Magistratura democratica
Magistratura e società

In memoria di Giorgio Napolitano *

a cura di Edmondo Bruti Liberati
già procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano

Questione Giustizia sceglie di ricordare il Presidente Giorgio Napolitano pubblicando brani dei suoi discorsi sulla giustizia

A Loris D’Ambrosio[1] 

Dedica 

«Nessuna delle pagine che seguono è stata da me concepita e definita senza essere discussa e ponderata, punto per punto, con Loris D'Ambrosio. Ogni intervento in materia di giustizia da me compiuto, nella qualità di Presidente della Repubblica e di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, porta il segno del consiglio e della collaborazione che il dottor D'Ambrosio mi ha per sei anni prestato con somma competenza, serietà, discrezione. È giusto perciò dedicare alla sua memoria- rendendovi commosso omaggio- questa edizione conclusiva della raccolta dei miei contributi, nel corso dell'intero mandato presidenziale, al confronto sui problemi della giustizia. G.N.» (p. 5). 

 

Il ruolo del CSM

Indirizzo di saluto in occasione del primo incontro con il Consiglio Superiore della Magistratura. Roma, Palazzo dei Marescialli, 8 giugno 2006.

[...] ho sempre considerato il Consiglio espressione importante dell'insieme degli organi di rilevanza costituzionale definiti dalla Carta del 1948. E non a caso tale Carta ne ha affidato la Presidenza al Presidente della Repubblica. (p. 7). 

Occorre superare le tensioni tra politica e giustizia, inevitabilmente destinate a turbare lo svolgimento di una così alta funzione costituzionale. A questo riguardo bisogna sottolineare le esigenze di serenità e di equilibrio: sempre nella libertà del dibattito, nella chiarezza delle posizioni e nel rigoroso esercizio - in primo luogo da parte del Presidente della Repubblica - delle rispettive responsabilità istituzionali. Essenziale è tenere sempre aperte le porte al dialogo, alla ricerca di soluzioni il più possibile condivise sui temi fondamentali dell'amministrazione della giustizia. E fondamentale è l'apporto che, al riguardo, possono dare tutti gli operatori del settore a cominciare dall'avvocatura, da sempre nobilmente impegnata nella tutela del diritto di difesa, che è inviolabile, e come tale, garantito nella Carta costituzionale. Il recupero di toni che non siano di pura contrapposizione agevola la ricerca di punti di convergenza ed evita che la dignità dei magistrati venga ingiustificatamente ferita da gratuite forme di delegittimazione (p. 8). 

 

Costruire lo spazio giuridico europeo

Intervento in occasione della cerimonia di commiato dei componenti il Consiglio Superiore della Magistratura uscenti ed insediamento del Consiglio nella nuova composizione. Palazzo del Quirinale, 31 luglio 2006.

Tra i temi più rilevanti che sono stati affrontati nel corso della consiliatura che qui si conclude ….mi preme riprendere quello del contributo della magistratura italiana alla costruzione dello spazio giuridico europeo. Nel corso della consiliatura, tali problemi, tra i quali specificamente quelli della formazione europea dei magistrati italiani, del ravvicinamento delle normative nazionali e della realizzazione di una sempre più forte cooperazione giudiziaria, hanno cessato di essere semplice affermazione di principio. Un esito di questa cresciuta consapevolezza si è avuto, anche sul piano delle strutture, con l'istituzione, promossa e fortemente caldeggiata dal Consiglio Superiore, della Rete europea dei Consigli di giustizia (pp. 11-12). 

 

Il metodo del dialogo 

Intervento all'Assemblea plenaria del Consiglio Superiore della Magistratura dopo l'elezione del Vice Presidente, Nicola Mancino. Palazzo dei Marescialli, 1° agosto 2006.

Al Consiglio [...] spetta, secondo la Costituzione, il ruolo di governo e di garanzia della magistratura, a salvaguardia dei suoi irrinunciabili principi di autonomia e indipendenza. Questo compito essenziale si articola in adempimenti che insistono sul terreno della quotidianità, per estendersi alle statuizioni di carattere più generale in materia di assetto dell'apparato giudiziario. Gli stessi atti che appaiono di pura amministrazione del quotidiano, del resto, hanno nella vostra funzione un'immediata valenza generale, in quanto rappresentano strumenti di rafforzamento, da un lato, della fiducia dei magistrati nell'attuazione dei valori costituzionali posti a presidio del loro operare e, dall'altro, della fiducia dei cittadini della giustizia.
Serenità, riservatezza ed equilibrio rappresentano per i magistrati il primo presidio della loro autonomia e della loro indipendenza, alla cui salvaguardia è preposto, secondo la Costituzione, il Consiglio Superiore chiamato a tutelare i magistrati da qualsiasi forma di delegittimazione, ma anche, ove necessario, a richiamarli a non discostarsi dall'osservanza del loro codice etico (pp. 15-16).

 

La giustizia sia imparziale 

Intervento in occasione dell'Assemblea plenaria del Consiglio Superiore della Magistratura sull'attività svolta nel primo anno di consiliatura. Palazzo dei Marescialli, 6 giugno 2007.

Quanto ai progressi registrati nelle varie attività del Consiglio, penso, anzitutto, ai pareri espressi al Ministro, con il quale si è instaurato quel clima di leale collaborazione istituzionale da me, fin dall'inizio, auspicato. L'ultimo, in ordine di tempo, il parere sul disegno di legge di riforma dell'ordinamento giudiziario, sul quale vi è stata ampia convergenza. Confido che il governo terrà conto delle valutazioni critiche che su alcuni punti sono state formulate (p. 17).

Un dato estremamente positivo è rappresentato dall'unanimità che si è registrata in seno al Consiglio Superiore sia nell'espressione dei pareri sia nell'adozione di risoluzioni e nell'emanazione di circolari. E’ da ricordare, ad esempio, la circolare che rimodula le incompatibilità dei magistrati. Mi auguro che l'indirizzo espresso in tale documento venga rigorosamente applicato, poiché una valutazione puntuale delle incompatibilità non può che giovare all'immagine della giustizia “imparziale” (p. 18). 

Una parola sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, che è la scadenza più scottante. E’ stato detto, giustamente, che bisogna assolutamente evitare il baratro, il vuoto, la conflittualità che può sorgere da una mancata approvazione della proposta all'esame del Parlamento entro la fine del luglio. 
Mi è sembrato anche importante che si sia sottolineato come la auspicabile approvazione di quella proposta, con le modifiche che il Parlamento riterrà opportune -ascoltando anche i vostri rilievi- non costituisca naturalmente la fine delle ansie, ma in un certo senso, l'inizio di una fase estremamente impegnativa. 
Rivolgerò - conto di farlo- un appello al Parlamento: un appello agli opposti schieramenti. Oramai io sono abituato ad insistere in questo tipo di appelli, nonostante tutto, spes contra spem. Mi pare che si debba farlo anche per sollecitare la soluzione di un problema fondamentale e scottante come quello dell'ordinamento giudiziario[2] (p. 24). 

 

Giustizia e politica 

Intervento all'Assemblea plenaria del Consiglio Superiore della Magistratura sull'ordine del giorno “Rapporti tra giustizia e politica”. Palazzo dei Marescialli, 14 febbraio 2008.

La rigorosa osservanza delle leggi, il più severo controllo di legalità, rappresentano un imperativo assoluto per la salute della Repubblica, e dobbiamo avere il massimo rispetto per la magistratura che è investita di questo compito essenziale. Anche nella cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte dei Conti, il Presidente e il Procuratore Generale hanno formulato gravi rilievi in ordine alla diffusione delle pratiche di corruzione e di altre violazioni della legge penale. Si tratta di fenomeni devianti di cui le forze politiche debbono avere consapevolezza, ponendovi argine nell'ambito delle loro responsabilità. E nei casi in cui quei fenomeni siano obiettivamente riconducibili anche a persone che svolgono attività politica e ricoprono incarichi pubblici, deve essere chiaro che l'investitura popolare, diretta o indiretta, non può diventare privilegio, esonerando chicchessia dal confrontarsi correttamente col magistrato chiamato al controllo di legalità. 
Chi svolge attività politica non solo ha il diritto di difendersi e di esigere garanzie quando sia chiamato personalmente in causa, ma non può rinunciare alla sua libertà di giudizio nei confronti di indirizzi e provvedimenti giudiziari. Ha però il dovere di non abbandonarsi a forme di contestazione sommaria e generalizzata dell'operato della magistratura; e deve liberarsi dalla tendenza a considerare la politica in quanto tale, o la politica di una parte, bersaglio di un complotto da parte della magistratura. 
Un analogo complesso di diffidenza e di reattività difensiva si coglie anche, talvolta, negli atteggiamenti di quanti operano nell'amministrazione della giustizia e rappresentano l'ordine giudiziario.
Bisogna dissipare questa duplice cortina di pregiudizio e di sospetto. E ai magistrati spetta in questo senso fare la loro parte (p. 33-34). 

 

L’essenziale attività di formazione

Indirizzo di saluto all'incontro con i magistrati ordinari in tirocinio. Palazzo del Quirinale, 12 maggio 2008.

La formazione professionale, sulla quale la legge di riforma dell'ordinamento giudiziario ha “scommesso”, valorizzandola con l'istituzione della Scuola Superiore della Magistratura e assicurandone la continuità lungo tutto l'arco della carriera, supera il mero aggiornamento sugli orientamenti normativi e giurisprudenziali. 
La complessità dei fenomeni sociali e la velocità dei loro mutamenti impongono la progressiva maturazione di una consapevolezza piena del ruolo del magistrato e della sua fisionomia costituzionale. La sottovalutazione della dimensione istituzionale del lavoro giudiziario non consente di cogliere il nesso inscindibile tra sapere tecnico e valore della professione. Riduce i bisogni di formazione alla somministrazione di nozioni e soluzioni interpretative con una pericolosa indifferenza sul versante della costruzione di una compiuta coscienza giudiziaria che è invece indispensabile per un uso deontologicamente corretto dei poteri di giudice o Pubblico Ministero. 
Un esercizio accorto di questi poteri non può prescindere da indispensabili percorsi formativi che sviluppino modelli di comportamento ispirati all'assoluta discrezione e alla misura.
Ad essi deve accompagnarsi un responsabile atteggiamento individuale che impone anche di non cedere ai protagonismi e alle esposizioni mediatiche e di accostarsi al processo con coraggio e umiltà, ponendo attenzione al rispetto delle parti e dei loro diritti e ad una adeguata preparazione preventiva del singolo caso sottoposto al giudizio. In questo modo il processo può svolgersi in un clima di serietà, dignità e riservatezza com’ è necessario (p. 39).

 

L’omaggio a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Intervento alla cerimonia “Per non dimenticare” nell'ambito della Giornata della legalità (Palermo, Aula bunker 23 maggio 2009). 

Ricordiamo nello stesso tempo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per raccogliere i frutti del loro impegno, per verificare quanto si sia andati avanti e come si debba andare ancora avanti sulla strada da loro tracciata. Quei frutti restano preziosi: ben diversa sarebbe la condizione della Sicilia e dell'Italia se non ci fosse stato in quest'aula lo storico maxiprocesso contro la mafia, istruito dal pool di Falcone e Borsellino e affidato, per il giudizio, alla Corte d'Assise presieduta da Alfonso Giordano, giudice a latere Pietro Grasso, affiancati dai sei giudici popolari. 
Se il maxiprocesso e la sentenza che lo concluse nel dicembre 1987 segnarono una svolta decisiva nella lotta contro la mafia, essenziali furono i provvedimenti di legge che seguirono, anche su impulso della Commissione Parlamentare antimafia e in risposta a un'offensiva sanguinosa che sarebbe culminata, appunto, nell'uccisione di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino (p. 48). 

La mafia e altre organizzazioni criminali hanno da allora subito profonde evoluzioni e trasformazioni: assumendo nuove fonti delittuose di arricchimento e di estensione del loro potere, anche in particolare attraverso collegamenti transnazionali sempre più penetranti e pericolosi. Lo Stato democratico deve quindi, procedendo decisamente oltre i rilevanti successi conseguiti anche di recente, fronteggiare - sul piano del contrasto di polizia e della repressione penale - la mafia e altre organizzazioni criminali in tutte le loro espressioni, quelle tradizionali tuttora perversamente operanti e quelle nuove, inserite in un contesto mondiale profondamente mutato. Ed esprimo la gratitudine dello Stato e della Nazione alla magistratura e alle forze di polizia per i risultati di grandissimo rilievo che sono stati ottenuti e per l’impegno che quotidianamente portano avanti con serietà e spesso anche tra incomprensioni (p. 49). 

Infine, il ricordo di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino è dedicato anche, in egual misura, all'altro versante fondamentale della lotta contro la mafia: quello della mobilitazione collettiva, del costante dispiegamento delle migliori energie della società civile, allo scopo di trasmettere e diffondere la memoria storica delle drammatiche e tragiche vicende vissute dall'Italia negli scorsi decenni, di alimentare la cultura della legalità, di affermare l'imperativo del resistere e reagire alle pressioni e intimidazioni della mafia. E a questo proposito, intendo esprimere il più profondo apprezzamento a tutte le associazioni antimafia, antiracket e antiusura (p. 50). 

 

Il “ mestiere” del magistrato

Indirizzo di saluto all'incontro con i magistrati ordinari in tirocinio. Palazzo del Quirinale, 27 aprile 2010.

Quella del magistrato è una funzione che esige equilibrio, serenità e sobrietà di comportamenti. Il suo unico fine è quello di applicare e far rispettare le leggi attraverso un esercizio della giurisdizione che coniughi il rigore con la scrupolosa osservanza delle garanzie previste per i cittadini. Non dimenticate che i casi sui quali siete chiamati a pronunciarvi promanano da situazioni difficili e spesso dolorose che hanno come protagonista l'uomo e le aspettative di giustizia che nutre. Sappiate quindi accompagnare il ricorso alle vostre competenze giuridiche ed il necessario scrupolo nell'applicazione delle norme con un profondo rispetto della dignità della persona. 
Fate attenzione a non cedere a “esposizioni mediatiche” o a sentirvi investiti - come ho detto più volte in questi anni- di missioni improprie ed esorbitanti oppure ancora a indulgere ad atteggiamenti impropriamente protagonistici e personalistici che possono offuscare e mettere in discussione la imparzialità dei singoli magistrati, dell'ufficio giudiziario cui appartengono, della magistratura in generale (p. 63).  

La fiducia che i cittadini ripongono nella magistratura si nutre anche della percezione che essi hanno della indipendenza e imparzialità dei singoli magistrati nell'esercizio concreto delle loro funzioni. 
È stata d'altronde la Corte Costituzionale a ricordare (con sentenza n. 224/ 2009) che “i magistrati, per dettato costituzionale debbono essere imparziali e indipendenti e tali valori vanno tutelati non solo con specifico riferimento al concreto esercizio delle funzioni giudiziarie, ma anche come regola deontologica da osservarsi in ogni comportamento”. 
Lo afferma ora anche la risoluzione che domani sarà definita dal Plenum del Consiglio Superiore e che ho molto apprezzato. In essa si prende atto della oggettiva confusione di ruoli che può tra l'altro discendere dalla circostanza che il magistrato si proponga per incarichi politici nella sede in cui ha esercitato le sue funzioni. 
I valori costituzionali dell'autonomia indipendenza si difendono tutelando i magistrati dai comportamenti che creano nei loro confronti un clima di ingiusta delegittimazione, ma anche adottando risoluzioni consapevoli, quale quella che ho prima richiamato. Né vanno assecondate chiusure corporative, dissimulate insufficienze professionali, tollerati gravi casi di inerzia o cattiva conduzione degli uffici (p. 64). 

Le tensioni e le polemiche acuitesi nel corso degli anni non debbono condizionarvi: applicatevi al vostro compito con animo sgombro. E non vi manchi la fierezza di appartenere ad un mondo di servitori dello Stato – “soggetti solo alla legge”, fedeli alla Costituzione - che in decenni di vita democratica ha espresso personalità di straordinaria tempra morale, sapienza giuridica, sensibilità umana e sociale, e dato contributi inestimabili alla tutela della legalità, dei diritti dei cittadini, delle regole di un ordinato e dinamico vivere civile. È un patrimonio che nessuna ombra, nessuna caduta, nessuna contestazione può cancellare o svilire: un patrimonio che voi siete chiamati a raccogliere e che potete salvaguardare e rinnovare se vi sorreggeranno, insieme con il senso della misura, anche lo slancio ideale e l'apertura culturale di cui oggi siete portatori. Dipende non poco da voi e dai vostri colleghi delle più recenti leve della magistratura, aprire una nuova pagina, una nuova stagione nelle travagliate vicende della giustizia in Italia (p. 65). 

 

L’equilibrio da perseguire

Intervento in occasione della cerimonia di commiato dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura uscenti ed insediamento del Consiglio nella nuova composizione. Palazzo del Quirinale, 31 luglio 2010.

Rivolgo innanzitutto un cordiale benvenuto ai nuovi componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, presenti alla cerimonia di commiato dei colleghi uscenti, ai quali è in particolare dedicato questo incontro (p. 71). 

[…] in questo momento soprattutto ringrazio il Senatore Mancino per il puntuale argomentato bilancio che ha inteso tracciare della consiliatura oggi conclusasi. Nell'ascoltare quel bilancio, riflettevo su come in questo quadriennio il Consiglio abbia dato prove di sensibilità e prodotto novità che è giusto valorizzare più di quanto non lo siano state finora. Esso non è rimasto chiuso a esigenze di riflessione su se stesso e di revisione del proprio modo di operare, a sollecitazioni che venivano spesso in chiave polemica da diversi settori dell'opinione pubblica, da diversi ambienti culturali e politici. Esso non è rimasto arroccato nella pura e semplice riaffermazione delle proprie prerogative, nella mera difesa e riproduzione di suoi comportamenti tradizionali.
D'altronde, non si potevano in primo luogo non raccogliere gli impulsi che per il Csm sono venuti da due leggi di riforma dell'ordinamento giudiziario, espressi in due successive legislature, con maggioranze diverse (come ha ricordato il Senatore Mancino) ma in modo da registrare non trascurabili elementi di condivisione (p. 71).

Se insisto sulla novità e concretezza di diversi filoni di impegno del Consiglio uscente, è perché penso che se ne sia tenuto poco conto, quasi annegando quella novità e quella concretezza nella disputa generale tra opposte posizioni sul tema complessivo del rapporto tra politica e giustizia e anche sul tema del ruolo del Csm. È bene liberarsi da queste distorsioni, da queste astratte contrapposizioni polemiche (p. 73). 

Regolare in modo per vari aspetti nuovo e di certo più restrittivo l'impegno del magistrato in funzioni diverse da quelle sue proprie e il suo transitare all'attività politica così come rientrare nella carriera giudiziaria; contrastare decisamente oscure collusioni di potere ed egualmente esposizione alle strumentalizzazioni mediatiche, a fini politici di parte o a scopo di “autopromozione” personale, questi già appaiono riferimenti obbligati per le discussioni e deliberazioni che potranno aver luogo nel Csm neoeletto (p. 74).

Considero quella del presiedere il Consiglio Superiore della Magistratura come una delle incombenze più impegnative e delicate del Capo dello Stato, come una delle prerogative, uno dei profili che più ne distinguono la figura in Italia nel confronto con altri Paesi democratici (p. 75)

 

Il ricordo dei magistrati caduti

Intervento alla celebrazione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo, Palazzo del Quirinale, 9 maggio 2021. 

La prova del lungo attacco terroristico con cui noi abbiamo dovuto fare i conti, specie negli anni della sua massima intensificazione è stata quanto mai pesante e insidiosa per la coesione sociale e nazionale e per le istituzioni democratiche nate sull'onda del movimento di Liberazione e ancorate ai principi della Costituzione repubblicana. E dunque il superamento di tale prova resta una pietra miliare nella storia dell'Italia unita: di qui la nostra inestimabile gratitudine a quanti hanno pagato con la loro vita e il riconoscimento che meritano tutti quanti hanno condotto quella battaglia sapendo di doverla e poterla vincere (p. 80 ). 

E dirò ora dei servitori dello Stato e in particolare dei magistrati. Non c'è distinzione che possa suonare irrispettosa nel nostro omaggio alla memoria degli uccisi e dei feriti dai terroristi: siamo ugualmente vicini a tutti e alle famiglie di tutti, qualunque ne fosse la posizione sociale o ne fossero le idee e qualunque fosse la matrice ideologica - di estrema sinistra, prevalentemente, o di estrema destra, come nel caso di Vittorio Occorsio - degli atti terroristici di cui rimasero vittime. 
Se oggi poniamo l'accento sui servitori dello Stato […] è per sottolineare come fu essenziale la loro lealtà alle istituzioni e come fu decisiva, contro il terrorismo, la battaglia sul fronte della giustizia penale. Quella battaglia fu vinta grazie al concorso e, nei casi estremi, al sacrificio di tutti i soggetti impegnati nelle attività investigative e nei percorsi processuali: magistrati - pubblici ministeri e giudici - uomini della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri, come Ciriaco Di Roma, Antioco Deiana, Raffaele Cinotti - ricordati dinanzi a noi con tanta commozione e forza dai loro congiunti - ed egualmente avvocati fedeli al loro mandato e cittadini prescelti come giurati che non si lasciarono intimidire. 
Sul fronte della giustizia la battaglia fu vinta - ecco il come più importante- in nome del rispetto della Costituzione e dello Stato di diritto, retaggio prezioso e irrinunciabile della lotta antifascista e della Resistenza (p. 81).  

Ringrazio il Consiglio Superiore e il suo Vice Presidente per l'opera composta in segno di omaggio alla memoria di Vittorio Bachelet e di tutti i magistrati uccisi dal terrorismo e dalle mafie. Si sfoglino quelle pagine, ci si soffermi su quei nomi, quei volti, quelle storie, per poter parlare responsabilmente della magistratura e alla magistratura, nella consapevolezza dell'onore che ad essa deve essere reso come premessa di ogni produttivo appello alla collaborazione necessaria per le riforme necessarie. E sia in noi tutti chiara e serena la certezza che le pagine di quest'opera, i profili e i fatti che presenta, le parole che raccoglie sono come pietre, restano più forti di qualsiasi dissennato manifesto che venga affisso sui muri della Milano di Emilio Alessandrini e Guido Galli e di qualsiasi polemica politica indiscriminata (p. 83). 

 

L’autentico segno di una missione

Indirizzo di saluto all'incontro con i magistrati ordinari in tirocinio, Palazzo del Quirinale, 21 luglio 2011.

L’affermazione e il riconoscimento del ruolo dei magistrati non può prescindere dal rispetto dei limiti che, di per se stesso, tale ruolo impone. Il magistrato deve assicurare - in ogni momento, anche al di fuori delle sue funzioni, l'imparzialità e l'immagine di imparzialità su cui poggia la percezione che i cittadini hanno della sua indipendenza e quindi la loro fiducia. Vanno perciò evitate condotte che comunque creino indebita confusione di ruoli e fomentino l'ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura. 
Ciò accade ad esempio, quando il magistrato si propone per incarichi politici nella sede in cui svolge la sua attività oppure quando esercita il diritto di critica pubblica senza tenere in pieno conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà.
Ho perciò apprezzato gli orientamenti che il Consiglio Superiore e la sua Sezione disciplinare hanno recentemente espresso in proposito ribadendo poi, per la parte relativa all'esercizio di uffici politici, anche la necessità di un'urgente intervento legislativo (p. 87- 88). 

La cronica scopertura degli organici della magistratura e la palese impossibilità di farvi fronte solo attraverso periodici concorsi rende non più rinviabile una seria e comune riflessione sulla distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio. 
Sul punto il Consiglio Superiore insiste - e a ragione- da tempo. Soluzioni funzionali, ma non radicali mi appaiono prospettabili e meritevoli di essere perseguite. L'attuale geografia giudiziaria vede sparsi sul territorio uffici troppo piccoli per essere efficienti, ma alla cui soppressione si oppongono- insieme con insostenibili particolarismi - le ragioni delle comunità locali che in essi vedono un baluardo di sicurezza e legalità. 
Quella geografia giudiziaria potrebbe subire una rimodulazione non traumatica mediante la trasformazione degli uffici in sedi distaccate del Tribunale Provinciale accorpante. Di più non spetta a me dire. Così come in generale - colgo l'occasione per sottolinearlo - non spetta al Capo dello Stato suggerire o valutare disegni di riforma della giustizia, che sono prerogative del Parlamento nella sua dialettica tra maggioranza e opposizione e nella ricerca di qualificati apporti esterni a fini di ampia condivisione. 
In ogni caso, e comunque, ciò cui dobbiamo mirare tutti assieme è un recupero di funzionalità e insieme di razionale limpido profilo, del sistema (p. 91). 

 

La qualità del servizio ai cittadini

Indirizzo di saluto in occasione della cerimonia di insediamento del Comitato Direttivo della Scuola Superiore della Magistratura, Palazzo dei Marescialli, 24 novembre 2011.

Ai membri del Comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura - ai quali è dedicato questo incontro- vanno il mio saluto cordiale e il mio augurio più sentito (p. 93). 

La formazione deve superare l'orizzonte dell'aggiornamento sugli orientamenti normativi e giurisprudenziali e deve invece principalmente servire a far maturare nei magistrati una progressiva consapevolezza del ruolo e della fisionomia costituzionale della funzione esercitata. Desidero sottolineare la cruciale importanza, a questo riguardo, della trasmissione di un valido codice deontologico, volto ad affermare il necessario rigore nel costume e nei comportamenti del magistrato. Così da favorire un esercizio responsabile dei poteri di giudice o di Pubblico Ministero, e che, tra l'altro, consenta alla magistratura italiana di contribuire alla costituzione dello spazio giuridico europeo e internazionale.
Muovendoci lungo linee tracciate nell'esperienza gestita dal Consiglio Superiore della Magistratura, il nuovo modello di formazione dovrà anche armonizzare le esperienze dei magistrati professionali con quelle di tutti gli altri operatori del “sistema giustizia”: in primo luogo con quella dell'avvocatura -per il ruolo fondamentale da essa svolto nella tutela dei diritti dei cittadini- e con quella della magistratura onoraria, che fornisce un contributo essenziale all'attività giudiziaria (p. 94). 

 

Scelte condivise e riforme 

Intervento all’Assemblea plenaria del Consiglio Superiore della Magistratura, Palazzo dei Marescialli, 15 febbraio 2012.

[…] all'inizio del mio intervento mi sono compiaciuto per la condivisione attualmente rilevabile in ordine agli interventi volti a velocizzare i processi e a dare soluzione alle problematiche carcerarie. 
La condivisione riguarda in primo luogo le norme sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie.
Sono convinto - e lo dissi già il 21 luglio 2011 nell'indirizzo di saluto ai magistrati ordinari in tirocinio- che l'attuale geografia giudiziaria impedisce economie di scala e la specializzazione dei magistrati sicché la sua revisione rappresenta presupposto indifferibile per restituire efficienza al “sistema giustizia”. Il precedente e l'attuale governo, il Consiglio Superiore, la Magistratura, il Parlamento convergono sulla indispensabilità dell'intervento. Senza esitazioni, con equilibrio e adottando parametri oggettivi, vanno allora superate le vischiosità conseguenti alla esasperazione dei particolarismi che si oppongono al necessario cambiamento (pp. 103-104).  
In questa fase è comunque fondamentale l'imperativo di riuscire - come ha detto il vicepresidente Vietti- nel compito “insieme difficile ed esaltante di ammodernare il ‘servizio giustizia’ nell'esclusivo interesse dei cittadini”. 
Sono certo che, come sempre, a questo compito e anche a questa disposizione d'animo, non si sottrarranno né il Consiglio Superiore né la Magistratura. Ai magistrati- nonostante le carenze di strutture e di risorse personali e strumentali- è affidata la tutela del principio di legalità. Anche con il coraggio istituzionale che tante volte hanno dimostrato fino all'estremo sacrificio, sono chiamati a contrastare la criminalità organizzata e ogni forma di delinquenza, a garantire ai cittadini i diritti assicurati dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali, a intervenire - in autonomia e indipendenza - anche sui tanti, troppi casi di abuso di potere e su molteplici forme, vecchie e nuove, di corruzione: fenomeni che turbano tutti quei cittadini onesti, oggi chiamati a grandi sacrifici e sensibili al rigore nei comportamenti di chiunque assolva pubbliche funzioni. Naturalmente, il successo della lotta - di cui più che mai si avverte l'acuta necessità - contro la corruzione richiede non solo vigilanza e capacità di intervento sul piano giudiziario, ma seri adeguamenti normativi e mutamenti profondi di clima e di costume (p. 104). 

 

Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo. Palazzo del Quirinale, 9 maggio 2009[3].

Questa seconda celebrazione del “Giorno della Memoria”, istituito con legge del 4 maggio 2007, si pone in piena continuità con la celebrazione dello scorso anno, tendendo ad arricchirne, nello stesso spirito, il quadro di riferimento e la valenza storica. Il 9 maggio 2008 concentrammo l'attenzione sulla vicenda e sulle figure delle vittime del terrorismo italiano: e riprenderò anche oggi quel filone sempre così scottante e sensibile.
Nell'odierna celebrazione mettiamo a fuoco la prima di una serie di vicende devastanti: la strage di piazza Fontana Milano, di cui sta per ricorrere il quarantesimo anniversario. Ricordare quella strage e con essa l'avvio di un'oscura strategia della tensione, come spesso fu chiamata, significa ricordare una lunga e tormentatissima vicenda di indagini e di processi, da cui non si è riusciti a far scaturire un'esauriente verità giudiziaria. E ciò vale, lo sappiamo, anche per altri anelli di quella catena di stragi di matrice terroristica che colpì sanguinosamente città come Milano, Brescia, Bologna e altre, e di cui procedimenti giudiziari e inchieste parlamentari identificarono l'ispirazione politica ma non tutte le responsabilità di ideazione ed esecuzione.
È comunque importante che continui una riflessione collettiva, sullo stragismo come sul terrorismo, in uno con lo sforzo costante per coltivare onorare la memoria delle vittime. E per entrambi gli aspetti non posso che esprimere gratitudine alle Associazioni e alle persone che garantiscono un così essenziale impegno civile e morale. 
Nello stesso tempo, questo Giorno della Memoria ci offre l'occasione per accomunare nel rispetto e nell’omaggio, che è loro dovuto, i familiari di tutte le vittime - come ha detto con nobili parole Gemma Calabresi - di una stagione di odio e di violenza. Rispetto ed omaggio, dunque, per la figura di un innocente, Giuseppe Pinelli, che fu vittima due volte, prima di pesantissimi e infondati sospetti e poi di un'improvvisa, assurda fine. Qui non si riapre o si rimette in questione un processo, la cui conclusione porta il nome di un magistrato di indiscutibile scrupolo e indipendenza: qui si compie un gesto politico istituzionale, si rompe il silenzio su una ferita, non separabile da quella dei 17 che persero la vita a Piazza Fontana, e su un nome, su un uomo, di cui va riaffermata e onorata la linearità, sottraendolo alla rimozione all'oblio. Grazie signora Pinelli, grazie per aver accettato, lei e le sue figlie, di essere oggi con noi.


 
[1] Dedica del volume.

[2] Qualche giorno dopo, il 12 giugno, il Presidente Napolitano invierà una lettera ai Presidenti delle Camere sottolineando l'esigenza, emersa nella seduta del Consiglio, di garantire la tempestiva conclusione dell'iter parlamentare del disegno di legge di riforma. Il provvedimento sarà approvato il 27 luglio ed entrerà in vigore il 31 luglio e cioè nel rispetto del termine previsto dalla legge 269 /2006 (L. 111/2007).

[3] Questo intervento non è incluso nel volume da cui sono tratti gli altri discorsi del Presidente sin qui richiamati. Esso merita però di essere ricordato e rievocato per il suo alto valore morale e per la forza con cui il Presidente si espresse sulla drammatica stagione del terrorismo.

[*]

I testi sono tratti dal volume Presidenza della Repubblica Italiana, Sulla Giustizia. Giorgio Napolitano, Interventi del Capo dello Stato e Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura 2006-2012, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, Roma 2012. 
I titoli dei brani sono quelli del volume.

26/09/2023
Altri articoli di Edmondo Bruti Liberati
Se ti piace questo articolo e trovi interessante la nostra rivista, iscriviti alla newsletter per ricevere gli aggiornamenti sulle nuove pubblicazioni.
In memoria di Giorgio Napolitano

Questione Giustizia sceglie di ricordare il Presidente Giorgio Napolitano pubblicando brani dei suoi discorsi sulla giustizia

26/09/2023
Presidenzialismo e premierato: i riflessi sul giudiziario

Nel dibattito in corso sul presidenzialismo e sul cd. "premierato", è sin qui rimasto relativamente in ombra il tema dell’impatto che le due diverse prospettive riformatrici avrebbero sui generali equilibri tra i poteri e, segnatamente, sull’assetto del potere giudiziario. A questa tematica va riservata un’attenzione particolare non dettata da miopi preoccupazioni di ruolo o di natura corporativa, ma nascente dalla consapevolezza di quanto sia necessario salvaguardare gli equilibri costituzionali nell’attuazione di processi di riforma. 

17/05/2023
Promulgata la nuova legge sulla difesa… non sempre legittima
La promulgazione della legge contenente la nuova disciplina della legittima difesa è accompagnata da una motivazione che fissa il perimetro di costituzionalità delle norme e disinnesca i miti della propaganda
28/04/2019
Scuola superiore della magistratura, i discorsi di Mattarella e Silvestri per l'inaugurazione dell'anno formativo 2019
Gli interventi del Capo dello Stato e del Presidente della Ssm si sono sottratti alla tirannia dell’ufficialità, cogliendo, al contrario, la particolarità, le difficoltà ed i rischi del momento storico che il Paese attraversa e i riverberi di questa congiuntura sulla magistratura
09/04/2019
Il Presidente Mattarella agli “uditori” e a tutti i magistrati
Affrontate le non poche difficoltà quotidiane e la «fatica del decidere» con senso della misura, passione e tenacia «avendo sempre ben presente anche il fascino del compito che la Repubblica vi affida»
25/07/2018
Tanti auguri alla Repubblica
La festa della Repubblica coincide quest’anno con la grave crisi istituzionale provocata dalla mancata formazione del Governo auspicato dalle due forze politiche che hanno maggiormente beneficiato dell’esito della recente consultazione elettorale. Il rifiuto da parte del Capo dello Stato di avallare la nomina di uno dei ministri indicati da dette forze politiche ha innescato una polemica violentissima e persino la prospettata messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica. La gravità della crisi non dipende dalla difficoltà di formare un Governo in grado di ottenere la fiducia del Parlamento, quanto piuttosto nella messa in discussione delle prerogative e dei poteri del Capo dello Stato, le cui decisioni possono essere criticate ma che non dovrebbe essere delegittimato in nome di una pretesa supremazia della volontà popolare impersonata dai partiti vittoriosi nelle elezioni. È in gioco la tenuta dell’assetto costituzionale. Occorre perciò davvero fare fervidi auguri il 2 giugno alla Repubblica, nel giorno del suo compleanno
30/05/2018
Il richiamo di Mattarella contro l’individualismo dei giudici
Nel suo ultimo discorso ai giovani magistrati, il Capo dello Stato propone un modello dinamico di giurisdizione in antitesi a quello solipsistico coltivato in larghi strati della magistratura, e che rischia di attecchire anche tra le nuove leve
13/10/2017