Magistratura democratica
Osservatorio internazionale

La decisione della Turchia e della Polonia di non far parte della Convenzione di Istanbul e le conseguenze per la tutela del diritto umano fondamentale delle donne a una vita libera dalla violenza

di Daniela Cardamone
giudice del Tribunale di Milano

La Turchia ha revocato la propria partecipazione alla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne e dalla Polonia provengono spinte dirette al ritiro ufficiale dalla Convenzione. In entrambi i casi, il testo della Convenzione viene additato come esempio della “ideologia gender” che minerebbe i valori della famiglia tradizionale. L’analisi della giurisprudenza europea evidenzia, invece, che nel sistema convenzionale di tutela dei diritti fondamentali non viene propugnata una determinata idea di famiglia ma che vi è una costante attenzione alle tradizioni costituzionali degli Stati membri. Ne consegue che la revoca della partecipazione alla Convenzione di Istanbul si traduce in un ulteriore atto di limitazione di diritti fondamentali che, questa volta, colpisce il diritto delle donne a una vita libera dalla violenza.

Le questioni di genere

L’influenza della questione di genere sulla organizzazione degli uffici, sulla tutela della maternità e sulla parità di prospettive di carriera: una panoramica storica e normativa e proposte per il prossimo futuro

27/09/2023
Dal carcere di Sincan in Turchia, la lettera di Murat Arslan alla Presidente di Medel

Pubblichiamo, in versione italiana e nell'originale inglese a seguire, la lettera di Murat Arslan e quella di risposta della Presidente di Medel, Mariarosaria Guglielmi. Murat Arslan, Presidente di Yarsav- associazione di giudici e pubblici ministeri turchi aderente a Medel, sciolta in base alla legislazione di emergenza dopo il tentativo di colpo di stato nel luglio 2016, è detenuto dall’ottobre 2016 e, dopo un  processo condotto in violazione di tutte le essenziali garanzie del giusto processo, è stato condannato a dieci anni di reclusione. Murat Arslan è stato il testimone non silenzioso della fine dello Stato di diritto in Turchia e ha pagato in prima persona il prezzo del suo impegno a favore dei diritti e di una giustizia indipendente. Nel 2017 ha ricevuto il Premio Václav Havel per il suo straordinario contributo alla difesa dei diritti umani.

15/05/2023
L’Unione europea, protettrice dell’indipendenza degli attori della giustizia

Quali garanzie offre il diritto dell’Ue di fronte agli attacchi subiti dai singoli e dagli attori della giustizia?

01/03/2022
Lettera della Platform for an Independent Judiciary in Turkey sul caso Murat Arslan

La Platform for an Independent Judiciary in Turkey, costituita dopo i tragici eventi del luglio 2016 da MEDEL  (Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés) e le associazioni AEAJ (Association of European Administrative Judges), EAJ (European Association of Judges), Judges for Judges, richiama ancora una volta l’attenzione delle istituzioni europee sulla violazione dei diritti fondamentali e l’assenza di un sistema giudiziario indipendente in Turchia.

11/01/2022
Un tribunale per la Turchia. Turkey Tribunal

In allegato a questo articolo, scritto da Luca Perilli, magistrato italiano ed esperto indipendente dell’Unione europea in Turchia dal 2007 al 2015, Questione Giustizia pubblica il suo rapporto su Indipendenza della magistratura e accesso alla Giustizia in Turchia, redatto per un Tribunale internazionale istituto dalla società civile, Turkey Tribunal.
Il rapporto è stato approvato dall’Associazione europea dei giudici (European Association of Judges – EAJ) e da Medel (Magistrats européens pour la démocratie et les libertés) ed è stato presentato pubblicamente in una conferenza on-line del 16 marzo 2021, cui hanno partecipato i Presidenti delle due associazioni e lo special rapporteur dell’Ufficio del Commissario dei diritti umani delle Nazioni Unite. La conferenza è stata seguita, su varie piattaforme on-line, da oltre quattromila persone.

15/09/2021
La riforma del sistema giudiziario polacco e le risposte del Consiglio d’Europa: un quadro dal 2015 ad oggi

Prendendo le mosse dalla Risoluzione 2359 dell'APCE sull’indipendenza dei giudici e lo stato di diritto in Moldavia e Polonia, l’articolo ripercorre la storia delle riforme del sistema giudiziario in Polonia, dal 2015 ad oggi, le due elezioni avvenute in questo lasso di tempo, le risposte internazionali che sono state date e infine si concentra sulle due Risoluzioni dell’APCE per fornire un quadro che possa chiarire gli importanti cambiamenti che la Polonia sta vivendo in questi anni.

15/05/2021
La tutela dei diritti umani in Turchia ai tempi del Sultano

Per comprendere il concreto impatto della deriva in corso in Turchia occorre prescindere da semplificazioni che non tengano conto delle specificità del contesto culturale e della presenza di molteplici istituzioni nazionali formalmente chiamate alla tutela dei diritti fondamentali. La drammatica situazione del paese, all’ombra delle formule standardizzate dei rapporti internazionali, è riassunta in uno sguardo complessivo alla luce di due separate esperienze, a distanza di qualche anno, di quotidiana interazione con giuristi, funzionari e semplici cittadini turchi di un consulente della UE.

04/05/2021
La decisione della Turchia e della Polonia di non far parte della Convenzione di Istanbul e le conseguenze per la tutela del diritto umano fondamentale delle donne a una vita libera dalla violenza

La Turchia ha revocato la propria partecipazione alla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne e dalla Polonia provengono spinte dirette al ritiro ufficiale dalla Convenzione. In entrambi i casi, il testo della Convenzione viene additato come esempio della “ideologia gender” che minerebbe i valori della famiglia tradizionale. L’analisi della giurisprudenza europea evidenzia, invece, che nel sistema convenzionale di tutela dei diritti fondamentali non viene propugnata una determinata idea di famiglia ma che vi è una costante attenzione alle tradizioni costituzionali degli Stati membri. Ne consegue che la revoca della partecipazione alla Convenzione di Istanbul si traduce in un ulteriore atto di limitazione di diritti fondamentali che, questa volta, colpisce il diritto delle donne a una vita libera dalla violenza.

24/04/2021
Il cognome paterno e la disparità di genere. Una proposta in vista della attesa decisione della Corte costituzionale

L’articolo, movendo dalla decisione della sentenza della Corte costituzionale n. 21 del 2021, ripercorre, in posizione critica, la disciplina del cognome dei figli e del cognome della moglie. L’immagine che restituisce la legislazione italiana è fortemente patriarcale e maschilista; molto lontana dal realizzare il principio di eguaglianza giuridica e morale dei componenti della coppia. La disciplina del cognome dei figli e della moglie è una occasione importante, per realizzare quel cambiamento capace di rendere il diritto vigente coerente alla legalità costituzionale e, soprattutto, convenzionale. Il cognome dei figli non può risolversi avendo esclusivo riguardo alla posizione dei genitori e la loro eguaglianza sostanziale, ma considerando la sua rilevanza nello sviluppo della sua personalità, come elemento significativo della sua identità. L’A., auspicando che la Corte costituzionale vorrà intervenire in modo deciso, individua una possibile soluzione, ispirata al principio del doppio cognome. 

22/04/2021