Magistratura democratica
Magistratura e società

Arrival, un film di Denis Villeneuve

di Bruno Capponi
Ordinario di diritto processuale civile, Università Luiss Guido Carli
Il circolo e il tempo sono le chiavi di lettura di quest'opera presentata all'ultimo Festival di Venezia

Gli alieni che giungono a bordo delle loro astronavi a spicchio d’arancia (ma nere proprio come il monolite di 2001 Odissea nello Spazio) sono uno scherzo biologico (hanno sette tentacoli-piedi, cioè gambe in numero dispari) ma non aggrediscono. Aspettano.

Se a taluni anche questo sembrerà un atteggiamento aggressivo, da reprimere militarmente, non così per gli americani buoni che, guidati (senza volerlo o saperlo) dalla linguista Louise Banks, giungono a proporsi alla vista degli eptapodi – sia pure attraverso una parete di vetro che ricorda più che gli acquari i reparti di chirurgia, o i parlatori del carcere – per (almeno) cercare di intendersi.

Non è facile: gli eptapodi disegnano criptogrammi circolari con minime varianti e dichiarano che intendono aiutare la specie umana perché, molti anni dopo, sarà proprio questa specie a poterli salvare. Il perché non si capirà.

Il circolo e il tempo diventano la chiave di lettura del film.

L’insegnamento che gli eptapodi trasmettono è che non c’è un “prima” e un “dopo”, ma tutto esiste in un tempo istantaneo – senza proiezioni lineari. Di qui il paradosso della loro apparizione, che invece presuppone lo svolgimento di un tempo terrestre (ti istruisco oggi perché domani mi salverai). Arrivo, mi esibisco e riparto.

Non si tratta di un film sugli extraterrestri, ma su di noi.

Nella riduzione della chiave all’interno della dolorosa vicenda personale della Banks, la domanda diventa: la morte prematura della figlia, se conosciuta nel tempo istantaneo, avrebbe portato la madre a non desiderarla, a non concepirla? La conseguente separazione dal coniuge – un uomo che, incontrato una volta, è incontrato continuamente perché esiste e non esiste nella stessa unità di tempo – le avrebbe suggerito di non innamorarsene, di non procreare?

La risposta è banale, ma nondimeno farà riflettere: è sufficiente essere stati felici una volta, anche se non lo si ricorda. La Banks ha evitato un conflitto interstellare semplicemente parlando al telefono col primo ministro giapponese, ma quando questi la ringrazierà in un’occasione ufficiale lei lo avrà già dimenticato. Il tempo circolare non vuol dire che si ricorda tutto, o forse che la successione degli eventi non è quella che conosciamo nel nostro tempo lineare. Forse, al momento del ringraziamento la telefonata doveva ancora aver luogo.

Ciò giustifica, per la linguista, anche la solitudine e l’infelicità della sua vita, in quella che era stata la casa coniugale, prima dell’incontro con gli eptapodi. Una volta appresa la lezione – e la Banks la apprende così bene da pubblicare un libro sul linguaggio, cioè sulla filosofia, degli eptapodi – figlia e marito non saranno davvero mai espulsi dal circolo della sua vita.

05/02/2017
Altri articoli di Bruno Capponi
Se ti piace questo articolo e trovi interessante la nostra rivista, iscriviti alla newsletter per ricevere gli aggiornamenti sulle nuove pubblicazioni.
A Chiara

La recensione del film di Jonas Carpignano (2021)

30/10/2021
Il traditore, un film per (ri)guardare un pezzo della nostra storia repubblicana
Il film di Marco Bellocchio, presentato all'ultimo Festival di Cannes, visto con lo sguardo di un magistrato
31/05/2019
Il colpevole–The guilty, un film di Gustav Möller
L'opera prima del regista danese è un thriller coinvolgente, drammatico e ricco di scelte estreme che però non stancano mai lo spettatore
11/05/2019
Cafarnao-Caos e miracoli, un film di Nadine Labaki
Zain, il piccolo protagonista dell'opera premio della Giuria a Cannes 2018, viene elevato a “manifesto” dei mali del mondo, offrendo ai nostri occhi la mostruosità di un’infanzia già troppo violata, cercando di coinvolgere un’umanità che rimane sempre troppo distante, inerme e colpevole
04/05/2019
Il verdetto-The children act, un film di Richard Eyre
La recensione all'opera tratta da La ballata di Adam Henry, un romanzo di Ian McEwan
10/11/2018
Opera senza autore, un film di Florian Henckel von Donnersmarck
Come ne Le vite degli altri, anche in quest'opera l’autore riesce a dipingere, attraverso la storia di singole persone, la Storia di un’intera nazione dilaniata e stravolta dalle leggi dittatoriali passate da quelle naziste a quelle filosovietiche
27/10/2018
Lo sguardo che manca alla giustizia
Il film «Sulla mia pelle», che racconta la vicenda di Stefano Cucchi, sollecita molte riflessioni tra cui quella sull’impersonalità (brutale) delle istituzioni, compresa la giustizia, e sulle sue ricadute negative nel rapporto di fiducia con i cittadini. Un problema antico ma ricorrente e cruciale nella vita delle istituzioni, di cui i magistrati devono farsi carico con i loro comportamenti. Secondo Piero Calamandrei, bisogna che «anche nel processo circoli questo senso di fiducia, di solidarietà e di umanità, che è in tutti i campi lo spirito animatore della democrazia»
18/09/2018
Dogman, una scellerata storia di periferia
Matteo Garrone, ispirato dalla vicenda romana del Canaro, torna con la sua macchina da presa sul litorale campano per tratteggiare un universo di violenza e degrado in cui Bene e Male finiscono per mescolarsi, perdendo i propri confini
02/06/2018