudiziari sono stati lasciati soli e l’attenzione del Ministro e del Ministero è stata costantemente volta altrove, alla grande riforma costituzionale e ad interventi processuali e sostanziali, in un clima di conflitto e contrasto con la magistratura.

Ora manca poco più di un anno e occorre pensare alle possibili iniziative per migliorare definizioni e clearance rate, oltre che all’ipotesi di rinegoziare obiettivi e tempi.

Il recente reclutamento di magistrati che prenderanno possesso negli uffici di primo grado, anche se tardivo, sicuramente sarà di grande utilità, ma comunque insufficiente. Reclutamento che dovrebbe essere accompagnato da una concretizzazione del piano assunzionale di assistenti, cancellieri e dirigenti e dalla stabilizzazione del personale precario PNRR, a partire dai funzionari dell’Ufficio per il Processo.

Si potrebbe pensare ad un ampliamento della magistratura onoraria prevedendo la permanenza dei giudici ausiliari presso le Corti di Appello sino al 30 giugno 2026, reclutando immediatamente anche i giudici onorari di pace che avevano superato il tirocinio nell'ultimo bando e non immessi (la normativa prevede che vengano individuati due aspiranti, per poi accoglierne uno solo).

Si potrebbero poi creare task force di supporto sia per la definizione dei procedimenti (puntando su magistrati e avvocati in pensione), sia, coinvolgendo le Università, come contributo gestionale alle Corti di Appello ed ai Tribunali con DT piuttosto elevati e che non evidenziano alcun trend di miglioramento. Questo focalizzando l’intervento sulle 15 – 20 sedi (del resto già individuate nei monitoraggi del Ministero) che hanno pendenze significative e la cui eliminazione viene ad essere strategica.

Parallelamente occorrerebbe verificare la possibilità di una rinegoziazione di parametri e tempistiche del PNRR giustizia. Una prima richiesta dovrebbe essere quella di comprendere nella determinazione del DT anche i procedimenti monitori, oggi assurdamente esclusi. Assurdamente in quanto sono provvedimenti giudiziari che tra l’altro spesso diventano esecutivi e che risolvono un’ampia fetta del contenzioso.

Comprendere i decreti ingiuntivi porterebbe ad un fortissimo miglioramento immediato del DT e consentirebbe di concentrarsi sull’eliminazione dell’arretrato.

In seconda battuta di rivedere i tempi e di spostare il raggiungimento dei target proposti di due anni, con un piano pluriennale successivo di ulteriore abbattimento dei tempi.

Ipotesi di interventi e di rinegoziazione diverse che possono essere perseguite contemporaneamente. Quanto non si può accettare è la rassegnazione e l’immobilismo.

[*]

Il testo riprende e sviluppa il contenuto dell’intervento svolto al Festival dell’Economia di Trento il 24 maggio 2025 nell’incontro su PNRR e giustizia: bilancio delle riforme a un anno dal traguardo

20/06/2025
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