Magistratura democratica
giurisprudenza di merito

La giurisprudenza in materia di giudizio d'appello nei processi penali

di Piero Messini D’Agostini
consigliere Corte d’Appello di Bologna

Pubblichiamo un aggiornamento della giurisprudenza relativa al giudizio di appello in materia penale e curato dal consigliere Piero Messini D’Agostini, originariamente destinato ai magistrati del distretto bolognese.

Fra le questioni più rilevanti, un ruolo di primo piano rivestono quelle conseguenti alle pronunce della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: si pensi al tema del contraddittorio sulla riqualificazione giuridica del fatto ed a quello inerente le ipotesi di riforma in peius di una sentenza assolutoria, con la eventuale necessità di procedere alla rinnovazione dell'istruzione dibattimentale, in base all'art. 6 della CEDU, come interpretato dalla sentenza della Corte EDU del 5/7/2011, nel caso Dan c/Moldavia.

Questi ed altri temi sono d’interesse non solo per i consiglieri di corte di appello ma anche per giudici di primo grado, pubblici ministeri e difensori in modo che possano esercitare le rispettive funzioni anche conoscendo i possibili sviluppi nei gradi successivi.

09/10/2013
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La filiazione di intenzione e l’obbligo positivo dello Stato nella tutela dell’identità del minore: nota alla sentenza CEDU del 9 ottobre 2025

Il ricorso sottoposto alla Corte europea dei diritti dell’uomo concerne l’annullamento della trascrizione dell’atto di nascita di un minore, nato in Italia nel 2018 a seguito di procreazione medicalmente assistita (PMA) praticata all’estero, nella parte in cui risultava menzionata la madre d’intenzione, ossia la partner della madre biologica, partecipe del progetto genitoriale. Invocando l’art. 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la ricorrente lamenta la violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare, ritenendo che l’annullamento della trascrizione, intervenuto a distanza di oltre cinque anni dalla nascita, abbia comportato la perdita del legame giuridico di filiazione che univa il minore alla madre d’intenzione, nonché un’incertezza protratta sulla sua identità personale e familiare. 
La pronuncia si colloca in un momento di profonda trasformazione del diritto di famiglia, chiamato a confrontarsi con modelli di filiazione che non coincidono più con lo schema tradizionale biologico e che, tuttavia, chiedono riconoscimento e protezione sul piano giuridico.

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Per una riforma radicale delle impugnazioni civili

La crisi in cui versa la giustizia civile, non solo e non tanto per la difficoltà, pur in presenza di uno sforzo straordinario, di rispettare il disposition time imposto dal PNRR, ma anche e soprattutto per le prospettive di grave incertezza che si aprono dopo il 30 giugno 2026 con il ritorno al regime ordinario, trova una delle ragioni principali nell’eccessività del sistema delle impugnazioni. La drammaticità del momento richiede una riforma radicale delle impugnazioni che, mediante gli opportuni aggiustamenti nella disciplina della revocazione, fra cui l’estensione dell’errore di fatto previsto dall’art. 395 n. 4 c.p.c. anche alla sentenza di primo grado, trasformi l’appello da gravame in rimedio impugnatorio, a motivi illimitati in diritto, e limitati in fatto al vizio motivazionale corrispondente al vigente art. 360 n. 5 c.p.c., mentre il ricorso per cassazione dovrebbe essere previsto esclusivamente per i motivi di cui ai primi tre numeri dell’art. 360, facendo della nullità della sentenza e del procedimento (il numero 4 dell’art. 360) un motivo di revocazione ordinaria. Tutto questo comporta il riconoscimento, in continuità ad un modello che potrebbe ricavarsi dalla stessa Costituzione, della centralità del giudizio di primo grado, quale sede autentica di formazione nel contraddittorio della decisione giurisdizionale.

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