Magistratura democratica

La selezione dei magistrati distaccati dai Paesi membri

di Daniela Cardamone
Negli ultimi anni, i Governi degli Stati membri del Consiglio d’Europa hanno offerto il loro supporto alla Corte di Strasburgo distaccando magistrati nazionali quale strumento di collaborazione nella gestione dell’ingente arretrato, non assistita da adeguate risorse economiche. Ciò consente di dotare la Corte di personale qualificato senza sopportarne i costi.

1. Il profilo professionale dei magistrati distaccati

Il profilo professionale del magistrato distaccato presso la Corte europea dei diritti dell’uomo è quello di un giudice o pubblico ministero con l’anzianità di servizio necessaria per essere collocato fuori del ruolo organico della magistratura, quindi pari almeno alla seconda valutazione di professionalità, competente in materia di giurisprudenza della Corte Edu, capace di esaminare gli aspetti del diritto interno alla luce della Convenzione e in grado di lavorare in lingua inglese e/o francese[1].

L’incarico del magistrato distaccato non ha natura “fiduciaria”: avendo, piuttosto, natura sostanzialmente giurisdizionale, esso è svolto in completa autonomia e indipendenza.

 La natura giuridica di tale incarico si riflette nella procedura di selezione, la quale è strutturata in modo da garantire l’effettiva indipendenza dei magistrati distaccati rispetto ai governi degli Stati membri di provenienza.

In Italia, questa procedura si articola in due fasi, la prima delle quali, curata dal Ministero della giustizia, è finalizzata a individuare una lista di candidati da sottoporre alla Corte di Strasburgo, che provvede poi, nella seconda fase, alla selezione vera e propria, individuando i candidati idonei per l’incarico all’esito di un esame scritto ed un colloquio orale.

2. La procedura di selezione: la fase curata dal Ministero della giustizia

La procedura di selezione – nella fase curata dal Ministero della giustizia – è disciplinata dal decreto del Ministro della giustizia del 23 novembre 2016[2], il quale formalizza una prassi organizzativa già esistente[3].

La modalità di selezione adottata è fondata su un interpello pubblico e su una successiva valutazione tecnica delle disponibilità così raccolte, in modo da garantire il massimo ampliamento delle opportunità di scelta e un preliminare vaglio, ancorato a canoni tecnici oggettivi e predeterminati, dell’idoneità degli aspiranti a ricoprire l’incarico.

Quando si rende necessario individuare i magistrati da distaccare presso la Corte Edu, il capo di gabinetto del Ministro dirama un interpello, di cui è dato avviso anche mediante pubblicazione sul sito istituzionale del Ministero della giustizia, per raccogliere le dichiarazioni di disponibilità[4].

Al fine di procedere a una valutazione preliminare delle dichiarazioni di disponibilità pervenute, la relativa documentazione è trasmessa dal capo di gabinetto a una commissione tecnica composta dal capo del Dipartimento per gli affari di giustizia, dal direttore generale dei magistrati e dal capo dell’ufficio per il coordinamento dell’attività internazionale[5].

 La valutazione tecnica è effettuata sulla base di criteri oggettivi, specificamente indicati nel decreto ministeriale:

  • natura dell’incarico internazionale da affidare e caratteristiche ad esso connesse;
  • titoli, attitudini e capacità professionali del candidato, con particolare riferimento a pregresse esperienze internazionali e livello di conoscenza di lingue straniere;
  • numero di anni già trascorsi in posizione di collocamento fuori dal ruolo organico della magistratura;
  • garanzia di effettiva tutela delle pari opportunità.

All’esito di questa prima selezione da parte della commissione tecnica, è individuata una lista di candidati che viene trasmessa dall’ufficio di gabinetto alla Corte Edu, la quale provvede alla procedura di selezione vera e propria che porta alla individuazione dei magistrati idonei.

Tale aspetto della procedura di selezione la differenzia da quella adottata per altri incarichi internazionali, dovendosi coordinare necessariamente con quanto previsto e disciplinato dalla Corte Edu: la scelta finale spetta alla Corte, al fine di garantire – come già detto – l’apparenza, ma anche l’effettività dell’indipendenza dei magistrati distaccati.

3. La scelta dei magistrati distaccati da parte della Corte Edu

La fase successiva della selezione è curata, quindi, esclusivamente dalla Corte di Strasburgo in piena autonomia, e si articola in un esame scritto e in un colloquio orale.

La prova scritta consiste solitamente nell’analisi di un ricorso alla Corte Edu, sottoposto ai candidati unitamente a tutti i documenti allegati dal ricorrente, e nella redazione di un provvedimento nel quale è richiesto di descrivere i fatti, le doglianze e gli eventuali motivi di inammissibilità. Il tutto in sole tre ore.

Il provvedimento deve essere redatto in una delle due lingue di lavoro della Corte, inglese o francese, e richiede un’analisi in fatto e in diritto che presuppone una conoscenza approfondita del sistema Cedu. Mediante la redazione del provvedimento, il candidato deve anche dare prova della padronanza scritta di una delle due lingue di lavoro.

Dopo la prova scritta, i candidati sono sottoposti a un colloquio orale, svolto da giuristi e funzionari della Cancelleria della Corte. Il colloquio si svolge in una o in entrambe le lingue di lavoro, secondo le competenze linguistiche del candidato, e verte su argomenti sia giuridici che di deontologia professionale. Il candidato dovrà, pertanto, dimostrare di avere una conoscenza approfondita del sistema della Convenzione, di avere le competenze linguistiche necessarie per lavorare efficacemente in un contesto internazionale e di essere in grado di collocarsi utilmente nell’ambito di un’organizzazione complessa come quella della Cancelleria della Corte europea di Strasburgo.

Le competenze del magistrato distaccato sono oggi oggetto di attenta verifica da parte della Corte Edu nella fase di selezione poiché il magistrato distaccato è destinato a prendere servizio presso la Divisione italiana, la quale è incaricata della trattazione dei ricorsi introdotti contro l’Italia. L’attività richiesta ai magistrati distaccati consiste, infatti, nell’applicazione del diritto della Convenzione ai casi concreti e nella predisposizione dei provvedimenti in lingua inglese e/o francese.

L’esame dei fascicoli giudiziari a opera del magistrato distaccato è volto a verificare, in base a un esame ragionato dei fatti e dei motivi di ricorso, se il caso sia o meno ricevibile (valutazione che ricomprende anche quella della non manifesta infondatezza nel merito) e se sia o meno fondato nel merito, con conseguente attribuzione alla formazione giudiziaria competente per la decisione. Le funzioni del magistrato distaccato comprendono quindi, secondo i casi, l’attività di redazione di una nota esplicativa del caso, dell’atto di comunicazione al governo e, infine, del provvedimento decisorio.

Rientra tra le specifiche competenze del magistrato distaccato anche la trattazione dei ricorsi per l’applicazione delle misure provvisorie di urgenza ai sensi dell’art. 39 delle Regole di procedura della Corte.

Le funzioni assegnate evolvono con il tempo, arrivando a comprendere anche la trattazione di casi maggiormente complessi, che richiedono l’acquisizione di competenze più approfondite, la conoscenza di fasi avanzate della procedura e che comportano la redazione di progetti di sentenze.

[1] Si veda il par. V della risoluzione CM/Res(2012)2, adottata dal Comitato dei ministri il 15 febbraio 2012, contenente il regolamento dei funzionari distaccati del Consiglio d’Europa, la quale disciplina in generale la materia.

[2] Decreto del Ministro della giustizia del 23 novembre 2016 – «Disposizioni per nomine e designazioni incarichi internazionali», reperibile online sul sito del Ministero della giustizia.

[3] Il primo interpello diramato dal capo di gabinetto per la selezione dei magistrati distaccati presso la Corte Edu risale, infatti, al 3 dicembre 2014.

[4] Art. 2 decreto cit.

[5] Art. 3 decreto cit.