Magistratura democratica
Pillole di COE

Perché una nuova rubrica

di Maria Giuliana Civinini
già Presidente del Tribunale di Pisa

70 anni fa, il 5 maggio  1949,

“i Governi del Regno del Belgio, del Regno di Danimarca, della Repubblica Francese, della Repubblica Irlandese, della Repubblica Italiana, del Gran Ducato di Lussemburgo, del Regno dei Paesi Bassi, del Regno di Norvegia, del Regno di Svezia e del Regno Unito di Gran Bretagna e d’Irlanda del Nord;

persuasi che il consolidamento della pace fondato sulla giustizia e sulla cooperazione internazionale è d’interesse vitale per preservare la società umana e la civiltà;

irremovibilmente legati ai valori spirituali e morali, che sono patrimonio comune dei loro popoli e fondamento dei principi di libertà individuale, libertà politica e preminenza del diritto, sui quali si fonda ogni vera democrazia;

convinti che per tutelare e far progressivamente trionfare questo ideale e per promuovere il progresso sociale ed economico, è necessaria un’unione più stretta fra i paesi europei che sono animati dai medesimi sentimenti;

considerato che per soddisfare a questa necessità e alle aspirazioni manifeste dei loro popoli è necessario fin da subito creare un’organizzazione che unisca gli Stati europei in un’associazione più stretta;

hanno pertanto deciso di costituire un Consiglio d’Europa, composto d’un Comitato di rappresentanti dei Governi e d’una Assemblea Consultiva …” (TdA)

Quei Paesi, sotto l'impatto della tragedia della seconda guerra mondiale, colpiti dall'occupazione nazista, usciti – come nel caso dell'Italia - da una dittatura, consci dell'inguaribile ferita dei campi di concentramento e sterminio,  affermano all'articolo 3 dello Statuto che: "Ogni membro del Consiglio d'Europa riconosce il principio della preminenza del diritto e il principio secondo il quale ogni persona posta sotto la sua giurisdizione deve godere dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali".

Come chiarisce il successivo articolo 4, solo i Paesi capaci di conformarsi a tale imperativo e volenterosi di farlo possono divenire membri del Consiglio d'Europa.

Nuovi Paesi si sono via via uniti al CdE, fino all'allargamento ad Est, dopo la caduta dell'Unione Sovietica e la nascita di nuove democrazie, e agli attuali 47 membri.

Nel tempo, il CdE ha consolidato e ampliato la sua struttura. Il 4 novembre 1950 è stata firmata a Roma la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, entrata in vigore il 3 settembre 1953, che ha istituto la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che ha iniziato ad operare nel febbraio 1959. L'Assemblea Consultiva è divenuta l'Assemblea Parlamentare, cui partecipano delegazioni di tutte le Alte Parti contraenti e ad essa è stata affiancata successivamente  l'Assemblea Europea dei rappresentanti elettivi delle comunità locali e regionali. . Nel 1961 è stata adottata la Carta Sociale Europea e nel 1995 è stato previsto un meccanismo di azioni collettive cui l'Italia ha aderito. Nel 1999 è stata istituita un'autorità non giudiziaria indipendente e imparziale per promuovere consapevolezza e rispetto dei diritti umani nei 47 Paesi del CdE, il Commissario per i Diritti Umani. Nel 2002 è stata creata l'ECRI, la Commissione Europea contro il Razzismo e l'Intolleranza, un organismo indipendente di monitoraggio specializzato in lotta al razzismo e ad ogni forma di discriminazione. Importanti convenzioni sono state adottate, come quelle sulla lotta contro la tortura,  contro la corruzione, contro la tratta degli esseri umani, contro la violenza di genere, che hanno previsto la creazione di meccanismi di controllo, il CPT Comitato per la Prevenzione della Tortura, il GRECO Gruppo di Stati contro la Corruzione, il GRETA Gruppo di Stati contro la tratta degli esseri umani, il GREVIO Gruppo di Stati contro la violenza alle donne e la violenza domestica. Per consolidare lo Stato di Diritto, organismi importanti sono stati creati: la CEPEJ Commissione per l'Efficacia della Giustizia che ha elaborato efficaci metodi di misurazione della qualità dei sistemi giudiziari e ultimamente la prima carta etica dell'intelligenza artificiale applicata al settore giustizia, il CCJE Consiglio Consultivo dei Giudici Europei e il CCPE Consiglio Consultivo dei Procuratori Europei che nel corso degli anni hanno elaborato gli standard europei della giustizia, la Commissione di Venezia organo consultivo e di supporto ai processi di riforma dei sistemi elettorali, degli ordinamenti giuridici e dei sistemi giudiziari.

Il CdE è una macchina complessa, composta da molti sofisticati ingranaggi, che necessitano l'uno dell'altro per funzionare correttamente e con efficacia. 

La Corte EDU, cui le Alte Parti contraenti hanno attribuito il potere di constatare la violazione dei diritti riconosciuti dalla  Convenzione, è per varie ragioni l'organo più conosciuto e reputato del CdE. Peraltro, senza il lavoro – a cavallo tra il diritto, la diplomazia e la politica tout court - del Comitato dei Ministri in composizione Diritti Umani, che supporta gli Stati nell'opera complessa e per nulla scontata della messa in opera delle misure generali di esecuzione delle sentenze di condanna della Corte; senza l'opera della CEPEJ coi suoi programmi di supporto al miglioramento dell'organizzazione giudiziaria; senza l'aiuto della Commissione di Venezia in termini di elaborazione di nuove normative e di monitoraggio; senza il lavorio continuo per raggiungere gli standard fissati dal CCJE e dal CCPE; senza il contributo conoscitivo dei meccanismi di monitoraggio; senza questa opera incessante per rafforzare la democrazia e lo Stato di Diritto e per prevenire o rimuovere le cause delle violazioni, le sentenze della Corte rischierebbero di rimanere mere enunciazioni di principio.

Da questi brevi cenni emerge probabilmente già perché sia necessario dedicare la nostra attenzione a questa organizzazione internazionale, non sufficientemente conosciuta se non confusa col Consiglio dell'Unione Europea.

Ma vi sono altre ragioni.

Il Consiglio d'Europa, la cui funzione complessa e importante per la tutela dei diritti dell'uomo abbiamo cercato di tratteggiare, vive oggi una fase di estrema difficoltà. La Russia per due anni non ha pagato il proprio contributo a seguito delle sanzioni impostele dopo l'annessione della Crimea, tra cui la sospensione del diritto di voto nell'Assemblea Parlamentare (il che ha significato tra l'altro che i russi hanno votato per l'elezione dei giudici della Corte EDU del Commissario per i Diritti Umani). La Turchia ha repentinamente cessato di essere uno dei Grandi Contributori del CdE (insieme a Germania, Francia, Italia, GB) dopo che l'Assemblea Parlamentare ha attribuito il Premio Havel per i diritti umani a Murat Arslan, giudice costituzionale turco imprigionato con accuse di appartenere al gruppo guleinista asseritamente responsabile del fallito colpo di stato del 2016. Ne è conseguita una crisi finanziaria che è fatta sempre più importante e che, se non risolta, avrebbe imposto a breve tagli drastici di bilancio dalle conseguenze non prevedibili. La Russia è rientrata con piene prerogative nel corso della sessione parlamentare di giugno di quest'anno, tra il sollievo di chi temeva di lasciare i cittadini di quell'immenso Paese senza protezione convenzionale e l'opposizione di chi ritiene che un Paese dove la Rule of Law non esiste non dovrebbe sedere nel CdE e che ottenere il pagamento di un contributo annuo di 30 ML di euro non è una ragione sufficiente per tenere l'orso (o il lupo) russo nel cuore dell'istituzione.

D'altra parte, la scarsa considerazione se non la svalutazione aperta, il dileggio o l'insulto, che alcuni governanti europei riservano alla Corte e agli organi convenzionali, sono altrettanti gravi elementi di rischio. Certamente, non sarebbe oggi possibile raggiungere lo stesso consenso che ha accompagnato dalla sua nascita ai primi anni '2000 il Consiglio d'Europa e i suoi meccanismi giudiziari e non giudiziari di controllo e monitoraggio.

Per illustrare il ruolo del CdE quale baluardo europeo per l'affermazione e l'attuazione dei Diritti dell'Uomo e dello Stato di Diritto, per permetterne una più profonda conoscenza, per concorrere a proteggerlo, la Redazione di Questione Giustizia ha deciso di dar vita a questa nuova rubrica, che sarà fatta di aggiornamenti veloci e approfondimenti mirati.

Le darà vita un gruppo di giuriste e internazionaliste: Clementina Barbaro, funzionario della CEPEJ, Maria Giuliana Civinini magistrato e Co-Agente del Governo davanti alla Corte EDU, Emma Rizzato magistrato addetto al Gabinetto del Min.Giust membro supplente di GRECO e già distaccata alla CEDU, Kristina Valcikova funzionario del GRETA, Marika Ikonomu Eleonora Montanaro e Silvia Moretti già tirocinanti presso la Rappresentanza Permanente d'Italia davanti al Consiglio d'Europa.

04/07/2019
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