Magistratura democratica
MEDEL

Discorso di apertura di Mariarosaria Guglielmi, Presidente di Medel, alla conferenza per il 40° anniversario di Medel (Strasburgo, Palazzo d'Europa, 3 giugno 2025)

di Mariarosaria Guglielmi
presidente MEDEL

Dal progetto visionario di Medel di un'Europa unita fondata sulla pace, la democrazia, lo Stato di diritto e la solidarietà alle sfide che dobbiamo affrontare per difendere i nostri valori comuni

Signor Ministro della Giustizia di Malta, Jonathan Attard

Signor Presidente della Corte europea dei diritti dell'uomo, Mattias Guyomar

Signora Direttrice dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali, Sirpa Rautio 

è un vero privilegio avervi qui con noi oggi. A nome di MEDEL, desidero anzitutto rivolgervi un caloroso benvenuto e ringraziarvi per il grande onore che rappresenta la vostra partecipazione alla celebrazione del nostro anniversario.

Siamo grati al Ministro della Giustizia e all'Ambasciatrice Rappresentante Permanente di Malta presso il Consiglio d'Europa per il privilegio che ci è stato concesso di poter organizzare il nostro evento durante la Presidenza maltese del Consiglio d'Europa.

Desidero dare il benvenuto a tutti i nostri illustri relatori, partecipanti, colleghi e amici. Siamo particolarmente onorati della presenza del Signor Procuratore Generale di Spagna.

Ringrazio il giudice Francesco Depasquale, Giuliana Civinini, Muriel Décot e l'intero segretariato della CEPEJ per il sostegno nell'organizzazione della conferenza in questa sede, nel Palazzo d’Europa, simbolo per eccellenza dei nostri valori condivisi: pace, democrazia, diritti fondamentali, solidarietà.

Quando il nostro continente era ancora diviso dal muro di Berlino, un piccolo gruppo di giudici e di pubblici ministeri visionari si riunì qui per fondare MEDEL: essi avevano in mente un' Europa come comunità unita non solo dal mercato, ma da un processo di effettiva integrazione politica, sociale e giuridica[1]. Un processo che doveva essere attivamente sostenuto dai giudici.

Essi rappresentavano le poche associazioni progressiste di magistrati dell'epoca che avevano dichiarato apertamente, a partire dai loro nomi (come Magistratura democratica, Juezas y Jueces para la Democracia, Unión progresista de fiscales), il loro impegno a favore della democrazia nell'affrontare le sfide interne ed esterne alla magistratura.

Questo impegno alimentò un intenso dibattito, la cui conclusione fu che la difesa della democrazia richiedeva sistemi giudiziari con caratteristiche democratiche ben radicate. Ciò implicava nuovi concetti di “legittimità” ed “indipendenza” dei sistemi giudiziari, funzionali non solo a proteggerli dalle interferenze esterne, ma anche ad agire da catalizzatori della loro democratizzazione interna.

I giudici e i pubblici ministeri che operavano in questa nuova dimensione dovevano essere «dotati di ubiquità: un piede nel locale e l'altro nell'universale», come disse Christian Wettinck, primo presidente del MEDEL, parlando dei nostri padri fondatori Salvatore Senese (che rappresentava Magistratura democratica) e Louis Joinet (fondatore e rappresentante del francese Syndicat de la Magistratura). 

Questi giudici visionari hanno ispirato un nuovo modello di associazionismo giudiziario, attivamente impegnato nel dibattito democratico. E hanno delineato e promosso una “nuova identità” per i giudici, che percepivano come richiesta dal cambiamento di paradigma implicito nell'adozione delle nostre carte fondamentali e nell'istituzione - in reazione ai regimi totalitari –di Corti costituzionali e sovranazionali: era l'identità dei “magistrati europei”, ben descritta nello statuto di MEDEL (giudici e pubblici ministeri impegnati a promuovere e difendere «i valori dello Stato di diritto democratico», una «cultura giuridica democratica» e i diritti fondamentali, in particolare quelli delle «minoranze e dei migranti», “in una prospettiva di emancipazione sociale dei più vulnerabili»). 

È importante sottolineare che, sin dalla sua fondazione, MEDEL è stata molto più di una semplice rete di collegamento fra diverse associazioni: MEDEL ha contribuito attivamente alla creazione di uno spazio giuridico europeo «non burocratico né poliziesco» - come ha affermato Christian Wettinck - ma uno «spazio giudiziario europeo di amicizia».

La comunità di MEDEL comprende attualmente 25 associazioni giudiziarie di 17 paesi del Consiglio d'Europa e, attraverso il dialogo e la solidarietà, riunisce giudici e pubblici ministeri ben oltre i confini europei. Desidero ringraziare calorosamente i colleghi che si sono uniti a noi oggi dal Marocco e dalla Guinea. Un caloroso benvenuto va ai nostri colleghi dell'Afghanistan: siate certi che MEDEL manterrà il proprio impegno a sostegno di tutti quei giudici, procuratori, avvocati (in particolare donne) che, dopo la presa del potere dei talebani, sono stati costretti a fuggire dal proprio paese o a vivere in condizioni di costante rischio per la loro vita a causa del loro impegno a favore dello Stato di diritto.

MEDEL è sempre stata una sentinella, capace di individuare in una fase molto precoce sviluppi pericolosi per lo Stato di diritto nei contesti nazionali e di allertare le istituzioni europee. 

Attraverso MEDEL siamo stati testimoni di eventi drammatici, come gli arresti di massa e le destituzioni dei nostri colleghi in Turchia dopo il tentativo di colpo di Stato, e continuiamo a monitorare e a denunciare il crollo dello Stato di diritto e della democrazia in quel paese. Oggi avvertiamo qui la presenza di Murat Arslan, presidente dell’associazione YARSAV, ingiustamente detenuto dall'ottobre 2016: in questo Palazzo, Murat è stato insignito nel 2017 del Premio Václav Havel per il suo impegno a favore della giustizia e dei diritti umani. 

È con profonda emozione che oggi accolgo a nome di Medel i nostri colleghi turchi che hanno coraggiosamente condiviso in questi anni il toccante racconto delle loro esperienze e testimoniato gli eventi che hanno colpito migliaia di magistrati, avvocati, difensori dei diritti umani: il loro calvario non sarà dimenticato.

La consapevolezza di essere “giudici europei” e di dover agire da “giudici europei”, che dobbiamo a MEDEL, ha sostenuto la resilienza della giustizia indipendente in contesti in cui la regressione dello Stato di diritto ha portato ad una forte presa del potere esecutivo sulla magistratura. Facendo leva su questa consapevolezza- nonostante la legge bavaglio, le vessazioni con sanzioni disciplinari e penali e le campagne diffamatorie- i nostri colleghi giudici polacchi hanno continuato il loro “dialogo” con le corti europee. In questo modo, hanno riaffermato il primato del diritto europeo e dei principi fondamentali che fanno parte dell'identità europea.

E la consapevolezza di essere membri di una comunità fondata su valori universali è oggi il necessario sostegno alla resilienza di cui ha bisogno la “giustizia indipendente” di fronte alle minacce esistenziali globali allo Stato di diritto, alla democrazia e al sistema giudiziario internazionale, rappresentate dalla deriva autoritaria populista in atto, che cerca di smantellare tutti i limiti ad un esercizio arbitrario del potere. Un processo che ha cambiato, nel giro di pochi giorni, il corso della storia in paesi celebrati come modelli consolidati di democrazia. 

L'ampia prospettiva offerta dall'osservatorio di MEDEL ci ha reso consapevoli del fatto che gli attacchi contro la magistratura indipendente sono sempre parte di un progetto più ampio, in cui limitare le regole e i meccanismi della democrazia è solo un primo passo, funzionale a politiche regressive in materia di diritti e libertà.

Ciò che oggi possiamo chiaramente osservare è il progetto di un nuovo ordine, non più basato sull'uguaglianza dei diritti e sulla pari dignità, ma piuttosto sull'esclusione e sull'identità: un nuovo ordine che mira a sovvertire l'idea stessa di Europa come comunità fondata sul primato e sull'universalità dei diritti umani, e sull'architettura giudiziaria nazionale e sovranazionale che ne garantisce l'effettiva tutela.

Un'Europa costruita sulla pace, sulla solidarietà e sullo Stato di diritto: questa era l'idea da realizzare, secondo le parole di Christian Wettinck[2], che ha ispirato il progetto visionario alla base di MEDEL; questa è oggi la prospettiva che dobbiamo difendere.

Le sfide per lo Stato di diritto e la democrazia sono diventate sempre più drammatiche e complesse. E la condizione dei migranti rappresenta, nella visione di MEDEL, il banco di prova della tenuta dei valori europei. È nel contesto delle politiche migratorie che ci troviamo di fronte a quello che è stato descritto come un modello emergente di declino degli ordinamenti costituzionali liberaldemocratici consolidati nel loro impegno a favore dei diritti umani e dello Stato di diritto.

MEDEL ha sempre richiamato l'Europa e gli Stati membri a garantire un sistema di accoglienza dei migranti conforme ai principi e al nostro sistema di protezione dei diritti umani fondamentali. E per MEDEL oggi è essenziale riflettere su cosa intendiamo per “Stato di diritto” di fronte a politiche migratorie nazionali ed europee troppo spesso in palese contrasto con i nostri valori fondamentali. 

Nell’ambito delle politiche migratorie stiamo assistendo alla più rapida crescita dell'intolleranza istituzionale nei confronti del ruolo della magistratura quale garante imparziale dei diritti fondamentali di tutti. È soprattutto sulle questioni migratorie che la retorica populista oggi mira a delegittimare i giudici, etichettandoli come nemici del popolo, per le decisioni che - richiamando le anche le fonti sovranazionali – devono assicurare la protezione delle persone. 

In questo ambito, e rispetto ai migranti, stiamo assistendo a ciò che Luigi Ferrajoli ha definito «l'ostentazione istituzionale della disumanità».

MEDEL ci ha reso pienamente consapevoli che i nostri valori comuni possono essere sovvertiti in qualsiasi momento.

Nemmeno i nostri lungimiranti padri fondatori avrebbero potuto immaginare tempi così bui per l'Europa e la democrazia: i vecchi demoni sono tornati, con i loro simboli e il loro linguaggio. I demoni della guerra sono tornati, con un'escalation di atrocità e violazioni dei diritti umani di massa che non avremmo mai pensato di rivedere.

La strada da percorrere appare sempre più stretta e difficile. 

Ma MEDEL ci fornisce ancora una bussola. Il nostro compito oggi è quello di rimanere fedeli ai nostri valori, di riaffermarli e difenderli, di salvaguardare per tutti le conquiste rappresentate dalle nostre Carte, a cominciare dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. 

Vorrei concludere citando le recenti parole del Segretario Generale del Consiglio d'Europa:

«Di fronte alle complesse sfide odierne, il nostro compito non è quello di indebolire la Convenzione, ma di mantenerla forte e rilevante per garantire che libertà e sicurezza, giustizia e responsabilità siano tenute in equilibrio. Questa è l'eredità che abbiamo ricevuto. E questo è il dovere che condividiamo[3]».


 
[1] L’art. 1 dello Statuto prevede come scopo dell’associazione la promozione di un dibattito tra magistrati di diversi paesi al fine di sostenere e promuovere l'integrazione della comunità europea e la creazione di un'unione politica europea.

[2] C. Wettinck, Medel: dall'idea alla realizzazione, in Questione Giustizia, n. 6/2000.

[3] https://www.coe.int/en/web/portal/-/alain-berset-on-the-joint-letter-challenging-the-european-court-of-human-rights  

 

21/06/2025
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