Articoli di Questione Giustizia su magistratura - pagina 2
L’intervento pronunciato dal professor Nicolò Lipari a conclusione della Giornata europea della giustizia civile svoltasi a Milano il 25 ottobre 2022
Intervista ad Armando Spataro realizzata nell'ambito del corso Storia della magistratura e dell’associazionismo (SSM, Scandicci, 4 ottobre 2022)
Relazione svolta al corso “Storia della magistratura e dell’Associazionismo”, Scuola Superiore della Magistratura (Scandicci, 3 ottobre 2022).
Il contributo, il cui nucleo essenziale ha costituito la traccia per l’intervento pronunciato in occasione del Congresso dell’Associazione nazionale magistrati, nel corso della sessione “Crisi e rilancio dell’attività associativa”, il 15 ottobre 2022, a Roma, vuole presentare i contenuti di una proposta di rinnovamento della magistratura progressista, nella prospettiva di un legame strutturale con la società civile e con gli altri corpi intermedi, improntato alla salvaguardia dello Stato di diritto e alla tutela dei diritti umani.
La relazione svolta al Corso “Storia della magistratura e dell’associazionismo”, Scuola Superiore della Magistratura (Scandicci 4 ottobre 2022)
Pubblichiamo il testo della relazione introduttiva svolta il 14 ottobre 2022 dal professor Gaetano Silvestri nella prima sessione del 35° Congresso nazionale dell’Associazione nazionale magistrati.
Intervista di Valeria Fazio a Vittorio Borraccetti - Corso “Storia della magistratura e dell’associazionismo” (Scandicci, 3-5 ottobre 2022)
L’indipendenza responsabile è il valore costituzionale che regge l’ordine della magistratura nel contesto pluralistico della democrazia liberale contemporanea. Essa dovrebbe oggi costituire l’identità del magistrato e contribuire all’elaborazione di una visione con cui affrontare le sfide del nostro tempo.
Una proposta interpretativa dell'attuale stato dei rapporti tra istituzioni rappresentative e potere giudiziario
Sommario: 1. Il giudice - 2. Il pubblico ministero - 3. L’organizzazione del lavoro: carriera e carrierismo
Alla crisi del principio di indipendenza, determinata dalla decostruzione interna del modello tradizionale di magistrato, è possibile rispondere solo facendo del principio di responsabilità l’altra faccia di quello di indipendenza.
L’incontro a Kyiv dei vertici UE con il Presidente Zelenskyy ha acceso le speranze di una accelerazione del processo di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Ma le sue istituzioni, in particolare quelle giudiziarie, sono pronte?
Sommario: 1. Antefatti - 2. Prospettive di riforma - 3. Fattori culturali
I difetti - veri o presunti - della giustizia e della magistratura italiana. Recensione a S. Cassese, Il governo dei giudici, Editori Laterza, 2022.
Prime note sul “disegno di legge costituzionale” presentato al Senato il 28 ottobre 2021, intitolato: «Modifiche al Titolo IV della Parte II della Costituzione in materia di istituzione dell'Alta Corte».
Potenzialità di un dialogo che passa da una policy istituzionale
Nell’articolo di Gianfranco Amendola - magistrato che ha fatto la storia della tutela dell’ambiente nel nostro Paese e parlamentare europeo dal 1989 al 1994 – si intrecciano la testimonianza della sua personale esperienza in politica e riflessioni generali sul tema della peculiare “politicità” della funzione giudiziaria nell’ambito dei confini invalicabili fissati dalla legge.
In occasione del convegno organizzato dall’ANM di Milano per riflettere sui 30 anni di Mani Pulite, un magistrato di mezza età ricorda la “sua” tangentopoli: allora era solo un adolescente e quella indagine, senza che se ne accorgesse, avrebbe profondamente cambiato le sue scelte ideali e professionali. Gli anniversari portano bilanci. Questo è il suo, personalissimo.
L’etica, in quanto regola del comportamento, va discussa, più che insegnata. Ai magistrati spesso si chiede di incarnare una funzione, dunque l’etica sarebbe l’algoritmo del loro dover essere. Ma un tale algoritmo non esiste. Non resta, dunque, che barcamenarsi intorno ai casi di vita quotidiana, alla ricerca della propria cifra.
Il senso della giornata dedicata all’eliminazione della violenza contro le donne non può che essere, per l’ordine giudiziario, quello di interrogarsi profondamente sulle ragioni per le quali ancora oggi, a più di dieci anni dall’inizio dello slancio legislativo specificatamente dedicato al tema, inaugurato con il decreto legge 23 febbraio 2009 e proseguito sino alla legge 19 luglio 2019 (il cosiddetto “Codice rosso”), la prassi giudiziaria non sia riuscita a farsi sistema complessivo né a migliorare, nemmeno in minima parte percentuale, il tasso di protezione delle vittime di violenza. Resistenze culturali alle tematiche di genere, carenze organizzative e di risorse, assenza di un piano formativo adeguato, sono le questioni che devono essere poste al centro di un dibattito franco ed esente da preclusioni corporative.
L'Autore muove dall'inquadramento costituzionale della funzione e dei possibili oggetti delle commissioni parlamentari d'inchiesta per esaminare le proposte di legge dedicate all'istituzione di una commissione d'inchiesta sulla magistratura, arrivando alla conclusione che la stessa sarebbe in parte illegittima e in parte inopportuna e in ogni caso inidonea a dare un positivo contributo al dibattito sulla riforma dell'ordinamento giudiziario.
Nell’intervento svolto al recente Congresso di Magistratura democratica Franco Ippolito svolge un duplice compito, di analisi e di testimonianza. Lo fa gettando a fondo lo scandaglio sulle cause della caduta etica e della crisi democratica della magistratura e del suo governo autonomo e rilanciando le idee forti che, sole, possono consentire ai magistrati di recuperare la fiducia incrinata: costante assunzione di responsabilità nell’esercizio della giurisdizione e nella pratica dell’autogoverno, rifiuto di rinchiudersi nella cittadella corporativa, resa di un servizio giudiziario efficiente ed affidabile.
La recensione al libro di Barbara Perna (Giunti Editore, 2021)
E’ sul versante mediatico e della motivazione dei provvedimenti giudiziari che, nel nostro Paese, la presunzione di innocenza può essere contraddetta e vulnerata. E’ questo il filo conduttore del decreto legislativo ancora in itinere, che - in attuazione della Direttiva UE n. 343 del 2016 - mira a rafforzare la presunzione di innocenza dell’indagato e dell’imputato, con l’ambizione di incidere profondamente sul linguaggio di tutte le “autorità pubbliche”, sulla comunicazione degli uffici giudiziari e sulla motivazione delle decisioni interne al processo. Non è facile, oggi, prevedere se le nuove norme daranno il via ad una vera rivoluzione culturale nella rappresentazione delle persone sottoposte ad indagini e a processi o se le innovazioni resteranno una facciata destinata a mascherare malamente la sopravvivenza di inveterati “pregiudizi”. E’ certo però che la genuina adesione all’ispirazione di fondo della nuova normativa non implica la rinuncia a ragionare, anche criticamente, sui differenti aspetti del testo normativo, sulla sua genesi, sulle sue ricadute nei mondi del diritto e dell’informazione.
Di fronte al drammatico aggravarsi della crisi umanitaria in Afghanistan, e all’escalation di violenze contro civili inermi e contro coloro che in questi anni hanno operato per rafforzare lo stato di diritto e le istituzioni, l’unica risposta all’altezza dei valori della democrazia è la mobilitazione per mettere in salvo ed accogliere tutte le persone a rischio, e per difendere le libertà e i diritti fondamentali di tutti, a cominciare dalle donne e dai bambini.
E’ questo il richiamo venuto in questi giorni dai numerosi interventi della magistratura associata, in ambito nazionale ed internazionale, e dalla comunità dei giuristi.
Pubblichiamo di seguito la lettera di Medel all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e l’intervento di Magistratura Democratica.