Magistratura democratica
Pillole di COE

Pillole di consiglio d'Europa n.4

Il Consiglio d'Europa di fronte all'emergenza sanitaria. Una "cassetta degli attrezzi" per il rispetto dei diritti, la democrazia e lo stato di diritto. Le raccomandazioni della Commissaria per i Diritti Umani, di GRECO, GRETA, GREVIO, Comitato delle Parti della Convenzione di Istanbul. L'attenzione per le vittime, i disabili, le minoranze. La tutela della salute e della privacy. Le garanzie di attuazione dei diritti umani.

I. Coronavirus: orientamenti ai governi in materia di rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto

Coronavirus: guidance to governments on respecting human rights, democracy and the rule of law

Di Eleonora Montanaro, Università degli studi di Padova, già tirocinante presso la Rappresentanza permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa

PAROLE CHIAVE ITA/ENG:

Segretario generale, crisi globale, documento informativo per gli Stati membri, diritti umani, Coronavirus, linee guida, Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, emergenza.

Secretary General, global crisis, toolkit to the Member States, human rights, Coronavirus, guidelines, European Convention of Human Rights, emergency.

Considerata la crisi globale causata dall’emergenza COVID-19, nonché le misure di risposta rapide ed estreme che gli Stati si sono trovati a dover introdurre, la Segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, ha pubblicato un toolkit destinato a tutti i governi europei, incentrato sul rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto per quanto riguarda la risposta alla crisi globale.

Questo documento informativo - il Toolkit del Consiglio d’Europa per gli Stati Membri - è stato inviato in data 7 aprile 2020 a tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa.

La Segretaria generale ha dichiarato che “Non dobbiamo permettere che il virus distrugga i valori fondamentali delle nostre società libere, come sta purtroppo distruggendo tante vite umane e quanto di più caro abbiamo.” Una delle principali sfide sociali, politiche e giuridiche del nostro tempo, ha poi aggiunto, sarà quella di dimostrare la capacità degli Stati membri di reagire efficacemente a questa crisi, garantendo allo stesso tempo che le misure emergenziali adottate non pregiudichino l’attenzione che i governi pongono nei confronti della salvaguardia dei valori fondanti dell’Europa, quali appunto il rispetto dei diritti umani, dello Stato di diritto e della democrazia.

Il toolkit , la "cassetta degli attrezzi" è stato studiato al fine di garantire che le misure adottate dai governi deli Stati durante la crisi non risultino sproporzionate rispetto alla minaccia rappresentata dalla diffusione del virus, e rimangano limitate nel tempo. Esso si concentra su quattro principali aree d’azione:

  • Deroga alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo in tempi di emergenza (secondo l’articolo 15 della stessa): ogni Stato deve valutare se le misure di natura eccezionale adottate durante la lotta al virus giustificano questa deroga e non ricadono invece all’interno delle misure di protezione della salute pubblica specificate in alcuni articoli della Convenzione (Art. 5 par. 1e, Art. 8-11 par. 2). La possibilità per gli Stati membri di agire in questo modo è una caratteristica importante del sistema, perché permette la continua applicazione della Convenzione anche durante le crisi più critiche. In aggiunta, queste deroghe sono sottoposte ad alcuni specifici requisiti: il Segretario generale del Consiglio d’Europa deve essere completamente informato delle misure prese, delle sue ragioni e del periodo di azione delle stesse. Inoltre, alcuni diritti fondamentali non permettono alcuna deroga: il diritto alla vita, con l’eccezione di legali azioni di guerra (Art. 2), il divieto della tortura e del trattamento inumano o degradante (Art. 3), il divieto della schiavitù (Art. 4§1) ed il divieto della punizione “senza legge” (Art. 7). Infine, ogni deroga ai sensi dell’Articolo 15 non risulta contingente all’adozione dello stato di emergenza all’interno di uno Stato, ma deve avere delle solide motivazioni giuridiche al fine non incorrere in arbitrarietà nella lotta contro l’emergenza pubblica. Le misure emergenziali devono sempre mirare alla protezione della democrazia e della società che vengono minacciate dalla crisi.

 

  • Rispetto dello Stato di diritto e dei principi democratici durante l’emergenza: nonostante le misure estreme adottate dagli Stati membri, lo Stato di diritto ed il principio di legalità devono sempre prevalere. Ogni nuova legislazione adottata per far fronte alla situazione legata alla diffusione del Coronavirus deve rispettare gli standard costituzionali ed internazionali in vigore. Inoltre, lo stato di emergenza, le relative misure adottate, nonché i maggiori poteri acquisiti dai governi devono sempre avere una durata limitata. La durata prolungata di queste misure deve essere infatti soggetta al controllo del Parlamento, che provvederà a verificarne la necessità. In aggiunta, i governi nazionali devono sempre attenersi al principio di necessità; le misure emergenziali adottate quindi dovranno essere in grado di raggiungere i propri obiettivi tramite delle minime alterazioni alle normali regole e procedure. Per quanto riguarda l’imprevedibilità dell’evolversi della crisi causata dal COVID-19, potrebbero risultare necessarie deroghe legislative più ampie, ma dovranno comunque essere formulate in maniera adeguata alle circostanze, al fine di evitare qualsiasi tentativo di abuso. Un altro punto importante da sottolineare per quanto riguarda l’implementazione delle misure emergenziali è la capacità delle istituzioni di agire velocemente ed efficacemente. Questo può spesso risultare in una possibilità di bypassare alcuni standard di divisione dei poteri tra autorità nazionali, regionali e locali, sempre comunque all’interno dei limiti costituzionali. I Parlamenti degli Stati devono sempre mantenere il potere di controllare periodicamente se questi poteri emergenziali risultano giustificati; è quindi vietato, durante lo stato di emergenza, lo scioglimento del Parlamento. La funzione centrale del potere giudiziario deve poi essere mantenuta, per consentire ai giudici di esaminare le limitazioni ai diritti umani che possono avvenire durante lo stato di emergenza.

 

  • Norme fondamentali in materia di diritti umani, tra cui la tutela della libertà di espressione, la protezione della vita privata e dei dati personali, nonché la tutela dei gruppi vulnerabili dalla discriminazione ed il diritto all’istruzione. Alcune misure adottate per far fronte alla crisi del Coronavirus potrebbero inficiare e limitare le libertà personali; gli Stati sono quindi tenuti a verificare le basi legali di tali provvedimenti, ed applicarli solo se strettamente necessari e proporzionati al fine che intendono raggiungere. Una delle libertà fondamentali che riscontra purtroppo alcune criticità durante una pandemia quale quella dovuta al COVID-19 è proprio la libertà di informazione ed il diritto di accesso a fonti ufficiali di informazione all’interno della società; per queste i media ed i giornalisti hanno il cruciale compito di aderire ai più alti standard etici di giornalismo responsabile, cercando di fornire al pubblico delle informazioni dettagliate e accurate riguardo la situazione attuale, cercando di evitare il diffondersi del panico generale. Allo stesso modo, le nuove tecnologie messe a disposizione per raccogliere, monitorare e tracciare i dati personali, pur avendo potenzialmente un ruolo positivo nel contenimento del contagio, possono purtroppo diventare intrusive se non controllate in maniera adeguata, garantendo il diritto alla vita privata dei cittadini. Secondo i principi di protezione dei dati personali elencati nella Convenzione del Consiglio d’Europa 108, è necessario che la raccolta e l’analisi dei dati sia sempre sottoposta a standard di salvaguardia, per garantire che questo processo risulti in un beneficio per la società durante il periodo di crisi.

 

  • Divieto di discriminazione (Articolo 14 della Convenzione e Articolo 1, Protocollo n. 12, Articolo E della Carta Sociale Europea) e standard riguardanti la diversità e l’inclusione: il principio di non discriminazione risulta particolarmente rilevante nel contesto dell’emergenza COVID-19, le misure implementate per far fronte alla crisi infatti devono necessariamente dimostrare di non discriminare ingiustamente alcune categorie di persone. I governi degli Stati membri devono quindi implementare delle misure eque, assicurandosi che i gruppi minoritari quali Rom, migranti, rifugiati e minoranze nazionali risultino protetti e non marginalizzati durante il periodo di lockdown dovuto all’emergenza. A causa di queste misure di confinamento, infatti, il numero degli incidenti legati a violenza domestica, sessuale e di genere risultano aumentati, ed è necessario quindi che gli Stati intervengano per supportare le vittime di questi abusi, in linea con i principi della Convenzione di Istanbul e la Convenzione di Lanzarote sulla protezione dei bambini contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale. Durante momenti di crisi, è necessario proteggere le categorie più deboli anche dalle frodi online, dal cybercrime e da qualsiasi attore che possa approfittarsi di una situazione emergenziale in cui alcune categorie di persone risultano più deboli. Gli Stati membri devono costantemente impegnarsi a collaborare con istituzione e rappresentanti della società civile per ridurre al minimo i rischi di crimini e violenze durante questo periodo, attenendosi ai principi di riferimento descritti dalla Convenzione di Budapest sul cybercrime, la Convenzione MEDICRIME e la Convenzione di Lanzarote.

 

Le nostre società si trovano a fronteggiare una sfida senza precedenti, che è destinata a lasciare un segno indelebile anche quando sarà passata, a causa soprattutto dei danni economici e sociali che le istituzioni democratiche si troveranno ad affrontare. Il Consiglio d’Europa, che in 70 anni di storia è riuscito a diventare un’Organizzazione pan-europea con istituzioni uniche che si impegnano attraverso azioni multilaterali a proteggere i ditti umani, la democrazia e lo Stato di diritto, risulta ancora più necessario e fondamentale durante questo periodo, perché mantiene l’obiettivo di guidare gli Stati membri nella gestione della grave crisi che devono affrontare. Con l’utilizzo di strumenti legali, competenze tecniche ed ampi network di esperti, il CdE offre agli Stati membri strumenti indispensabili per coadiuvare le azioni intraprese nel fronteggiare l’emergenza, con l’obiettivo di mantenere il tessuto democratico delle società, proteggere la salute pubblica e assicurare la non-discriminazione delle categorie più deboli.

In conclusione, le istituzioni del Consiglio d’Europa si impegnano ad usare risorse e strumenti, come per esempio questo toolkit, per condividere informazioni, linee guida e buone pratiche con le autorità degli Stati membri, coinvolgendo la società civile ed i cittadini al fine di trovare soluzioni comuni ed efficaci nella lotta contro la crisi ed i suoi effetti sulla società, per garantire che i diritti e le libertà fondamentali siano sempre al primo posto, anche e soprattutto nell’affrontare la situazione difficile che interessa in questo momento tutti i diversi attori della società. 

 

Per approfondire:

  • Toolkit del Consiglio d’Europa per gli Stati Membri:

https://rm.coe.int/sg-inf-2020-11-respecting-democracy-rule-of-law-and-human-rights-in-th/16809e1f40

  • Articolo 15 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo:

https://www.coe.int/en/web/conventions/full-list/-/conventions/webContent/62111354

  • Convenzione MEDICRIME:

https://www.coe.int/en/web/medicrime/home

II. La Commissaria per i diritti umani

I governi europei stanno mettendo in campo misure straordinarie e impattanti per contenere l’epidemia. È tuttavia necessario continuare a garantire e tutelare i diritti umani, fortemente colpiti dalle misure: il diritto alla salute in primis, diritti economici e sociali, diritti civili e libertà politiche

Di Marika Ikonomu, Università Statale di Milano, già tirocinante presso la Rappresentanza permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa

 

PAROLE CHIAVE ITA/ENG:

Pandemia e diritti umani, diritto alla salute, diseguaglianze sanitarie, questioni di genere, vulnerabilità, anziani, persone con disabilità, immigrazione, diritti dei detenuti, libertà di stampa.

Pandemic and Human Rights, right to health, health inequalities, gender issues, vulnerable groups, older persons, persons with disabilities, immigration, rights of prisoners, press freedom.

1. Imparare dalla pandemia per meglio garantire il diritto alla salute. Il Commento della Commissaria per i diritti umani / Learning from the pandemic to better fulfil the right to health. Human Rights Comment, 23 aprile 2020

«Il diritto fondamentale alla salute fisica e psichica può essere garantito oggi, nelle condizioni attuali?», una delle questioni poste dalla Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa. L’emergenza in corso ha messo a dura prova i sistemi sanitari nazionali, testando la loro resilienza. Dunja Mijatović ricorda anzitutto il carattere dell’universalità del diritto alla salute: tale diritto deve essere garantito a tutti gli esseri umani.

  • Copertura sanitaria universale

Durante la visita in Grecia nel 2018, la Commissaria ha rilevato come le misure di austerità abbiano impattato negativamente sulla disponibilità e accessibilità all’assistenza sanitaria da parte della popolazione.

Tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Agenda 2030) vi è la copertura sanitaria universale, affinché tutti gli individui e le comunità ricevano assistenza sanitaria senza subire un aggravio economico. L’ONU prevede infatti che tale copertura comprenda un miliardo di persone in più entro il 2023, fino ad estendersi alla popolazione mondiale nel 2030, creando sistemi sanitari forti e resilienti, capaci di raggiungere anche i soggetti nelle condizioni più vulnerabili, e in grado di dare risposte adeguate ed efficaci a qualsiasi tipo di epidemia. Tuttavia, alcuni rappresentanti della società civile hanno lamentato l’eccessiva discrezionalità lasciata agli Stati dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite, in tema di determinazione del bacino di utenza dell’assistenza sanitaria.

La Commissaria Mijatović richiama inoltre l’aspetto psicologico della crisi, che potrebbe condurre in parallelo a situazioni di paura, ansia e depressione. Le persone con patologia psichiatrica infatti, nella situazione attuale, hanno difficoltà ad accedere alle strutture di cura e risultano essere maggiormente a rischio di infezione.

  • Diseguaglianze sanitarie e determinanti sociali per la salute

Il diritto alla salute è strettamente interconnesso con altri diritti sociali, come ad esempio il diritto alla pubblica sicurezza e, tra gli altri, il diritto all’abitazione. Tuttavia, la Commissaria pone in evidenza l’insufficienza degli investimenti relativi all’edilizia sociale (social housing) da parte dei Paesi europei: 0,66 è la percentuale del PIL europeo nel 2017 destinata a tali investimenti. Il diritto alla casa è una necessità primaria nella lotta contro il Covid-19: un’attenzione particolare deve essere prestata alle persone senza fissa dimora, che si trovano spesso in situazioni di sovraffollamento, privi di strutture igienico-sanitarie adeguate e di un alloggio appropriato. La Mijatović evidenzia dunque l’urgenza di politiche lungimiranti in tema di soluzioni abitative adeguate.

  • Salute ed equità nelle questioni di genere

Nel Commento della Commissaria emerge un altro elemento determinante per il diritto alla salute: il genere. Le differenze nello stato di salute e di bisogno tra uomini e donne non è correlata unicamente alle differenze biologiche, ma trova le sue radici anche nelle norme e negli stereotipi di genere. Le donne hanno un’aspettativa di vita superiore a quella degli uomini: il 70% della popolazione europea sopra gli 85 anni è formato da donne. Tuttavia, la durata media di una malattia per le donne si aggira intorno ai dieci anni, mentre per gli uomini intorno ai sei anni. Il report dell’OMS mostra come la salute delle donne in Europa è compromessa principalmente da malattie cardiovascolari, patologie psichiche, violenza di genere e cyberbullismo.

Le differenze di genere, dunque, rilevano radicalmente anche nelle modalità di risposta alla pandemia. Il distanziamento sociale e l’isolamento domiciliare costituiscono spesso un pericolo per la salute delle donne, considerato l’alto rischio di violenza domestica e la crescente difficoltà a chiedere aiuto alle strutture, costrette a chiudere o a limitare la propria attività per contenere il contagio.

Le politiche di sanità pubblica, conclude la Commissaria, destinate a uomini e donne, devono essere specificamente orientate, considerando il genere come una determinante fondamentale per la salute.

  • Vie per uscire dalla crisi

La Commissaria Mijatović sollecita gli Stati membri perché rivolgano una particolare attenzione ad alcune categorie, che si trovano in una situazione di vulnerabilità o altamente esposte al contagio: anziani, persone con disabilità, detenuti, persone senza fissa dimora, migranti, rifugiati e Rom; soggetti che non hanno facile accesso a servizi igienico-sanitari.

Infine, la Commissaria mette in luce l’enorme pressione che questa crisi sta esercitando sugli operatori sanitari ed esorta gli Stati a garantire loro la massima protezione.

È necessario dunque, conclude Dunja Mijatović, «promuovere la salute pubblica attraverso approcci integrati, che combinino l’universalità della copertura sanitaria con politiche di riduzione della povertà, la diminuzione di persone senza fissa dimora, educazione inclusiva, nonché di agevolazione dell’accesso al mercato del lavoro».

 

Per approfondire:

  • Persons with disabilities must not be left behind in the response to the COVID-19 pandemic. Statement of the Commissioner for Human Rights, 02.04.2020

https://www.coe.int/en/web/commissioner/-/persons-with-disabilities-must-not-be-left-behind-in-the-response-to-the-covid-19-pandemic

 

  • Older persons need more support than ever in the age of the Covid-19 pandemic. Statement of the Commissioner for Human Rights, 20.03.2020

https://www.coe.int/en/web/commissioner/-/older-persons-need-more-support-than-ever-in-the-age-of-the-covid-19-pandemic

 

  • Governments must ensure equal protection and care for Roma and Travellers during the COVID-19 crisis. Statement of the Commissioner for Human Rights, 07.04.2020

https://www.coe.int/en/web/commissioner/-/governments-must-ensure-equal-protection-and-care-for-roma-and-travellers-during-the-covid-19-crisis

 

  • WHO, Women’s health and well-being in Europe: beyond the mortality advantage

http://www.euro.who.int/__data/assets/pdf_file/0006/318147/EWHR16_interactive2.pdf?ua=1

 

 2. Covid-19 e Immigrazione

Soccorsi in mare e sicurezza degli sbarchi durante l’emergenza Covid-19 / States should ensure rescue at sea and allow safe disembarkation during the Covid-19 crisis. Statement of the Commissioner for Human Rights, 16.04.2020.

«Questo periodo difficile ci ricorda duramente il valore della vita umana e la necessità di proteggere il diritto alla vita, compreso quello dei naufraghi che, alla deriva, sono lontani dall’opinione pubblica», ha affermato la Commissaria per i diritti umani. Come già rilevato nella Raccomandazione di giugno 2019, gli Stati hanno il dovere di rispondere in modo tempestivo alle richieste di soccorso, nonché di cooperare in modo effettivo al fine di individuare luoghi sicuri per lo sbarco e adottare le misure necessarie a protezione della salute di tutti i soggetti coinvolti. Nonostante l’emergenza in corso, la necessità di salvare vite umane e permettere lo sbarco dei naufraghi in un luogo sicuro – evitando che vengano riportati in Libia – rimane prioritaria.

La Commissaria pone in evidenza le azioni intraprese dagli Stati di Malta e Italia, vale a dire la decisione di chiudere i porti alle imbarcazioni delle ONG, con a bordo persone salvate dal naufragio. Dunja Mijatović esorta dunque tutti gli Stati membri a trovare soluzioni rapide e fornire sostegno agli Stati costieri.

Rilascio dei migranti nei centri di detenzione durante l’emergenza Covid-19 / Commissioner calls for release of immigration detainees while Covid-19 crisis continues. Statement of the Commissioner for Human Rights, 26 marzo 2020.

La Commissaria Mijatović, inoltre, pone l’accento sulla situazione di coloro a cui è stata rifiutata la richiesta di protezione internazionale e di coloro che si trovano in una situazione di irregolarità all’interno dei centri di detenzione, sottolineando l’importanza di un immediato rilascio. Le strutture detentive infatti non possono garantire il distanziamento sociale, né le altre misure necessarie per il contenimento del virus. Alcuni Stati membri – come Belgio, Spagna, Paesi Bassi e Regno Unito – hanno adottato politiche di rilascio dei soggetti detenuti ed è importante che tali scelte vengano accolte anche da altri Paesi, dando la priorità ai più vulnerabili, come ad esempio i minori non accompagnati.

La Commissaria infine chiede che al rilascio sia garantito l’accesso a strutture dotate di servizi essenziali, compresa l’assistenza sanitaria, «al fine di salvaguardare la loro dignità e proteggere la salute di tutti i cittadini degli Stati membri».

 

Per approfondire:

www.questionegiustizia.it/pillole/COE/3 

 3. Covid-19 e diritti dei detenuti / COVID-19 pandemic: urgent steps are needed to protect the rights of prisoners in Europe. Statement of the Commissioner of Human Rights, 6 aprile 2020

Gli Stati membri hanno il dovere di adottare urgentemente un piano d’azione per affrontare la crisi, che sia supportato da risorse umane ed economiche adeguate.

La Commissaria per i diritti umani ricorda anzitutto che i detenuti sono una categoria a rischio, perché inseriti appunto in un ambiente ad alto rischio: le strutture detentive infatti non sono adatte ad affrontare un’epidemia su larga scala, poiché prive di spazi che permettano il distanziamento sociale e il rispetto delle norme igieniche. In aggiunta, l’alta percentuale di detenuti con patologie pregresse e l’età avanzata di una categoria consistente.

Alcuni Stati membri, nota la Commissaria, hanno già adottato delle misure, quali il rilascio di determinate categorie di detenuti, la detenzione domiciliare, l’amnistia, la commutazione della pena. Dunja Mijatović esorta gli Stati a ricorrere urgentemente a misure che riducano la popolazione carceraria.

Il CPT (Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti), nella dichiarazione di principi volti a far fronte all’emergenza Covid-19, ha evidenziato l’imperatività delle misure alternative alla detenzione in situazioni di sovraffollamento delle carceri e di emergenza, poiché il principio enunciato dall’art. 3 della Convenzione (proibizione della tortura) non deve mai venire meno. Al contempo, ai detenuti che non beneficiano di una pena alternativa deve essere garantita l’assistenza sanitaria. Le restrizioni imposte negli istituti penitenziari, volte unicamente a proteggere il diritto alla vita e alla salute dei detenuti e del personale penitenziario, devono essere orientate ai principi di proporzionalità, necessità, non discriminazione, determinatezza e trasparenza. Ai detenuti inoltre deve essere garantita la continuità dell’accesso alle informazioni e dell’assistenza legale.

La Commissaria invita infine gli Stati a prestare attenzione alle categorie vulnerabili presenti nelle strutture detentive, come ad esempio persone con disabilità, donne incinta e minori autori di reato.

 

4. Covid-19 e libertà di stampa / Press freedom must not be undermined by measures to counter disinformation about COVID-19. Statement of the Commissioner, 3 aprile 2020

I governi hanno il compito di tutelare la libertà di stampa e il relativo diritto a essere informati. Tuttavia, la Commissaria rileva che molti Stati membri hanno utilizzato le misure di protezione e contenimento come pretesto per introdurre restrizioni sproporzionate alla libertà di stampa e per controllare il lavoro dei giornalisti, con la conseguente limitazione del diritto del cittadino a ricevere informazioni.

A destare preoccupazione non solo la situazione in Ungheria e nella Federazione Russa, dove i giornalisti rischiano molte sanzioni, tra cui fino a cinque anni di detenzione per diffusione di «false informazioni», ma anche in Azerbaijan, Romania, Bosnia ed Erzegovina, Armenia, Slovenia. Ancora, in Turchia molti giornalisti sono stati arrestati per le loro indagini relative al virus.

Dunja Mijatović rimarca dunque che i governi, nonostante siano chiamati ad affrontare sfide inedite, non devono strumentalizzare tale situazione per impedire il lavoro indispensabile e socialmente utile dei giornalisti. Al contrario, esorta gli Stati a combattere la disinformazione in maniera proporzionata e democratica, con l’intervento delle istituzioni parlamentari e delle istituzioni nazionali per i diritti umani. 

III. Il rischio di corruzione e i riferimenti giuridici utili ai tempi del Covid 19

Il presidente del GRECO, in un documento del 15 aprile 2020, mette in guardia gli Stati membri sul grave pericolo che la pandemia possa scatenare nuove forme di corruzione, specialmente nel settore sanitario. La riflessione offre l’occasione per richiamare importanti principi elaborati a livello europeo in materia di corruzione e per identificare i settori più a rischio.

Di Emma Rizzato, magistrato, componente della delegazione italiana per il Greco

PAROLE CHIAVE ITA/ENG:

Pandemia, Corruzione, frodi, trasparenza, appalti, Convenzione penale e civile sulla Corruzione del Consiglio d’Europa, sanità, vaccinazioni, settore privato, controllo, whistleblowers.

Pandemic, corruption, frauds, transparency, procurements, The Council of Europe Criminal Law and Civil Law Conventions on Corruption, Health care sector, vaccination, private sector, oversight, whistleblowers.

L’iniziativa del GRECO si iscrive nell’ambito delle azioni intraprese, a vari livelli, dal Consiglio d’Europa nell’ambito della gestione della crisi sanitaria e vuole servire da monito agli Stati nel vigilare sul rispetto dei valori democratici e dei principi dello Stato di diritto, messi a dura prova negli ultimi mesi. La gestione dell’emergenza ha comportato una grande concentrazione di potere, delle deroghe alla tutela dei diritti e delle libertà fondamentali e misure economiche volte ad immettere nel mercato ingente liquidità per alleviare la crisi economica che i Paesi sono costretti a fronteggiare. E’importante dunque che gli Stati diano prova di responsabilità e che tengano alta la guardia nella prevenzione della corruzione che potrebbe diffondersi in molte delle attività correlate alla emergenza pandemica.

Fatta questa premessa, il Presidente del Greco, Marin, Mrcela, ricorda come, nel corso degli anni, nelle raccomandazioni del Greco siano stati sempre individuati specifici strumenti anticorruzione, la cui applicazione si dimostra oggi ancora più essenziale, sia a livello internazionale che nazionale. In particolare, la trasparenza delle procedure nel settore pubblico nella gestione della crisi resta uno dei principali mezzi per prevenire la corruzione. La necessità di informazioni attendibili e continue da parte delle istituzioni pubbliche è anche un aspetto di importanza cruciale nei periodi di emergenza.

La cornice giuridica di tali strumenti si rinviene nella Convenzione civile e penale sulla corruzione e nei venti principi “guida” per combattere la corruzione e negli altri standard anti corruzione elaborati dal Consiglio di Europa. Anche i rapporti di valutazione del Greco sul tema della prevenzione della corruzione nei settori giudiziario legislativo politico potranno orientare le condotte degli Stati e fornire validi elementi.

Se dunque l’emergenza del Covid -19 aumenta i rischi di corruzione, è il settore sanitario quello più esposto, ciò a causa della necessità di rispondere in maniera rapida alle richieste di famaci e di dispositivi medici con conseguente semplificazione delle procedure burocratiche e dei controlli sulle stesse. La corruzione in ambito sanitario comporta infatti dei servizi più cari, di scarsa qualità, e di conseguenza può compromettere l’accesso alla salute in condizioni di uguaglianza.

Il Greco ha dunque voluto offrire delle linee guida idonee ad orientare l’azione degli Stati nei settori identificati come maggiormente esposti a fenomeni corruttivi.

Secondo l’analisi del l GRECO sono sei i settori potenzialmente più a rischio di fenomeni di corruzione:

1) le gare d’appalto, dal momento che l’esigenza di un rapido approvvigionamento dei materiali può determinare un - eccesso – di semplificazione delle procedure accompagnata da conseguente riduzione dei controlli;

2) l’ambito ospedaliero, soprattutto rispetto al reclutamento di personale e all’acquisto di apparecchiature mediche. A questo proposito si richiama l’obbligo per gli Stati membri del Greco di criminalizzare gli obblighi di criminalizzazione della corruzione attiva e passiva nel settore privato, che viene a coprire anche il mercato dei servizi ospedalieri nonché l’importanza della incriminazione della corruzione internazionale;

3) il settore della ricerca scientifica e dello sviluppo di farmaci e vaccini contro il Covid-19. Il Presidente del GRECO, invita gli Stati ad assicurare la trasparenza e il controllo rigoroso nella gestione delle risorse pubbliche investite a questo scopo. Vi è un richiamo anche in questo caso ai principi elaborati nei rapporti di valutazione del Greco in primis sulla trasparenza e la regolarità delle assunzioni rispettando i codici di condotta ed evitando possibili conflitti di interesse, specialmente quando il “recruitment” riguarda la classe manageriale di livello apicale, con funzioni anche di controllo e di monitoraggio. Segnala in proposito le indicazioni fornite nella Raccomandazione n. R (2000) 10 sul codice di condotta dei funzionari pubblici e la raccomandazione del Comitato dei Ministri n. R (2017) 2 sulla regolamentazione delle attività di lobbying nel contesto del processo decisionale pubblico e la numerosa casistica di raccomandazioni elaborate dal GRECO nei rapporti di valutazioni relativi al IV ciclo. Ancora una volta la trasparenza delle procedure si rivela un importante strumento sia per la diffusione di informazioni corrette sulla pandemia sia per assicurare il controllo sulle decisioni assunte dalle autorità pubbliche;

4) I rischi di possibili frodi o contraffazione di medicinali anti-Covid-19, in ragione dell’urgenza e dell’ampiezza della domanda, si moltiplicano i pericoli di incorrere in truffe finanziarie relative al commercio di mascherini ed altri dispositivi di protezione. Il Presidente ha sottolineato che oltre alla necessità di sanzionare penalmente e di procedere per i reati di fabbricazione e distribuzione di prodotti sanitari contraffatti (come impone anche la Convenzione MEDICRIME del Consiglio d’Europa), sia utile il ricorso alla metodologia del COE AML/CFT per ridurre il rischio di riciclaggio di denaro nei casi di collegamento con la corruzione nel settore sanitario;

5) la necessità di vigilanza e la protezione degli “informatori” (whistleblowers) nel settore sanitario. In un contesto in cui l’emergenza ha notevolmente esteso le prerogative e l’azione del potere esecutivo, il ruolo del parlamento e dell’autorità giudiziaria è essenziale per prevenire abusi e vegliare sulla legalità dell’esercizio del potere pubblico. La società civile e le agenzie amministrative indipendenti hanno parimenti un ruolo essenziale e delle misure a tutela degli informatori sono indispensabili. Anche i media rivestono un ruolo di grande responsabilità in questo momento storico. L’auspicio del Presidente Mrcela è infine che la Raccomandazione del Comitato dei Ministri n. (2014) 7 sulla protezione degli informatori e le Raccomandazioni generali del GRECO rivolte agli Stati affinché adottino norme che consentano di apprestare adeguata tutela a coloro che si espongono a pesanti ritorsioni per denunciare casi di corruzione o di mala gestione nel settore pubblico e privato, dato il loro ruolo chiave nel contrasto a tali fenomeni, continuino a guidare l’azione degli Stati in questo ambito;

6) Il settore privato. Il Greco mette in guardia sull’aumento dei rischi di corruzione e di malaffare nel settore privato, durante la crisi. Ad esempio con il pagamento di “mazzette” per spingere avanti pratiche in stallo; con la falsificazione di documenti per l’ottenimento di aiuti da parte dello Stato; con la falsificazione di certificati di conformità di prodotti, eccetera. Anche in questo il presidente del Greco richiama uno dei principi guida (n. 5) sulla necessità di prevenire che vengano costituite società al solo scopo di coprire attività illecite di tipo corruttivo, (n.d.r. strumento questo molto utilizzato in Italia anche dalle associazioni mafiose di “nuova generazione”). Rammenta altresì l’insieme di principi elaborati con le raccomandazioni sviluppate nel secondo ciclo di valutazione sulle tematiche dell’auditing, della responsabilità delle persone giuridiche e sull’obbligo di diligenza;

Il monito di Marin Mrcela è di grande impatto nella misura in cui chiede agli Stati, già fortemente impegnati nel fronteggiare una crisi economica e sanitaria di proporzioni straordinarie, di non lasciarsi sopraffare dalle regole dettate dall’emergenza ma di tenere fede ora più che mai ai principi elaborati nella lotta alla corruzione e mettere in campo misure efficaci per prevenirne la diffusione in settori fino ad ora meno vulnerabili. In sostanza un appello alla trasparenza e alla responsabilità nel modo di combattere la pandemia affinché la risposta degli Stati esso sia credibile e sappia guadagnarsi la fiducia da parte della collettività, già provata dalla furia della crisi provocata dalla pandemia.

Infine, un brevissimo accenno allo “statement” del Segretario Generale dell’OCSE e del Presidente dell’organismo anticorruzione, il Working Group on Bribery, che vede uniti 44 Stati sotto l’ombrello della Anti-Bribery Convention per combattere la corruzione transazionale in tutte le sue forme. Con questa dichiarazione di aprile scorso, Drago Kos, ha sollecitato gli Stati a fronteggiare l’alto rischio di corruzione che gli effetti della pandemia ha scatenato, mantenendo costante l’impegno anti-corruzione. Efficace il suo appello a lavorare insieme per superare la crisi, cercando, allo stesso tempo, di non far sì che fenomeni - sottovalutati - di corruzione possano rendere vani gli sforzi degli Stati.

Anche in questo caso è il settore sanitario ad essere considerato non “immune” da possibili illeciti e molti sono stati i casi già accertati di concussione di pubblici ufficiali stranieri. Il Segretario generale sollecita gli Stati a considerare una priorità quella di garantire il rispetto del principio di legalità e si incoraggiano azioni dirette a rinforzare l’integrità delle gare d’appalto per la distribuzione dei prodotti farmaceutici, la trasparenza delle procedure pubbliche, la protezione dei giornalisti e degli informatori al fine di non rendere meno incisiva – a causa della corruzione – la risposta alla pandemia.

Infine Gurria afferma che il WGB sta elaborando strategie e cercando soluzioni per aiutare gli Stati ad apprestare efficaci strumenti contro ogni forma di corruzione nelle transazioni economiche internazionali. Dovrà essere evitato che la corruzione, se non adeguatamente prevenuta e combattuta, possa compromettere quanto fatto dagli Stati per rispondere alle sfide poste dalla pandemia su scale mondiale.

 

Per approfondire:

L’Italia si è adeguata agli obblighi previsti dagli artt. 7-8 della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Corruzione. Vedi in particolare Rapporti Greco https://rm.coe.int/terzo-ciclo-di-valutazione-addendum-al-secondo-rapporto-di-conformita-/16808c9a2b; https://rm.coe.int/third-evaluation-round-second-addendum-to-the-second-compliance-report/16809942a4

 

IV. Diritti umani, democrazia e Stato di diritto ai tempi della pandemia da Covid-19

La pandemia da Coronavirus che il mondo sta affrontando pone diverse problematiche economiche e sanitarie, ma anche sociali e personali, legate all’influenza che le decisioni dei Governi nazionali possono avere sulla vita e sul benessere dei cittadini, in termini soprattutto di tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Di Eleonora Montanaro, Università degli studi di Padova, già tirocinante presso la Rappresentanza permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa

PAROLE CHIAVE ITA/ENG:

Pandemia, diritti umani, democrazia, Coronavirus, protezione dati personali, economia, crisi, rifugiati, sistema sanitario, UNHCR, Banca del Consiglio d’Europa, Italia.

Pandemic, Human Rights, democracy, Coronavirus, personal data protection, economy, crisis, refugees, healthcare system, UNHCR, Council of Europe Bank, Italy.

1. Le applicazioni per tracciare il virus Covid-19: effetti collaterali da evitare riguardo la protezione dei dati personali / COVID-19 tracing apps: side effects on personal data protection should be avoided
28 Aprile 2020

Dall’inizio della pandemia, i governi e le parti interessate di diversi Paesi nella lotta contro il Coronavirus hanno fatto affidamento all’analisi dei dati e sulle tecnologie digitali per affrontare la sempre crescente minaccia di contagi diffusi tra la popolazione. In alcuni Stati si è fatto uso di applicazioni su telefono cellulare, considerate come una modalità necessaria per ottenere rapidamente dati da analizzare per un effettivo monitoraggio dei cittadini.

Considerata quindi la grande diffusione di queste nuove modalità di tracciamento dei contagi, la Presidente del Comitato “Convenzione 108” del Consiglio d’Europa sulla protezione dei dati, Alessandra Pierucci, ed il Commissario per la protezione dei dati del CdE, Jean-Philippe Walter, hanno pubblicato una dichiarazione congiunta (Joint Statement) nella quale informano gli Stati membri sui possibili effetti collaterali delle applicazioni di tracciamento digitali dei contatti per combattere la pandemia, e richiedono agli Stati di adottare misure di salvaguardia, per prevenire i rischi associati ai dati personali e alla privacy. Questa Dichiarazione è volta a contribuire alle discussioni messe in atto oggigiorno in diversi Stati, ed inoltre evidenzia la necessità, nel caso queste modalità di tracciamento vengano adottate, di prevedere adeguate misure legali e tecniche per mitigarne i rischi.

Nel caso in queste applicazioni siano utilizzate sul territorio nazionale, essere devono impiegate per una durata limitata ed usate su base volontaria. Esse dovranno poi essere progettate con la presenza di misure di sicurezza adeguate, per assicurare, per esempio, che i dati di posizione degli individui non vengano utilizzati, e che non sia possibile una diretta identificazione degli utenti.

La Dichiarazione segue una prima Dichiarazione congiunta sul diritto alla protezione dei dati nel contesto della pandemia Covid-19, emessa il 30 marzo. Inoltre, nel 1981, il Consiglio d’Europa ha adottato il primo trattato internazionale che affronta il diritto degli individui alla protezione dei propri dati personali, la Convenzione sulla la protezione degli individui per quanto riguarda il trattamento automatico dei dati personali, conosciuta anche come “Convenzione108”. Nel 2018, il trattato è stato aggiornato tramite un protocollo, non ancora in vigore, che ha l’obiettivo di assicurare che i principi della protezione dei dati vengano adattati ai nuovi strumenti e alle nuove pratiche messe in atto dagli Stati. Per il momento, 55 Stati hanno ratificato la “Convenzione 108” e molti altri l’hanno utilizzata come modello e linea guida per nuove legislazioni sulla protezione dei dati personali.

 

Per approfondire:

 

2. Il Consiglio d’Europa e l’UNHCR sostengono gli Stati membri nell’inserire rifugiati nelle professioni sanitarie per combattere il Covid-19 / Council of Europe and UNHCR support member states in bringing refugee health workers into the fight against COVID-19.
14 Aprile 2020

In questo periodo di crisi, in cui molte nazioni europee continuano a lottare contro la pandemia da Coronavirus, il Consiglio d’Europa e l’UNHCR (l’Agenzai delle Nazioni Unite per i Rifugiati) incoraggiano gli Stati membri a supportare ed incoraggiare il ruolo fondamentale che rifugiati specializzati nelle professioni sanitarie possono avere all’interno dei sistemi sanitari nazionali, messi costantemente a dura prova durante questo periodo di emergenza.

Come sottolineato da Filippo Grandi, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, nelle ultime settimane molti Stati europei si sono rivolti pubblicamente a professionisti rifugiati perché si uniscano alla difficile lotta contro il contagio da Coronavirus. La risposta da parte di medici e lavoratori in ambito sanitario è stata rapida e solidale: rifugiati che presentavano competenze mediche specializzate si sono dimostrati pronti ad entrare in gioco nella lotta contro il virus, contribuendo in qualsiasi modo fosse necessario ad aiutare le comunità che li hanno accolti.

Tuttavia, nonostante ci siano moltissimi rifugiati con le adeguate competenze mediche su tutto il continente europeo, pronti ad aiutare dove ce ne sia bisogno, le professioni sanitarie risultano spesso regolate da norme restrittive, ed è quindi necessario che le autorità competenti concedano le autorizzazioni necessarie. Proprio a riguardo di queste problematiche è intervenuta la Segretaria Generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, evidenziando come sia i rifugiati che gli Stati e comunità che li accolgono beneficiano del Passaporto europeo per il riconoscimento delle qualifiche professionali dei rifugiati (European Qualifications Passport for Refugees). Questo documento fornisce informazioni utili circa il backgroud e le competenze di cui i rifugiati sono in possesso, anche se non sostituisce i necessari attestati di professionalità in ambito medico-sanitario. Esso può comunque risultare di grande rilevanza, ed essere utilizzato dalle autorità nazionali al fine di velocizzare i processi di riconoscimento di alcune competenze possedute dai rifugiati.

Il Passaporto europeo per i rifugiati può essere dunque utile alle autorità nazionali per stabilire come meglio usufruire delle competenze di ogni rifugiato durante l’emergenza sanitaria. L’UNHCR, assieme a diversi partner, sta lavorando per trovare sempre nuove soluzioni per coinvolgere le comunità di rifugiati, identificarne i professionisti in ambito sanitario e facilitare l’accesso a test online per stabilirne le esatte conoscenze e competenze. Sia il Consiglio d’Europa che l’UNCHR hanno già iniziato a collaborare con i Centri nazionali per il riconoscimento delle qualifiche professionali, al fine di identificare i professionisti tecnico-sanitari all’interno delle comunità ed aiutarli a valorizzare le loro competenze.

Il programma del Passaporto europeo per il riconoscimento delle qualifiche professionali dei rifugiati è stato lanciato del 2017 dal Consiglio d’Europa per aiutare gli Stati a stabilire le competenze possedute dai rifugiati e facilitarne quindi l’integrazione. Coinvolge i centri di riconoscimento di 10 Paesi (Armenia, Bosnia-Erzegovina, Canada, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia e Regno Unito), autorità pubbliche e l’UNHCR. Esso riceve finanziamenti dal governo fiammingo del Belgio, da Italia, Grecia, Georgia, Monaco e Norvegia. Oltre 500 rifugiati hanno beneficato di questo programma in Europa, ed il primo titolare del Passaporto ha ottenuto un impiego a tempo indeterminato in campo sanitario in Norvegia nel 2017.

 

Per approfondire:

  • European Qualifications Passport for Refugees:

https://www.coe.int/en/web/education/recognition-of-refugees-qualifications

  • Education department of the Council of Europe:

https://www.coe.int/en/web/education/covid-19

  • UNHCR:

https://www.unhcr.org/

 

3. La Banca del Consiglio d’Europa approva un prestito all’Italia di 300 milioni di euro per sostenere il sistema sanitario / Council of Europe Bank approves € 300 million COVID-19 healthcare loan to Italy
20 Aprile 2020

La Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa (CoE Development Bank) ha approvato un prestito di 300 milioni di euro all’Italia, con l’obiettivo di finanziare le spese del settore sanitario durante la pandemia da Coronavirus.

Tramite un decreto del 23 marzo 2020, l’Italia ha definito alcune misure straordinarie per la gestione dell’epidemia da Covid-19 nel breve termine, con un focus sull’emergenza sanitaria e la liquidità di settori economici pubblici e privati. Il pacchetto di aiuti approvato include anche un finanziamento di 1.6 miliardi di euro per un fondo di emergenza destinato alla Protezione Civile, principale ente responsabile del coordinamento delle operazioni di gestione dell’emergenza su tutto il territorio italiano, tramite azioni di supporto a Regioni e autorità locali per la distribuzione di adeguati servizi sanitari e dispositivi di protezione sociale volti a assicurare e mantenere la sicurezza delle persone.

Il prestito fornito dalla Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa contribuisce quindi al finanziamento del fondo di emergenza, nonché ad altre misure legate ai provvedimenti straordinari presi per fronteggiare la pandemia. Queste misure includono le operazioni di rinforzo del sistema sanitario nazionale e l’acquisizione di equipaggiamento e materiali adeguati a fronteggiare la crisi. Il prestito risolta anche di fondamentale importanza per coprire i costi associati alla costruzione o riconversione di strutture che accoglieranno i pazienti affetti da Coronavirus e che necessitano di ricovero.

Il Governatore della Banca di Sviluppo del CdE ha affermato che, data la grave pressione a cui i sistemi nazionali sono sottoposti durante questo periodo di crisi e la sempre crescente necessità di rispondere in maniera tempestiva alle esigenze degli Stati, la Banca di Sviluppo ha approvato delle misure finanziarie straordinarie per i suoi membri, in particolar modo a supporto delle strutture che gestiscono la pandemia. Il supporto finanziario dato all’Italia costituisce la prova di come la Banca del Consiglio d’Europa sia impegnata ad aiutare gli Stati membri più colpiti dalla pandemia, non solo nel breve termine, ma anche per quanto riguarda la ricostruzione del tessuto economico e sociale che sarà necessaria quando la crisi risulterà in fase di risoluzione.

Inoltre, l’Italia è uno dei membri fondatori della Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa, nonché uno dei principali finanziatori dei suoi fondi fiduciari. Ad oggi, la Banca ha fornito oltre 6 miliardi di euro di finanziamenti per sostenere una vasta serie di investimenti sociali, dall’istruzione a numerosi progetti di rinnovamento delle strutture nazionali e comunali, tra cui quelle coinvolte nella protezione dal rischio sismico e dalle alluvioni.

Per approfondire:

 

V. Protezione e assistenza alle vittime di crimini violenti nel contesto della pandemia COVID-19

Di Kristina Velcikova, giurista dei diritti dell'uomo

PAROLE CHIAVE ITA/ENG:

applicazione delle Convenzioni in tempo di pandemia, protezione delle vittime

implementation of the Conventions in time of pandemic, protection of victims

Negli ultimi mesi, gli stati membri del Consiglio d'Europa hanno dichiarato lo stato di emergenza o altre misure restrittive per rispondere a una diffusione senza precedenti del virus COVID-19 e per proteggere la salute e la sicurezza delle persone. Queste misure restrittive comprendono la quarantena obbligatoria, la chiusura delle attività non essenziali e delle frontiere. L'imposizione di queste misure, anche se giustificata e necessaria, ha messo in luce le sfide che gli stati membri hanno dovuto affrontare per proteggere gli individui dalla minaccia della pandemia COVID-19, in quanto hanno influito sul pieno godimento di diversi diritti umani.

Le misure imposte dagli Stati membri hanno influenzato il lavoro di vari professionisti che proteggono e sostengono le persone in situazioni di vulnerabilità, come le vittime di violenza sessuale e di genere e le vittime di tratta di esseri umani. Le misure hanno ulteriormente limitato il lavoro dei principali attori, inclusi le forze dell'ordine, gli assistenti sociali, il personale sanitario e le ONG. Queste misure hanno inoltre influenzato la facoltà delle vittime di accedere a strutture specializzate, a un alloggio sicuro oltre che a ricevere un'assistenza sanitaria e/o psicologica.

Gli Stati dovrebbero porre i diritti umani al centro della risposta alla pandemia COVID-19 e adottare misure inclusive volte a proteggere i diritti e la salute di tutta la popolazione, comprese le persone che si trovano nelle circostanze di vulnerabilità, come ad esempio le donne, i migranti e le persone vittime di tratta, indipendentemente dalla forma di sfruttamento e dal loro status migratorio.

Come risposta, il Consiglio d'Europa ha pubblicato un toolkit per gli Stati membri al fine di indirizzarli verso una gestione di questa crisi sanitaria senza precedenti, che tenga conto dei principi fondamentali della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani. Il toolkit fornisce un'attenzione particolare alla protezione delle vittime della criminalità, garantendo che le misure restrittive imposte siano necessarie, proporzionate alla minaccia posta dalla diffusione del virus, giustificate e limitate nel tempo. Si basa inoltre sulle dichiarazioni specifiche pubblicate dagli organi di esperti del Consiglio d'Europa, ossia dal GRETA e dal GREVIO.

Il 2 aprile 2002, GRETA ha ricordato il proseguimento dell'applicazione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri umani durante le misure di emergenza. Ciò significa che gli Stati parti «hanno l'obbligo di identificare le vittime della tratta e di adottare misure per assisterle nel loro recupero fisico, psicologico e sociale, tenendo conto delle loro esigenze di sicurezza e protezione». GRETA ha inoltre ribadito che gli obblighi della Convenzione dovrebbero applicarsi indiscriminatamente a tutti: donne, uomini e bambini vittime di tratta di esseri umani transnazionale o nazionale. Prima di qualsiasi ritorno garantito dalla Convenzione, dovrebbero applicarsi i diritti delle vittime di tratta che garantiscono loro sicurezza e protezione, come un periodo di recupero e di riflessione , la concessione di un permesso di soggiorno o la valutazione dei rischi e della sicurezza (articoli 13, 14 e 16 comma 7). Gli Stati parti non dovrebbero lasciare nessuno indietro nonostante la difficile lotta contro la pandemia.

Un approccio simile è stato adottato dal GREVIO, che ha rilasciato un comunicato il 24 marzo 2020, in cui ha ricordato l'applicazione della Convenzione di Istanbul a tutti gli Stati parti «sia in tempo di conflitto che in tempo di pandemia». Prendendo atto dei rapporti su molti incidenti e delle prove che dimostrano che la politica di isolamento e confinamento ha portato ad un aumento dei livelli di violenza domestica, sessuale e di genere, GREVIO ha invitato gli Stati parti a intensificare gli sforzi per una maggiore prevenzione e protezione contro tale violenza. GREVIO ha accolto con favore diverse politiche integrate e risposte già adottate da alcuni Stati, tra cui servizi innovativi come i moduli di richiesta online per gli ordini di protezione o la decisione di includere alcuni servizi di supporto alla violenza domestica tra i "servizi essenziali".

Inoltre, il Comitato delle Parti della Convenzione di Istanbul ha rilasciato una dichiarazione il 20 aprile 2020, in cui ha rilevato in particolare un elevato rischio imposto «per le donne e le ragazze appartenenti a gruppi svantaggiati e/o a rischio di discriminazione multipla a seconda della loro origine sociale o etnica/nazionale, come ad esempio le donne con disabilità, le donne nella prostituzione, le donne anziane, le donne migranti e le donne in cerca di asilo». La dichiarazione offre anche possibili azioni e misure che gli Stati parti possono adottare durante la pandemia COVID-19 in base a determinate disposizioni della Convenzione di Istanbul. La dichiarazione evidenzia una disposizione specifica della Convenzione di Istanbul relativa agli obblighi degli Stati parti di adottare politiche integrate e di esercitare la dovuta diligenza per prevenire, indagare, punire e fornire un risarcimento per ogni atto di violenza.

Ad esempio, le disposizioni selezionate si riferiscono a politiche sensibili al genere, complete e coordinate, che gli Stati parti potrebbero adottare per combattere la pandemia COVID-19. Tali politiche implicherebbero, ad esempio, la valutazione del «potenziale impatto sulle donne e sulle ragazze e la loro esposizione al rischio delle varie forme di violenza di genere, come la violenza domestica e da partner, lo stalking, le molestie sessuali, i matrimoni forzati e la violenza sessuale, compresa la violenza tecnologica, nonché il potenziale impatto sui bambini che assistono a tale violenza». Inoltre, queste politiche dovrebbero prendere in considerazione l'assegnazione di sufficienti risorse umane e finanziarie per la fornitura di servizi e rafforzare un processo multi-stakeholder che coinvolga tutti i soggetti interessati, comprese le organizzazioni della società civile e quelle per i diritti delle donne.

Le azioni proposte si concentrano sulle misure preventive. Queste includono, ad esempio, la sensibilizzazione e la formazione professionale dei funzionari statali e pubblici che operano in settori critici – come la salute, la giustizia, l'applicazione della legge, tra gli altri – e l'inclusione del settore privato e dei media negli sforzi di segnalazione dei rischi di violenza per donne e ragazze.

Le misure di protezione proposte includono il diritto delle vittime a ricevere informazioni, anche sui servizi di supporto disponibili e sulle misure legali. Le misure di protezione dovrebbero garantire i servizi generali e specialistici in ogni momento e per le vittime di ogni forma di violenza.

La dichiarazione ha inoltre prestato particolare attenzione agli obblighi generali relativi al perseguimento dei reati. Essa ha ribadito che gli Stati parti devono garantire la denuncia dei reati per consentire alle vittime di violenza di sporgere denuncia, comprese le soluzioni online. La sicurezza delle vittime e dei loro figli e il loro accesso agli ordini di restrizione, restrizione e protezione d'emergenza dovrebbe rimanere una preoccupazione prioritaria per le forze dell'ordine e le autorità giudiziarie.

 

Per approfondire

Toolkit: https://www.coe.int/en/web/portal/-/coronavirus-guidance-to-governments-on-respecting-human-rights-democracy-and-the-rule-of-law

Dichiarazione GRETA 2 aprile 2020 https://rm.coe.int/greta-statement-covid19-en/16809e126a

Comunicato GREVIO 24 marzo 2020 https://rm.coe.int/grevio-statement-covid-24-march-2020/pdfa/16809cf55e

Comunicato delle Parti della Convenzione di Istanbul 20 aprile 2020   https://rm.coe.int/declaration-committee-of-the-parties-to-ic-covid-/16809e33c6

VI. Tutela dei diritti umani per persone disabili, comunità Rom e giornalisti ai tempi della pandemia da Covid-19

Ai tempi della pandemia da Covid-19 le misure che sono state prese dagli Stati Membri del Consiglio d’Europa per affrontare questa crisi aprono nuove ed importanti sfide per tutelare i diritti umani e le libertà di tutte le diversità che fanno parte delle nostre comunità. In particolar modo, è importante dar visibilità e supportare a coloro che più sono a rischio durante la pandemia, ovvero: persone disabili, comunità Rom e giornalisti.

Di Silvia Moretti Borsista di ricerca presso Università degli studi di Bologna, già tirocinante presso la Rappresentanza permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa

 

PAROLE CHIAVE ITA/ENG:

Coronavirus, disabilità, Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, Comunità Rom, ECtHR, ROMACTED, giornalisti, libertà dei media, libertà di espressione

Coronavirus, disability, Convention on the Right of Persons with Disabilities, Roma, ECtHR, ROMACTED, Journalists, Media Freedom, Freedom of Expression

1. Coronavirus e disabilità: Che nessuno venga lasciato indietro! /Coronavirus and Disability: No One Left Behind!
2 aprile 2020

Durante la pandemia molti stati del Consiglio d’Europa hanno assunto importanti misure di distanziamento sociale, fondamentali per la salvaguardia dei cittadini ma che non tengono in considerazione le particolari necessità delle perone con disabilità.

La Commissaria per i diritti umani del CoE, Dunja Mijatovic, ha posto l’accento su come le persone con disabilità abbiano bisogno, soprattutto in questo momento, di maggiore tutela dal punto di vista sanitario nonché di particolari misure di sostegno. Come ha anche ribadito la Relatrice speciale (Special Rapporteur) dell’ONU per i diritti delle persone con disabilità,  Catalina Devandas, molte persone con disabilità dipendono da servizi e terapie che sono stati sospesi e non hanno le risorse economiche per cibo e medicine, o non possono permettersi i costi extra della consegna a domicilio. L’auto-isolamento è quindi impossibile per questa categoria sociale e, secondo la commissaria Mijatovic, gli stati devono prendere le misure necessarie per affrontare questo problema dando priorità i servizi essenziali, aumentando il supporto informale ed ascoltando le organizzazioni rappresentanti le persone con disabilità.

Un altro problema importante si presenta in quegli stati, come Bosnia ed Erzegovina, Romania ed Armenia, dove persone con disabilità, ricoverate in grandi strutture residenziali o ospedali psichiatrici, sono ancora private delle loro libertà. Queste misure, che vanno contro la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (Convention on the Right of Persons with Disabilities) e contro gli appelli degli organismi internazionali per i diritti umani, mettono ancora più a rischio le persone con disabilità. Per questo la Commissaria chiede che vengano fermate le nuove ammissioni in questi centri e che coloro che già sono ricoverati vengano spostati in strutture che garantiscano le necessarie misure precauzionali. Sottolinea però come si debba stare attenti ad evitare il possibile rischio di rimando, ovvero l’isolamento delle persone con disabilità e del personale che li segue.

L’accesso ai mezzi di comunicazione nonché ad informazioni trasparenti, secondo la Commissaria, è un importante via per combattere discriminazioni e garantire i bisogni delle persone con disabilità. Per questo Mijatovic ribadisce l’importanza di iniziative come quella francese di creare una pagina web dedicate specificatamente a persone con disabilità e COVID e dello sforzo di paesi come Francia, Germania, Italia e Romania di mettere le pagine web dedicate alla prevenzione in formato ‘facilitato’ e nella lingua dei segni.

 

Per approfondire:

 2. Diritti umani per le comunità Rom durante il COVID-19/ Human Rights for Roma people during COVID-19 8 aprile 2020

Un’altra parte della popolazione che, secondo il Consiglio d’Europa, viene considerata più a rischio durante la pandemia, e quindi merita maggiori attenzioni, è quella Rom. Il campanello d’allarme è stato lanciato lo scorso 8 aprile dalla Segretaria Generale del CoE, Marija Pejčinović Burić.

 

Le comunità Rom di tutta Europa subiscono forme di discriminazione e razzismo a livello economico e sociale. Questo risulta particolarmente problematico, secondo la Burić, in periodi in cui vengono adottate dagli stati europei misure eccezionali come quelle usate per contrastare il COVID-19. Queste ultime rischiano infatti di impedire l’eguale accesso ai servizi pubblici di base, come la sanità, i servizi igienici e l’acqua potabile (“Equitable access to the provision of basic public services, most importantly health care, sanitation and even fresh water.”).

Per questo la Segretaria Generale ha ricordato come, nella Giornata internazionale dei rom e dei sinti, gli stati debbano rispettare anche in questo periodo di crisi i diritti umani, inclusi i principi di eguaglianza e non discriminazione. In particolare, viene richiesto agli stati europei di rispettare gli standard imposti dalla Convenzione europea dei diritti umani (The European Convention on Human Rights) e della Carta sociale europea (The European Social Charter).

L’aumento del razzismo nei confronti dalla comunità rom ha portato anche Helena Dalli, Commissaria europea per l’eguaglianza, a manifestare la volontà da parte della Commissione Europea di presentare una ‘strategia rinforzata’ per l’eguaglianza e l’inclusione della comunità Rom. Come da Lei riportato, in questo momento “l’unico modo per superare la crisi è lavorare insieme. Se ci può esser qualcosa di più contagioso del virus, questa deve esser la solidarietà (“The only way to overcome the crisis is by working together. If there can be anything more contagious than a virus, it is our solidarity.”).

Ed è proprio seguendo questo spirito che ad aprile il Consiglio d’Europa e l’Unione Europea hanno promosso un’iniziativa volta ad aiutare le famiglie Rom in Europa. Con il programma ROMACTED, CoE ed UE hanno allocato circa 60.000euro su 34 comuni per raggiungere 1900 famiglie. Inoltre, sono previste ulteriori riassegnazioni di risorse aggiuntive per un totale stimato tra i 250.000 e i 300.000euro nella Fase I di ROMACTED. Questa azione include buoni pasto essenziali, kit di prodotti igienici ma anche divulgazione di informazioni sulle misure preventive da adottare, contatti costanti con le comunità locali e le autorità centrali, partecipazione a team per la gestione della crisi a livello locale e nazionale nonché l’avvio e l’attuazione di azioni da parte delle rispettive organizzazioni di supporto insieme ad altri stakeholder e attori rilevanti.

Infine, la Segretaria Generale del CoE esorta a dar maggior visibilità al Piano strategico del Consiglio d’Europa per l’inclusione della comunità Rom e nomade (Council of Europe Strategic Action Plan for Roma and Traveller Inclusion 2020-2025) ed alla prossima strategia dell'UE per i Rom dopo il 2020 (the EU’s forthcoming post-2020 Roma Strategy), essenziali per garantire il rispetto dei diritti fondamentali della comunità Rom.

 

Per approfondire:

 

 

3. Difendere la libertà di espressione durante la pandemia/ Denenfing Freedom of Expression during Pandemic 30 aprile 2020

La difesa dei mezzi di comunicazione e dei giornalisti sono sempre state una delle battaglie più importanti e sentite dal Consiglio D’Europea. Durante questa crisi i mezzi di informazione hanno aiutato ed aiutano molto la popolazione nell’accesso ad informazioni chiare ed affidabili e quindi la sfida contro la disinformazione, contro il declino della fiducia verso i media e contro la retorica e la manipolazione elettorale risulta ancora più importante.

Durante la pandemia sono state portate avanti molte iniziative riguardo alla libertà di espressione seguendo quattro assi principali: la politica e la regolamentazione dei media; l'impatto delle tecnologie digitali sulla libertà di espressione; l'alfabetizzazione mediatica e informativa; la sicurezza dei giornalisti. Questo si traduce nel regolare i nuovi media in espansione, livellare il campo di gioco per tutti, stabilire nuovi e potenti attori e potenziare le fonti di notizie affidabili e l’affidabilità diventa un imperativo.

Nello specifico, le iniziative prese dal Consiglio d’Europa per il giornalismo sono:

  • Lo studio ‘Libertà dei media, regolamentazione e fiducia’ (Media Freedom, Regulation and Trust) propone un nuovo quadro di riferimento per la regolamentazione, co-regolamentazione ed auto-regolamentazione dei media;
  • La ‘Raccomandazione sull’impatto del sistema degli algoritmi nei diritti umani’ (Recommendation on the human rights impacts of algorithmic systems) chiede agli stati di non violare i diritti umani attraverso l’uso di sistemi algoritmici ma che anzi vengano regolamentati in modo da garantire i diritti umani per attori pubblici e privati;
  • Lo Studio ‘Strumenti basati sull'intelligenza artificiale nei media per la libertà di espressione’ (Ai-Driven Tools In The Media For Freedom Of Expression) presenta raccomandazioni per facilitare gli stakeholders a realizzare le opportunità offerte dalle tecnologie digitali e a prevenire le conseguenze potenzialmente negative;
  • Lo studio ‘Alfabetizzazione mediatica per tutti’ (Media Literacy For All) spiega come i media comunitari possano promuovere l'alfabetizzazione mediatica e come questo possa rafforzare la partecipazione delle comunità emarginate;
  • Lo studio ‘Sostenere il giornalismo di qualità attraverso l'alfabetizzazione mediatica e informativa’ (Supporting Quality Journalism Through Media And Information Literacy) fornisce una visione dei programmi e dei progetti MIL e offre spunti per l'adattamento o l'ulteriore sviluppo delle iniziative, dei programmi e dei progetti MIL a sostegno del giornalismo di qualità in tutti gli stati del Consiglio.

 

Per la difesa dei giornalisti, requisito fondamentale per la libertà d’espressione, il CoE si è mosso attraverso:

  • La ‘Piattaforma per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti’ ( Platform for The Protection of Journalism and Safety of Journalists);
  • La Raccomandazione CM/Rec(2016)4 sulla protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti e di altri attori dei media (Recommendation CM/Rec(2016)4 on the protection of journalism and the safety of journalists and other media actors) che fornisce dati importanti sulla prevenzione di crimini contro i giornalisti;
  • Il documento programmatico ‘Agire per proteggere i giornalisti e gli altri attori dei media’ (Taking Action To Protect Journalists And Other Media Actors) dove viene richiesto agli stati membri del Consiglio d’Europa di fare piani nazionali per l’implementazione degli standard internazionali.

 

Da ultimo, la Commissione di esperti sull’ambiente mediatico del Consiglio d’Europa (MSI-REF) ha pubblicato una Dichiarazione sulla libertà di espressione e di informazione in tempo di crisi (Statement on freedom of expression and information in times of crisis) dove viene sottolineato il ruolo del giornalismo affidabile e dei media indipendenti, nonché l'accesso illimitato alle informazioni. Secondo gli esperti, la libertà di espressione e l'indipendenza dei media, piuttosto che il controllo dell'informazione, ci permetteranno di superare le grandi sfide che i Paesi CoE devono affrontare.

 

Per approfondire:

 

 

 

 

07/06/2020
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