La Corte di giustizia dell’Unione ha rigettato l’impugnazione di Google e confermato l’ammenda di 2,4 miliardi di euro inflitta a Google per aver abusato della propria posizione dominante su vari mercati nazionali della ricerca su Internet favorendo il proprio servizio di comparazione di prodotti rispetto a quello dei suoi concorrenti.
Della vicenda si era già riferito in questa Rivista, nel commento di Francesco Buffa, The dark side of Google, del 12 gennaio 2022, reperibile qui https://www.questionegiustizia.it/articolo/the-dark-side-of-google, in nota alla sentenza sentenza del 10 novembre 2021 del tribunale dell’Unione.
Con l’odierna sentenza la Corte ricorda che il diritto dell’Unione sanziona non l’esistenza stessa di una posizione dominante, bensì soltanto lo sfruttamento abusivo di quest’ultima: ne risulta così vietato ad esempio il comportamento di impresa in posizione dominante che restringa la concorrenza basata sui meriti adottando pratiche discriminatorie a favore del proprio servizio comparativo di prodotti e suscettibili di causare un pregiudizio alle singole imprese e ai consumatori.