Magistratura democratica

Articoli di Questione Giustizia su ragionevole durata del processo

I tempi della giustizia. Avvocatura, magistratura e società. Riflessioni su «Una ricerca sulla cultura giuridica dei giovani magistrati»

Il contributo – partendo dal rapporto di ricerca sulla cultura giuridica dei giovani magistrati, che compone il fascicolo n. 4/2023 della Rivista trimestrale – esplora due delle principali cause dei lunghi tempi della giustizia in Italia: un eccessivo carico di lavoro dei magistrati, ulteriormente gravato da un arretrato “patologico”, e un elevato turnover. I rimedi non vanno tanto cercati in una nuova riforma del processo, né tantomeno in un contenimento della domanda giudiziaria, quanto piuttosto in una soluzione che coinvolga tutti gli stakeholder del settore giustizia, puntando su potenziamento dell’organico, tecnologia e innovazione.

15/02/2024
Appunti sulla disciplina dell’improcedibilità per irragionevole durata dei giudizi di impugnazione

Dopo le forti polemiche suscitate dalla riforma della prescrizione attuata con la legge 9 gennaio 2019, n. 3 - che disponeva la sospensione del relativo termine dopo la pronuncia della sentenza di primo grado, privando di fatto di un predeterminato limite di durata i processi penali  - la legge 27 settembre 2021, n. 134, nell’intento di mediare tra opposte esigenze, ha stabilito che il corso della prescrizione del reato cessa definitivamente con la pronunzia della sentenza di primo grado ma sono previsti termini di durata massima dei giudizi di impugnazione, la cui violazione comporta l’improcedibilità dell'azione penale. Seppure nella soluzione adottata non manchino le incoerenze, l’equilibrio faticosamente raggiunto ha una sua ragionevolezza. Nell’articolo sono esaminati e discussi alcuni dei problemi interpretativi che la nuova normativa porrà e che esigono una soluzione condivisa, onde evitare che applicazioni contraddittorie comportino danni irreparabili.

09/12/2021
Quale futuro per il garantismo? Riflessioni su processo penale e prescrizione
Ad oggi il dibattito politico ha lasciato sul campo la prospettiva di una riforma certa della prescrizione in cambio di una riforma incerta che dovrebbe garantire il processo “breve”. Se non incanalata in un contesto normativo unico, dove agli interventi sulla causa di estinzione del reato si possano contemporaneamente saldare quelli sulla prescrizione delle singoli fasi processuali, l’intervento appare lesivo dei diritti dell’imputato ad un equo processo e dei principi costituzionali in materia di presunzione di non colpevolezza e finalismo rieducativo della pena. Magistratura, avvocatura ed accademia dovrebbero aprire un confronto su un nuovo processo penale, che permetta di dibattere anche sulle soluzioni proposte di recente dalla magistratura associata (estensione dell’art. 190-bis cpp e abolizione del divieto di reformatio in peius). Il contesto politico induce a scelte di diritto penale espressivo-simbolico e a torsioni regressive. Non è il momento di compromessi
20/11/2018
Ddl “Anticorruzione” e riforma della prescrizione: l’importanza di un confronto a difesa delle garanzie e di tutti i principi costituzionali del giusto processo
Le riforme proposte per il contrasto alla corruzione e per l’arresto della prescrizione dopo la sentenza di primo grado ripropongono una visione giustizialista del processo penale, incentrata sull’inasprimento delle pene e realizzata con l’abbattimento delle garanzie. L’Avvocatura, impegnata nella difesa e nella promozione dei valori del diritto penale liberale e del giusto processo, chiama al confronto tutta la comunità degli operatori del diritto per impedire che finisca all’angolo la cultura dei diritti e delle garanzie
04/11/2018
L’abuso del processo penale
L’abuso del processo costituisce una valvola di autotutela per l’ordinamento, elaborata, in ambito dottrinale e giurisprudenziale, al fine di evitare che i diritti da esso garantiti siano esercitati o realizzati, pur a mezzo di un intervento giurisdizionale, in maniera abusiva, ovvero eccessiva e distorta
19/09/2018
Lo scritto affronta il tema del principio di inderogabilità della giurisdizione e della conseguente rilevabilità d’ufficio in ogni stato e grado del processo del difetto di giurisdizione, in particolare nel rapporto tra giudice ordinario e giudice amministrativo, ponendolo in relazione con i principi, di rango costituzionale, della ragionevole durata del processo e dell’effettività della tutela. In questa direzione, poste alcune brevi premesse storiche in ordine al principio di intangibilità, l’A. conduce un breve viaggio negli ordinamenti francese e tedesco, al fine di esaminare i principali istituti volti a regolare il riparto di giurisdizione tra giudice ordinario e giudice amministrativo e le problematiche connesse. Su tali basi, anche comparate, viene allora esaminata, in ipotetiche quattro tappe evolutive, la giurisprudenza delle Sezioni unite della Corte di cassazione (e della Corte costituzionale), circa il bilanciamento tra i principi in esame, che ha visto una sempre maggiore erosione del principio di intangibilità della giurisdizione a fronte di esigenze di tutela della ragionevole durata del processo e dell’effettività della tutela. Alla luce di tale percorso interpretativo, l’A. affronta infine la problematica, ancora aperta, della connessione tra domande giudiziali quale istituto idoneo o meno a derogare la giurisdizione
19/06/2018