Magistratura democratica

Ucraina e Georgia, lontane vicine. Appunti sugli incroci della Storia lungo le rive del Mar Nero*

di Sara Cocchi

La guerra attualmente in corso ha spesso portato esperti e giornalisti ad accostare il destino dell’Ucraina a quello della Georgia, sottolineando le similitudini storiche e le altalenanti relazioni politiche fra il Paese dell’Europa centrale e quello del Caucaso, la comune ambizione eurounitaria ed atlantista e la tradizionale vicinanza fra i rispettivi popoli. Come interpretare questa solidarietà? Quanto e con quali modalità sono legate, oggi, Ucraina e Georgia?

Our time in Kiev was up, and we prepared to fly back to Moscow. The people here had been 
most hospitable, and most kind and generous, and besides that we had liked them very much. 
They were intelligent, laughing people, people with sense of humor, and people with energy. 
In the ruins of their country they had set out doggedly to build new houses, new factories, 
new machinery, and a new life. And they said to us, again and again, “Come back in a few years 
and see what we will have accomplished”. (…)

Wherever we had been in Russia, in Moscow, in the Ukraine, in Stalingrad, the magical name 
of Georgia came up constantly. People who had never been there, and who possibly never could go there, 
spoke of Georgia with a kind of longing and great admiration. (…) And they spoke of the country 
in the Caucasus and around the Black Sea as a kind of second heaven.

John Steinbeck, A Russian Journal, with photographs by Robert Capa (Viking Penguin, New York, 1948)[1]

 

1. Nel settembre 2016 sbarcai per la prima volta a Tbilisi, Georgia, dove sarei rimasta circa un mese per la prima delle numerose missioni che avrei svolto come esperta giuridica all’interno di un’assistenza tecnica dell’Unione europea al Ministero della giustizia georgiano. Molte le cose che mi colpirono, in quei primi giorni: il brulicante, centralissimo Viale Rustaveli; l’elegante alfabeto georgiano; il sovrapporsi disordinato di antichi palazzi dei primi del Novecento, edilizia sovietica semi-cadente, chiese ortodosse nuove o restaurate di fresco e modernissimi edifici in vetro e acciaio; la scritta a caratteri cubitali «Georgia EU Associate Country» nel salone degli arrivi all’aeroporto… Un giorno, risalendo verso casa, notai due bandierine, una georgiana e una ucraina, che sventolavano insieme da un balcone. Nei successivi anni di frequentazione del Paese, avrei scoperto che non si trattava né di un vezzo né di una rarità. 

Nelle ultime settimane, le analisi degli esperti e i resoconti dei giornali hanno spesso accostato i destini di Ucraina e Georgia, sottolineando le similitudini storiche e le altalenanti relazioni politiche fra i due Paesi, la comune ambizione eurounitaria ed atlantista e la tradizionale vicinanza fra i rispettivi popoli. Si sono paragonati Donbass e Abkhazia e comparati l’attacco di questi giorni al territorio ucraino con l’aggressione del 2008 alla Georgia, che dette avvio all’occupazione militare russa dell’Ossezia del Sud[2] su suolo georgiano. Si è delineato poi il rischio di un’ulteriore escalation delle operazioni russe anche in (e a partire proprio da) questi territori[3]. Non sarà sfuggito ai più attenti che proprio nella capitale georgiana si sono tenute manifestazioni partecipatissime a sostegno dell’Ucraina[4] e che anche nelle nostre piazze, durante le manifestazioni dei giorni scorsi, non sono mai mancate nutrite rappresentanze della comunità georgiana in Italia[5]

Come interpretare questa solidarietà? Quanto e con quali modalità sono legati, oggi, i destini di Ucraina e Georgia?

 

2. Un primo interessante parallelo fra Georgia e Ucraina ce lo suggerisce un dato storico, quasi una curiosità da quiz televisivo: hanno entrambe dato i natali a due personaggi cruciali per la storia dell’Unione Sovietica e non solo. Com’è noto, la Georgia fu terra d’origine di Stalin, nato Ioseb Besarionis dze Jughashvili nel 1878 a Gori, nella regione interna denominata Shida Kartli, proprio al confine con quell’Ossezia del Sud teatro dei conflitti russo-georgiani del 1991 e del 2008, così spesso menzionati in questi giorni. Nel 1894 nasceva al confine tra Ucraina e Russia colui che di Stalin sarebbe stato il successore: Nikita (Mikita, in lingua ucraina) Chruščëv. Come spesso si ricorda in questi giorni, proprio su iniziativa di quest’ultimo, nel 1954 la Crimea fu ceduta dalla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina. Georgiani furono anche altri due uomini-chiave per l’Urss: Lavrentij Beria, nominato nel 1938, proprio da Stalin, Commissario del Popolo per gli affari interni dell’Unione Sovietica, e Eduard Shevarnadze, Ministro degli esteri sotto Gorbačëv e successivamente Presidente della Georgia indipendente dal 1995 al 2003. 

Entrambe rilevanti per l’economia sovietica, Georgia e Ucraina garantivano ampio approvvigionamento di prodotti agroalimentari (la prima, ortaggi, frutta, vino e acque minerali di altissima qualità; la seconda, come noto, grano) e rappresentavano destinazioni turistiche d’elezione tanto per i dirigenti di partito quanto per le masse di lavoratori che ricevevano buoni di soggiorno gratuiti per i famosi “sanatori” di Livadiia presso Yalta, Tskaltubo vicino Kutaisi o Sukhumi in Abkhazia. A differenza della Georgia, poi, l’Ucraina ha conosciuto fino alla metà degli anni sessanta un poderoso sviluppo del settore industriale, affiancato e superato successivamente da crescenti investimenti nel settore energetico – come sappiamo, anche nucleare. 

Tuttavia, a rendere strategici entrambi territori era – ed è – la loro posizione geografica: l’ampio affaccio sul Mar Nero consentiva, ancor prima che all’Unione Sovietica all’Impero degli zar, di sfruttarne la funzione di corridoi commerciali naturali e la rilevanza strategico-militare, permettendo di contrastare la concorrenza ottomana (ma anche inglese). Già Caterina la Grande, nel 1783, annetteva il khanato tataro di Crimea, mentre il confine russo-turco da secoli si spostava con geometrie variabili lungo la costa georgiana del Mar Nero, fino all’acquisizione definitiva del porto di Batumi nel 1856, avvenuta con il Trattato di Parigi, che conclude quella Guerra di Crimea soffertamente raccontata dal giovane Tolstoj nei Racconti di Sebastopoli. Perseguendo il proprio disegno di espansione, l’impero russo si prefiggeva da un lato di avvicinarsi a quello sbocco sul Mediterraneo inseguito fin dal tempo di Pietro il Grande[6], dall’altro di consolidare la propria presenza sulla Via della Seta incuneandosi nel Caucaso, uno snodo fondamentale che finiva così per rimanere schiacciato fra i tre imperi ottomano, persiano e, appunto, russo.

Un rapido aggiornamento dei termini della questione lascia intravedere tutta l’attualità di questi rapidi e incompleti cenni storici.

 

3. La storia recentissima sembra aver rinverdito quella solidarietà pre-sovietica che, già nel XIX secolo, aveva visto le élites culturali dei due Paesi collaborare per contrastare il governo imperiale russo e, successivamente, sostenersi a vicenda all’inizio degli anni venti del Novecento mediante il riconoscimento reciproco delle rispettive Repubbliche indipendenti all’indomani della Rivoluzione d’ottobre e poco prima dell’assorbimento delle medesime nell’Unione Sovietica[7]. Dissoltasi quest’ultima, e in particolare a partire dalla metà degli anni duemila, Georgia e Ucraina rafforzano le proprie relazioni bilaterali, sorrette persino da una comune aspirazione all’integrazione in un organismo sovranazionale, denominato «Community of Democratic Choice», che avrebbe dovuto aggregare anche le tre Repubbliche baltiche di Lituania, Lettonia ed Estonia, alcuni Stati dell’area balcanica fra cui la Slovenia, nonché Romania e Bulgaria (all’epoca ancora non facenti parte dell’Unione europea). Proprio una dichiarazione congiunta ucraino-georgiana aveva avviato questo esperimento di cooperazione regionale rafforzata, arenatosi di fatto già nel 2006. Significativamente, la Dichiarazione di Borjomi (2005) era stata sottoscritta dai due Presidenti di allora, Viktor Yushenko e Mikheil Saakashvili, usciti vittoriosi dalle urne rispettivamente nel 2004 e nel 2003 a seguito, il primo, della cd. “rivoluzione arancione”, il secondo, della cd. “Rivoluzione delle rose”, che in Georgia aveva visto il definitivo pensionamento del vecchio Shevarnadze.

Appena due anni dopo, alcuni eventi di rilievo ancora una volta sembravano condurre i due Paesi lungo una medesima rotta. Il summit NATO tenutosi a Bucarest il 3 e 4 aprile 2008 si concludeva con la dichiarazione[8], più volte citata in questi giorni, che affermava: «NATO welcomes Georgia’s and Ukraine’s aspirations for membership and agreed that these countries will become members of NATO». Pochi mesi dopo, la Georgia si sarebbe trovata ad affrontare i cinque giorni di guerra con la Russia che le avrebbero definitivamente sottratto il controllo dell’Ossezia del Sud. L’anno successivo, si apriva invece un nuovo capitolo della strategia di azione esterna dell’Unione europea[9]. Differenziando fra Paesi “del vicinato” dell’Est e dell’area mediterranea, la «Eastern Partnership» (EaP)[10] si proponeva di rafforzare e approfondire le relazioni politiche ed economiche fra Ue, Stati membri e Paesi partner, nonché di supportare processi sostenibili di riforme nei sei Paesi che ne fanno parte: Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Moldavia, Georgia e Ucraina. 

Per queste ultime, i due eventi marcavano profondamente le rispettive aspirazioni euro-atlantiche. 

Per quanto riguarda il cammino atlantista, la supervisione del processo di integrazione è affidata a due apposite commissioni bilaterali. Dal 2014, anno dell’autoproclamazione delle repubbliche di Crimea, Doneck e Luhansk, e in particolare nel 2016, NATO e Ucraina hanno rafforzato la cooperazione per mezzo di un «Comprehensive Assistance Package [CAP] for Ukraine», seguito nel 2017 dall’adozione di una risoluzione parlamentare che individua nell’accesso del Paese alla NATO uno degli obiettivi fondamentali di politica estera. Nel 2019, l’approvazione di un pacchetto di emendamenti costituzionali ha sancito l’irreversibilità di questa scelta[11], tanto che nel 2020 è stata approvata una nuova strategia finalizzata all’istituzione di una distinctive partnership fra Ucraina e NATO[12]. Sul fronte georgiano[13], invece, la cooperazione si rafforza proprio all’indomani della guerra in Ossezia del Sud, con l’istituzione della commissione NATO-Georgia. Segue l’adozione, anche in questo caso proprio nel 2014, di una serie di misure ulteriori, via via riviste e aggiornate fino al 2020, anno del «Substantial NATO-Georgia Package» (SNGP). 

Parallelamente, prosegue anche l’avvicinamento dei due Paesi all’Unione europea, suggellato nel 2014 dalla firma dei rispettivi «Association Agreements» (AA), ciascuno dei quali comprende anche un «Deep and Comprehensive Free Trade Area» (DCFTA). Entrati in vigore nel 2016 (EU-Georgia AA) e nel 2017 (EU-Ukraine AA), gli accordi di associazione segnano un ulteriore cambio di passo nelle relazioni dei due Paesi con l’Unione europea, e la definitiva configurazione della Eastern Partnership come meccanismo a più velocità. Dei sei Paesi della EaP, solo Georgia, Ucraina e Moldavia hanno infatti sottoscritto un AA, impegnandosi a perseguire una dettagliata agenda di riforme istituzionali ed economiche finalizzate a una sempre maggiore integrazione eurounitaria. Basti pensare che gli AA in vigore tra Ue e i tre Paesi appena ricordati prevedono il progressivo recepimento nel sistema normativo di ciascuno di essi di circa l’80% dell’acquis europeo[14]. Dal 2017, Georgia e Ucraina (con la Moldavia) beneficiano inoltre di un visa-free regime[15] per tutti gli spostamenti all’interno dell’area Schengen inferiori ai 90 giorni, mentre dal 1° marzo 2019, per viaggiare da Ucraina a Georgia e viceversa, è sufficiente la sola carta d’identità in virtù di uno specifico accordo bilaterale[16]. Del resto, il 39% degli accordi bilaterali conclusi dalla Georgia dopo il 1991 hanno come controparte proprio l’Ucraina[17]. Insieme a Moldavia e Azerbaijan, i due Paesi sono inoltre fra i fondatori di un’ulteriore organizzazione per la cooperazione regionale rafforzata denominata «Organization for Democracy and Economic Development-GUAM»[18]. Negli ultimi anni, tuttavia, il partito “Sogno georgiano”, che guida dal 2012 il Governo di Tbilisi, fondato e da Bidzina Ivanishvili, magnate noto per i forti legami con Mosca[19], si è reso protagonista di un lento raffreddamento degli entusiasmi istituzionali per il percorso di avvicinamento del Paese a Ue e NATO. Io stessa ricordo che, già a inizio 2018, il Ministero per l’integrazione euro-atlantica della Georgia era stato smantellato e le sue competenze riassegnate a un’apposita divisione del Ministero degli affari esteri. 

Gli indubbi punti di contatto fra Ucraina e Georgia nelle loro relazioni con Russia, Unione europea e NATO non devono però far credere che i rapporti fra i due Paesi siano sempre stati idilliaci. Negli ultimi anni non sono infatti mancate frizioni importanti. L’ultima riguarda l’ex-Presidente georgiano Saakashvili, autoesiliatosi in Ucraina dal 2013 dopo la sconfitta elettorale del 2012 e la contestuale ascesa al potere del partito rivale “Sogno georgiano”. Schieratosi con il movimento europeista ucraino “Euromaidan” e nominato Governatore di Odessa dall’allora Presidente Porošenko, privato in patria della cittadinanza georgiana e di quella ucraina successivamente concessagli dal Paese di adozione, Saakashvili è stato nominato nel 2020 Presidente del Consiglio nazionale delle riforme ucraino dall’attuale Presidente Zelenskyy. Le complesse vicende legate alla partecipazione di Saakashvili al Governo ucraino hanno suscitato il malcontento russo e comportato un allentamento dei rapporti politici tra Ucraina e Georgia, dove Sogno georgiano è ancora alla guida del Paese, pur fra ricorrenti polemiche e proteste. Saakashvili intanto, condannato in contumacia nel 2018 per abuso d’ufficio e corruzione, è stato arrestato non appena tornato in Georgia all’inizio di ottobre 2021[20]

 

4. Si spiegano forse con quest’ultimo intreccio di eventi, dall’apparente rilevanza tutta interna, ma sempre da collocarsi sullo sfondo del rapporto con la Russia, le timide dichiarazioni rilasciate dal Primo ministro georgiano Irakli Gharbashvili all’indomani dell’attacco russo all’Ucraina[21]. Il timore di “svegliare il can che dorme”, magari per riaccendere i riflettori su fronti interni mai davvero chiusi, ha probabilmente spinto le autorità, e in particolare quelle maggiormente legate a Sogno georgiano, a mantenere un basso profilo. Il vento, si sa, può però cambiare rapidamente. Seguendo a ruota quanto fatto da Zelenskyy appena il 28 febbraio, il 3 marzo scorso Garibashvili ha firmato la richiesta formale di adesione della Georgia all’Unione europea al fine di ottenere al più presto lo status di Paese candidato[22]. Il giorno precedente, anche la Georgia insieme ad altri 37 Paesi, aveva sottoscritto il ricorso alla Corte penale internazionale affinché quest’ultima aprisse un’indagine sui crimini di guerra commessi dalla Russia nell’attacco all’Ucraina attualmente in corso[23]

Quanto fin qui detto, i fatti ricordati, le radici antiche delle intersezioni che si è cercato di mettere in luce spiegano, però, solo in parte la solidarietà fra i due popoli. Ecco quindi che rientrano in gioco altri elementi, altri fattori, certo meno razionali, meno strategicamente definiti, ma non per questo meno rilevanti. Un percorso storico almeno in parte comune, la presenza di un medesimo “vicino di casa” ingombrante e storicamente minaccioso, il ricordo ancora troppo vivo, nei georgiani, delle vicende del 2008 e il timore che possano ripresentarsi in versione aggiornata, l’identificazione di un popolo nelle sofferenze dell’altro. 

Guardando le immagini delle stazioni della metropolitana di Kiev, stracolme di gente accampata alla meno peggio per sfuggire ai bombardamenti, non riesco a non notare quanto somiglino a quelle di Tbilisi, in cui sono stata tante volte: marmi di foggia così simile, stessi colori, stesse scale mobili, profonde e cigolanti, stessi pavimenti scuri, stessa luce al neon. Forse la Georgia si riflette nell’Ucraina di oggi e almeno un po’, con sgomento, vi si riconosce. Ancora una volta, Ucraina e Georgia sembrano avere in comune molto di più di un “semplice” passato. I prossimi mesi diranno se e in che termini condivideranno anche il futuro.

 

 

*  Il presente contributo è stato pubblicato in anteprima su Questione giustizia online il 21 marzo 2022 (www.questionegiustizia.it/articolo/ucraina-e-georgia-lontane-vicine).

1. Le citazioni qui riportate sono tratte dall’edizione Penguin Books del 1999, pp. 108 e 144. 

2. È naturalmente impossibile trattare qui i fatti e i risvolti delle guerre che hanno interessato l’Abkhazia fra il 1992 e il 1993 e l’Ossezia del Sud nel 2008. Per un quadro approfondito, si rinvia a S.F. Jones, Georgia. A political history since independence, I.B. Tauris, New York, 2013. 

3. Abkhazia, Ossezia del Sud e Transnistria, gli altri territori contesi come il Donbass, in Domani, 22 febbraio 2022 (www.editorialedomani.it/politica/mondo/abkhazia-ossezia-sud-transnistria-moldavia-georgia-indipendenza-russia-putin-vx5wv4nb). 

4. Georgia, manifestazioni oceaniche a Tbilisi in solidarietà con l’Ucraina, La Repubblica, 26 febbraio 2022 (www.repubblica.it/esteri/2022/02/26/news/ucraina_georgia_manifestazioni_oceaniche_solidarieta_piazza_tbilisi-339316165/); In photos: sixth day of Tbilisi for Ukraine, in Civil Georgia, 2 marzo 2022 (https://civil.ge/archives/476800).

5. Firenze, migliaia in Piazza della Signoria contro la guerra in Ucraina, La Repubblica (Firenze), 27 febbraio 2022 (https://firenze.repubblica.it/cronaca/2022/02/27/news/firenze_paceucraina_piazza_della_signoria_russia-339579738/). 

6. P. Hopkirk, Il Grande Gioco, Adelphi, Milano, 2004 (tr.: G. Petrini; ed. or.: 1990), p. 44: sul letto di morte (avvenuta nel 1725), lo zar Pietro il Grande avrebbe ordinato ai suoi eredi con il proprio testamento «di perseguire quello che riteneva il destino storico della Russia: il dominio sul mondo. L’India e Costantinopoli erano le due chiavi gemelle per raggiungere questo fine e la Russia se ne sarebbe dovuta impadronire ad ogni costo».

7. Come ricordato da S.F. Jones, Georgia’s fate linked with Ukraine, in Eurasianet, 27 febbraio 2022 (https://eurasianet.org/perspectives-georgias-fate-linked-with-ukraine). 

8. www.nato.int/docu/update/2008/04-april/e0403h.html.

9. Proprio il 1° gennaio del 2009 entra in vigore il Trattato di Lisbona, che ridisegna (art. 21 Tue) l’azione esterna della Ue.

10. https://eeas.europa.eu/diplomatic-network/eastern-partnership/419/eastern-partnership_en.

11. Ukraine’s parliament backs changes to Constitution confirming Ukraine’s path toward EU, NATO, UNIAN Information Agency, 7 febbraio 2019 (www.unian.info/politics/10437570-ukraine-s-parliament-backs-changes-to-constitution-confirming-ukraine-s-path-toward-eu-nato.html).
In particolare, l’art. 85, comma 1, n. 6 affida al Parlamento il potere di determinare i principi di politica interna ed estera, nonché l’attuazione dell’orientamento strategico dello Stato volto ad ottenere la piena adesione dell’Ucraina all’Ue e alla NATO; l’art. 102, comma 3 stabilisce che il Presidente della Repubblica sia garante nell’attuazione di tale strategia, inclusa dall’art. 116, comma 1, n. 1.1 fra i poteri del Consiglio dei ministri. Cfr. la Costituzione dell’Ucraina (versione inglese), consultabile alla pagina www.refworld.org/pdfid/44a280124.pdf.

12. Un riepilogo delle relazioni fra NATO e Ucraina è disponibile presso www.nato.int/cps/en/natohq/topics_37750.htm.

13. Un riepilogo delle relazioni fra NATO e Georgia è disponibile presso www.nato.int/cps/en/natohq/topics_38988.htm.

14. E. Davtyan, Unpacking the Georgia-Ukraine-Moldova cooperation: an open-ended or narrowly focused partnership?, expert opinion n. 124, 2019, Rondeli Foundation-Georgian Foundation for Strategic and International Studies, p. 5 (www.gfsis.org/files/library/opinion-papers/124-expert-opinion-eng.pdf). 

15. Vds. https://ec.europa.eu/home-affairs/policies/international-affairs/collaboration-countries/visa-liberalisation-moldova-ukraine-and-georgia_en.

16. Anche in questo caso, per soggiorni non superiori ai 90 giorni in un periodo complessivo di 180; cfr. Georgia, Ukraine launch bilateral travel with national ID cards in March, in Agenda.ge, 8 febbraio 2019 (https://agenda.ge/en/news/2019/385).

17. S.F. Jones, Georgia’s fate, op. cit. 

18. https://guam-organization.org/en/ – cfr. il paper citato alla nota 11.

19. I. Khurshudyan e I. Lazareva, In Georgia, an oligarch with echoes of Trump says he’s leaving politics. Many don’t believe him, The Washington Post, 15 gennaio 2021 (www.washingtonpost.com/world/europe/georgia-ivanishvili-oligarch-russia/2021/01/14/f1c40944-5299-11eb-a1f5-fdaf28cfca90_story.html). 

20. L’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili è stato arrestato: era appena tornato in Georgia dopo otto anni in esilio, Il Post, 1° ottobre 2021 (www.ilpost.it/2021/10/01/mikheil-saakashvili-georgia-arrestato/).

21. G. Lomsadze, Georgia laying low amid Ukraine Tension, in Eurasianet, 25 febbraio 2022 (https://eurasianet.org/georgia-laying-low-amid-ukraine-tension).

22. https://civil.ge/archives/477258.

23. https://civil.ge/archives/477171.