Magistratura democratica
Pillole di COE

Numero 3

a cura di Maria Giuliana Civinini
Presidente Tribunale di Pisa

Focus su

 

 

Comitato Ad Hoc sull’intelligenza artificiale: Cahai

di Clementina Barbaro 
co-Segretaria Cahai

 

PAROLE CHIAVE IT/ENG

Cahai; intelligenza artificiale; soft law; diritti fondamentali; etica.

Cahai; Artificial Intelligence; Soft Law; Fundamental Rights; Ethics.

 

La creazione del Comitato ad hoc sull’intelligenza artificiale (Cahai) da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa l’11 settembre 2019 tiene conto degli sviluppi in atto all’interno e all’esterno del Consiglio d’Europa:

  • L’aumento esponenziale delle linee guida etiche relative all’intelligenza artificiale (IA) negli ultimi anni: 265 linee guida sono state preparate da attori privati, istituzioni accademiche, agenzie specializzate, organizzazioni internazionali, secondo l’ultimo conteggio della Agenzia dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea;
  • Importante lavoro settoriale svolto all’interno del Consiglio d’Europa in settori quali la protezione dei dati, la giustizia, la bioetica, la libertà di espressione: il Consiglio d’Europa ha prodotto il più alto numero di strumenti di soft law di tutte le organizzazioni[1]internazionali e ha adottato un approccio olistico nei confronti dell’IA. Da un punto di vista sostanziale, il Consiglio d’Europa non si è limitato a considerare l’impatto dell’IA sui diritti fondamentali individuali: la sua analisi ha riguardato, in modo più ampio, le opportunità e le sfide derivanti dallo sviluppo dell’IA per la società nel suo complesso e per i sistemi democratici. Come ha dimostrato il caso di Cambridge Analytica, piccole violazioni dei diritti umani possono portare a una grave destabilizzazione dei nostri sistemi democratici e dei processi elettorali.

La creazione del Cahai dimostra la volontà degli Stati membri del Consiglio d’Europa di andare oltre l’etica. Il Cahai esamina, nell’ambito del suo mandato biennale, la fattibilità e i potenziali elementi di un quadro giuridico per lo sviluppo, la progettazione e l’applicazione dell’intelligenza artificiale, basato sulle norme del Consiglio d’Europa in materia di diritti umani, Stato di diritto e democrazia, che sono vincolanti per i suoi 47 Stati membri.

I metodi di lavoro del Cahai saranno trasparenti e aperti ai contributi della società civile e degli osservatori. Il Cahai effettuerà un’ampia consultazione di diversi attori del settore privato e della società civile. Importanti compagnie e associazioni rappresentative di questo settore godono d’altronde dello status di osservatore presso il Cahai, così come agenzie specializzate dell’Onu, l’Ocse e l’Unione Europea.

La seconda riunione plenaria del Cahai avrà luogo l’11-13 marzo 2020 e consentirà di individuare le questioni che richiedono una maggiore attenzione da parte del Cahai nell’ambito dello studio di fattibilità, nonché di definire un piano d’azione per il Cahai.

Il CoE ha dimostrato in passato di essere un pioniere nel campo della bioetica, della protezione dei dati e della criminalità informatica. Il Consiglio d’Europa si è affrettato a proporre un quadro di riferimento per la biomedicina in seguito alla clonazione della pecora Dolly nel 1996: l’auspicio è quello di raccogliere un’importante sfida di regolamentazione dell’IA, in linea con i valori fondamentali dell’Organizzazione: diritti umani, stato di diritto e democrazia.

 

 

 

La lotta alla corruzione tra le priorità del Consiglio d’Europa. Punti dolenti e buone prassi nella valutazione dell’attuazione da parte degli Stati delle raccomandazioni del Greco sulla prevenzione della corruzione nei confronti di giudici, pubblici ministeri e membri del Parlamento

di Emma Rizzato
magistrato addetto al Gabinetto del Min. Giust. membro supplente di Greco

 

PAROLE CHIAVE IT/ENG:

corruzione; valutazione; rapporti; raccomandazioni; implementazione; codice etico; whistleblowers; giudici; pubblici ministeri;

Corruption; valuation; reporst; recommendation; implementation; code of conduct; whistleblowersjudges; prosecutors

 

Il Consiglio d’Europa ha adottato nel corso degli anni una serie di testi giuridici finalizzati alla lotta alla corruzione sotto diversi aspetti, quali la criminalizzazione della corruzione nel settore pubblico e privato, la responsabilità e il risarcimento per i danni causati dalla corruzione, la condotta di funzionari pubblici e il finanziamento di partiti politici, con l’obiettivo di migliorare la capacità degli Stati di combattere la corruzione a livello nazionale e internazionale. Il monitoraggio del rispetto di questi standard è affidato al Gruppo di Stati contro la corruzione, Greco, l’ente anti-corruzione del Consiglio d’Europa.

Questo organismo – costituito nel 1999 e composto da 49 paesi – verifica in particolare il livello di conformità degli ordinamenti nazionali ai principi e alle regole anti-corruzione codificati nella Convenzione penale del Consiglio d’Europa sulla corruzione (ETS 173), nella Convenzione civile sulla corruzione, nel Protocollo addizionale alla Convenzione penale sulla corruzione, che sono gli unici tre testi in materia di corruzione del Consiglio.

Il controllo si realizza attraverso un procedimento di tipo dinamico, di mutua valutazione e controllo reciproco tra gli Stati partecipanti.

Tale meccanismo assicura un’attenta osservanza del principio di uguaglianza dei diritti e dei doveri tra tutti gli Stati membri, i quali, assumendo ora la posizione di valutato ora di valutatore, si sottopongono alle regole del Greco.

In particolare sono due le fasi nelle quali si realizza il cd. controllo “da pari a pari” tra degli Stati: nella prima, cd. procedura di valutazione orizzontale (che si sviluppa nell’ambito di diversi “cicli” che si distinguono in base alle tematiche sottoposte a verifica), un team di esperti viene designato per la valutazione dello Stato il cui assessment – basato su questionari e su una on site visit – si conclude generalmente con la formulazione delle raccomandazioni finalizzate ad indicare quali misure dovrebbe adottare per allinearsi ai principi contenute nelle fonti del Consiglio d’Europa. Nelle fasi successive viene esaminata l’attuazione delle raccomandazioni eventualmente sollevate e dunque se gli Stati (nel periodo di 18 mesi accordato) abbiano varato le eventuali riforme o gli strumenti normativi suggeriti dal Greco e, in caso positivo, il grado di adeguatezza.

L’analisi degli sforzi compiuti dagli Stati – o della loro inattività – si svolge in primis sulla base delle osservazioni scritte, accompagnate anche da documenti, prodotte dai rappresentanti degli Stati membri davanti al Greco. L’esito della prima fase confluisce nel rapporto principale, il risultato delle verifiche successive è invece sintetizzato in rapporti di cd. di conformità e di addenda (compliance e addenda) che normalmente offrono un giudizio complessivo sull’implementazione da parte del Paese di tutte le raccomandazioni ricevute. I rapporti sono adottati nel corso di assemblee plenarie alle quali partecipano le delegazioni di tutti gli Stati, chiamate ad approvare i rapporti in corso di adozione raccomandazione per raccomandazione e a votare ogni qual volta vi siano contrasti su alcuni aspetti letterali o sostanziali degli stessi. Nella loro attività, gli Stati membri sono costantemente assistiti e supportati dal Segretariato del Greco.

È di tutta evidenza che tramite questo procedimento si riescano a identificare con chiarezza le lacune esistenti nelle politiche anti-corruzione degli Stati alla luce dei principi codificati nei documenti convenzionali e a individuare le misure legislative e le riforme istituzionali idonee a colmarle, consentendo agli Stati membri di interfacciarsi su un piano di parità e in ruoli alternati, acquisendo una sempre maggiore consapevolezza del percorso da compiere. Il Greco fornisce inoltre una utilissima piattaforma di scambio e condivisione di prassi virtuose nella prevenzione e nella repressione della corruzione.

Nel 2019 il Greco ha compiuto venti anni e l’anniversario è stato celebrato con una conferenza di alto livello tenutasi a Strasburgo nel mese di giugno 2019 per fare il punto sui risultati raggiunti «nell’assistere gli Stati a migliorare la loro capacità di prevenire e combattere la corruzione, valutare le sfide attuali e anticipare le questioni emergenti».

Lo scorso 26 giugno è stato inoltre pubblicato il 19 ° Rapporto annuale sull’attività svolta nel 2018 con un particolare focus sul livello di implementazione delle raccomandazioni elevate dal Greco nei confronti dei 49 Stati membri sui temi del IV ciclo, ovvero la prevenzione della corruzione nei confronti di giudici, pubblici ministeri e membri del Parlamento. Il rapporto si propone di fornire una sintesi sullo «stato della corruzione in Europa e negli Stati Uniti» elaborata sulla base degli esiti delle valutazioni del Greco che ben consentono di tracciare anche trends generali e buone prassi nel settore.

È inoltre offerta una prima lettura sull’andamento del monitoraggio relativo al V ciclo di valutazione, sulla prevenzione della corruzione in seno alle istituzioni governative centrali e agli organismi preposti all’applicazione della legge inaugurato nei confronti di alcuni Stati. Sul punto, l’organismo ha già identificato lacune in diversi Paesi, per lo più relative all’assenza di codici di condotta per i ministri, alla gestione delle lobbies e dei conflitti di interesse, nonché alla mancanza di norme specifiche in materia di dichiarazioni patrimoniali e di immunità.

Nell’anno in esame nonostante le restrizioni di budget che hanno toccato anche il Greco, sono stati adottati 39 rapporti di valutazione, tra i quali due rapporti ad hoc nei confronti di Polonia e Romania (procedura questa che può essere attivata se il Greco riceve informazioni fondate che indicano che una riforma istituzionale, una iniziativa legislativa o una modifica di regole procedurali in uno Stato membro potrebbe comportare una seria violazione degli standard anti-corruzione del Consiglio d’Europa che siano già stati oggetto di una valutazione da parte del Greco).

«Nessun Paese è immune alla corruzione» – ha dichiarato il presidente del Greco, Marin Mrcela, – per questo servono in tutti i Paesi «misure concrete per prevenire e combattere la corruzione».

Fare affidamento sulla corruzione “percepita” e sottovalutare il potenziale insito negli strumenti di prevenzione, consente un facile accesso a comportamenti che possono risolversi in fatti di corruzione. Quando le norme etiche sono ignorate, i conflitti di interesse sottaciuti, il finanziamento dei partiti non è trasparente e il sistema giudiziario non è o non è percepito come indipendente, la corruzione trova spazi di emersione e i suoi effetti si propagano ad ogni livello, politico, sociale economico e incidono sulla rispettabilità dello Stato.

È dunque fondamentale per ogni Paese rendere più efficaci i meccanismi di prevenzione della corruzione nei diversi gangli degli ordinamenti.

Tre i punti principali segnalati nella premessa: il riconoscimento dei buoni risultati e dei progressi registrati nel ventennio trascorso dalla nascita del Greco, con l’obiettivo – utopistico – di arrivare a zero corruption; la presa d’atto tuttavia che alla fine del 2018, 16 Paesi risultano ancora rimandati e dunque in attesa di chiudere la procedura di ottemperanza al IV ciclo. A questo proposito il Presidente ha sottolineato che le raccomandazioni non sono un “optional” ma sono parte essenziale dell’impegno collettivo verso questa organizzazione, cosa che significa per ogni Stato farsi carico delle raccomandazioni e della loro implementazione, anche nei casi in cui ciò si presenta come una sfida impossibile.

Interessante il terzo punto evidenziato da Mrcela ovvero che la corruzione erode anche la protezione dei diritti umani. Si pensi all’indipendenza del potere giudiziario, alla libertà di espressione dei giornalisti e dei whistleblowers, alla libertà di associazione, all’edilizia penitenziaria, ai diritti sociali, alla discriminazione e al traffico di esseri umani. Le attività degli altri monitoring o advisory bodies del Consiglio, Greco compreso, così come la Corte Europea dei diritti dell’Uomo, hanno potuto riscontrare come spesso la corruzione si insinui in questi ambiti e supporti questi fenomeni, con conseguente danno alla tutela dei diritti fondamentali.

Il Greco ha più volte nei suoi documenti posto l’accento sul ruolo cruciale che i mezzi di informazione indipendenti e i whistleblowers svolgono nella prevenzione della corruzione, rivelando piani illeciti, conflitti di interesse e casi di corruzione, dando spazio anche nel corso delle assemblee plenarie al ricordo di figure di giornalisti perseguitati o uccisi per avere svolto il loro lavoro e di informatori vittime di azioni di ritorsione dopo avere denunciato casi di corruzione. Va detto che purtroppo ancora 14 stati membri del Greco non hanno ratificato la Convenzione Civile sulla corruzione e che 44 su 49 degli Stati hanno ricevuto una raccomandazione in tema di protezione dei whistleblower.

Dal rapporto emerge che l’unico Paese ad aver implementato tutte le indicazioni del Greco è la Finlandia; Svezia e Regno Unito si collocano al tra i più virtuosi; tra i meno obbedienti Turchia, Serbia e Portogallo. L’Italia ha implementato il 50% delle raccomandazioni del Greco riguardanti questo ciclo.

Nel complesso si osserva un rallentamento nell’attuazione delle raccomandazioni, con solo il 34% delle stesse pienamente eseguite entro l’anno. Con riferimento ai parlamentari si registra una compliance ai diktat del Greco ferma al 23%, mentre si attesta tra il 36 ed il 45% quella per i giudici e pubblici ministeri.

Importante tema infine discusso nei lavori delle assemblee plenarie del 2018 è stata la richiesta dell’Ue di entrare a far parte del Greco come osservatore e nel mese di luglio 2019 il Comitato dei Ministri, che rappresenta i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, ha accettato la richiesta dell’Unione europea di diventare un osservatore. La partecipazione dell’Unione europea all’attività del Greco consentirà di avvicinare l’Unione europea e il Consiglio d’Europa e di potenziare gli sforzi congiunti volti a rafforzare lo Stato di diritto e la lotta contro la corruzione in tutta Europa.

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Il focus delle raccomandazioni che il Greco ha elaborato e indirizzato agli Stati sui temi della prevenzione della corruzione di giudici risiede nella considerazione che i giudici sono i “guardiani” della tutela dei diritti umani e del rispetto della legge. Pertanto la loro indipendenza, integrità e imparzialità costituiscono i baluardi fondamentali per assicurare una efficace lotta alla corruzione.

Su questo solco le raccomandazioni del Greco nel 2018 si sono indirizzate nel senso di sollecitare l’adozione o scongiurare prassi e leggi che indebolissero la realizzazione dei più elevati standard nell’ambito dell’esercizio della giurisdizione. Ad es. favorendo l’adozione di codici etici adeguati e imponendo restrizioni alla carriera politica dei magistrati.

Rispetto alla categoria dei pubblici ministeri, il Greco si è invece focalizzato sulla valutazione dei criteri e della trasparenza delle procedure di nomina a uffici dirigenziali e di trasferimento dei pubblici ministeri e sulle procedure di avocazione dei casi da parte dei capi degli uffici, considerandoli pre-requisiti necessari per garantire indagini indipendenti nelle più delicate ipotesi di corruzione e per aumentare la fiducia nell’operato delle Procure.

Per quanto riguarda il nostro Paese, l’’ultimo Rapporto di conformità dell’Italia alle raccomandazioni ricevute sul tema della corruzione nei confronti di parlamentari, giudici e pubblici ministeri (IV Ciclo), è stato adottato nel dicembre 2018 (tradotto e pubblicato in italiano anche sul sito del Ministero della Giustizia).

Tale documento costituisce l’esito della procedura di conformità (non ancora definitivamente conclusa), volta ad appurare il livello di ottemperanza dell’Italia alle censure sollevate in seguito all’adozione del principale rapporto di valutazione dell’Italia su queste tematiche (adottato il 21 ottobre 2016 e pubblicato nel gennaio del 2017).

Nelle conclusioni dell’ultimo rapporto di compliance sul tema dei principi etici e regole deontologiche (in particolare sul Codice di condotta, la prevenzione dei conflitti di interesse, le donazioni e altri temi connessi), viene dato ampio riconoscimento ai progressi compiuti nel “settore” giustizia, diversamente che per l’insieme di raccomandazioni destinate ai membri del Parlamento, rispetto al quale non è stata registrata dal Greco l’adozione di misure rilevanti tali da condurre al ritiro o all’attenuazione delle stesse.

Sono state, infatti, giudicate adeguatamente ottemperate (e ritirate) le raccomandazioni che avevano ad oggetto: (ix) il Codice etico e la formazione dei magistrati sulle regole di condotta, (xii) il rafforzamento del ruolo di supervisione del Csm sui programmi organizzativi degli uffici di Procura, in virtù dell’adozione della circolare del 16/11/2017 (vii) la necessità di un miglioramento dell’efficienza del sistema giudiziario mediante l’attuazione delle preannunciate riforme in campo penale e civile (prescrizione inclusa), il reperimento delle risorse finanziarie per l’incremento delle assunzioni di personale negli uffici giudiziari e l’avanzamento del disegno di legge cd. spazza-corrotti (da gennaio 2019 diventata legge, la n.3/19).

La raccomandazione sulla prevenzione della corruzione della magistratura tributaria è stata ritenuta parzialmente adempiuta nella misura essendo stati apprezzati stati alcuni sforzi fatti nel campo della formazione dei giudici, anche in collaborazione con la Corte di Cassazione e l’Accademia e nella maggior frequenza di ispezioni in ambito disciplinare.

Inoltre il Greco ha ritenuto di accordare la parziale ottemperanza della raccomandazione xi, relativa alla necessità di un controllo più efficace sul rispetto dell’obbligo per i magistrati di dichiarare la propria situazione patrimoniale, a fronte di una positiva collaborazione prestata alla delegazione italiana della IV sezione del Csm a dimostrazione della volontà di mettere in atto i suggerimenti del Greco, previa accurata riflessione su come adeguare i nostri principi alle sue indicazioni. A tale impegno ha fatto in tempi recenti l’approvazione di una nuova circolare in materia di anagrafe patrimoniale dei magistrati (del 3 novembre 2019) che prevede l’obbligo per i magistrati di depositare una dichiarazione relativa alla situazione patrimoniale e alle sue successive variazioni. È stato altresì istituito – come suggerito dal Greco – un’attività di monitoraggio dell’adempimento affidato alla IV commissione del Csm.

Grazie all’aumento del numero complessivo delle raccomandazioni totalmente e parzialmente ottemperate nell’ambito della politica giudiziaria, il Greco è potuto pervenire ad un giudizio finale, sul livello di adeguamento dell’Italia alle prescrizioni, non globalmente insoddisfacente.

Tale risultato benché apparentemente non brillante è stato invece importante perché si è riusciti a scongiurare l’applicazione della procedura ex art. 32 del regolamento del Greco, che prevede l’adozione di una serie di misure verso lo Stato globalmente inadempiente dall’impatto molto sfavorevole, tra le quali l’invio di una missione ad hoc presso le Istituzioni del paese seriamente inottemperante.

Entro il mese di giugno 2020 l’Italia sarà di nuovo valutata sui progressi fatti per l’attuazione delle raccomandazioni ancora esistenti. Tra i temi sub judice, la raccomandazione (i) riguardante la delicata problematica del rapporto tra politica e giurisdizione, con specifico riguardo alla necessità di adottare una legge che disciplini ogni aspetto della materia, compreso il ricollocamento in ruolo, prevedendo delle limitazioni all’esercizio simultaneo delle funzione di magistrato e di membro di organi di governo locale.

Qualche cenno a parte sulla raccomandazione del Greco in materia di etica giudiziaria. Nel primo rapporto sul quarto ciclo di valutazione (2016), era stato dato ampio rilievo al fatto che la magistratura italiana avesse da sempre riconosciuto assoluta centralità ai valori di imparzialità esterna ed interna, di indipendenza, di integrità, di correttezza istituzionale, operosità ai quali deve essere improntata la vita professionale e personale del magistrato. Il nostro codice etico adottato dall’Associazione Nazionale Magistrati nel 1994, poi modificato ed aggiornato nel 2010, individua infatti principi e regole che il magistrato è tenuto a seguire per essere costantemente all’altezza delle delicate funzioni che esercita e del suo ruolo nella società ed esso è stato «…precursore anche rispetto a strumenti di soft law elaborati a livello internazionale ed europeo in materia di etica e deontologia giudiziaria».

Il Greco aveva dunque formulato la raccomandazione in questione sollecitando la magistratura affinché desse prova di maggiore concretezza nella prevenzione delle condotte scorrette attraverso una più netta descrizione delle stesse ed assicurando poi un sistema più incisivo di vigilanza sui comportamenti non conformi alle regole deontologiche, «il cui rispetto da parte del giudice costituisce la contropartita naturale dei poteri di cui dispone» (come enunciato nel parere n.3/02 del Consiglio Consultivo dei giudici europei (Ccje)

Riconoscendo il suo ruolo propulsore rispetto alla formazione dei magistrati nell’ambito della complessa disciplina della deontologia professionale e con il preciso intento di attuare quanto proposto dal Greco, l’Anm si è pertanto impegnata con una delibera ad a curare l’organizzazione presso le sezioni locali di assemblee sui temi dell’etica, focalizzandosi sugli aspetti pratici e sui profili di distinzione tra regole disciplinari e deontologiche (con attenzione specifica ai magistrati di prima nomina); ad inviare ai nuovi iscritti il codice etico, così da incrementarne la diffusione e a individuare nei presidenti delle Giunte sezionali dei punti di riferimento (tutors); ad organizzare una formazione iniziale e a lungo termine, in collaborazione con la Scuola Superiore della magistratura nelle sue articolazioni decentrate sulle questioni etiche.

Anche il Csm e la Scuola Superiore erano stati “coinvolti” dal Greco in questa operazione di promozione della formazione nella materia dell’etica giudiziaria quale strumento di prevenzione di forme di corruzione.

In particolare al paragrafo 55 del rapporto viene esplicitamente riconosciuto l’apprezzamento del Greco per «gli sforzi compiuti sia dalla Scuola superiore della magistratura che dall’Associazione nazionale magistrati al fine di attuare un programma globale, più mirato e più elaborato in materia di deontologia giudiziaria, rivolto a tutti i magistrati (giudici e pubblici ministeri, associati o meno, di carriera ed onorari). »

Il risultato del lavoro fatto, accogliendo le indicazioni del Greco e le sollecitazioni della delegazioni italiana, ha condotto al ritiro totale della raccomandazione.

Tale tema – di grande attualità – è stato affrontato anche in occasione della visita-Paese (nel febbraio 2018) da parte dei Paesi valutatori dell’Italia in ambito Nazioni Unite per verificare l’attuazione dei capitoli II e V (in materia di misure di confisca e di prevenzione) della Convenzione sulla Corruzione Uncac (ratificata con legge n.116/09) da parte dell’Italia, a dimostrazione della centralità e sempre rinnovata attenzione verso la questione etica dei pubblici funzionari e della magistratura, quale nucleo essenziale degli strumenti di prevenzione dei fenomeni corruttivi.

 

 

 

La Commissaria per i diritti umani

di Marika Ikonomu

Nel secondo semestre del 2019 e nei primi mesi del 2020, la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha sollecitato più volte – con i diversi strumenti a sua disposizione – gli Stati membri al rispetto del diritto internazionale, in materia di diritti umani, diritti dei rifugiati e diritto del mare.

Politiche di gestione della migrazione e diritti umani, violazioni dei diritti umani, Mediterraneo centrale, esternalizzazione dei controlli alle frontiere, ONG, sistema di accoglienza, attività di ricerca e soccorso (Sar), diritto alla vita, Libia, trattamenti inumani e degradanti, campo profughi di Vučjak, Memorandum d’intesa Italia – Libia.

Migration management policies and human rights, human rights violations, Central Mediterranean Sea, outsource border controls to third-countries, NGOs, reception systems, Search and Rescue (Sar) activity, right to life, Libya, inhuman and degrading treatment, Vučjak camp, Memorandum of Understanding Italy – Libya.

1. Vite salvate. Diritti protetti. Colmare le lacune in materia di protezione dei rifugiati e migranti nel Mediterraneo. La raccomandazione della Commissaria per i diritti umani / Lives saved. Rights protected. Bridging the protection gap for refugees and migrants in the Mediterranean. The Commissioner’s Recommendation, 18 giugno 2019

«L’approccio degli Stati europei in tema di migrazione nel Mediterraneo centrale si è focalizzato eccessivamente sulle azioni che impediscono ai rifugiati e ai migranti di raggiungere le coste europee, e in modo insufficiente sugli aspetti umanitari e sui diritti umani. Tale approccio ha portato a gravi conseguenze», ha affermato Dunja Mijatović in occasione della presentazione del nuovo documento. Gli Stati membri, in tempi recenti, hanno politicizzato una questione umanitaria, adottando strumenti normativi in evidente contrasto con la legislazione internazionale.

Le problematiche rilevate dalla Commissaria nell’approccio adottato dagli Stati membri sono, anzitutto, «l’esternalizzazione dei controlli alle frontiere verso Paesi terzi per tenere lontani i rifugiati e i migranti dalle coste europee», l’adozione di misure restrittive che hanno di fatto incentivato il traffico di esseri umani, nonché la criminalizzazione delle azioni, non solo delle ONG ma anche di capitani di imbarcazioni commerciali o da pesca che hanno rispettato il diritto del mare, salvando esseri umani; problematiche che hanno avuto «un terribile costo in termini di vite umane».

La Commissaria per i diritti umani, dunque, redige 35 raccomandazioni dirette a tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa con l’obiettivo di offrire un aiuto per individuare il giusto equilibrio tra i diversi imperativi. Le aree d’azione individuate sono cinque:

  • Efficaci operazioni di ricerca e soccorso: è necessario rendere più efficace il coordinamento delle operazioni di salvataggio e, per fare ciò, vengono evidenziate differenti modalità, quali ad esempio garantire che i propri Centri di Coordinamento del Soccorso siano operativi e in grado di dare risposte immediate, assicurare a coloro che salvano esseri umani che non dovranno far fronte a procedimenti amministrativi o penali, o ancora contribuire con risorse economiche alle attività Sar per costruire un sistema efficiente e pienamente operativo.
  • Sbarco tempestivo e sicuro delle persone soccorse: occorre che le autorità coinvolte nel coordinamento delle operazioni assicurino il rispetto dei diritti umani, valutando il grado di sicurezza di un luogo di sbarco tenendo conto di tutte le componenti, tra le altre il «rischio di persecuzioni, torture o trattamenti inumani e degradanti, compreso il rischio di respingimenti a catena». Gli Stati membri coinvolti in un’operazione SAR dovrebbero assicurare una cooperazione tale da permettere lo sbarco tempestivo dei naufraghi e «in nessuna circostanza i disaccordi tra gli Stati membri in merito alle responsabilità di sbarco possono mettere a rischio i diritti umani delle persone soccorse» (racc. n. 15).
    Il punto 16 della raccomandazione invita gli Stati dell’Unione Europea a definire rapidamente un sistema di accoglienza condiviso, che assicuri la condivisione delle responsabilità e garantisca l’accesso alle procedure di asilo, nonché un adeguato supporto legale. Si riafferma infine il principio di non respingimento (non refoulement) – sancito dall’art. 33 della Convenzione di Ginevra – vale a dire il divieto di ricondurre le persone “verso i confini di territori in cui la vita o la libertà sarebbero minacciate a motivo della razza, della religione, della cittadinanza, dell’appartenenza a un gruppo sociale o delle opinioni politiche”.
  • Cooperazione con le Ong: si invitano gli Stati a «evitare qualsiasi retorica stigmatizzante e cessare qualsiasi azione vessatoria a livello politico, giudiziario e amministrativo», favorendo il lavoro di tali organizzazioni.
  • Cooperazione con Paesi terzi: si sanciscono i principi fondamentali della trasparenza e responsabilità su cui la cooperazione in materia di migrazione con paesi terzi deve fondarsi. Considerate le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate in Libia, è necessario valutare tutte le attività di cooperazione con la guardia costiera libica e «sospenderle fino a che non vengano date chiare garanzie sul rispetto dei diritti umani».
  • Vie sicure e legali per prevenire viaggi irregolari e pericolosi via mare: modificando le proprie politiche, gli Stati membri dovrebbero delineare meccanismi che favoriscano percorsi sicuri e legali.

La Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa con tale documento invita dunque gli Stati ad affrontare le situazioni presentate con un approccio olistico, sottolineando che «proteggere i diritti umani e avere efficaci politiche di gestione della migrazione non sono obiettivi in competizione».

Per approfondire:

  • Commissioner for Human Rights, Recommendation on ‘Lives saved. Rights protected. Bridging the protection gap for refugees and migrants in the Mediterranean’

https://rm.coe.int/lives-saved-rights-protected-bridging-the-protection-gap-for-refugees-/168094eb87

  • Watch a video summary of the Recommendation

www.youtube.com/watch?v=_MlaJsQi2Pk&feature=youtu.be

  • Convenzione di Ginevra del 1951 – Convenzione sullo statuto dei rifugiati

www.unhcr.it/wp-content/uploads/2016/01/Convenzione_Ginevra_1951.pdf 

2. Intervento di terzi ex 36 § 3 della Convenzione Edu nella causa S.S. e altri c. Italia / Third party intervention before the ECHR, S.S. and others v. Italy, 15 novembre 2019.

Il 22 novembre 2019, la Commissaria per i diritti umani ha pubblicato le sue osservazioni scritte – ex art. 36 § 3 della Convenzione – alla Corte Edu, in merito alla causa S.S. e altri c. Italia, relativa alle violazioni dei diritti umani di un gruppo di migranti, intercettati e soccorsi nel Mar Mediterraneo e successivamente riportati in Libia.

Richiamando la Raccomandazione «Vite salvate. Diritti protetti» e ricordando che il dovere di salvare chi si trova in stato di pericolo in mare costituisce uno dei primi obblighi dettati dalla legge del mare, la Commissaria Mijatović analizza dettagliatamente le azioni degli Stati membri e le conseguenze delle loro decisioni di esternalizzare le frontiere, nonché il rischio di gravi violazioni dei diritti umani per i migranti in caso di rientro forzato in Libia.

L’effettiva protezione e promozione dei diritti umani dei richiedenti asilo, rifugiati e migranti, sia sulla terra ferma sia per mare, richiede un adempimento totale della legislazione internazionale relativa al diritto del mare, ai diritti umani e al diritto dei rifugiati, da parte degli Stati; normative che operano in sinergia tra loro. Evidenziando la particolare rilevanza della tutela del diritto alla vita, la Commissaria denuncia l’incremento dei rientri forzati dei migranti in Libia, diretti dalla Guardia Costiera libica, e in particolare dei rientri nei centri di detenzione, luoghi di torture e trattamenti inumani e degradanti. Tale incremento è il prodotto delle politiche migratorie adottate dagli Stati membri negli ultimi anni, pur essendo gli Stati europei a conoscenza delle gravi violazioni dei diritti umani in corso nel Paese.

Un ulteriore elemento fondamentale, per la Commissaria, concerne le richieste di soccorso provenienti da qualsiasi zona di ricerca e soccorso (Sar), di fronte alle quali gli Stati membri sono tenuti ad assumersi responsabilità per le operazioni di salvataggio, evitando il continuo trasferimento di responsabilità ad altre autorità, qualora tale trasferimento esponga le persone, che si trovano in mare in situazioni di emergenza, a gravi violazioni dei diritti garantiti dalla Convenzione Edu.

Il documento infine si conclude con l’invito a condurre le operazioni di soccorso – rispettose dei diritti umani – senza compromettere la sicurezza in mare, ostacolare l’effettività di tale soccorso e, soprattutto, evitando che i naufraghi vengano riportati in luoghi non sicuri.

 

FONTI:

https://rm.coe.int/third-party-intervention-before-the-european-court-of-human-rights-app/168098dd4d

3. Visita in Bosnia ed Erzegovina, campo di Vučjak / Country visit report on Bosnia and Herzegovina, Vučjak camp, 6.12.2019 – Dichiarazione relativa al campo di Vučjak / Statement on Vučjak migrant camp, 11.12.2019

La Commissaria per i diritti umani, all’esito della sua visita in Bosnia ed Erzegovina, denuncia le condizioni in cui centinaia di persone – tra cui uomini, donne e minori – sono costrette a vivere nel campo di Vučjak. Le condizioni di vita, peggiorate a causa delle temperature rigide, sono drammatiche: la Commissaria scrive nel report che «esseri umani, tra cui diversi minori, sono ammassati nel fango, dove prima sorgeva una discarica di rifiuti, accanto ad alcune aree dove vi sono ancora mine antiuomo. Non hanno acqua corrente e le condizioni sanitarie e igieniche sono tragiche. Molte persone non dispongono di vestiti e scarpe adeguate. È disumano e inaccettabile permettere che esseri umani vivano in tali condizioni».

Parte della missione la visita ad altri centri di accoglienza del Paese, quali quelli di Bihać, Cazin (situato nel Cantone dell’Una-Sana, a nordovest) e del Cantone di Sarajevo: nonostante le situazioni riscontrate in questi luoghi siano migliori rispetto al campo di Vučjak, in diversi casi le condizioni rimangono inferiori agli standard minimi.

Dunja Mijatović sollecita quindi le autorità della Federazione di Bosnia ed Erzegovina e della Republika Srpska (le due entità politiche che compongono lo Stato) perché vi sia una spartizione equa delle responsabilità in tema di accoglienza, si adottino misure immediate e soprattutto perché vengano risolti i problemi strutturali relativi al trattamento dei migranti e dei richiedenti asilo: «l’attuale sistema disfunzionale rende molto difficoltosa l’identificazione dei migranti e la tutela delle loro esigenze, così come l’accesso al diritto di asilo e la protezione delle vittime di trafficanti di essere umani, in particolar modo per quanto concerne i cd. minori stranieri non accompagnati».

La Commissaria Mijatović dunque, date le condizioni di vita vergognose (shameful) di centinaia di persone, richiede un intervento da parte delle autorità interne, affinché ricollochino tali soggetti e garantiscano loro sistemazioni dignitose.

Dunja Mijatović denuncia infine i violenti respingimenti operati dalla polizia croata, accusata di percuotere i migranti e spogliarli dei loro averi. Tali respingimenti violano la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e impediscono l’accesso alle garanzie legali previste dal diritto internazionale, primo tra tutti il diritto di richiedere e godere dell’asilo.

Con la dichiarazione dell’11 dicembre 2019, la Commissaria accoglie positivamente la notizia dello smantellamento del campo di Vučjak, ringraziando i principali attori ed evidenziando l’importanza dell’avvenuta cooperazione tra lo Stato, le autorità dei Cantoni di Una-Sana e di Sarajevo, nonché le diverse organizzazioni umanitarie e internazionali impegnate sul tema. Con tale dichiarazione Dunja Mijatović, rivolgendosi al Governo, rinnova infine l’invito ad assumersi pienamente le proprie responsabilità al fine di assicurare il rispetto dei diritti umani di rifugiati e migranti.

4. Appello al Governo italiano sul Memorandum d’Intesa Italia-Libia / Commissioner calls on the Italian government to suspend the Memorandum of Understanding between Italy and Libya, 31 gennaio 2020.

«Il Memorandum d’Intesa tra l’Italia e la Libia si rinnoverà automaticamente il prossimo 2 febbraio. Mi rammarica il fatto che le autorità non abbiano disfatto tale accordo o – come minimo – non abbiano cambiato i termini dell’accordo», ha affermato la Commissaria.

Come già emerso dalla Raccomandazione e dall’intervento davanti alla Corte Edu, Dunja Mijatović denuncia la cooperazione tra il Governo italiano e la Guardia Costiera libica, il cui operato ha provocato l’incremento del ritorno dei migranti sul territorio libico, luogo di gravi violazioni dei diritti umani e divenuto in tempi recenti terreno di un conflitto armato. Sollecitando il Governo perché sospenda tali accordi, la Commissaria invita l’Italia, così come gli altri Stati membri, a sostenere le azioni delle organizzazioni internazionali, volte a liberare rifugiati, richiedenti asilo e migranti dai centri di detenzione libici, nonché a porre le basi per la creazione di corridoi umanitari. Per prevenire altre morti nel Mediterraneo centrale, gli Stati membri devono inoltre garantire la presenza di imbarcazioni dedite ad attività di ricerca e soccorso.

La Commissaria conclude il monito chiedendo agli Stati di assumersi le proprie responsabilità, poiché «queste tragedie si sono protratte per troppo tempo, con il contributo degli Stati europei. È necessario che l’Italia, l’Unione Europea e tutti gli Stati membri assumano un ruolo attivo e interrompano tali violazioni».

 

Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati

Il 18 dicembre 2019, la Segretaria Generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, in occasione della Giornata internazionale per i diritti dei migranti, ha annunciato che la carica di rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati è stata ricoperta dall’Ambasciatore Drahoslav Štefánek. Il mandato ha avuto ufficialmente inizio il 15 gennaio 2020.

Un giurista di formazione e diplomatico di carriera, Štefánek ha ricoperto diversi ruoli in organi nazionali e organizzazioni internazionali. Tra gli altri, nella sezione Affari europei e diritti umani presso il Ministero degli Esteri slovacco ed Rappresentante Permanente della Repubblica Slovacca presso il Consiglio d’Europa.

 

 

 

Pillole dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa
Settembre 2019 - Gennaio 2020

di Eleonora Montanaro

 

PAROLE CHIAVE IT/ENG:

Comitato dei Ministri, riunione ministeriale, presidenza georgiana, povertà infantile, Commissione Europea contro Razzismo e Intolleranza, intelligenza artificiale, Giornata Mondiale dei Diritti Umani, Raccomandazione tutela minori non accompagnati.

Committee of Ministers, ministerial meeting, Georgian presidency, child poverty, implementing European Court of Human Rights judgements, European Commission against Racism and Intolerance, artificial intelligence, Human Rights Day, Recommendation for unaccompanied migrant children.

 1. Il Consiglio d’Europa celebra 25 anni di lotta contro il razzismo e l’intolleranza / The Council of Europe marks 25 years of the fight against racism and intolerance

Per celebrare il 25° anniversario della Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (Ecri) si è tenuta a Parigi, in data 26 e 27 settembre 2019, una conferenza nella quale si è tracciato un bilancio delle azioni intraprese fino ad oggi, nonché dei progressi raggiunti dalla comunità internazionale nella lotta contro razzismo e intolleranza. La conferenza ha rappresentato tuttavia anche un’importante occasione di incontro per discutere e cercare di dare una risposta alle nuove e numerose sfide poste nel campo della lotta alle discriminazioni.

Tra i principali temi discussi durante la conferenza da ministri, rappresentanti delle organizzazioni internazionali ed esponenti della società civile troviamo alcune delle problematiche fondamentali che le istituzioni si trovano ad affrontare oggigiorno: per esempio, l’importanza di un’integrazione efficace delle persone esposte al razzismo e all’intolleranza all’interno delle diverse comunità, il sempre più necessario e fondamentale utilizzo delle nuove tecnologie per prevenire e combattere la discriminazione; ed inoltre l’azione di contrasto nei confronti dei contenuti d’odio soprattutto per quanto riguarda le piattaforme online, che si trovano ad affrontare una evoluzione continua.

I lavori della Conferenza sono stati aperti da Amélie de Montchalin, Segretaria di Stato francese per gli Affari Europei, nonché rappresentante dell’allora presidenza francese del Comitato dei Ministri del CdE, che durante il suo discorso ha ricordato che espressioni di odio, razzismo, intolleranza e anti-semitismo continuano a costituire una minaccia nei confronti dei valori comuni condivisi dagli stati membri del Consiglio d’Europa, che si impegnano a proteggere attivamente chiunque sia vittima di questi attacchi. La Segretaria di Stato ha poi ricordato due iniziative francesi messe in atto in questo campo d’azione: la prima riguarda una proposta di legge sui contenuti di odio, che richiede alle piattaforme ed ai motori di ricerca di eliminare questo tipo di contenuti durante le successive 24 ore; la seconda invece ha l’obiettivo di costituire un osservatorio sull’insegnamento della storia in Europa. È stato infatti ricordato come l’insegnamento della storia sia fondamentale nel creare consapevolezza nelle future generazioni, aiutandole a capire il passato per preservare i valori comuni nel presente. Rimane quindi responsabilità delle istituzioni creare un ambiente in cui questi importanti valori di pace e riconciliazione vengano tramandati, in modo che le scuole si trovino in prima linea nella lotta contro razzismo, intolleranza e anti-semitismo.

Per approfondire:

  • Il Consiglio d’Europa celebra 25 anni di lotta contro il razzismo e l’intolleranza:

www.coe.int/en/web/portal/full-news/-/asset_publisher/G1HzNnHvk6ky/content/the-council-of-europe-marks-25-years-of-the-fight-against-racism-and intolerance?_101_INSTANCE_G1HzNnHvk6ky_languageId=it_IT .

  • Discorso di Amélie de Montchalin:

www.coe.int/en/web/presidency/news/-/asset_publisher/rJqXXe1tYw6D/content/25-ans-de-l-ecri?_101_INSTANCE_rJqXXe1tYw6D_languageId=it_IT .

 

  1. Nuove line guida per l’assunzione ed il traning del personale delle prigioni e che si occupa di libertà vigilata / New guidelines for recruitment and training of prison and probation staff

 

Il 6 novembre 2019 il Consiglio d’Europa ha emesso una serie di linee guida che hanno lo scopo di assistere i 47 stati membri nel migliorare l’assunzione, l’educazione, il training e lo sviluppo professionale del personale operante all’interno dei penitenziari e che si occupa in particolare di libertà vigilata. Queste linee guide sono state sviluppate rispettando i diversi criteri oggigiorno in vigore all’interno dei paesi, e costituiscono un modo di condividere le buone pratiche per quanto riguarda il settore penitenziario. Il documento sottolinea in modo particolare alcuni principi che i governi e le istituzioni dovrebbero impegnarsi a rispettare, per esempio, garantire un giusto numero di impiegati con un livello adeguato di preparazione che permetta uno sviluppo delle pratiche lavorative in modo etico e professionale.

Le linee guida contengono poi specifiche raccomandazioni che riguardano i livelli di educazione e training a cui lo staff deve essere sottoposto, nonché i criteri che devono regolarne i processi di assunzione, quali la trasparenza e l’etica professionale. In particolare, l’assunzione deve essere finalizzata ad una massimizzazione delle risorse, che devono essere differenziate a seconda del backgroud culturale e linguistico, per meglio affrontare problematiche legate ai diversi bisogni delle persone sospettate od indagate. Questa garanzia di differenziazione all’interno delle risorse deve essere incoraggiata anche per quanto riguarda i posti vacanti ed il processo di selezione del personale, che deve risultare competitivo in modo da garantire ad un elevato numero di candidati di partecipare.

Inoltre, le linee guida evidenziano l’importanza di fornire al personale dei penitenziari un’adeguata formazione e training per quanto riguarda aree specifiche di lavoro, nonché la necessità di un sistema di valutazione annuale delle performance che renda possibile un maggiore sviluppo professionale della carriera del personale e che tenga in considerazione anche un codice etico che dovrebbe essere disponibile pubblicamente.

Il Comitato dei Ministri ha invitato gli stati membri a disseminare tra le autorità nazionali competenti il documento, le cui linee guida sono state sviluppate a seguito della 22° Conferenza dei Direttori di Prigione e Servizi di Libertà Vigilata del Consiglio d’Europa (Council of Europe Conference of Directors of Prison and Probation Services-CDPPS), tenutosi a Lillestrøm, in Norvegia nel giugno 2017, e in cui si è discusso appunto di selezione, training e sviluppo del personale.

 

Per approfondire:

  • Nuove linee guida per l’assunzione e il training del personale:

https://search.coe.int/cm/Pages/result_details.aspx?ObjectID=09000016809661fd

  • Conferenze dei Direttori di Prigione e Servizi di Libertà Vigilata

https://www.coe.int/en/web/prison/conferences

  1. Intelligenza artificiale: è possibile inquadrarla normativamente? / Artificial intelligence: is a legal framework feasible?

 

Il Comitato ad hoc sull’intelligenza artificiale è un comitato intergovernativo costituito dal Comitato dei Ministri del CdE per esaminare la possibilità di inquadrare normativamente lo sviluppo e l’applicazione dell’intelligenza artificiale sulla base dei principi del Consiglio d’Europa, fondati su diritti umani, democrazia e stato di diritto. Il primo incontro del Comitato si è tenuto a Strasburgo dal 18 al 20 novembre 2019 e ha visto la partecipazione di rappresentanti provenienti da tutti i 47 stati membri.

Questo primo incontro, aperto dal Vicesegretario Generale Gabriella Battaini-Dragoni, ha fornito la possibilità di discutere sull’impatto dell’applicazione dell’intelligenza artificiale sia sui singoli cittadini che sulla società nel suo complesso, concentrandosi sui sistemi normativi esistenti a livello internazionale per quanto riguarda questo importante argomento. Inoltre, il Comitato ha esaminato le diverse politiche e strategie attuate dai singoli stati, nonché le diverse iniziative portate avanti dal Consiglio d’Europa stesso e da altre organizzazioni che lavorano nel campo dell’IA.

Il Cahai (Ad Hoc Committee on Artificial Intelligence) ha in seguito discusso anche la fattibilità di un inquadramento normativo dell’intelligenza artificiale, da completare attraverso molteplici consultazioni con diversi stakeholders del settore privato e associazioni della società civile. Tra gli argomenti più importanti affrontati all’interno di questo studio di fattibilità vengono rilevati anche il bisogno di una definizione comune di intelligenza artificiale, la determinazione dei suoi rischi e diverse opportunità di sviluppo, nonché l’impatto dell’IA sui diritti umani, lo stato di diritto e la democrazia e la convenienza di istituire un quadro normativo vincolante.

Per approfondire:

  • Comitato Ad Hoc sull’Intelligenza Artificiale:

https://www.coe.int/en/web/artificial-intelligence/Cahai

  • Discorso del Vicesegretario Generale:

https://www.coe.int/en/web/deputy-secretary-general/-/opening-of-the-1st-meeting-of-the-ad-hoc-committee-on-artificial-intelligence-Cahai-

  • Il Consiglio d’Europa e l’Intelligenza Artificiale

https://www.coe.int/en/web/artificial-intelligence/home

  1. Presidenza del Comitato dei Ministri: la Georgia succede alla Francia / Committee of Ministers: Georgia takes over Presidency from France

 

Il 27 novembre scorso, la Presidenza del Comitato dei Ministri è passata dalla Francia alla Georgia, che ricoprirà questo importante ruolo fino a maggio 2020. Durante la cerimonia, che si è tenuta durante la riunione settimanale del Comitato dei Ministri, la Segretaria di Stato francese, incaricata agli Affari Europei Amélie de Montchalin è intervenuta, presentando i risultati raggiunti dalla Presidenza uscente.

Il nuovo presidente del Comitato dei Ministri, David Zalkaliani, Ministro degli Affari Esteri della Georgia ha poi esposto le priorità sulle quali si concentrerà la sua Presidenza, tra le quali occupano un posto principale la protezione dei diritti umani e dell’ambiente, la partecipazione della società civile nei processi decisionali, una giustizia che sia maggiormente focalizzata sul benessere di bambini e minori e l’importanza del rafforzamento della democrazia attraverso l’educazione, la cultura ed il coinvolgimento dei giovani.

Una delle prime importanti ricorrenze che la nuova Presidenza si è trovata ad affrontare è stata la celebrazione, in data 10 dicembre 2019, della Giornata Mondiale dei Diritti Umani, istituita proprio a ricordo della data in cui, nel 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Ad esso è seguita poi, nel 1950, la Convenzione Europea sui Diritti Umani, istituita dal CdE, che si impegna a proteggere i principi basilari delle libertà fondamentali e dei diritti umani, tramite un sistema effettivo di regole che consentono a milioni di cittadini in Europa di salvaguardare i propri diritti.

Il Presidente del Comitato dei Ministri, David Zalkaliani, Ministri degli Affari Esteri georgiano, ha quindi ricordato in modo particolare durante questa giornata tutti coloro che hanno collaborato al raggiungimento di questi importanti traguardi nel corso della storia. Egli ha sottolineato poi che la Presidenza georgiana indirizzerà la sua azione verso il mantenimento delle priorità del Consiglio d’Europa, focalizzandosi sui progressi già effettuati e sulle sfide che il futuro pone continuamento.

 

Per approfondire:

  • Discorso di Amélie de Montchalin sui risultati della Presidenza francese:

https://search.coe.int/cm/Pages/result_details.aspx?ObjectId=090000168098f5c9

  • Dettaglio delle priorità della nuova Presidenza georgiana:

https://search.coe.int/cm/Pages/result_details.aspx?ObjectId=090000168098e8a4

  1. Povertà infantile: dichiarazione del Comitato dei Ministri / Child poverty: Committee of Ministers’ statement

 

Durante la sua riunione dell’11 dicembre 2019, il Comitato dei Ministri ha espresso preoccupazione per quando riguarda gli alti tassi di povertà tra la popolazione giovane in Europa, e le crescenti disuguaglianze che la caratterizzano.

I giovani sono stati infatti la fascia della popolazione maggiormente colpita dalle misure di austerità che hanno seguito la crisi economica del 2008 ed hanno rappresentano un rischio di povertà ad esclusione sociale più elevato rispetto a quello che ha riguardato la fascia adulta della popolazione. Secondo un rapporto dell’UNICEF infatti, quasi 385 milioni di bambini (il 19.5% della popolazione infantile mondiale) vive in condizioni di povertà estrema.

In data 11 novembre il Comitato dei Ministri ha quindi adottato una Dichiarazione che urge gli stati membri a:

  • implementare la Strategia del CdE per i Diritti dei Bambini (2016-2021),
  • aumentare i fondi per quando riguarda i programmi di protezione dei minori, l’educazione, i servizi sociali;
  • migliorare i servizi di assistenza ai giovani, specialmente per quanto riguarda le persone che si trovano in situazioni vulnerabili come per esempio i bambini senza cure parentali, i disabili, i bambini appartenenti a gruppi di minoranze o migranti;
  • considerare i bisogni primari dei giovani ed incoraggiarne la partecipazione nello sviluppo di politiche incentrate sulla loro protezione.

Per quanto riguarda le azioni descritte sopra, la Carta Sociale Europea revisionata indica uno standard minimo di protezione dei diritti umani dei bambini, in particolare includendo i diritti alla protezione della loro salute, educazione, formazione, assistenza medica e sociale. Inoltre, l’articolo 30 della Carta garantisce il diritto ad essere protetti contro la povertà e l’esclusione sociale ed esige che gli stati membri adottino un approccio generalmente coordinato per combattere la povertà infantile.

Il Consiglio d’Europa ha anche pubblicato recentemente un report sulla «Protezione del bambino dalla povertà: il Ruolo dei Diritti del Consiglio d’Europa».

Per approfondire:

  • Strategia del Consiglio d’Europa per i Diritti dei Bambini:

https://www.coe.int/en/web/children/children-s-strategy

  • Carta Sociale Europea:

https://www.coe.int/en/web/european-social-charter

  • Report sulla “Protezione del bambino dalla povertà: il Ruolo dei Diritti del Consiglio d’Europa”:

https://rm.coe.int/protecting-the-child-from-poverty-the-role-of-rights-in-the-council-of/168098c54c

  1. Il Comitato dei Ministri adotta una raccomandazione sulla custodia legale per minori non accompagnati in situazioni migratorie / Committee of Ministers adopts recommendation on guardianship for unaccompanied children in migration situations

 

Nella stessa riunione, l’11 dicembre, il Comitato dei Ministri ha inoltre adottato un Raccomandazione agli Stati membri incentrata sulla creazione di un sistema efficace che tuteli per i minori non accompagnati e separati nel contesto della migrazione.

La migrazione, infatti, pone i minori in una situazione di estrema vulnerabilità, specialmente se separati dai propri genitori e non accompagnati. Spesso, inoltre, questi minori si trovano in situazioni di estremo pericolo perché il rischio di violazione dei loro diritti umani e libertà fondamentali è molto elevato. Essi si trovano a fuggire dalle loro famiglie per diversi motivi: la necessità di scappare da situazioni di conflitti, violenze, cambiamenti sociali o ambientali, la possibilità di ricongiungersi con un membro della propria famiglia, o semplicemente la volontà di ricercare migliori condizioni sociali, economiche e culturali.

Questa Raccomandazione ha come obbiettivo quindi quello di assicurare a migranti minori non accompagnati o separati dai loro genitori il rispetto dei diritti fondamentali, in linea con gli standard internazionali ed europei. Il testo mira soprattutto ad assicurare a questi minori la possibilità di una custodia effettiva e appropriata, che sia focalizzata sui diritti e specifici bisogni dei minori.

Le linee guida di applicazione della Raccomandazione sono rivolte ai responsabili politici ed ai professionisti nazionali che operano per assicurare protezione, accoglienza, benessere e assistenza ai minori non accompagnati e separati, attraverso la loro completa tutela. Le linee guida hanno come obbiettivo primario quello di coadiuvare le istituzioni nazionali nell’elaborazione di legislazioni e politiche pubbliche volte a garantire ai minori l’accesso alla giustizia ed a rimedi efficaci, nonché a migliorare la cooperazione ed il coordinamento tra i soggetti interessati per garantire che i minori non vengano sottoposti a violenza, lavoro forzato o altre pratiche di sfruttamento. Le linee guida raccomandano quindi l’adozione di quadri normativi che prevedano una nomina tempestiva di tutori adeguati, qualificati e sostenuti nel loro lavoro, nonché la raccolta di dati ed il continuo monitoraggio del loro mandato da parte di autorità competenti.

Nello specifico, l’attuazione di questa Raccomandazione sarà assicurata dal Comitato direttivo per i diritti dell’Infanzia (Cdenf) del CdE, che costituirà anche il momento di incontro periodo per quanto riguarda lo scambio di buone pratiche volte a rafforzare i sistemi nazionali di sicurezza.

Per approfondire:

  • Council of Europe Committee for the Rights of the Child (CDENF):

https://www.coe.int/en/web/children/

  • Testo della Raccomandazione:

https://search.coe.int/cm/Pages/result_details.aspx?ObjectId=0900001680993db7

 

 

 

Pillole dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa
Settembre 2019 - Gennaio 2020

di Silvia Moretti

 

PAROLE CHIAVE IT/ENG:

Presidenza georgiana, Convenzione europea dei diritti dell’uomo, Sessione autunnale, Migrazione, Russia, rifugiati climatici, Macron, sessione invernale, Polonia, giorno della memoria

Georgian Presidency, European Convention on Human Rights, Autumn Session, Migration, Russia, Climate Refugees, Macron, Winter Session, Polonia, International Holocaust Remembrance Day

 

Questo articolo illustra le ultime due riunioni dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), tenutesi tra ottobre-novembre e gennaio. Si parlerà della seduta della Commissione permanente e del cambio di presidenza, dalla francese alla georgiana, nonché dell’importante anniversario dei 70 anni del Consiglio d’Europa. Andando ad illustrare le due sedute dell’Apce, analizzeremo i principali temi discussi durante queste due assemblee, i rapporti votati dall’Assemblea e gli appuntamenti futuri.

 

 

  1. La Commissione permanente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa si incontra a Strasburgo/ The Parliamentary Assembly of the Council of Europe Standing Committee meets in Strasbourg

La Commissione permanente dell’Apce si è riunita in data 29 novembre 2019 per il cambio di presidenza del Comitato dei Ministri. In questa occasione, i parlamentari si riuniscono per avere un colloquio con il ministro degli esteri dello stato che succederà alla presidenza, in questo caso la Georgia, e discutere sugli obiettivi della presidenza nonché per continuare la discussione sui temi politici cogenti e l’approvazione di risoluzioni e raccomandazioni.

La Commissione è stata aperta con il discorso della Presidente Liliane Maury Pasquier, la quale ha salutato con entusiasmo il XXesimo anniversario dell’entrata della Georgia nel Consiglio d’Europa ed ha elencato le priorità di questa presidenza. La presidente ha poi ricordato l’importante ruolo che ha avuto la cooperazione tra Assemblea e Comitato dei Ministri nella realizzazione di questi come di molti altri obiettivi di cui il Consiglio d’Europa si è fatto promotore nelle precedenti presidenze. Da ultimo, la Presidente ha ribadito l’importanza che l’uguaglianza di genere ha avuto durante la sua presidenza e che deve continuare ad avere in futuro.

Il ministro degli esteri georgiano David Zalkaliani ha preso la parola per spiegare i quattro punti che la presidenza vuole promuovere nel semestre, elencando i motivi che hanno portato a tali decisioni e le modalità con le quali questi obiettivi verranno implementati. Diritti umani e protezione ambientale, partecipazione civile al processo decisionale, promozione della giustizia a misura di minore, promozione della democrazia attraverso educazione, cultura e coinvolgimento dei giovani sono i quattro obiettivi della presidenza georgiana. In particolar modo il primo obiettivo, Diritti umani e protezione ambientale, non considerato dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo ma incorporata tramite disposizioni della Corte, viene considerato dalle Georgia un obiettivo di grande rilievo e per questo verranno organizzate due conferenze internazionali a Strasburgo tra febbraio ed aprile 2020. Il terzo obiettivo, promozione della giustizia a misura di minore, è stato ispirato dalla Strategia nazionale per i diritti umani (National Human Rights Strategy) 2014-2020 e dalla riforma del sistema georgiano.

In conclusione, sono stati discussi i documenti Human rights and business – what follow-up to Committee of Ministers, Recommendation CM/Rec(2016)3 e Interpol reform and extradition proceedings: building trust by fighting abuse della commissione Questioni legali e diritti umani (Legal Affairs and Human Rights), The societal impact of the platform economy della commissione Questioni sociali, salute e sviluppo sostenibile ed infine Role of education in the digital era: from ‘digital natives’ to ‘digital citizens’ della commissione Cultura, scienza, educazione e media

Il prossimo meeting si terrà in data 6 marzo 2020 a Parigi.

Per approfondire:

  • Draft Agenda:

http://www.assembly.coe.int/LifeRay/APCE/pdf/SCs/2019/AS-PER-2019-OJ-03-EN.pdf

  • Draft Minutes:

http://www.assembly.coe.int/LifeRay/APCE/pdf/SCs/2019/AS-PER-2019-PV-03-EN.pdf

FONTI:

 

Standing Committee a Strasburgo, novembre 2019 (visto: 31/01/2020):

http://www.assembly.coe.int/nw/Page-EN.asp?LID=2019SC3

 

Draft Minutes:

AS/Per (2019) PV 03 FR

 

 

  1. Assemblea Parlamentare di novembre 2019: Chiusura del semestre francese/ Parliamentary Assemmbly Novembre 2019: Closure of French Semester

 

A cavallo tra fine settembre e inizio ottobre si è tenuta la seduta autunnale dell’Assemblea Parlamentare, nonché l’ultima Assemblea del semestre francese. Durante questa APCE sono stati discussi come urgenti i temi delle migrazioni nel mar mediterraneo e le violazioni dei diritti umani in Russia. Sono stati presi in esame, tra gli altri temi, lo status legale dei rifugiati climatici (climate refugees), le ONG, la discriminazione di genere e la lotta contro il cancro. Tra gli ospiti di spicco, il presidente francese Emmanuel Macron.

 

2.1 L’anniversario del Consiglio d’Europa ed il discorso del presidente Emmanuel Macron: 70 anni di un continente più democratico/ The Council of Europe Anniversary and The Emmanuel Macron Speech: 70 Years of a More Democratic Continent

 

Durante il secondo giorno di Assemblea Parlamentare si sono tenute le celebrazioni per l’anniversario dei 70 anni del Consiglio d’Europa.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha preso la parola per concludere il semestre di presidenza francese e per ricordare il 70esimo anniversario della nascita del Consiglio d’Europa. Il presidente ha ricordato come il Consiglio abbia avuto un ruolo fondamentale per il progredire dei diritti fondamentali, della democrazia e dello stato di diritto (rule of law). Il consiglio ha reso il nostro continente «più democratico» attraverso la quasi totale eliminazione della pena di morte, della tortura ed attraverso la creazione della Convenzione dei diritti umani (Convention on Human Rights) e della Carta sociale europea (European Social Charter). Insieme abbiamo creato un’unità sulla base di valori comuni, definita da Macron una «common European home», la quale ci ha permesso di superare sfide importanti come quella russa e sarà essenziale per affrontare le sfide che oggi ci si presentano, ovvero il terrorismo, la crisi del multiculturalismo, la crisi migratoria. Il presidente Macron ha poi concluso ricordando come le divergenze (controversy) tra gli stati sono essenziali e che, come insegna la storia, sono un lusso della democrazia.

Finita l’Assemblea Parlamentare, la commemorazione vera e propria ha avuto luogo presso l’Opera di Strasburgo. Qui la Presidente, Liliane Maury Pasquier, ha ripercorso la storia del Consiglio, «nato alla fine di due guerre mondiali che hanno provocato una spaventosa tragedia umana e morale per tutta l’umanità» («born at the end of two world wars that have been a frightful human and moral tragedy for all of humanity»). Dopo l’apice della miseria, come definisce la Presidente l’olocausto, gli stati europei hanno deciso di unirsi per dei valori comuni: Diritti umani, democrazia e stato di diritto. Questi valori sono serviti dopo il crollo del muro di Berlino e sono ancora oggi fondamentali per moltissime battaglie che il Consiglio d’Europa combatte quotidianamente.

Molti altri esponenti hanno preso la parola durante la cerimonia, tra questi la Segretaria Generale Marija Pejcinovic Buric ed i presidenti dei 5 gruppi politici dell’Assemblea (EPP/CD, SOC, ALDE, ed EC).

Per approfondire:

 

2.2 APCE e migrazioni: dalle politiche migratorie ai rifugiati climatici/ PACE and Migrations: from Migratory Policies to Climate Refugees

 

L’emergenza migratoria nel mediterraneo è un tema molto sentito e che occupa una buona parte delle giornate di lavoro dell’Assemblea. Anche in questa sessione autunnale ha rivestito un ruolo importante. Dalla richiesta di un Urgent debate, ai side event su Ong,migrazioni e diritti umani, Traffico di esseri umani, al Rapporto sui rifugiati climatici.

Un importante momento di discussione è stato, come detto sopra, in occasione della discussione e dell’approvazione del Rapporto «Saving lives in the Mediterranean: the need for an urgent response» (Risoluzione 2305/2019). Il Rapporteur Domagoj Hajdukovic (Croazia, gruppo SOC) ha sottolineato come la situazione nel mediterraneo sia ancora da considerarsi, nonostante la diminuzione del flusso migratorio rispetto al 2015, un’emergenza. Le operazioni dell’Unione europea hanno salvato molte vite ma c’è bisogno di dar il via a nuove missioni operative e di esternalizzare le richieste di asilo. A tal proposito il parlamento ha ribadito che «gli stati hanno il dovere di non lasciar annegare le persone nel mediterraneo» («It is the duty of States not to let people drown in the Mediterranean»). Gli Stati membri hanno ricordato positivamente gli sforzi che hanno portato lo scorso settembre ad un accordo per il ricollocamento dei migranti da parte di Finlandia, Francia, Germania, Italia e Malta e chiede che altri stati di unirsi.

Da ultimo, l’Assemblea chiede che venga rivisto il Regolamento di Dublino e che venga riconosciuto, da parte degli stati, l’importante lavoro di salvataggio in mare operato da numerose Ong. Il rapporto è passato con 100 voti favorevoli ( dei quali 4 del pd), 19 contro (dei quali 3 di Lega e FI) e 15 astenuti (dei quali 3 del M5S).

Sempre il quarto giorno dell’Apce è stata discussa ed approvata una risoluzione basata sul rapporto di Marie-Christine Verdier-Jouclas (Francia, gruppo Alde), “Uno status legale per i rifugiati climatici” (A Legal Stats for Climate Refugees).

Secondo il rapporto, è stimato che entro il 2050 200milioni di persone saranno costrette a migrare a causa dei cambiamenti climatici. Nella risoluzione si chiede un atteggiamento pro-attivo da parte degli Stati Membri per i cambiamenti climatici causati dalla natura e per quelli che sono stati creati dagli esseri umani (man-made disasters). Tali cambiamenti impongono misure specifiche a livello locale, nazionale ed internazionale. Come si legge nel Rapporto, l’assenza di una definizione legale di rifugiati climatici non preclude infatti a priori la possibilità di specifiche politiche per proteggere le persone coinvolte. La riduzione del rischio di questi disastri deve essere inserita all’interno dei piani di sviluppo sostenibile così come deve essere migliorata la protezione legale per questa categoria di migranti.

Secondo la Rapporteut, c’è bisogno di un’analisi puntuale sulla connessione tra cambiamenti climatici, conflitti e violenza. A tal proposito Verdier-Jouclas propone di prendere come punto di riferimento la Convenzione di Kampala (Kampala Convention) dell’Unione Africana sulla protezione e l’assistenza dei rifugiati per motivi climatici e di promuoverla attraverso programmi europei di cooperazione.

Con una maggioranza di 45 voti favorevoli, 15 contrari e 14 astenuti la risoluzione è passata. La rappresentanza italiana si è trovata divisa con due voti della Lega contro, Movimento 5 Stelle e Gruppo misto astenuti ed il Partito Democratico a favore.

Per approfondire:

  • Saving Humans nel Mediterraneo:

http://www.assembly.coe.int/nw/xml/News/News-View-EN.asp?newsid=7628&lang=2&cat=8

  • Disastri naturali:

http://www.assembly.coe.int/nw/xml/News/News-View-EN.asp?newsid=7648&lang=2&cat=8

 

FONTI:

Discorso Presidente APCE per il 70esimo anniversario:

http://www.assembly.coe.int/nw/Page-EN.asp?LID=SpeechMauryPasquier20191001

 

Video del discorso di Emmanuel Macron:

https://vodmanager.coe.int/coe/webcast/coe/2019-10-01-1/en/41

 

Draft Agenda della Standing Committee riunita in novembre 2019:

http://www.assembly.coe.int/LifeRay/APCE/pdf/SCs/2019/AS-PER-2019-OJ-03-EN.pdf

 

Apce Autumn Session, sett-ott 2019:

http://www.assembly.coe.int/nw/Page-EN.asp?LID=2019Session4

 

Rapporto Saving Life in the Mediterranean: The Need for a Urgent Response:

http://assembly.coe.int/nw/xml/XRef/Xref-XML2HTML-en.asp?fileid=28228&lang=en

 

Rapporto sui Climate refugees:

http://assembly.coe.int/nw/xml/XRef/Xref-DocDetails-en.asp?FileID=28098&lang=en

 

 

  1. Assemblea Parlamentare di gennaio 2020: Sessione invernale/ Parliamentary Assembly January 2020: Winter Session

L’assemblea Parlamentare di gennaio ha avuto il piacere di ospitare il presidente della Georgia nonché il Presidente della Repubblica di Moldavia, il Primo ministro georgiano. Tra i temi urgenti (urgent debate): bambini e conflitti e la situazione in Libia e Medio oriente. L’Assemblea invernale è stata l’occasione per eleggere i Vice-presidenti, venti membri che rimangono in carica fino alla prossima sessione. Tra gli altri temi, della dibattuta riforma della giustizia polacca ed è stato celebrato, in data 27 gennaio, il giorno della memoria.

 

3.1 Riforma giudiziaria e del sistema della giustizia in Polonia: un danno per il sistema giudiziario e per lo stato di diritto/ Polish Judiciary and Justice System Reforms: A Damage for the Judiciary and the Rule of Law

 

La Polonia ha recentemente approvato una legge che diminuisce l’autonomia della magistratura. Secondo questa legge, proposta lo scorso dicembre 2019 dal partito PiS del leader Jaroslaw Kaczynski, i giudici perderanno la loro indipendenza dal potere esecutivo e legislativo e potranno essere multati, derogati o licenziati tramite decisione del ministero della giustizia. Inoltre, i giudici non potranno esser attivi a livello politico e non potranno criticare l’operato dei colleghi. Questa legge è stata molto criticata sia dall’Unione Europea che dal Consiglio d’Europa e viene vista come contraria ai trattati europei, ai valori dello stato di diritto ed alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

A tal riguardo, durante l’Apce di gennaio, i parlamentari hanno votato la Risoluzione 2316 del 2020 basata sul Rapporto “Il funzionamento delle istituzioni democratiche in Polonia” (“The functioning of democratic institutions in Poland”) redatto da Azadeh Rojhan Gustafsson (Svezia, gruppo Soc) e da Pieter Omtzigt (Paesi bassi, gruppo Epp/Cd). Il rapporto è passato con 140 voti favorevoli, 37 contrari (tra i quali i parlamentari di Lega e Fratelli d’Italia) ed 11 astenuti.

Secondo il rapporto, nonostante si apprezzi il tentativo dell’autorità polacca di migliorare il sistema giudiziario, queste riforme devono essere in linea con le norme e gli standard europei e devono potenziare l’indipendenza del giudiziario e lo stato di diritto. Per questo sarebbe inaccettabile se queste riforme portassero il giudiziario sotto il controllo dell’esecutivo e del legislativo o, ancor peggio, sotto il controllo politico delle maggioranze («it considers it unacceptable if such reforms would amount to bringing the judiciary under the control of the executive or legislature, or even worse, under the political control of the ruling majority. »).

L’Assemblea ha dei seri dubbi che questa riforma possa essere in linea con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo ed ha per questo avviato la procedura di monitoraggio (monitoring procedure). La Polonia riceverà quindi regolari visite da parte di Rapporteur dell’APCE, trattative con le sue autorità e valutazioni periodiche su come lo stato sta onorando gli obblighi ed impegni del Consiglio d’Europa.

Da ultimo, l’Apce chiede che venga rivista interamente la riforma («revisit the total reform package») ed in particolare di: separare le funzioni del Ministro della giustizia e del Procuratore generale ed introdurre nella legge garanzie contro abusi e politicizzazione del pubblico ministero; ripristinare l’elezione diretta dei giudici del Consiglio nazionale della magistratura; ridurre i poteri «eccessivi e discrezionali» del Ministro della giustizia sul sistema della giustizia e giudiziario; affrontare l’eventuale «ricorso straordinario» nonché la composizione e la nomina dei membri delle camere d’appello disciplinari e straordinarie della Corte suprema; istituire un’inchiesta pubblica indipendente sulle relazioni di campagne diffamatorie contro giudici e pubblici ministeri contrari alle riforme.

Per approfondire:

 

3.2 Cerimonia per il giorno della memoria/ International Holocaust Remembrance Day

Il 27 gennaio il Consiglio d’Europa ha celebrato il giorno della memoria, quest’anno il 75esimo anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau.

 

Alla cerimonia, la Segretaria generale Marija Pejčinović Burić ha ricordato le vittime dell’olocausto: ebrei, sinti e persone Lgbt che hanno perso la vita nei campi di concentramento. «A tutte queste persone», ha ribadito la Segretaria, «oggi rendiamo il nostro più profondo rispetto, ricordando le generazioni che sono state perse – ed i contributi che quelle persone avrebbero dato alla vita europea («To each of these, we pay our deepest respects today, mindful of the generations that have been lost – and of the contributions that those people would have made to European life»). Infine la Presidente ha ribadito come «con il sostegno degli Stati membri, continueremo la nostra lotta per un’Europa dove tutti possano vivere e prosperare in pace, sicurezza e protezione. Questa è la ragion d’essere della nostra Organizzazione. » («avec le soutien des États membres, nous allons poursuivre notre combat pour une Europe où chacun puisse vivre et s’épanouir dans la paix, la sûreté et la sécurité.C’est la raison d’être de notre Organisation»).

Anche la Presidente georgiana Salome Zourabichvili ha ricordato le vittime dell’olocausto ed ha ribadito l’importanza della memoria. La Georgia, come ha ribadito con orgoglio la presidente, non ha avuto nella sua storia ebrei morti a causa dell’olocausto ed anche nei tempi moderni non si sono manifestati fenomeni di antisemitismo. Diversamente, il Presidente dell’APCE, Rik Daems, ha ricorda il nonno morto in un campo di concentramento per motivi politici. Secondo il Presidente, quando l’intolleranza cresce, come sta succedendo nei nostri giorni con gli forma di discriminazione, è fondamentale ricercare la nostra «bussola morale” », ovvero: « dignità umana e diritti fondamentali» («moral compass- human dignity and fundamental rights»).

Hanno preso la parola anche l’ambasciatore israeliano Eli Lev, la Presidente dell’European Roma and Travellers Forum, Miranda Vuolasranta, ed il Presidente dell’associazione « Oublié.s.e.s » David Cupina, associazione che si occupa di omosessualità e memoria.

 

Per approfondire:

FONTI:

 

APCE Winter Session, gennaio 2020:

https://assembly.coe.int/nw/xml/News/News-View-EN.asp?newsid=7753&lang=2&cat=8

 

Monitoring Procedure polacca, gennaio 2020:

http://www.assembly.coe.int/nw/xml/News/News-View-EN.asp?newsid=7766&lang=2&cat=8

 

Monitoring Procedure polacca, votazione, gennaio 2020:

http://assembly.coe.int/nw/xml/Votes/DB-VotesResults-EN.asp?VoteID=38197&DocID=19167&MemberID=

 

Risoluzione n 236 (2020) Monitoring Procedure polacca, votazione, gennaio 2020 (visto: 10/01/2020):

http://assembly.coe.int/nw/xml/XRef/Xref-XML2HTML-en.asp?fileid=28504&lang=en

Giornata della Memoria, sito CoE:

https://www.coe.int/en/web/portal/-/council-of-europe-holocaust-remembrance-ceremony

 

Discorso SG, Giornata della Memoria, sito CoE:

https://www.coe.int/en/web/secretary-general/speeches-2020/-/asset_publisher/g3BpCOuWFJE3/content/ceremony-to-mark-the-international-day-of-commemoration-in-memory-of-the-victims-of-the-holocaust

 

 

[1] Tra i testi più importanti adottati dall’Organizzazione vi sono i seguenti:

  • La Raccomandazione 2102(2017) dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa sulla convergenza tecnologica, l’intelligenza artificiale e i diritti umani
  • La Dichiarazione sulle capacità di manipolazione dei processi algoritmici – Decl(13/02/2019)1, preparata dal CDMSI/MSI-AUT
  • La raccomandazione del Commissario per i diritti umani “Sbloccare l’intelligenza artificiale: 10 passi per proteggere i diritti umani”.
  • Le linee guida sull’IA e la protezione dei dati elaborate dal Comitato consultivo della Convenzione n. 108 – T-PD(2019)01
  • CEPEJ Carta etica europea sull’uso dell’IA nei sistemi giudiziari – CEPEJ(2018)14
05/03/2020
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