Magistratura democratica
Pillole di COE

Pillole di Consiglio d'Europa n. 5

I. Commissaria per i diritti umani

La pandemia in corso ha amplificato le disuguaglianze esistenti. Gli strumenti utilizzabili per ridurre le diseguaglianze sono molteplici: tra gli altri, la commissaria ha esaminato l’importanza di un’educazione sessuale approfondita e il ruolo degli organismi di promozione dell’uguaglianza.

Di Marika Ikonomu, Università Statale di Milano, già tirocinante presso la Rappresentanza permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa 

PAROLE CHIAVE ITA/ENG:

Principio di non discriminazione, educazione sessuale approfondita, uguaglianza di genere, orientamento sessuale, identità di genere, pandemia e diritti umani, diritto alla salute, organismi di promozione dell’uguaglianza, intolleranza e discorsi di odio, Covid-19 e sistema di accoglienza, condizioni di vita.

The principle of non-discrimination, comprehensive sexuality education, gender equality, sexual orientation gender identity, pandemic and human rights, right to health, equality bodies, intolerance and hate speech, Covid-19 and reception system, life conditions.

 

1. Un’educazione sessuale approfondita protegge i ragazzi e le ragazze e contribuisce a rendere la società più sicura e inclusiva. Il Commento della commissaria per i diritti umani / Comprehensive sexuality education protects children and helps build a safer, inclusive society. Human Rights Comment, 23 aprile 2020

«L’educazione sessuale è parte integrante della vita. I bambini e i giovani hanno il diritto di ricevere informazioni affidabili, scientifiche e complete in questo campo», così la commissaria per i diritti umani introduce l’argomento. Dunja Mijatović sottolinea che per educazione completa alla sessualità non si intende solamente il profilo biologico e riproduttivo, ma soprattutto la conoscenza del proprio corpo, dei propri diritti, dei temi dell’uguaglianza di genere, dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. L’UNESCO ha infatti definito l’educazione sessuale come «un processo di insegnamento e apprendimento […] focalizzato sugli aspetti cognitivi, affettivi, fisici e sociali della sessualità. Mira a dotare i bambini e i ragazzi di conoscenze, competenze, atteggiamenti e valori che li aiuteranno a realizzarsi, nel rispetto della loro salute, del loro benessere e della loro dignità, a sviluppare relazioni sociali e sessuali basate sul rispetto, a capire come le loro scelte influenzano il loro benessere e quello altrui, e a comprendere i loro diritti e tutelarli per tutta la vita».

Continuano tuttavia a esserci delle resistenze, che secondo la commissaria Mijatović rappresentano una problematica più ampia, ossia un rifiuto alla piena realizzazione dei diritti umani di specifici gruppi: donne, LGBTI (lesbiche, gay, bisessuali, persone transgender e intersessuali) e bambini. La commissaria denuncia le resistenze presenti in molti Stati membri e la disinformazione legata al tema dell’educazione sessuale. Le campagne di disinformazione diffondono l’idea della «sessualizzazione precoce dei bambini, di fare propaganda a favore dell’omosessualità, di diffondere l’ideologia di genere e di privare i genitori del diritto di educare i figli secondo i loro valori e le loro convinzioni». In Italia ad esempio nel 2015 è stata bloccata una proposta del governo di elaborare «Linee guida nazionali per l’educazione affettiva, sessuale e in materia di salute riproduttiva nelle scuole».

La commissaria Mijatović evidenzia i vantaggi di un percorso completo: dalla riduzione dei comportamenti a rischio, all’aumento dell’uso dei contraccettivi, a un miglioramento dei comportamenti verso la salute sessuale e riproduttiva. Sottolinea inoltre come l’educazione sessuale completa sia uno strumento di contrasto ad abusi, violenze e allo sfruttamento sessuale. Un rischio, lo sfruttamento sessuale, che secondo la commissaria è aumentato durante la pandemia in corso. Dare spazio a questo tema nell’educazione aiuta inoltre a prevenire la violenza di genere e la discriminazione verso le donne, a promuovere ruoli non stereotipati ed educare al rispetto reciproco, oltre a sensibilizzare in tema di contraccezione e aborto sicuro. Anche i giovani LGBTI, continua la commissaria, dovrebbero ricevere, come tutti i bambini, un’educazione completa alla sessualità secondo i loro bisogni, affinché si aiutino i bambini a capire il significato di orientamento sessuale e identità di genere e a «decostruire i miti e gli stereotipi generalmente associati alle persone LGBTI».

La commissaria ricorda inoltre che il diritto di ricevere un’educazione sessuale completa deriva da una molteplicità di diritti: «il diritto di vivere liberi dalla violenza e dalla discriminazione, di godere del miglior stato possibile di salute fisica e mentale, ma anche il diritto di ricevere o comunicare informazioni e di ricevere un’istruzione di qualità e inclusiva, compresa l’educazione ai diritti umani». 

Un’educazione sessuale completa dovrebbe dunque essere prevista dalla legge, essere obbligatoria e integrata nel sistema educativo. Dunja Mijatović rileva come, in uno studio del 2018, la materia fosse obbligatoria solo in 11 Stati membri sui 22 coinvolti nell’indagine. L’insegnamento in questione dovrebbe inoltre utilizzare metodi adatti alle differenti fasi della crescita, modalità partecipative che aiutino il bambino o il ragazzo nella costruzione di uno spirito critico, nonché evitare di rafforzare gli stereotipi e gli atteggiamenti discriminatori.

La commissaria esorta infine la classe politica a prendere posizione sul tema. Un’educazione sessuale completa permette la più ampia conoscenza dei propri diritti e il rispetto dei diritti degli altri, favorisce la conoscenza di sé, accresce lo spirito critico e la capacità decisionale.

Per approfondire:

- Linee guida internazionali in tema di educazione sessuale – UNESCO:

https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000260770 

- Studio del 2018 «Sexuality Education in Europe and Central Asia»: https://www.bzga-whocc.de/fileadmin/user_upload/Dokumente/BZgA_IPPFEN_ComprehensiveStudyReport_Online.pdf 

- Salute e diritti sessuali e riproduttivi delle donne in Europa – Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, 2017: https://rm.coe.int/sante-et-droits-sexuels-et-reproductifs-des-femmes-en-europe-document-/168076df73 

 

2. Impiegare tutto il potenziale degli organismi di promozione dell’uguaglianza per un’Europa più giusta. Il commento della commissaria per i diritti umani / Tapping the full potential of Equality Bodies for a fairer Europe. Human Rights Comment, 26 giugno 2020

«Il Covid-19 ha avuto un effetto sproporzionato sulle persone nere, asiatiche o altre minoranze etniche […] ha duramente messo in luce le diseguaglianze che persistono nelle nostre società e amplificato la vulnerabilità dei gruppi emarginati», ha commentato la commissaria per i diritti umani.

Dunja Mijatović fa però notare che la maggior parte degli Stati membri del Consiglio d’Europa è dotata di strumenti per eliminare le disuguaglianze, nello specifico leggi per la parità di trattamento e organismi di promozione dell’uguaglianza. Occorre rafforzare il loro margine d’azione, perché molto spesso incontrano degli ostacoli che rischiano di limitare le loro potenzialità, quali ad esempio l’impossibilità di adire a un tribunale – qualora individuino delle situazioni di discriminazione – o la mancanza di risorse, o ancora l’indifferenza politica.

La commissaria ricorda anzitutto che il principio di non discriminazione è garantito dal diritto internazionale così come dalle legislazioni nazionali degli Stati membri. Gli Stati dell’UE, inoltre, hanno adottato la direttiva 2000/43/CE che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica. 

Le organizzazioni in questione, secondo la commissaria, hanno l’esperienza necessaria per esaminare le discriminazioni e proporre soluzioni secondo le leggi e politiche vigenti, soprattutto in materia di discriminazioni intersettoriali che combinano diversi pregiudizi (ad esempio, essere donna e nera). Hanno inoltre il potenziale per accompagnare tali azioni a un cambiamento sociale, promuovendo una cultura dell’uguaglianza tra i diversi membri della società. Perché abbiano un impatto però, continua Dunja Mijatović, le organizzazioni devono essere dotate di un alto livello di indipendenza e il loro funzionamento interno deve essere efficace.

La commissaria individua poi alcune sfide per l’uguaglianza in Europa: a partire dall’incremento dell’intolleranza e dei discorsi d’odio, evidenzia «l’arretramento inquietante dei diritti umani», a causa della diffusione della propaganda dei populismi di estrema destra, «della polarizzazione crescente delle società, del tentativo di compromissione dei diritti delle donne». In Romania, ad esempio, il Consiglio nazionale per la lotta contro la discriminazione ha inflitto diverse multe anche ad alti responsabili politici. 

La povertà e le diseguaglianze economiche costituiscono una sfida importante: la pandemia in corso ha amplificato le diseguaglianze e messo in luce le disparità, un ulteriore terreno che necessita dell’intervento degli organismi di promozione dei diritti umani. In Francia, ad esempio, il difensore dei diritti ha denunciato la necessità impellente di molte persone che vivono in abitazioni precarie di avere un accesso a internet, proponendo delle soluzioni concrete. 

Un’altra sfida prioritaria, secondo la commissaria per i diritti umani, infine, è il «potenziale impatto che l’intelligenza artificiale può avere sui diritti dell’uomo». Una discriminazione già esistenze nel campo delle assunzioni, dell’alloggio o dell’accesso ai prestiti di denaro. Ma l’intelligenza artificiale può trasformarsi in uno strumento per la lotta contro le discriminazioni. In Irlanda, ad esempio, la Commissioni per i diritti umani e l’uguaglianza, attraverso un algoritmo, ha analizzato i discorsi d’odio e razzisti per migliorare le risposte politiche a tali comportamenti.

Per approfondire:

- https://www.equalityhumanrights.com/en/our-work/news/inquiry-impact-coronavirus-ethnic-minorities 

- Direttiva 2000/43/CEhttps://eur-lex.europa.eu/legal-content/FR/ALL/?uri=CELEX%3A32000L0043 

- HateTrack: Tracking and Monitoring Racist Hate Speech Online: https://www.ihrec.ie/documents/hatetrack-tracking-and-monitoring-racist-hate-speech-online/ 

 

3. Le autorità spagnole devono trovare alternative alle modalità di accoglienza dei migranti nella città di Melilla. La lettera della commissaria per i diritti umani / Spain’s authorities must find alternatives to accommodating migrants, including asylum seekers, in substandard conditions in Melilla. Letter, 3 settembre 2020

La commissaria per i diritti umani ha inviato una lettera alle autorità spagnole per richiedere un intervento tempestivo a Melilla, di fronte alla situazione di prolungato confinamento dei migranti a causa dell’epidemia di Covid-19. La commissaria definisce deplorevoli le condizioni in cui vivono cinquecento persone circa. Evidenzia inoltre come «la situazione delle persone in quarantena sembra essere caratterizzata da maggiore precarietà, soprattutto per quanto concerne l’utilizzo dei bagni e delle docce, l’approvvigionamento di acqua e cibo, nonché la possibilità di presentare una richiesta di asilo». Dunja Mijatović sottolinea poi che la Corte Suprema spagnola, con due decisioni del 29 luglio 2020, ha confermato il diritto di spostarsi verso il continente per le persone che abbiano fatto richiesta d’asilo a Ceuta o Melilla. Questa decisione ha l’obiettivo di ridurre la pressione su queste due città, date le limitate capacità di accoglienza, e di garantire i diritti umani.

Per approfondire:

- Lettera della commissaria alle autorità spagnole: https://rm.coe.int/letter-to-mr-jose-luis-escriva-belmonte-minister-for-inclusion-social-/16809f664c 

- Risposta del Ministro dell’Interno spagnolohttps://rm.coe.int/commdh-govrep-2020-9-es/16809f6bd8 

  

II. Diritti LGBT e Nagorno-Karabakh: una panoramica dal Consiglio d’Europa 

La pandemia non ha fermato la ripresa di conflitti tra paesi membri del Consiglio d’Europa né ha evitato di rimettere in discussione i diritti fondamentali delle persone LGBT. Per questo occorre parlare di quello che è successo in Armenia e Azerbaijan, nonché dello stato dei diritti LGBT in tutta Europa.

Di Silvia Moretti, Università Statale di Bologna, già tirocinante presso la Rappresentanza permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa

PAROLE CHIAVE IT/ENG:

Diritti LGBT; intersessualità; Polonia; Media; Nagorno-Karabakh; Armenia; Azerbaijan; Segretaria Generale; Commissaria diritti umani .

LGBT Rights; intersex; Poland; Media; Nagorno-Karabakh; Armenia; Azerbaijan; Secretary General; Commissioner for Human Rights.

 

1. Diritti LGBT nei paesi del Consiglio d’Europa/ LGBT Right in CoE Countries (Giugno-dicembre 2020)

A novembre 2020 si è svolta la Conferenza internazionale sulle politiche LGBT in Europa e sulla situazione delle donne lesbiche. A questa conferenza hanno partecipato la Segretaria Generale, Marija Pejčinović Burić, la Commissaria europea per l'uguaglianza Helena Dalli e la Ministra federale tedesca per la famiglia, gli anziani, le donne e i giovani, Franziska Giffey. 

Il quadro da loro dipinto, e descritto dalla Burić, è buon ma non ottimale: la retorica populista e di odio contro le persone LGBTI è aumentata così come i  movimenti anti-genere. Sono stati proposti referendum per l’eliminazione delle unioni civili e dei matrimoni tra persone dello stesso sesso e sono stati vietati eventi LGBT pubblici. 

Questo quadro è preoccupante e ci spinge a parlare di due specificità che sono state di interesse del Consiglio d’Europa durante questo periodo: i diritti delle persone intersessuali e la situazione LGBT in Polonia.

1.1 Intersessualità: Un’Europa ancora senza diritti/ Intersexuality: An Europe without Rights

Il 30 giugno, durante la Settimana dell’orgoglio LGBT (Pride Week) si è tenuto un webinar sui diritti umani delle persone intersessuali, promosso dalla Finlandia. Al webinar hanno partecipato, tra gli altri, l’autore dello studio, Tikli Oikarinen, ed il Ministro finlandese per la cooperazione nordica e la parità, Thomas Blomqvist.

Questo momento di riflessione, nel quale è stato presentato uno studio su come le vite delle persone intersessuali vengano influenzate dai trattamenti che ricevono, ha fatto luce su una categoria di persone ancora poco tutelate sul piano dei diritti.

A questo proposito, la Commissaria per i diritti umani, Dunja Mijatovic, ha rimarcato come il suo ufficio si sia da subito impegnato a riguardo, pubblicando nel 2015 un rapporto redatto sulla base di consultazioni tra rappresentanti di governo, esperti ed attivisti intersessuali. Come afferma la Commissaria, la situazione dei diritti di questa categoria non è molto nota ed in Europa le persone intersessuali possono subire delle forme di violenza, fisica o emotiva, che sono considerabili come forme di tortura (“Some intersex people experience these treatments as nothing less than torture.”). I bambini intersessuali subiscono infatti interventi chirurgici, spesso irreversibili per esser “normalizzati”, e questi interventi possono causare infertilità permanente, incontinenza, perdita della sensazione sessuale e a volte causare dolori per tutta la vita oltre che sofferenza psicologica. 

La Commissaria ricorda l’impegno importante di attivisti e organizzazioni internazionali ma, nonostante ciò, poco è stato fatto. Nel sondaggio sull’esperienza di vita delle persone LGBT, l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (EU Fundamental Rights Agency) ha rilevato che il 62% degli intervistati sono stati sottoposti a cure mediche senza consenso, il 34% ha subito una discriminazione, il 33% ha denunciato episodi di bullismo e violenza, ed il 19% ha avuto difficoltà con il proprio stato civile. In più, in Europa solo Malta e Portogallo hanno vietato gli interventi chirurgici non necessari e l’intersessualità viene ancora considerata una patologia da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Come afferma Dunja Mijatovic, “L’Europa ha le potenzialità e quindi la responsabilità di esser all’avanguardia” per i diritti delle persone intersessuali. Per questo motivo il Consiglio d’Europa chiede agli stati membri di attuare politiche concrete per questa categoria di persone.

Per approfondire:

- Discorso Dunja Mijatovic: https://rm.coe.int/ow-to-advance-the-human-rights-of-intersex-people-lessons-learned-from/16809ee44b 

- Webinar sulle persone intersessualihttps://www.coe.int/en/web/portal/news-2020/-/asset_publisher/JgmLwXY88pXi/content/webinar-on-human-rights-of-intersex-people?_101_INSTANCE_JgmLwXY88pXi_languageId=en_GB  

-RapportoEU FRA: https://fra.europa.eu/en/publication/2020/eu-lgbti-survey-results  

 

1.2 Politiche LGBT in Polonia/ LGBT Polocies in Poland

 Dopo la missione del Congresso dei poteri locali e regionali del CoE, avvenuta in Polonia il 2-3 novembre 2020, quest’ultimo esprime forti preoccupazioni per la situazione delle persone LGBT. Dopo aver raccolto informazioni dal governo, dai parlamentari, dal mediatore, dalle autorità locali e regionali e dalle loro associazioni, nonché dalle ONG,  i rappresentanti del Congresso hanno rilevato una forte polarizzazione nella società polacca sui temi LGBT che si riflette sempre più fortemente sugli enti locali. Alcune di questi enti hanno adottato infatti politiche che ledono la vita ed i diritti di questa minoranza nonché la loro sicurezza.  

La Polonia è uno dei paesi che ha ratificato, nel 1993, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo ed ha quindi, secondo l’articolo 14, il dovere di eliminare ogni forma di discriminazione e proteggere tutte le persone, comprese le persone LGBT.

Anche la Commissaria del Consiglio d'Europa per i diritti umani, Dunja Mijatović, ha manifestato in un Memorandum pubblico le sue preoccupazioni per questo trend negativo. Come ha affermato la Commissaria «I funzionari pubblici e gli opinionisti dovrebbero smettere di promuovere un clima d’odio e d'intolleranza nei confronti delle persone LGBTI e rafforzare invece il rispetto dei loro diritti umani» («Public officials and opinion makers should stop promoting an atmosphere of hate and intolerance vis-à-vis LGBTI people and instead, improve respect for their human rights»). Il Memorandum, del dicembre 2020, fa seguito alle consultazioni, tenutesi tra il 12 e il 23 ottobre 2020, con le organizzazioni non governative polacche per i diritti umani delle persone LGBTI, le autorità polacche e le strutture nazionali.

Anche la Commissaria, come il Congresso dei poteri locali e regionali, è preoccupata per il forte aumento del linguaggio che incita all’odio da parte di funzionari pubblici ed altri organismi influenti nella società polacca. Tali manifestazioni di odio sono un segnale allarmante di  pubblica legittimazione ed incitamento all’odio.

Per questo la Mijatović chiede alla Polonia di garantire che i crimini motivati dall'odio fondati sull'orientamento sessuale, l'identità di genere (SOGI) e le caratteristiche sessuali, siano puniti legalmente, anche riconoscendo il pregiudizio come circostanza aggravante. Chiede inoltre che le leggi che sono attualmente in fase di approvazione da parte del Parlamento e che vanno a ledere i diritti delle perone LGBT, vengano immediatamente respinte. «Lesbiche, gay, bisessuali, transgender ed intersessuali sono delle persone, non un’ideologia» («LGBTI are people, not an ideology») ha sottolineato la Commissaria.

Per approfondire:    

- Memorandum del Commissario per i diritti umani sulla Polonia: https://www.coe.int/en/web/portal/full-news/-/asset_publisher/y5xQt7QdunzT/content/poland-should-stop-the-stigmatisation-of-lgbti-people?_101_INSTANCE_y5xQt7QdunzT_languageId=en_GB  

FONTI: 

Missione del Congresso in Poloniahttps://search.coe.int/directorate_of_communications/Pages/result_details.aspx?ObjectId=0900001680a02227 

Delegazione del Congresso in Polonia: https://www.coe.int/en/web/portal/full-news/-/asset_publisher/y5xQt7QdunzT/content/fact-finding-on-poland-congress-delegation-concerned-about-the-situation-of-lgbti-people-and-the-increasing-polarisation-of-the-polish-society?_101_INSTANCE_y5xQt7QdunzT_languageId=en_GB  

Memorandum del Commissario per i diritti umani sulla Polonia: https://www.coe.int/en/web/portal/full-news/-/asset_publisher/y5xQt7QdunzT/content/poland-should-stop-the-stigmatisation-of-lgbti-people?_101_INSTANCE_y5xQt7QdunzT_languageId=en_GB 

Futura missione del Congresso in Poloniahttps://www.coe.int/en/web/portal/full-news/-/asset_publisher/y5xQt7QdunzT/content/poland-congress-conducts-remote-fact-finding-mission-on-situation-of-lgbti-?_101_INSTANCE_y5xQt7QdunzT_languageId=it_IT 

 

2. Il Conflitto in Nagorno-Karabakh ed il ruolo del Consiglio d’Europa / The Nagorno-Karabakh Conflict and the Role of the CoE 

Armenia ed Azerbaijan, paesi membri del Consiglio d’Europa, hanno ripreso il conflitto per il territorio del Nagorno-Karabakh nel settembre del 2020. Questo è un tema di grande interesse per il CoE perché i due sono stati membri.

Da subito il Consiglio, sotto le vesti della sua Segretaria Generale, Marija Pejčinović-Burić, ha chiesto con forza un’immediata cessazione delle ostilità. Nella dichiarazione da lei rilasciata, la Pejčinović-Burić ha ricordato come questi due paesi, al momento dell’adesione al CoE, si siano impegnati a risolvere tale conflitto con mezzi pacifici. Per questo motivo Armenia ed Azerbaijan hanno il dovere di rispettare scrupolosamente questo impegno. 

Il CoE ha chiesto alle autorità degli stati membri ed al Gruppo Minsk presso l’OSCE di fare tutto il possibile per risolvere questo conflitto e mettere al sicuro tutti i civili che si trovano in quella regione. Le persone che si trovano in quel territorio sono infatti in pericolo e la Segretaria Generale, in una dichiarazione successiva dell’ottobre 2020,  ha affermato con forza che «nessuna considerazione politica può giustificare l'orrore e la sofferenza di queste donne, uomini e bambini» («No political considerations can justify the horror and suffering of these women, men and children»).

Anche la Commissaria per i diritti umani Dunja Mijatović si è espressa riguardo a questo conflitto manifestando serie preoccupazioni per i civili e ricordando che, avendo i due paesi firmato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, questi hanno l’obbligo di salvaguardare la vita della popolazione e tutelarla da forme di tortura o trattamenti inumani o degradanti. «L'escalation del conflitto rappresenta una grave minaccia per questi diritti» («The escalation of the conflict is posing a serious threat to these rights»), ha ribadito la Mijatović. 

La commissaria ha inoltre sottolineato come sia fondamentale, soprattutto in tempo di crisi, che i media garantiscano i migliori standard di etica del giornalismo riguardo alla situazione in Nagorno-Karabakh. Dall’altro lato, Armenia ed Azerbaijan, seguendo le Linee guida sulla protezione della libertà di espressione ed informazione in tempo di crisi (Guidelines On Protecting Freedom Of Expression And Information In Times Of Crisis), devono garantire l’accesso alle aree di crisi ai media accreditati. Infine, viene chiesto che si eviti la retorica politica volta ad alimentare la tensione, ovvero l’incitamento all’odio, da parte di una o l’altra parti. I punti della Commissaria sono linee guida fondamentali, basi su cui fondare un dialogo necessario per la risoluzione del conflitto nel minor tempo possibile.

A fine novembre è stato firmato il cessate il fuoco con l’aiuto della Russia, un passo importante per la risoluzione del conflitto. la Segretaria Generale ha però sottolineato che il Consiglio d’Europa continuerà ad esser vigile nei confronti di questa regione, indipendentemente dagli accordi stipulati.

 Per approfondire:

- Linee guida sulla protezione della libertà di espressione ed informazione in tempo di crisihttps://rm.coe.int/09000016805ae60e  

FONTI:

Conferenza SOGIhttps://www.coe.int/en/web/sogi/-/international-conference-on-intersectionality-and-lgbti-policies-in-europe-lived-realities-of-lesbian-women-and-the-recognition-of-rainbow-families-    

Dichiarazione Segretario Generale sulla situazione in Nagorno-karabakh, ottobre 2020https://www.coe.int/en/web/portal/full-news/-/asset_publisher/y5xQt7QdunzT/content/secretary-general-warns-of-humanitarian-crisis-in-nagorno-karabakh?_101_INSTANCE_y5xQt7QdunzT_languageId=en_GB  

Dichiarazione Segretario Generale sulla situazione in Nagorno-karabakh, settembre 2020https://www.coe.int/en/web/portal/full-news/-/asset_publisher/y5xQt7QdunzT/content/nagorno-karabakh-secretary-general-calls-for-immediate-end-to-hostilities?_101_INSTANCE_y5xQt7QdunzT_languageId=en_GB  

Dichiarazione Commissaria per i diritti umani sul Nagorno-Karabakh, ottobre 2020https://www.coe.int/en/web/commissioner/view/-/asset_publisher/ugj3i6qSEkhZ/content/nagorno-karabakh-the-escalation-of-the-conflict-is-posing-a-serious-threat-to-human-rights?_101_INSTANCE_ugj3i6qSEkhZ_languageId=en_GB 

 

III. Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati

Di Marika Ikonomu, Università Statale di Milano, già tirocinante presso la Rappresentanza permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa 

PAROLE CHIAVE ITA/ENG:

Ricongiungimento familiare, minori stranieri non accompagnati, interesse superiore del minore, cooperazione tra Stati, Patto sull'immigrazione e l’asilo.

Family reunification, unaccompanied and separated children, best interest of the child, cross-border cooperation, EU Pact on Migration and Asylum.

 

1. Manuale sul ricongiungimento familiare dei minori rifugiati e migranti / Launch of handbook on Family reunification for refugee and migrant children, 2 luglio 2020

L’Ambasciatore Drahoslav Štefánek, rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Consiglio d’Europa, ha promosso il manuale sul «Ricongiungimento familiare dei minori rifugiati e migranti», un documento che pone un’attenzione particolare sulla situazione dei minori stranieri non accompagnati. Questi ultimi rischiano infatti di essere esposti a molti pericoli, quali il traffico di esseri umani, lo sfruttamento sessuale o lavorativo, violenze o altre violazioni dei diritti umani.

Con l’obiettivo di favorire un dibattito negli Stati membri, il manuale propone una serie di elementi legali e fattuali, come ad esempio una selezione di buone pratiche, per eliminare gli ostacoli e affrontare le sfide nel ripristinare i legami familiari. Le linee guida riguardano minori che viaggiano da soli o con un genitore, nel tentativo di ricongiungersi con il genitore che si trova in Europa, e a cui nel Paese d’origine sarebbe negato il diritto al rispetto della vita familiare, dato il rischio di essere perseguitati o di subire altri danni gravi. 

A partire dal 2013, molti minori e famiglie hanno vissuto l’esperienza della separazione familiare. Le procedure di ricongiungimento sono risultate spesso complesse a causa di restrizioni, di categorie giuridiche, di mancanza di informazione, dell’accesso limitato all’assistenza legale e, parallelamente, di scadenze rigorose. Un ulteriore ostacolo al ricongiungimento familiare è l’insufficiente livello di cooperazione tra Stati membri del Consiglio d’Europa, che spesso impedisce di determinare il c.d. best interest of the child

Tuttavia, i principi generali alla base dei diritti e delle libertà del minore, come l’appena citato best interest of the child o il diritto all’ascolto, devono essere rispettati anche nel campo del ricongiungimento familiare. Il procedimento dovrebbe adottare un approccio multidisciplinare al fine di esaminare la specifica situazione del minore, con il coinvolgimento di attori impegnati nella protezione dei minori e la cooperazione tra agenzie dei diversi Stati membri.

https://rm.coe.int/family-reunification-for-refugee-and-migrant-children-standards-and-pr/16809e8320 

 

2. Patto sull'immigrazione e l’asilo della Commissione europea: una nuova opportunità per salvaguardare i diritti umani nella politica migratoria / EU Pact on Migration and Asylum: a renewed opportunity to uphold human rights in migration governance, 23 settembre 2020

Il nuovo patto sull'immigrazione e l’asilo presentato da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, è stato accolto positivamente dal rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Consiglio d’Europa e dal rappresentante regionale per l’Europa dell’OHCHR (Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani). Le due figure si sono rese disponibili a collaborare con l’UE e i suoi Stati membri. Considerata un’opportunità per trovare un terreno comune nel campo della politica migratoria in Europa, il rappresentante speciale del Consiglio d’Europa ha sottolineato l’importanza di un impegno nella garanzia dei diritti umani e nel rispetto della dignità dei migranti. Ancora, il rappresentante delle Nazioni Unite ha ricordato che le politiche migratorie sono da considerarsi sostenibili se rispettose degli standard internazionali e regionali: tra gli altri, il divieto di detenzione arbitraria e di espulsioni collettive, il rispetto del principio di non-refoulement.

 

IV. Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa – Estate/Autunno 2020

Di Eleonora Montanaro, Università degli studi di Padova, già tirocinante presso la Rappresentanza permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa

PAROLE CHIAVE ITA/ENG: 

Regole penitenziarie europee, raccomandazione, Bielorussia, Piano d’Azione, diritti umani, dichiarazione congiunta, crisi, sessione ministeriale, pandemia, unità, democrazia, futuro.

European Prison Rules, Recommendation, Belarus, Action Plan, human rights, joint statement, crisis, ministerial session, pandemic, unity, democracy, future.

 

1. Regole penitenziarie europee riviste: nuovi orientamenti per i servizi penitenziari sul trattamento umano dei detenuti / Revised European Prison Rules: new guidance to prison services on humane treatment of inmates (01 Luglio 2020)

Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha adottato una Raccomandazione che aggiorna le Regole penitenziarie europee del 2006. Queste regole, che contengono importanti standard legali riguardanti la gestione delle carceri, del loro personale, nonché il trattamento dei detenuti, costituiscono un riferimento globale nell’ambito e guidano i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa nelle loro legislazioni, politiche e buone pratiche.

La revisione alle regole europee del 2006 riguarda principalmente le regole di registrazione ed archiviazione delle informazioni che riguardano i detenuti, il trattamento delle donne all’interno dei penitenziari, le persone di nazionalità straniera; nonché l’utilizzo di misure di sicurezza speciali quali la separazione di alcuni detenuti, il confinamento solitario, gli strumenti di contenzione, la necessità di garantire adeguati livelli di formazione del personale, e l’ispezione ed il monitoraggio indipendente.

La Raccomandazione disciplina più nel dettaglio l’isolamento solitario (ovvero, essere rinchiusi per più di 22 ore al giorno senza alcun rilevante contatto umano), e specifica che le decisioni riguardanti questo tipo di misure dovrebbero essere sempre ponderate e prese soltanto come ultima istanza, tenendo conto dello stato di salute del detenuto. Inoltre, considerati i gravi effetti negativi che queste misure possono avere sulla salute fisica e mentale di una persona, il confinamento dovrebbe essere imposto solamente per un limitato periodo di tempo, il più breve possibile.

Le regole penitenziare europee, cosi come riviste da questa Raccomandazione, stabiliscono che gli stati debbano inserire nella loro legislazione il periodo massimo per il quale il confinamento può essere imposto; in aggiunta, i detenuti in stato di confinamento dovrebbero avere la possibilità di essere visitati quotidianamente dal direttore del penitenziario o da un membro autorizzato dello staff, cosi come da un medico, che ne monitori lo stato di salute. 

Per approfondire:

- European Prison Rules: https://rm.coe.int/european-prison-rules-978-92-871-5982-3/16806ab9ae 

- Testo della Raccomandazione del Comitato dei Ministrihttps://search.coe.int/cm/Pages/result_details.aspx?ObjectId=09000016809ee581 

 

2. Joint Statement della Presidenza del Comitato dei Ministri, la Presidente dell’Assemblea Parlamentare e il Segretario Generale del Consiglio d’Europa sulla situazione in Bielorussia / Belarus: joint statement by the Committee of Ministers Presidency, PACE President and Secretary General (26 Agosto 2020)

In una dichiarazione congiunta, il ministro degli Affari Esteri greco, Miltiadis Varvitsiotis, Presidente del Comitato dei Ministri, il presidente dell’Assemblea Parlamentare Rik Daems e Marija Pejčinović Burić, Segretaria Generale del Consiglio d’Europa hanno richiamato l’attenzione delle autorità bielorusse e di tutti gli attori interessati, esortandoli ad iniziare urgentemente un dialogo nazionale estensivo ed inclusivo, che coinvolga la società civile, al fine di assicurare un’uscita pacifica dalla crisi che il paese sta affrontando; allo stesso tempo lavorando insieme alle necessarie riforme da attuarsi nell’interesse di tutti i cittadini bielorussi.

La Bielorussia, anche se non ancora un membro ufficiale del Consiglio d’Europa, ha firmato e ratificato 12 trattati e protocolli del CdE, e fa inoltre parte di quattro accordi parziali: la Commissione di Venezia, il GRECO (Gruppo di Stati contro la Corruzione), l’Accordo parziale allargato sullo sport e la Farmacopea europea. In aggiunta, il Consiglio d’Europa è presente sul territorio bielorusso con numerose attività, coordinate dalla sede (Information Point) di Minsk, aperta nel 2009. Un nuovo Piano d’Azione (2019-2021) per quanto riguarda progetti di cooperazione tra Bielorussia e CdE è stato poi adottato l’anno scorso. I leader del Consiglio d’Europa auspicano che un giorno la Bielorussia possa entrare a pieno titolo a far parte dell’Organizzazione diventando un membro a tutti gli effetti del CdE, accogliendone i principi ed i valori comuni. Il Consiglio d’Europa è pronto a lavorare assieme per implementare il Piano d’Azione ed aiutare le autorità bielorusse ad avvicinare la legislazione del paese agli standard democratici europei. I tre leader hanno dunque sottolineato l’importanza dell’azione congiunta degli esperti del Consiglio d’Europa in questa importante transizione, nella quale il dialogo e la cooperazione con partner internazionali è fondamentale al fine di supportare le necessarie riforme costituzionali che avvicinerebbero la Bielorussia agli standard democratici del Consiglio d’Europa. 

Alla fine della Dichiarazione congiunta, i leader dell’Organizzazione hanno poi sollecitato l’immediato rilascio di tutte le persone detenute a causa delle proteste avvenute nel paese, nonché di fermare gli abusi in corso e incentivare investigazioni trasparenti per quanto riguarda la violenza da parte delle forze dell’ordine. “La legittimità non può derivare dalla repressione. Deriva da un processo elettorale libero, equo e basato sullo Stato di diritto”, hanno sottolineato i tre rappresentanti del Consiglio d’Europa.

Per approfondire:

- Statement del Presidente dell’Assemblea Parlamentare del CdE: https://www.coe.int/en/web/portal/-/presidential-election-in-belarus-statement-by-pace-president?inheritRedirect=true 

- Commento della Segretaria Generale sulla situazione in Bielorussiahttps://www.coe.int/en/web/portal/-/secretary-general-comments-on-the-situation-in-belarus?inheritRedirect=true 

- Statement del Presidente del Congresso delle Autorità Regionali e Locali del CdE: https://www.coe.int/en/web/portal/-/situation-in-belarus-statement-by-congress-president?inheritRedirect=true 

 

3. 130ª Sessione del Comitato dei Ministri a livello ministeriale / 130th Session of the Committee of Ministers at a ministerial level (4 Novembre 2020)

Proprio nel momento in cui il Consiglio d’Europa celebra il settantesimo anniversario della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, in questo contesto inedito dovuto all’attuale situazione di pandemia in cui il mondo si sta ritrovando, i Ministri degli Affari Esteri dei 47 paesi membri del CdE si sono riuniti virtualmente per il consueto incontro a livello ministeriale, questa volta tenutosi tramite una video conferenza organizzata da Atene. Durante questa 130ª sessione, i 47 Ministri hanno reiterato il loro impegno verso una maggiore e più forte unità dei propri paesi all’interno dell’Organizzazione; ed hanno affermato la loro continua volontà a lavorare insieme per rinforzare i valori di solidarietà, i principi di democrazia e diritto racchiusi nella Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo.

In una Dichiarazione redatta dalla Presidenza del Comitato dei Ministri e sostenuta da 43 Stati membri, i partecipanti hanno sottolineato come la Convenzione definisca degli standard non derogabili in materia di diritti umani, che non possono essere messi in discussione neanche in momenti di crisi, legati alla salute pubblica, quale quello che attualmente il mondo si trova a dover affrontare. La Dichiarazione ha poi reiterato il bisogno di salvaguardare il diritto alla salute per tutti, assieme alla salvaguardia di tutti gli altri diritti umani legati alla sfera sociale ed economica, quali per esempio il diritto alla protezione sociale, all’educazione e a condizioni lavorative sicure e salutari; sulla base dei principi di inclusività, non discriminazione e parità di genere.

I Ministri hanno dunque indicato come tema prioritario quello di essere maggiormente preparati ed uniti per affrontare future crisi di salute di salute pubblica come quella dovuta alla pandemia da Covid-19, ed altre emergenze, quali per esempio le calamità naturali dovute al cambiamento climatico e i disastri tecnologici. I Ministri degli Affari Esteri hanno quindi sottolineato che il benessere del nostro pianeta è di fondamentale importanza per la vita del genere umano, nonché per la sua capacità di garantire il diritto ad un ambiente salutare alle generazioni future; ed hanno riconosciuto il ruolo cruciale del Consiglio d’Europa per quanto riguarda questi temi, ora sempre più fondamentali per il futuro delle nostre società.

Infine, gli altri argomenti discussi in questa 130ª sessione del Comitato dei ministri a livello ministeriale, hanno riguardato, l’importanza di una efficace risposta alla crisi di salute pubblica nel pieno rispetto della democrazia, lo Stato di diritto ed i diritti umani; il ruolo del Consiglio d’Europa nel reagire ai conflitti e alle crisi politiche e sociali sul continente europeo, con l’obiettivo di assicurare una efficacia di lungo periodo alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, le politiche dell’Organizzazione per quanto riguarda le regioni confinanti e il report annuale della Segretaria Generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović-Burić.

La Grecia, che ha ospitato questa 130ª sessione, ha poi ceduto la Presidenza del Comitato dei Ministri alla Germania il 18 novembre, che avrà quindi l’incarico di organizzare la prossima riunione del CM a livello di Ministri degli Affari Esteri il 21 maggio 2021.

Per approfondire: 

- Dichiarazione di Atene da parte della Presidenza del Comitato dei Ministri: https://search.coe.int/cm/Pages/result_details.aspx?ObjectId=0900001680a03445 

- Report Annuale della Segretaria Generale del Consiglio d’Europa: https://www.coe.int/en/web/portal/-/multiculturalism-2020-secretary-general-publishes-annual-report 

- Settantesimo anniversario della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo: https://www.coe.int/en/web/portal/echr-70 

 

photo credits: Council of Europe

16/12/2020
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