Magistratura democratica
Leggi e istituzioni

L’impegno di riflessione di "Questione giustizia" sul versante delle riforme

di Nello Rossi
direttore di Questione Giustizia

L'editoriale al n. 3/2021 di Questione giustizia trimestrale, dedicato alle riforme della giustizia civile

1. Un trittico ambizioso / 2. Il numero 3/2021 della Rivista trimestrale dedicato alla giustizia civile / 3. Gli appuntamenti futuri: giustizia penale e ordinamento giudiziario 

 

1. Un trittico ambizioso 

Il trittico ambizioso del Ministro della giustizia – comprendente le leggi di riforma della giustizia penale e civile e la riforma dell’ordinamento giudiziario – sta prendendo forma sotto i nostri occhi. 

Nel momento in cui scriviamo si è infatti concluso, con apprezzabile rapidità, l’iter prefigurato dal Governo per le leggi delega relative alla giustizia civile e penale. 

L’itinerario si è snodato, come è noto, in una pluralità di successivi passaggi: assunzione come testo base dei disegni di legge già presentati dal Ministro Bonafede; lavori delle Commissioni ministeriali istituite per il settore civile (presidenza Luiso) e per l’area del penale (presidenza Lattanzi); presentazione degli emendamenti del Ministro della giustizia ai testi dei preesistenti disegni di legge; approvazione in Parlamento delle leggi delega relative alla giurisdizione penale e civile; impostazione e avvio del lavoro di elaborazione dei decreti legislativi delegati. 

Un miscela di pragmatismo operativo, approfondimento tecnico e mediazione politica i cui risultati sono stati salutati con generale soddisfazione dai media e dal mondo politico, mentre hanno suscitato non poche critiche e riserve – segnatamente sul versante della legge delega di riforma del processo penale – da parte di professori, magistrati e avvocati. 

Le parole chiave dell’iniziativa legislativa – recupero di efficienza, ragionevole celerità, competitività della nostra giustizia – si sono tradotte e concretate in soluzioni istituzionali e meccanismi procedurali destinati ora ad essere messi alla prova severa dell’esperienza, dell’incisività, della reale efficacia. 

Attende invece di essere completata la terza parte dell’operazione riformatrice – quella relativa all’ordinamento giudiziario – giacché ai lavori della Commissione ministeriale presieduta da Massimo Luciani non ha ancora fatto seguito la presentazione degli emendamenti del Ministro al ddl a suo tempo proposto dal Ministro Bonafede. 

 

2. Il numero 3/2021 della Rivista trimestrale dedicato alla giustizia civile

L’ampiezza dell’intervento riformatore e la pluralità delle questioni poste sul tappeto hanno stimolato un impegno di riflessione e di elaborazione intenso e a largo spettro di questa Rivista. 

La prima testimonianza di tale impegno è il presente numero della Trimestrale, interamente dedicato ai temi della giustizia civile. 

Scorrendo il piano dell’opera, si può constatare che ci si è dapprima interrogati sulle ragioni giustificatrici di un nuovo intervento riformatore e sulla relazione che corre tra la riforma e il «Piano nazionale di ripresa e resilienza», e che sono stati poi toccati tutti i profili della giurisdizione civile: l’impatto delle nuove norme sul giudizio di cognizione di primo grado, di appello e di legittimità; le novità del processo di esecuzione; il ruolo delle procedure extragiudiziali di risoluzione delle controversie; il processo familiare e minorile e l’istituzione di un tribunale unico per le persone, i minorenni e le famiglie. 

Riservando, infine, lo spazio dovuto alla dimensione, per più versi decisiva, delle dotazioni di personale e tecnologie e dell’organizzazione, che ha nell’«Ufficio per il processo» un importante banco di prova. 

La ricca introduzione di Gianfranco Gilardi, che del volume è stato l’animatore e il curatore, illustra già compiutamente le finalità e il piano dell’opera e non avrebbe senso aggiungere qui altre parole alle sue. 

Ad essa, pertanto, si rinvia come chiave di accesso ai singoli contributi e fonte di illustrazione dei diversi aspetti del numero della Trimestrale. 

 

 

3. Gli appuntamenti futuri: giustizia penale e ordinamento giudiziario 

Ci sembra più utile, invece, preannunciare le ulteriori tappe del percorso di riflessione intrapreso da Questione giustizia sulle iniziative riformatrici in corso. 

Avvertendo che il numero 4/2021 della Rivista trimestrale sarà concentrato sulla legge delega di riforma del processo penale e sui contenuti “desiderabili” dei decreti legislativi delegati in corso di elaborazione ad opera di una pluralità di commissioni di nomina ministeriale. 

Successivamente, la Rivista dedicherà il primo numero del 2022 al progetto di rinnovamento dell’ordinamento giudiziario, che resta tuttora un’incognita. 

La riforma acquisterà infatti la sua compiuta fisionomia quando – seguendo la tecnica già sperimentata della presentazione di emendamenti al ddl Bonafede – il Ministro della giustizia chiarirà quanto del testo originario intende lasciare immutato, quanto deciderà di accogliere dei suggerimenti della Commissione Luciani e quanto di nuovo proporrà autonomamente di inserire nella trama sinora tessuta. 

Ad oggi non sappiamo ancora se il Governo intende affrontare unitariamente, come aveva fatto il ddl Bonafede, l’intera materia ordinamentale o se verrà estrapolata e anticipata la proposta di un nuovo sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura, che ormai quasi tutti ritengono indispensabile e urgente per consentire che l’elezione del prossimo Consiglio avvenga, con regole rinnovate, alla scadenza fisiologica. 

 Soprattutto non sappiamo se, anche nell’ambito ordinamentale, ci attende un’altra “mediazione Cartabia”, assimilabile a quella di recente sperimentata sul terreno della giurisdizione penale. 

Un esito, questo, che francamente non ci auguriamo, ripensando ai tanti aspetti discutibili dei compromessi riguardanti la disciplina del processo penale che questa Rivista ha messo in luce in numerosi articoli pubblicati nella sua versione quotidiana online.  

Le tante, troppe tensioni che si sono accumulate sulle questioni ordinamentali – tra cui le elezioni, l’assetto e la struttura del Consiglio superiore, la progressione economica e le valutazioni di professionalità dei magistrati, i criteri di nomina agli incarichi direttivi e semidirettivi – devono essere affrontate con una visione coerente dei problemi e con mano ferma e non possono essere superate cedendo alle logiche di mortificazione del governo autonomo e della dimensione professionale della magistratura espresse da una parte della politica e dei media. 

Per rigenerare il tessuto istituzionale del governo autonomo e ridefinire il quadro di valutazione dei meriti e delle professionalità, occorrerà certo discutere e confrontarsi con tutti al fine di giungere a scelte equilibrate.

Ma il Governo dovrà indicare con chiarezza le linee del rinnovamento che desidera attuare senza mercanteggiamenti con le istanze puramente punitive e con le pulsioni regressive che animano e agitano alcune componenti del mondo politico e professionale, interessate solo a rimpicciolire e burocratizzare la magistratura e il Consiglio superiore. 

Sul piano della rigenerazione e del rinnovamento, Questione giustizia ritiene di aver già dato significativi contributi, mostrando spirito di apertura e volontà di scrollarsi di dosso scorie corporative e burocratiche. 

E uno sforzo analogo è stato compiuto dai gruppi della magistratura più attenti ai valori costituzionali. 

Sta ora alla “buona politica” cogliere e non frustrare queste disponibilità. 

 

10 dicembre 2021

21/12/2021
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26/09/2025
The institutional extremism of the Meloni Government. The revenge of the “marginalised”?

Per rispondere alle richieste di conoscenza dell’attuale situazione italiana che provengono da magistrati e giuristi stranieri, pubblichiamo in inglese il testo del Controvento firmato da Nello Rossi intitolato L’estremismo istituzionale del governo Meloni. Una rivincita degli “esclusi”?. Il testo italiano si può leggere qui.


An astute “orderly accounts” economic policy and the Prime Minister’s political tightrope between ideological sympathies for Trump’s administration and her intention not to lose touch with the EU on the Ukraine crisis have earned Meloni’s government a public image of moderacy and refuted many of the worries and apocalyptic forecasts that had emerged on the eve of its inauguration. This public image was only insignificantly touched by Giorgia Meloni’s statements that followed the assassination of Charlie Kirk, when, forgetful of her role as all Italians’ Prime Minister, she did not hesitate to hold the Italian left accountable for imaginary current threats and exclusively responsible for the hatred, conflicts and victims of the “Years of Lead”. However, a closer observation of the government’s institutional policy makes its measured, well-balanced and cautious image fade away and make way for deliberate inflexibility and for choices grounded on institutional and constitutional revanchism. These traits do not come directly from fascism (in facts, Meloni’s government is utterly a-fascist), but rather from the deeply authoritarian cultural foundations of Giorgio Almirante’s Italian Social Movement (Movimento Sociale Italiano, MSI) of the 1970s and 1980s. That culture of the “marginalised” from the elaboration of the constitutional pact – which Brothers of Italy inherited – is the inspiration for the constitutional reforms sponsored by the government: though acting in the political context of democratic competition, those “outcasts” have always perceived themselves as “estranged” from the values and the cultural and institutional balances enshrined in the Constitution and have always opposed the Resistance and the political forces that cooperated to build a democratic republic in Italy. The genealogy of constitutional reforms and the policy of law pursued by the government allows to clearly identify the legacy of the past, the elements of an intentional continuity with the ideas and institutional proposals expressed by the First Republic’s far-right and the resentment against some of the most specific features of our Constitution. This institutional and constitutional extremism – which contradicts the assumed moderation of the incumbent government and raises deep concerns on the future hold of the democratic framework – is all the more disquieting as it expresses the will of the “marginalised pole” to take revenge on the Constitution and the institutional history of the Republic and to overturn the founding rules and principles of Italy’s republican democracy. An analysis of the constitutional reform bills – organisation of the judiciary and premiership system – and of the government’s criminal law and immigration policy allows to describe the revanchism-related aspects of the political agenda pursued by the right-wing majority.

26/09/2025