Magistratura democratica
Magistratura e società

«Mamma perché nessuno ci viene ad aiutare?»

di Marco Puglia
magistrato di sorveglianza, Tribunale di sorveglianza di Napoli

Oggi l’intera pagina è dedicata alla poesia. A una poesia in particolare, quella di Marco Puglia, magistrato di sorveglianza (è un caso?) a Santa Maria Capua Vetere.

Non intendiamo certo commentarla, e tanto meno spiegarla. Pur con tutta la cautela possibile, rischieremmo di trovarci dentro alle parole di Jonathan Evans Prichard: «Per comprendere appieno la poesia dobbiamo anzitutto conoscerne la metrica, la rima, e le figure retoriche…».

Ma noi, ne L’attimo fuggente, stavamo dalla parte del professor Keating, ça va sans dire.

Vogliamo spiegare, però, perché sentiamo il bisogno di pubblicarla.

Un primo motivo è legato al fatto che attorno a questa poesia si sono costruiti momenti di protesta e di sensibilizzazione. A Bologna, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, la poesia è stata distribuita con le firme di sessanta magistrati di ogni appartenenza e di nessuna appartenenza. Un modo originale e immediato di riaffermare come la gerarchia dei valori costituzionali, con la vita al primo posto, non è ribaltabile.

Altra ragione è che intendiamo continuare a diffondere questo testo, anche attraverso la Rivista. Vogliamo che ci inciampino quanti più occhi possibili, per fare bene i conti con il fatto che il posto di un bambino con una pagella in tasca è una classe, una qualsiasi classe del mondo, e non il fondo del mare.

Pubblicare questa poesia vuole dire tanto altro.

Ascoltiamo in proposito un’altra poetessa, Alejandra Pizarnik: «La ribellione sta nel guardare una rosa/finché gli occhi non siano consumati».

Grazie a Marco per questa splendida e commovente rosa.

Riccardo De Vito, presidente di Magistratura democratica

 

Mamma perché nessuno ci viene ad aiutare?

di Marco Puglia

Mamma perché nessuno ci viene ad aiutare?

Ho freddo e ho paura a restare qui in mare.

Mamma perché non mi stringi al tuo petto?

Chissà questo gommone dove è diretto.

Mamma perché non canti più nessuna canzone?

Il buio mi spaventa ad ogni rumore.

Le onde del mare sembrano mostri

sono fauci che ci divorano il cuore a morsi.

Mamma perché ora stai piangendo?

Un oceano di dolore io e te stiamo solcando.

Ricordami di quando eravamo felici.

Di quando erano il sole e la brezza le nostre radici.

Mamma dimmi, ti prego, sto forse morendo?

Le mani sanno solo di un freddo tremendo.

Mamma perché non rispondi?

Non c’è più vita nei tuoi occhi profondi.

Sprofondo con te, non mi lasciare.

Nessuno, mamma, ci è venuto ad aiutare. 

*In copertina, un fotogramma tratto dal film Quando sei nato non puoi più nasconderti (M. T. Giordana, 2005)

02/02/2019
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Tale scelta si rivela però conseguente ad una inedita riscrittura in chiave processualpenalistica dei provvedimenti di convalida, sulla falsariga della disciplina delle misure cautelari personali. Pertanto, atteso che l’impugnazione dei provvedimenti in materia di libertà personale non ha effetto sospensivo, analogamente l’impugnazione dei provvedimenti di convalida del trattenimento non determinerebbe la cessazione della misura fino alla sua eventuale rimozione (sempre nel rispetto dei limiti massimi normativamente previsti). Tale ricostruzione non convince, sia in termini di interpretazione della volontà del legislatore di ricondurre effettivamente tutta la materia della detenzione amministrativa negli assi cartesiani delle misure cautelari personali, sia in ragione delle notevoli differenze del procedimento applicativo e dei poteri del giudice nei procedimenti di convalida e proroga dei trattenimenti, rispetto a quelli che disciplinano le misure cautelari.

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