Il presente contributo costituisce anticipazione del fascicolo 4/2022 di Questione Giustizia trimestrale, di prossima pubblicazione, dedicato al diritto femminile
La dismisura della giustizia: ripensare i diritti con Simone Weil *
Il contributo intende trasportare il giurista teorico, ma anche il giurista pratico, dall’usuale contesto del ragionamento tecnico-giuridico alla dimensione universale della riflessione sulla giustizia, sul bene dell’umanità e sulla promessa mai compiutamente realizzata dei diritti umani nati dal Secondo dopoguerra. Una riflessione che ha interamente occupato l’ultima parte della vita di Simone Weil, che si spegne nel 1943 dopo aver contribuito alla resistenza gollista e, soprattutto, dopo aver denunciato, con gli ultimi scritti londinesi, il profondo stato di abbandono in cui versavano l’Europa e le sue istituzioni. Sul finire delle guerra e della sua stessa vita, Weil si interroga incessantemente, in particolare ne L’Enracinement, sulla possibile declinazione dei diritti umani come obblighi eterni che ci legano gli uni agli altri, ricollocando anche il diritto, così come ogni altra espansione delle attività umane, nel contesto di una grande teoria della necessità e del bene universale.
Il testo dell'intervento pronunciato dal Presidente della Corte europea dei diritti dell'uomo Mattias Guyomar in occasione della conferenza per il 40° anniversario della fondazione di Medel - Magistrats européens pour la démocratie et les libertés, tenutasi a Strasburgo il 3 giugno 2025. L'originale francese segue alle traduzioni non ufficiali italiana e inglese.
Mentre l’accordo tra il Parlamento Europeo e il Consiglio per l’adozione dell’Artificial Intelligence Act è ormai realtà, l’Autrice si muove all’intersezione tra giustizia e tecnologia, esplora sfide opportunità e rischi della digitalizzazione dei sistemi giudiziari, auspica che i giudici siano interpreti e guida della rivoluzione dell’intelligenza artificiale.
La presentazione di Gherardo Colombo al volume di Mario Vaudano, edito da Manni (2023)
Lo scritto riproduce, con aggiornamenti, la relazione introduttiva della XV Assemblea degli Osservatori sulla giustizia civile che si è svolta a Catania dal 16 al 18 giugno 2023 sul tema Il diritto come relazione: essere giurista dinanzi alle riforme
Il Moderno si distingue da altre epoche storiche non per le dichiarazioni dei diritti, ma per la politica come capacità di decidere del proprio destino, secondo le vie della democrazia, intesa come eguale non solo partecipazione ma anche considerazione delle ragioni di tutti, e senza inoltre violare le stesse dichiarazioni dei diritti. Il principio di autodeterminazione deve oggi affrontare la sfida del Postmoderno, quale dominio assoluto di tecnica e diritto, ma non può fronteggiare quella sfida se la politica democratica non torni ad essere l’esperienza vissuta dalla generalità di donne e uomini di una comunità.
Una recensione a R. Caruso, Alla Stazione successiva. La giustizia, ascoltando De André (Edizioni San Paolo, 2023)
Il contributo intende trasportare il giurista teorico, ma anche il giurista pratico, dall’usuale contesto del ragionamento tecnico-giuridico alla dimensione universale della riflessione sulla giustizia, sul bene dell’umanità e sulla promessa mai compiutamente realizzata dei diritti umani nati dal Secondo dopoguerra. Una riflessione che ha interamente occupato l’ultima parte della vita di Simone Weil, che si spegne nel 1943 dopo aver contribuito alla resistenza gollista e, soprattutto, dopo aver denunciato, con gli ultimi scritti londinesi, il profondo stato di abbandono in cui versavano l’Europa e le sue istituzioni. Sul finire delle guerra e della sua stessa vita, Weil si interroga incessantemente, in particolare ne L’Enracinement, sulla possibile declinazione dei diritti umani come obblighi eterni che ci legano gli uni agli altri, ricollocando anche il diritto, così come ogni altra espansione delle attività umane, nel contesto di una grande teoria della necessità e del bene universale.