Magistratura democratica
Magistratura e società

“Il paradigma trasparenza. Amministrazione, informazione e democrazia”

di Filippo Cucuccio
Direttore generale dell’ Associazione nazionale per lo studio dei problemi del credito, già dirigente Bnl

La recensione al volume di Enrico Carloni, edito da Il Mulino (2022)

Esiste un paradigma della trasparenza e con quali modalità si sta attualmente modificando, anche in relazione al ruolo di crescente importanza assunto dalle Istituzioni Pubbliche, chiamate ad erogare le ingenti risorse previste nel Piano di Ripresa e Resilienza del nostro Paese, monitorandone un loro coerente utilizzo? Interrogativi complessi, che ruotano attorno alla funzionalità delle Pubbliche Amministrazioni, sollecitando attenzione e analisi critiche sui profili dei livelli di efficienza e di trasparenza del loro operato e che trovano in questa ultimo interessante libro di Enrico Carloni una risposta esauriente e una proposta stimolante in chiave di consolidamento del gradiente democratico del Paese.

L’A., Docente di Diritto Amministrativo e Politiche di Anticorruzione all’Università di Perugia, offre al lettore un articolato percorso sistematizzante di considerazioni e riflessioni, che, partendo dal tema della trasparenza, approdano alla configurazione di un modello di Pubblica Amministrazione operante in modo ad essa coerente. Un modello da cui scaturiscono conseguenze positive in termini di significativo miglioramento, sia della funzionalità del settore pubblico nei suoi rapporti con i cittadini, sia del livello di partecipazione democratica dei secondi, risultandone, in definitiva, una definizione paradigmatica della trasparenza, dalle caratteristiche di valore centrale e di perno ineludibile di un efficiente e moderno sistema democratico.

L’approccio scelto dal Carloni prevede, quindi, l’illustrazione di un percorso storico, ove si esaminano le radici filosofiche della trasparenza e, parallelamente, quelle ad essa speculari e contrapposte della segretezza, assunta a criterio di esercizio del potere e anche a momento di razionalizzazione dell’azione burocratica nella visione a suo tempo delineata da Max Weber.

Punti qualificanti di questa ricognizione storica sono il riferimento alla celebre affermazione di Filippo Turati di un’amministrazione pubblica – casa di vetro, la valutazione critica dell’articolo 21 della nostra Carta Costituzionale, sottolineando in esso l’assenza di un versante passivo del diritto di informazione e, infine, la considerazione sui benefici derivanti dal recepimento nel nostro ordinamento di norme europee e di altre norme internazionali.

Un viaggio affascinante nel tempo, cui seguono, pagine, arricchite da puntuali ed esaurienti note bibliografiche, con riferimenti specifici, sia alle norme nazionali, che hanno introdotto e ribadito il principio della trasparenza, rompendo la prevalenza del criterio della segretezza, sia alle conquiste del decennio d’oro sotto l’aspetto della deopacizzazione. Si giunge, così, ai giorni nostri, contrassegnati, ultimamente, dalla richiesta di una semplificazione e riduzione degli strumenti di trasparenza, innescando una tendenza temibile, che sembra prefigurare una nuova fase di minacce del suo livello complessivo.

L’impianto del libro prevede, poi, un paio di capitoli dedicati ai diritti e ai doveri connessi al tema della trasparenza, ove sono messi in evidenza, tra l’altro, le potenzialità e le fragilità di un accesso civico generalizzato e la consapevolezza di un significativo contrasto tra una sua valenza sistemica e un’altrettanto marcata insufficienza operativa degli organi della Pubblica Amministrazione. Un quadro di riflessioni di notevole suggestione, valorizzato dall’esame delle diverse tipologie di anomalie, che incidono negativamente sul paradigma della trasparenza e che sono retaggio anche di un canone di segretezza, che continua a sprigionare la propria forza e che, comunque, rimane espressione incontrovertibile di interessi specifici e consolidati. 

In questo contesto, una particolare menzione va riservata al ruolo cruciale svolto dal tema della protezione dei dati personali, spesso, fattualmente interpretato dalle Istituzioni come una barriera insormontabile, o, comunque, alla stregua di un principio limitatore all’affermarsi di una trasparenza globale. 

Alla fine del percorso intellettuale proposto dall’A. il lettore raggiunge, pertanto una duplice consapevolezza: da un lato, quella del valore essenziale e indispensabile da attribuire alla trasparenza in una moderna e sana democrazia, dall’altro l’intrinseco obiettivo sfidante che essa continua a rappresentare, in quanto la sua persistenza nel tempo non è affatto scontata, ma è condizionata all’impegno di conquiste e di risultati che si rinnovano progressivamente.

La conseguenza diretta di questa visione dinamica del paradigma della trasparenza delineata dal Carloni è la sua richiesta di creare nel nostro Paese una specifica Autorità della Trasparenza, che assommi in sé le competenze e le funzioni derivanti dai progetti di regolamentazione del lobbying, dalle norme sul conflitto di interessi e da altre norme disseminate in vari ambiti del nostro ordinamento.

L’importanza di questo libro e dei percorsi in esso tracciati lo raccomanda, in definitiva, per la lettura non solo, certamente, a una ristretta cerchia di amministrativisti, ma anche alla più ampia platea degli operatori della Pubblica Amministrazione, favorendo la loro crescita culturale che accompagna un processo di modernizzazione delle Istituzioni, che non può prescindere dai canoni   dell’efficienza e della completa trasparenza.

10/12/2022
Altri articoli di Filippo Cucuccio
Se ti piace questo articolo e trovi interessante la nostra rivista, iscriviti alla newsletter per ricevere gli aggiornamenti sulle nuove pubblicazioni.
Il senso della Corte per la comunicazione

Non c’è un prima e un dopo nella storia della comunicazione della Corte costituzionale. Fin dalla nascita, la Corte apre un canale con la società civile – di cui si sente “carne e sangue” – per rendere conto, farsi conoscere, promuovere la cultura costituzionale. La comunicazione è dovere, servizio, scelta etica e di democrazia. Questo senso della Corte per la comunicazione è un filo rosso lungo 64 anni, declinato con alti e bassi ma senza soluzione di continuità. Perciò un ritorno indietro sarebbe impossibile: semplicemente perché non esiste un indietro cui tornare. Semmai, esiste una “prospettiva comunicativa” che, grazie alla forte leadership istituzionale dimostrata dalla Corte in questi ultimi anni, continuerà ad arricchire le sue decisioni e contribuirà a (ri)costruire una comunità e un clima fondati su valori condivisi nonché il necessario rapporto di fiducia con i cittadini.

30/09/2020
Vecchi e nuovi problemi riguardanti la residenza anagrafica nel diritto dell’immigrazione e dell’asilo
L’istituto della residenza anagrafica è oggetto di incomprensione da parte dell’Amministrazione che invece dovrebbe vigilare sulla sua integrità ed efficienza. Oggi si escludono (o si vorrebbero escludere) i richiedenti asilo dai registri della popolazione residente. È tempo di far valere con maggiore determinazione la certezza e l’effettività del diritto
16/01/2019
L’iscrizione anagrafica e l'accesso ai servizi territoriali dei richiedenti asilo ai tempi del salvinismo
L’apparente preclusione all’iscrizione anagrafica del richiedente protezione internazionale, derivante dalle modifiche introdotte dal dl 113/2018, può essere superata attraverso l’interpretazione sistematica delle norme ancora in vigore. In mancanza, sarà necessario il rinvio alla Corte costituzionale per violazione dell’art. 3 della Costituzione
08/01/2019
Giustizia predittiva. La qualità della giustizia in due tempi
La giustizia predittiva, di cui già oggi si discute in molti Paesi e che viene presentata come un Giano bifronte, un grande rischio di riduzione ad una gestione automatizzata degli small claims ovvero di una differenziazione delle risposte giudiziarie che ha profili di potenziale discriminazione, è un orizzonte non più soltanto futuribile anche nel nostro Paese. Discuterne, darsi gli strumenti conoscitivi e quindi di governance per potere volgere quella che è una opportunità di cambiamento in una reale condizione di potenziamento della prevedibilità della trasparenza e del coordinamento fra sedi giudiziarie, nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali di autonomia del giudice, è una priorità che questo lavoro mette al centro del dibattito della magistratura italiana e di tutti i protagonisti del mondo della giustizia.
15/05/2018