Il 3 novembre è iniziato in Spagna il processo, senza precedenti in quel paese , contro il Procuratore Generale, nato dall’accusa di aver violato il segreto d’ufficio fornendo alla stampa informazioni riguardanti il procedimento a carico del congiunto di una esponente politica di spicco del Partito Popolare e, specificamente, notizie riguardanti l’esistenza e il tenore di contatti del difensore con l’ufficio di Procura per un accordo avente ad oggetto l’ammissione di responsabilità. La comunicazione del Procuratore generale avveniva in relazione alla diffusione di una serie di notizie di stampa sul punto, dunque notizie pubbliche, e al fine di contribuire alla corretta informazione sull’operato dell’ufficio di Procura, che escludeva – contrariamente a quanto riportato dalla stampa- di essersi fatta promotrice dell’accordo.
L’inchiesta, inizialmente aperta in relazione ad un comunicato su notizie pubbliche, si è conclusa con il rinvio a giudizio per un fatto diverso relativo alla diffusione della email del difensore ( relativa alla proposta per l’ammissione di responsabilità) ritenuta coperta dal segreto.
Gli sviluppi delle indagini, e l’assenza di riscontri a seguito di atti anche invasivi- come la perquisizione e sequestro presso gli uffici della Procura Generale – in relazione all’addebito finale di divulgazione di atti coperti dal segreto, sono stati ampiamente resi noti nel dibattito pubblico e mediatico in ragione dell’evidente interesse pubblico del caso.
Come affermato dalle fonti internazionali sui diritti civili e politici dei magistrati il diritto di essere protetti da procedimenti arbitrari, penali e disciplinari, riveste particolare importanza perché garantisce l’esercizio delle funzioni giudiziarie senza interferenze o ostacoli indebiti.
Questa vicenda non solo evidenzia la necessità che siano garantite le condizioni perché l'Ufficio di Procura possa svolgere le proprie funzioni in modo autonomo e indipendente e, con una corretta informazione, possa adempiere al dovere di trasparenza nei confronti dei cittadini così contribuendo al corretto funzionamento del sistema giudiziario.
Essa mette in guardia dai rischi che lo stesso sistema giudiziario veicoli interferenze dall’esterno e la necessità, più che mai attuale, che effettive e piene siano le garanzie di indipendenza istituzionale e funzionale dell’intero sistema giudiziario.
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Dalla fine del XX secolo, in Europa, grazie a una maggiore autonomia dell'azione giudiziaria e a una maggiore consapevolezza civica della necessità di rafforzare l'indipendenza dei giudici e dei pubblici ministeri, il controllo sul funzionamento dello Stato, dei suoi funzionari e delle sue istituzioni è diventato più efficace.
Ciò ha portato a un crescente intervento del potere giudiziario e dei pubblici ministeri nelle indagini e nei procedimenti relativi a tutti i tipi di reati, nonché a tutti gli atti illegali che consentono a chi commette tali reati di sottrarsi alla propria responsabilità politica e civica.
Sono stati compiuti numerosi sforzi a livello nazionale ed europeo per trovare soluzioni adeguate al fine di rafforzare i poteri giudiziari e giurisdizionali, in grado di arrestare e punire coloro che hanno commesso reati, senza tuttavia ledere gravemente i diritti, le libertà e le garanzie dei cittadini.
Questo approccio comportava necessariamente la depoliticizzazione e la de-partitizzazione degli organi autonomi di governo del potere giudiziario, al fine di impedire a coloro che abusano del proprio potere di influenzare direttamente o indirettamente le iniziative procedurali e le decisioni specifiche dei giudici e dei pubblici ministeri. La maggior parte dei paesi della nostra regione partecipa a questo sforzo comune.
Il rafforzamento delle istituzioni democratiche e la prevenzione delle interferenze esterne e interne sono essenziali per il corretto funzionamento dello Stato di Diritto Democratico. Questa è la strada scelta da coloro che credono nell'assoluta indipendenza delle persone chiamate a servire la giustizia in una democrazia.
Ciò non significa tuttavia difendere un sistema giudiziario corporativista in cui la critica o la partecipazione dei cittadini sono escluse. Facciamo parte di una società libera e aperta, attenta ai pericoli della disinformazione e del populismo.
In molti paesi esistono ancora interferenze o rischi di interferenze esterne e interne, dirette o indirette, nelle azioni del potere giudiziario e nel lavoro dei pubblici ministeri.
Tali interferenze possono provenire dall'esterno del sistema giudiziario o, attraverso i mezzi e l'influenza che il potere politico esercita all'interno del potere giudiziario, tramite altri giudici e pubblici ministeri che sono disposti, internamente, ad allinearsi a interessi che non hanno nulla a che vedere con la corretta amministrazione della giustizia.
Alcune misure adottate da questi interessi particolari, se avanzano in modo ingiusto, non solo minano la credibilità dei procedimenti in corso contro i criminali, ma cercano anche di costringere e delegittimare coloro che hanno l'obbligo legale di portare a termine tali indagini, procedimenti e processi.
Il controllo legittimo delle azioni di qualsiasi autorità statale esercitato dai tribunali dei diversi paesi non dovrebbe, se il suo abuso non viene corretto dai meccanismi interni dei rispettivi sistemi giudiziari, portare a un significativo indebolimento dello Stato di Diritto Democratico e a un rafforzamento delle proposte autoritarie e populiste contrarie alla democrazia.
Fedeli ai principi proclamati dal Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici dell'ONU, non possiamo quindi che guardare con grande preoccupazione e profondo disagio a quanto sta accadendo oggi in Spagna e mettiamo anche in guardia contro l'obiettivo di alcune procedure disciplinari e penali altamente opportunistiche nei confronti dei responsabili delle indagini o delle personalità chiave del sistema giudiziario, che potrebbero avere come unico scopo quello di giudizializzare gli scontri politici e partitici e di danneggiare la credibilità e l'immagine pubblica della giustizia, dei tribunali o del pubblico ministero.
Siamo convinti che i tribunali, nell'ambito della loro missione legale e costituzionale di salvaguardia dello Stato di Diritto Democratico, garantiranno l'applicazione della legge ai fatti e preserveranno il corretto funzionamento delle istituzioni. Non potrebbe essere altrimenti in una democrazia e in un sistema come quello spagnolo, che condivide con i paesi vicini i più elevati standard di professionalità e indipendenza del potere giudiziario.
Se così non fosse, alla fine sarebbero il Paese e la società nel suo complesso a perdere.
Hans-Ernst Böttcher, Magistrato Onorario (Germania)
António Cluny, Procuratore Generale Aggiunto, ex-membro nazionale di EUROJUST (Portogallo)
Simone Gaboriau, Magistrata Onoraria (Francia)
Mariarosaria Guglielmi, Procuratore (Italia)
Filipe César Marques, Giudice (Portogallo)
Gualtiero Michelini, Giudice alla Corte di Cassazione (Italia)
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Since the end of the 20th century, in Europe, due to more autonomous action by the judiciary and greater civic awareness of the need to strengthen the independence of judges and prosecutors, scrutiny of the functioning of the State and its officials has become more efficient.
This has led to a growing intervention from the part of the judiciary in investigating and prosecuting crimes of corruption and other illegal or irregular use of public assets, as well as all illegal acts that allowed those who commit such crimes to hide their political and civic responsibility.
Much effort has been made at national and European level to find appropriate solutions to strengthen judicial and jurisdictional powers, capable of stopping and punishing those who have committed offences, without at the same time seriously eroding the rights, freedoms and guarantees of citizens.
This approach necessarily involved the de-governmentalisation and de-partisanisation of the autonomous governing bodies of the judiciary, in order to prevent those who abuse power from directly or indirectly influencing the specific procedural initiatives and decisions of judges and prosecutors.
Despite this effort, in some European countries, forms of recruitment to the higher courts and their governing bodies that are not fully depoliticised have remained in place.
As a result, in such countries there is still direct or indirect external and internal interference in the actions of the judiciary.
Therefore, in such countries, there is still external and internal interference, direct or indirect, in the actions of judges and prosecutors, especially when they are assigned investigations and cases for trial that, in some way, conflict with the public authorities and their most high-profile representatives.
Such interference can come from outside the justice system or, through the means and influence that political power maintains within the judiciary, via other judges and prosecutors who, internally, are willing to use all means to block actions that affect the interests of the politicians with whom they are aligned.
Such politically engaged judges and prosecutors, under the pretext of greater or lesser correctness of the procedures carried out by those investigating crimes of corruption by political agents, often seek to condition their initiative and the judicial responses provided for by law.
To this end, they bring unfounded actions against those responsible for such proceedings, which not only undermine the credibility of pending cases against those responsible for the use and abuse of public funds, but also seek to coerce and delegitimise those who have a legal obligation to see such investigations, indictments and trials through to their conclusion.
This type of action, which undermines the legitimacy of those bringing legal proceedings against politicians and agents of major economic interests, has been evident in several countries and has contributed significantly to weakening the rule of law and strengthening authoritarian and populist proposals that are contrary to democracy.
We cannot, therefore, fail to view with great apprehension and concern what is happening today in Spain, and what has already proved equally effective in other countries in curbing the autonomous initiative of the judiciary in its mission to independently and rigorously ensure the proper administration of public funds – both national and European – and to punish those who abuse their power.
In fact, turning judges and prosecutors against each other and attacking procedural initiatives against corruption and related crimes has proven to be the best and most effective way to block the action of the judiciary in relation to crimes that threaten the common good and reveal a dangerous promiscuity between political leaders and public administration officials – central or regional – and major economic interests.
We therefore call for greater rigour and independence on the part of the Superior Councils of Magistrates, for parliamentary and citizen oversight of the functioning of such bodies, and for media coverage of actions and proceedings aimed at defending the public interest and punishing offenders.
Furthermore, we also warn against the objective of some very opportunistic disciplinary and criminal proceedings against those responsible for the investigations or against key figures in the judicial system, which are intended solely to judicialise political and party confrontation, undermining the credibility and public image of justice. It is society as a whole that ultimately will lose.
Articolo originariamente apparso su El País, 1 novembre 2025, https://elpais.com/espana/2025-11-01/el-caso-contra-el-fiscal-general-del-estado-espanol.html
Simone Gaboriau, présidente de chambre honoraire de la Cour d’appel de Paris, già presidente del Syndicat de la Magistrature (France) co-fondatrice di MEDEL
António Cluny, pubblico ministero portoghese, già presidente MEDEL
Hans-Ernst Böttcher, già presidente del Tribunale di Lubecca (Germania) e co-fondatore di Medel