Ogni anno, il 23 maggio, MEDEL onora la memoria di Giovanni Falcone e quella di tutti i magistrati che hanno perso la vita per il loro coraggioso impegno a favore della Giustizia.
MEDEL celebra questo giorno come la Giornata di Allerta per l'Indipendenza della Giustizia, chiedendo che vengano ripristinate le condizioni per una Giustizia efficace e indipendente in tutti i contesti in cui le derive autoritarie hanno privato le persone delle garanzie del giusto processo e trasformato i Tribunali in strumenti di oppressione.
In questa giornata, vogliamo ricordare ancora una volta i nostri colleghi turchi e la loro lotta per il ritorno dello Stato di diritto nel loro paese e l’esempio luminoso di Murat Arslan.
Murat, Presidente di Yarsav, ingiustamente condannato a 10 anni di reclusione e detenuto dall'ottobre 2016, vincitore del prestigioso Premio Václav Havel per i Diritti Umani, assegnato dall'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa nel 2017, è stato arbitrariamente privato della sua libertà personale a causa del suo impegno per lo Stato di diritto e i diritti fondamentali.
Nonostante l'illegittimo rifiuto della liberazione condizionale e l'arbitrario rigetto dell'appello contro questa decisione, Murat continua a portare avanti con coraggio dal carcere di Sincan la sua lotta per la giustizia.
MEDEL, insieme alle associazioni che ne fanno parte, continuerà a lottare al fianco di Murat e a sostenerlo con la solidarietà di tutti i giudici e i procuratori europei (https://medelnet.eu/medel-in-support-of-murat/).
MEDEL esorta ancora una volta la comunità internazionale a compiere tutti i passi necessari affinché a Murat e a tutti coloro che sono ingiustamente detenuti in Turchia venga finalmente restituita la libertà.
23 maggio 2024
23 maggio: giornata di allerta per l'indipendenza della giustizia
Il principio personalista è pacificamente annoverato tra i princìpi supremi della Costituzione, non derogabili neppure con procedimento di revisione costituzionale. Effetti di sistema su di esso possono rinvenire dalla riforma costituzionale della magistratura. La separazione delle carriere risulta allo stato adiafora rispetto al disegno costituzionale, come del resto già riconosciuto dalla Corte costituzionale, ma, tenuto conto dell’ambiente processuale concreto in cui viene a calarsi, sortisce un effetto contrario a quello voluto dal revisore costituzionale, con un rafforzamento del pm che non giova, e anzi è di ostacolo, all’auspicato incremento della terzietà del giudice, specie delle indagini preliminari. La duplicazione dei csm e la loro composizione affidata al sorteggio appaiono prive di efficacia sul fenomeno del “correntismo” ma ne annullano la rappresentatività dei magistrati in violazione del principio elettivo, che appare di carattere supremo. La stessa Alta Corte di giustizia per i soli magistrati ordinari dà l’idea di un giudice speciale non in linea con il divieto costituzionale. Queste criticità rischiano di indebolire l’immunità delle persone da pene ingiuste in conseguenza dell’alterazione dell’equilibrio tra persona, comunità e Stato. Piegata impropriamente a risolvere problemi contingenti e specifici, la riforma non ha il dna della “legge superiore”, presbite e perciò destinata a durare nel tempo. Data la sua prevedibile inefficacia relativamente ai fini dichiarati, essa ha valore simbolico e mira piuttosto ad aggiustare il trade-off tra giustizia e politica in senso favorevole a quest’ultima.
Pubblichiamo, in versione italiana e nell'originale in inglese, l'intervento svolto dalla giudice della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo Anna Adamska-Gallant alla conferenza per il 40° anniversario della fondazione di Medel (Strasburgo, 3 giugno 2025)
La foglia di fico della separazione delle carriere, perseguita per via costituzionale, cela l’autentico obiettivo della riforma: l’indebolimento dell’autonomia e dell’indipendenza dei giudici nel loro ruolo di interpreti della legge, in termini conformi a Costituzione e trattati internazionali. Tuttavia, un’analisi delle ragioni a favore della separazione delle carriere ne svela incongruenze e ipocrisie e, persino, un certo anacronismo argomentativo, alla luce delle progressive riforme che hanno cambiato il volto e il ruolo delle indagini preliminari. Mentre l’analisi prospettica dei pericoli sottesi alla separazione delle carriere, dovrebbe mettere sull’allerta i cultori del diritto penale liberale, molti dei quali appaiono accecati dall’ideologia separatista e sordi ai rumori del tempo presente che impongono di inquadrare anche questa riforma nel contesto più generale della progressiva verticalizzazione dei rapporti tra istituzioni democratiche, insofferente ai bilanciamenti dei poteri che fondano la Carta costituzionale.