Magistratura democratica
Magistratura e società

Sulla strage di Piazza Fontana. Un primo contributo di analisi dopo l’abolizione del “segreto funzionale” sugli atti interni delle cessate commissioni parlamentari d’inchiesta fino al 2001

di Giampiero Buonomo
consigliere parlamentare capo dell’Ufficio dell’Archivio storico del Senato della Repubblica

Presentiamo due scritti, entrambi a firma del Consigliere parlamentare Giampiero Buonomo, che hanno, per ragioni diverse, un indubbio interesse per i nostri lettori.

Il primo informa sull’abolizione del “segreto funzionale” sugli atti interni delle cessate commissioni parlamentari d’inchiesta fino al 2001, disposta con decreto del Presidente del Senato del 22 luglio 2020 n. 12785 su conforme parere del Consiglio di Presidenza del 2 luglio 2020. 

Il secondo - pubblicato sulla newsletter dell'Archivio storico del Senato e presentato qui su concessione accordata dal Presidente della Commissione biblioteca ed archivio storico - è un contributo di analisi, reso possibile dall’avvenuta desecretazione dell’audizione del senatore Paolo Emilio Taviani dinanzi alla Commissione bicamerale di inchiesta sul terrorismo nella seduta del 1° luglio 1997 in ordine ai fatti avvenuti nella Banca nazionale dell’Agricoltura il 12 dicembre 1969. 

Sull’abolizione del “segreto funzionale” sugli atti interni delle cessate commissioni parlamentari d’inchiesta fino al 2001

Da quando, nel 1975, la sentenza n. 231 della Corte costituzionale applicò alle commissioni parlamentari di inchiesta la categoria del "segreto funzionale", una nuova fattispecie di sottrazione al pubblico di documenti si affacciò nel già sovraffollato regime delle classifiche, vigenti nel nostro ordinamento. Anche quando non coperte da "segreto eteronomo", cioè apposto dall'ente originatore esterno al Parlamento, le carte delle inchieste parlamentari - versate, al termine dei lavori, all'Archivio storico di uno dei due rami - potevano restare segrete in eterno.

Si tratta di un'anomalìa archivistica, già denunciata dalla rappresentanza dell'Archivio storico del Senato all'incontro annuale dell'International Council of Archives - Section for Archives of Parliaments and Political Parties, svoltosi a Roma il 28 e 29 novembre 2019 sotto gli auspici dell'Archivio storico della Camera dei deputati. Ecco perché il decreto del Presidente del Senato del 22 luglio 2020 n. 12785 - che, su conforme parere (delibera n. 32/XVIII) del Consiglio di Presidenza del 2 luglio 2020, ha invece previsto l’abolizione del “segreto funzionale” sugli atti interni delle cessate commissioni d’inchiesta fino al 2001 - è un risultato importante, che corona gli sforzi intrapresi sin dal 19 giugno 2019 con l'approvazione, da parte della Commissione per la biblioteca e l’archivio storico, del piano stralcio delle desecretazioni proposto dal suo presidente, il senatore Gianni Marilotti.

Il testo dei documenti d'archivio contenenti i tutti i resoconti - in ogni sede, anche non plenaria, di dibattiti di programmazione di lavori o di audizioni -  delle citate commissioni è progressivamente reso disponibile sul sito https://patrimonio.archivio.senato.it/. Ciò allo scopo di recare significativi indizi al ricercatore per individuare, nei riferimenti fatti in seduta, documenti sui quali richiedere l'interpello all'Ente originatore; anche gli altri atti di segreteria di tali Commissioni possono essere utili allo studioso e, se la delibera sul regime degli atti della Commissione cessata può averli sottratti alla libera consultazione in deroga ai termini di cui all'odierno articolo 122 del codice dei beni culturali, la declassificazione adottata ai sensi dell'articolo 17 del Regolamento dell'Archivio storico del Senato li porta oggi ad un regime di accessibilità.

Quanto ai documenti e atti coperti da classifiche "eteronome", che gli archivi parlamentari custodiscono a titolo di mera detenzione, la ricognizione contenuta nelle premesse della citata delibera - evidenziando l'inefficacia del sistema degli interpelli - ha incontrato una prima risposta nella lettera che il Presidente del Consiglio dei Ministri il 30 luglio 2020 ha scritto al Presidente del Senato comunicando che «deve ritenersi declassificata e quindi consultabile» la documentazione concernente dieci stragi, acquisita nel tempo dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi, ora conservata presso l'Archivio storico del Senato. Una parallela missiva è stata indirizzata al Presidente della Camera in ordine a fondi archivistici ivi conservati. 

Tale declassifica innova, rispetto al tradizionale metodo con cui è stata sin qui concessa dagli enti originatori sottoposti al controllo o alla vigilanza del Governo: invece di «una valutazione dei singoli documenti» essa è accordata globalmente. Tuttavia, la nuova procedura è sottoposta alle seguenti modalità: a) non riguarda i documenti che la Commissione acquisì da altre Commissioni parlamentari o dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir); b) comporta comunque il coinvolgimento preventivo degli Enti originatori per le necessarie valutazioni in ordine alla: 1) tutela dell'interesse della sicurezza di persone (quali, ad esempio, gli appartenenti agli organismi informativi); 2) tutela nell'interesse della riservatezza di terzi; 3) tutela nell'interesse delle relazioni internazionali (ivi compresi i documenti prodotti da Enti ed Organismi informativi esteri ovvero contenenti esplicito riferimento ad informazioni acquisite da tali soggetti).

Tale ulteriore sviluppo consentirà, nella rigorosa separazione di funzioni tra gli organi dello Stato, di imprimere una spinta decisiva per l'accertamento storiografico di parti ancora opache della vita pubblica nazionale. 

 

***

 

Sulla bomba alla Banca nazionale dell’Agricoltura. L’audizione del senatore Paolo Emilio Taviani dinanzi alla Commissione bicamerale di inchiesta sul terrorismo in Italia nella seduta del 1° luglio 1997 (La prima applicazione del D.P.S. 22 luglio 2020 n. 12785)

 

1. A vari anni dalla fine della sua presidenza della Commissione stragi, l’onorevole Giovanni Pellegrino riassunse la sua accurata esperienza di inchiesta parlamentare in un libro-intervista. In esso rivelò un interessante particolare dell’audizione, svoltasi un decennio prima, del senatore Paolo Emilio Taviani nel corso della seduta n. 24 del 1° luglio 1997: «Fece riferimento a un "ipotetico colonnello dei carabinieri", ma non volle andare oltre, affermando che solo dopo la sua morte sapremo quella parte di verità che non può raccontarci da vivo...»[1].

In realtà, il particolare non era del tutto inedito: ad appena quattro mesi dall’audizione di Taviani, nella seduta n. 27 del 6 novembre 1997, dinanzi al medesimo organismo parlamentare, l’episodio era stato ricordato dal presidente Pellegrino in maniera ancor più dettagliata, come si vedrà più avanti nel testo; col consenso del senatore Cossiga, audito in quella sede, tale seduta era stata resa integralmente pubblica nel 2001[2].

Ciò nondimeno, è solo grazie al piano stralcio di desecretazione degli «atti che resocontano, per riassunto o verbatim, il contenuto di qualunque organo collegiale, plenario o ristretto, afferente alle Commissioni cessate»[3], conservati nell’Archivio storico del Senato, che gli utenti hanno potuto avere la disponibilità del resoconto dell’audizione del senatore Taviani del 1° luglio 1997 nella sua interezza; la prima richiedente[4] ha avuto riscontro direttamente dal presidente della Commissione biblioteca e l'archivio storico e, dal giorno successivo al decreto del Presidente del Senato, sul sito dell’Archivio storico del Senato è stato reso accessibile il testo integrale della seduta in cui si svolse l’audizione del senatore Paolo Emilio Taviani[5]. Caduto così il “segreto funzionale” sul resoconto, si impone una lettura del contesto in cui quella seduta si svolse: a questo soccorre la disamina dei relativi atti di segreteria, anch’essi declassificati ai sensi del decreto del Presidente del Senato.

 

2. La seduta del 1° luglio 1997 della Commissione bicamerale di inchiesta sul terrorismo in Italia e sulla mancata individuazione dei responsabili delle stragi, in cui si svolse l’audizione del senatore Paolo Emilio Taviani, ebbe luogo pubblicamente, a eccezione di tre fasi, nelle quali il soggetto audito chiese - e la Commissione accordò - il passaggio in seduta segreta[6]. L'intero verbatim del senatore Taviani gli fu comunque trasmesso il 2 luglio per le correzioni consentite dalle procedure parlamentari e il 7 luglio 1997 egli lo restituì con alcune correzioni a penna. Conseguentemente, la parte rimasta in bozze del verbatim, non inclusa nel resoconto stenografico pubblicato a cura della Commissione, è stata versata all’Archivio storico, che la detiene unicamente in fotocopia, unitamente alla dichiarazione del 5 giugno 2001, reiterata all’Ufficio stralcio, con cui l’oratore si opponeva alla pubblicazione integrale del resoconto.

L’intera audizione si connota sostanzialmente per un tono di ricostruzione storiografica, con cui si affrontano anche la maggior parte dei delitti del periodo oggetto dell’inchiesta parlamentare. Anche la descrizione degli eventi collegati con la strage di piazza Fontana, nella parte pubblica del resoconto, pare mantenersi su questo registro[7], e tali sono anche alcune sue affermazioni della prima sospensione[8]. Quando però Taviani torna in argomento, nella fase delle domande dei commissari secretata su sua richiesta, a due riprese (pagina 53 e pagina 101 della bozza di resoconto) aggiunge un «tassello iniziale»: non è propriamente un elemento valutativo, ma attiene al movente della strage, visto sotto il profilo della sua dinamica. Per Taviani «non è pensabile che delle persone serie avessero l'intenzione di ammazzare tredici italiani [...]. Non doveva morire nessuno [...]»[9]. Il riferimento è alla mancata contezza del fatto eccezionale dell’apertura pomeridiana della Banca nazionale dell’agricoltura, quel 12 dicembre 1969 in cui esplose la bomba: per Taviani «evidentemente la bomba doveva scoppiare come le bombe di Roma»[10], che quel pomeriggio nel giro di un'ora esplosero alla Banca nazionale del lavoro di via Veneto e al Museo del Risorgimento all'Altare della Patria quando l'orario di apertura al pubblico era decorso.

Intorno alla definizione di «persone serie» corre un discrimine che, nel ragionamento di Taviani, appare espresso in modalità oppositiva. L’impossibilità etica di un animo scientemente criminale, che metta nel conto l’uccisione di decine di persone, recede rispetto a ciò di cui il senatore può parlare: ritiene di poterlo fare con certezza tale, da ragguagliare i commissari intorno al fatto che «ignoravano che la bomba di piazza Fontana avrebbe dovuto esplodere a banca chiusa»[11]. La mancata contezza dell’apertura pomeridiana della Banca nazionale dell’agricoltura è un prius asseverato per certo; ne parrebbe derivare, nella narrazione del senatore Taviani, che il posterius consista nell’aberratio ictus, perché sarebbe a suo dire l’unica possibilità per spiegare la condotta della «persona seria» in quel frangente.

Quanto alla «persona seria e intelligente», nel primo inciso il senatore Taviani è chiaro: si tratta di un «colonnello dell'Arma dei carabinieri»; questo è il sintagma ascoltato e trascritto dallo stenografo il 1° luglio, questo è il sintagma presente nel testo inviato per la correzione delle bozze a Taviani il 2 luglio, questo è il sintagma presente nel testo che lui restituisce per posta il 7 luglio, e che viene conservato nella sequenza delle fotocopie versate all'Archivio storico.

Il 22 settembre 1997, però, il senatore Taviani fa una nuova trasmissione[12], stavolta della sola pagina 54, nella quale il sintagma è cancellato e sostituito da «ipotetico ufficiale del Sid».

La parola «ipotetico» attribuisce al dialogo coi commissari una vena concessiva che difficilmente, nella precedente parte della seduta, trova riscontro: nulla legittimava l’affacciarsi di questa ipotesi, non essendo stata evocata nelle domande di alcuno dei commissari. Anche sintatticamente, l’oratore esce dalla proposizione dichiarativa, in cui era come se dicesse che l’uomo delle istituzioni che ha deposto la bomba non può che essere stato all’oscuro dell’effetto stragista che ne sarebbe conseguito, stante l’errore sul decorso dell’orario di chiusura della banca, in cui versava: tutto il discorso perde inspiegabilmente di coerenza.

Con la correzione, si lascia inferire che ove mai fosse stato un uomo delle istituzioni a deporre la bomba, l’effetto stragista dell’esplosione sarebbe derivato da un errore sul decorso dell’orario di chiusura della banca. Ma ciò non quadra con l'assertività della precedente affermazione di pagina 53: il senatore, lì, affermava che «se si ignora questo tassello è impossibile attribuirne la responsabilità a personaggi seri»; si tratta di un concetto assai poco concessivo, da lui stesso rafforzato in sede di correzione di bozze, quando la frase in questione fu oggetto di una serie di riprese successive, che vanno puntualmente esaminate.

 

3. Dopo la trasmissione di Taviani all'ufficio di segreteria della Commissione delle bozze corrette del proprio intervento in seduta[13], il commissario senatore Libero Gualtieri scrive al presidente Pellegrino una lettera[14] in cui sottolinea le parti delle pagine 53 e 54 ancora nella versione dello stenografo (quindi prive delle parti che dovrebbero essere state aggiunte da oltre una settimana da Taviani). Le stesse critiche che il senatore Gualtieri rivolge al contenuto delle dichiarazioni del senatore Taviani («incredibile pretesa di diminuire il peso della responsabilità») trovano rispondenza nelle altre correzioni di pagina 53[15], come se il Taviani rispondesse ex ante a delle critiche che sarebbero state avanzate solo dopo una settimana.

L'evidente inversione dell'ordine logico e cronologico si può spiegare solo con una nuova spedizione di bozze, successiva al 15 luglio: ma di essa non vi è traccia alcuna, a eccezione della citata trasmissione della sola pagina 54 il 22 settembre. Eppure, anche qui il biglietto di trasmissione pare legittimare il dubbio che almeno una terza spedizione vi sia stata, tra il 7 luglio e il 22 settembre: nel biglietto citato[16], Taviani scrive che alla riga 2 di pagina 54 egli avrebbe operato «di nuovo» una correzione, mentre - nella lettura che ne dava Gualtieri il 15 luglio - quel rigo era identico alla cartella dello stenografo.

Bozza corretta da Taviani, p. 54, invio prot. n. 2366 del 7 luglio 1997

 

 Lettera di Gualtieri a Pellegrino, prot. n. 2395 del 15 luglio

 

 

Bozza corretta da Taviani, p. 54, invio prot. n. 2474 del 24 settembre 1997

 

Di una terza trasmissione si può inferire l'esistenza anche da un inciso del presidente Pellegrino, pronunciato nel corso dell'audizione del 6 novembre 1997 del senatore Cossiga («Taviani ci ha detto pure che quella bomba non si può capire se non si capisce che è scoppiata in un momento in cui la Banca doveva essere vuota, perché altrimenti non si capirebbe il ruolo che in quella vicenda ha avuto il colonnello dei carabinieri, persona colta ed intelligente. Poi, in una seconda correzione del verbale, il senatore Taviani ha scritto: “un ipotetico colonnello dei carabinieri, persona colta e intelligente”»[17]): poiché il termine «ipotetico» negli atti a noi noti accompagna solo le parole «ufficiale del Sid», evidentemente deve esservi stata una versione intermedia, nella quale Taviani inviò una correzione che "attenuava" il verbatim «colonnello dell'arma dei carabinieri» in un più innocuo «ipotetico colonnello dei carabinieri, persona colta e intelligente».

Infine, la vicenda si interseca - quanto meno cronologicamente - con una richiesta della magistratura milanese: il 21 luglio 1997 il pubblico ministero Meroni chiede alla Commissione, ai sensi dell'art. 117 c.p.p., copia dell'audizione svolta da Taviani[18]; il 22 settembre 1997 il senatore Taviani invia copia del testo scritto, da lui letto nella prima parte della seduta del 1° luglio 1997, al presidente della Commissione, autorizzando la consegna del testo secretato ai magistrati[19] , e il giorno dopo questo - e solo questo - viene consegnato a mano all'indirizzo dei p.m. milanesi Meroni e Pradella[20]. Al contempo, il 22 settembre Taviani scrive il citato biglietto all'ufficio di segreteria della Commissione, recante la sostituzione delle parole «colonello dell'Arma dei carabinieri» con «ipotetico ufficiale del Sid» e, pur provenendo dal medesimo mittente, questo biglietto viene protocollato in entrata solo due giorni dopo.

La sequenza delle correzioni di pagina 54 è stata correttamente salvaguardata, con l'aggiunta del biglietto Taviani/Gr.Uff. spillato in fotocopia, per cui le buone prassi archivistiche risultano appieno soddisfatte[21]; resta però il dato di incertezza intorno alla sequenza logico/cronologica dei citati elementi, utili alla ricostruzione degli eventi nei tre mesi tra luglio e settembre 1997.

Dalla disamina in questione è possibile ricavare che il medesimo fatto - oggetto della porzione di resoconto, finalmente declassificata - fu oggetto di corrispondenza (Gualtieri), di atto pubblico (audizione Cossiga) e infine di pubblicazione (intervista Fasanella al presidente Pellegrino): in quest'ultimo caso, la fonte era senz'altro legittimata, trattandosi di proiezione esterna dell'esercizio della funzione di presidente dell'organo dinanzi al quale si era svolta l'audizione (funzione parlamentare tipizzata, anche ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 140 del 2003).

Non resta quindi che da salutare con favore la piena riemersione dei documenti dalla patina di ingiustificata opacità cui li condannava la teoretica del “segreto funzionale”: poiché a Commissione cessata, per l’articolo 17 del Regolamento dell’Archivio storico, ne torna a disporre l’organo parlamentare nel suo complesso (nella fattispecie, il potere di declassificazione è posto in capo al Presidente del Senato, previo avviso del Consiglio di Presidenza), la scelta di mettere questi documenti a disposizione dei cittadini va accolta positivamente, come un segno della volontà di porre le Istituzioni al servizio della ricerca storica e della formazione della coscienza collettiva della nazione.

 


 
[1] Giovanni Fasanella, Giovanni Pellegrino, Claudio Sestieri, Segreto di Stato, Sperling & Kupfer, Milano, 2008, p. 63.

[2] Fu pubblicata integralmente all’interno del Doc. XXIII della XIII legislatura La porzione di audizione in cui la Commissione stragi passò in seduta segreta dalle ore 17,02 alle ore 17,03 comparve infatti secretata nel resoconto stenografico immediatamente pubblicato; esso fu poi ristampato nella sua integralità nella XIII legislatura, nel Doc. XXIII, n. 64, vol. II, tomo II, p. 625, quando, su istanza dell’Ufficio stralcio, pervenne la liberatoria del soggetto audito, comunicata con lettera del 5 giugno 2001, prot. 034/US. Il resoconto pubblicato nel Doc. XXIII è consultabile anche sul sito Patrimonio dell’Archivio storico. nella sezione dedicata agli Atti parlamentari.

[3] D.P.S. n. 12785/2020, art. 3. Il piano stralcio è stato proposto dalla Commissione per la biblioteca e l’archivio storico, presieduta dal sen. Marilotti, nella seduta del 19 giugno 2019 e, previa delibera del Consiglio di Presidenza del Senato del 2 luglio 2020, è stato emanato con d.P.S. n. 12785/2020.

[4] Sia reso merito alla dottoressa Benedetta Tobagi, autrice per Einaudi del fondamentale libro Piazza Fontana. Il processo impossibile, di avere per prima richiesto all’Archivio storico del Senato l’accesso al documento che contiene le bozze mai pubblicate di quell’audizione.

[5] Consultabile sul sito Patrimonio dell’Archivio storico, nella serie Atti di segreteria, Resoconti stenografici delle sedute della Commissione.

[6] La prima e la seconda secretazione (11,08-11,15; 11,16-11,18) erano state preannunciate dallo stesso Taviani, che in fase di relazione aveva dichiarato di voler tenere pubblico tutto il contenuto della sua audizione «ad eccezione di un breve passaggio in seduta segreta quando affronterò l’argomento dei servizi segreti stranieri. Finchè affronterò i rapporti italiani o altri argomenti non ho nessuna preclusione a che la seduta si svolga pubblicamente» (XIII legislatura, Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, resoconto stenografico della 24ª seduta di martedì 1° luglio 1997, p. 972, consultabile sul Sito storico del Senato). La terza, dalle 11,34 alla fine della seduta (esclusi i ringraziamenti del presidente), fu invece decisa dopo una sospensione di dieci minuti che aveva fatto seguito all’allocuzione introduttiva di Taviani: fu richiesta dal senatore a vita sul momento, coprì l’intero arco delle sue risposte alle domande dei commissari e durò molto più delle altre, perché finì alle 13,45. Il resoconto è stato pubblicato anche successivamente nel Doc. XXIII, leg. XIII, vol. II, tomo II, p. 381, con una nota che ricorda che l’audito ha negato all’Ufficio stralcio l’autorizzazione alla pubblicazione dei passaggi svoltisi in seduta segreta, con lettera 5 giugno 2001 prot. n. 035/US.

[7] Aiutato dal modello narrativo seguito, che sposta avanti (di quasi quattro anni, rispetto al 1969) il momento in cui apprese i fatti e le valutazioni riferite alla Commissione: «Lo convocai nel mio ufficio il giorno successivo, salvo errori era il venerdì 3 agosto [1973]; Santillo mi disse di essersi convinto che la matrice della bomba di Milano sarebbe stata un gruppo di estrema destra, emarginato dal Movimento sociale e proveniente dal Veneto. Questo gruppo sarebbe stato protetto da uomini del Sid; aggiunse che tali notizie erano già note alla magistratura: qualcosa del resto era già filtrato sui giornali. Il giorno successivo convocai il capo della polizia Zanda Loy e gli chiesi se confermava il giudizio di Santillo e se concordava con lui che eventuali operazioni di depistaggio fossero state compiute da uomini del Sid: Zanda Loy tenne a precisare che nei giorni della strage e nelle settimane successive era ancora capo della polizia il prefetto Vicari. Aggiunse che tutto era in mano alla magistratura che sembrava già molto avanti nelle sue indagini». Il resoconto è consultabile sul Sito storico del Senato; la citazione è a p. 973.

[8] L’omissis «Che agenti della CIA si siano immischiati nella preparazione degli eventi di Piazza Fontana è possibile, anzi sembra ormai certo [...]. Che agenti della CIA fossero fra i fornitori di materiali e fra i depistatori sembra pure certo» è ora consultabile sul sito Patrimonio dell’Archivio storico: ASSR, Senato della Repubblica, Commissione terrorismo e stragi, Atti di segreteria, Resoconti stenografici delle sedute, XIII leg., seduta n. 24 del 1° luglio 1997, alla pag. 37 della bozza del resoconto.

[9] Ivi, p. 101.

[10] Ivi, p. 54.

[11] Ivi, p. 53.

[12] Accompagnata da un biglietto a mano, che reca le parole: «22 IX 1997 Preg.mo Gr. Uff. dottor [...]. Le accludo un nuovo testo della parte dialogata e segretata della mia audizione. Contiene - di nuovo - una correzione alla riga 2 della pagina 54. Grazie e cordialità. Paolo Emilio Taviani», ASSR, Senato della Repubblica, Commissione terrorismo e stragi, Atti di segreteria, Corrispondenza, XIII leg., prot. n. 2474 del 24 settembre 1997.

[13] ASSR, Senato della Repubblica, Commissione terrorismo e stragi, Atti di segreteria, Corrispondenza, XIII leg., prot. n. 2366 del 7 luglio 1997. Le bozze erano state inviate dalla Commissione al sen. Taviani "per sottoscrizione" già il 2 luglio con prot. n. 2355; medio tempore era anche stato messo agli atti materiale vario (compresa copia del testo scritto dell'allocuzione introduttiva) annunciato dal senatore Taviani il 1° luglio "in corso di seduta" e arrivato il 3 luglio: ASSR, Senato della Repubblica, Commissione terrorismo e stragi, Atti di segreteria, Corrispondenza, XIII leg., prot. n. 2359 del 3 luglio 1997.

[14] ASSR, Senato della Repubblica, Commissione terrorismo e stragi, Atti di segreteria, Corrispondenza, XIII leg., prot. n. 2393 del 15 luglio 1997.

[15] «Se si ignora questo tassello è impossibile attribuirne la responsabilità e la colpevolezza, che in ogni caso permane, a personaggi seri»: p. 53, neretti aggiunti (e corrispondenti alle correzioni dell'oratore); mentre a pagina 54 l'oratore aveva eliminato le immediatamente successive parole «come io ritengo siano i responsabili».

[16] V. nota 13.

[17] Il resoconto senza omissis è consultabile interamente in Doc. XXIII, n. 64, Leg. XIII, vol. II, tomo II, p. 625 e, nella versione originale, sul sito Patrimonio dell’Archivio storico: ASSR, Senato della Repubblica, Commissione terrorismo e stragi, Atti di segreteria, Resoconti stenografici delle sedute, XIII leg., seduta n. 27 del 6 novembre 1997, alla pag. 229 della bozza del resoconto.

[18] ASSR, Senato della Repubblica, Commissione terrorismo e stragi, Atti di segreteria, Corrispondenza, XIII leg., prot. n. 2401 del 21 luglio 1997.

[19] ASSR, Senato della Repubblica, Commissione terrorismo e stragi, Atti di segreteria, Corrispondenza, XIII leg., prot. n. 2466 del 22 settembre 1997.

[20] ASSR, Senato della Repubblica, Commissione terrorismo e stragi, Atti di segreteria, Corrispondenza, XIII leg., prot. n. 2470 del 23 settembre 1997.

[21] Per i caveat che si impongono in tema di lettura degli atti parlamentari, in tema di usi redazionali e di precedenti e prassi vincolanti, si rinvia a G. Buonomo, Sul processo verbale della seduta d'apertura del Parlamento nazionale nel 1848, Giano, aprile 2020.

14/10/2020
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