Magistratura democratica
Protocolli

L’amministratore di sostegno trova casa: in Tribunale

di Francesco M.A. Caruso
Presidente del tribunale di Reggio Emilia
Sull’esperienza dei volontari dello Sportello per amministratori di sostegno di Reggio Emilia
L’amministratore di sostegno trova casa: in Tribunale

Da marzo 2013 è operativo nel tribunale di Reggio Emilia un ufficio aperto al pubblico, gestito da volontari selezionati e formati all’interno dell’articolata struttura delle associazioni di volontariato territoriali.

L’attività dell’ ufficio consiste nell’accogliere le domande di quanti intendono accedere all’istitutodell’amministrazione di sostegno.

Il tribunale, d’intesa col Comune, ha fornito una stanza arredata e attrezzata del necessario: mobili, armadi, telefoni, computer e stampante.

Unelegante targa in vetro, a fianco della porta d’accesso, segnala l’ubicazione dell’ufficio.

L’interno, nell’ovvia modestia delle suppellettili riciclate, reca i segni della partecipazione, del contributo fattivodell’impegno operoso e solidale dei volontari che vi lavorano.

Non a caso è l’ufficio più pulito, ordinato e ridente del tribunale. Quadri, manifesti, piante e fiori lo arredano, allo scopo di assicurare ai cittadini che vi accedono un ambiente confortevole, caldo, sensibile ai bisogni e alle richieste degli utenti.

Allo sportello accedono cittadini,  uomini e donne, di ogni età. Persone che si trovano nella difficile condizione di dover accudire, prendersi cura  o comunque seguire altre persone: prossimi congiunti, affiniil coniuge, il convivente che per effetto di infermità ovvero di menomazione fisica o psichica non sono incondizion di provvedere ai propri interessi, anche solo in parte o temporaneamente.

Il compito di  prendersi curafino alla introduzione della legge 9.1.2004 n.6, doveva fare i conti con un sistema normativo privo di alternative alla perdita della capacità di agire dell’infermo, dell’anziano, del soggetto comunque in difficoltà. L’interdizione era il prezzo da pagare per aversi tutela dei propri interessi ecura della persona.

L’amministrazione di sostegno, istituto agile, flessibile, plasmato sulle effettive necessità del beneficiario,permette di prestare cura e assistenza nei limiti delle effettive necessità, rendendo il soggetto compartecipe di scelte e iniziative di tutela in suo favore e delle stesse attività di gestione dei suoi interessi da parte di chi è incaricato di governarli. All’evidenza un istituto che si presta ad una gestione solidaristica e comunitaria delle condizioni di persone anziane, inferme, abbandonate, sole con problemi di natura fisica o psichica, spesso non gestibili in mero ambito privato.

Lpercezione delle potenzialità dell’Istituto - immediatamente colte in un territorio qualificato da un sistema di assistenza sociale a base sia istituzionale che volontaristica tra i più efficienti, radicati capillarmentediffusi - si infrangeva con le difficoltà strutturali e organizzative di un sistema giudiziario per molti aspetti al collasso, per carenza di investimenti e disfunzioni organizzative, incapace di sopportare l’ incrementoesponenziale delle procedure  di protezione delle persone prive di autonomia.

Non si tratta, infatti, soltanto di provvedere alla nomina dell’amministratore di sostegno ma di compiere, unavolta aperta la procedura di amministrazione, una serie di atti successivi:  verifiche, controlli dei rendiconti, autorizzazioni al compimento di atti non previsti nel decreto di apertura, gestione di conflitti interpersonali e familiariatti che comportano l’intervento del giudice in procedimenti destinati a protrarsi per tutta la durata della gestione, tendenzialmente corrispondente alla vita del beneficiario.

La qualità del servizio che il tribunale era in grado di offrire era progressivamente peggiorata.

Gli accessi del pubblico per ottenere informazioni, depositare istanze, ritirare atti, effettuare notifiche,  eranoprogressivamente crescenti,  così come crescente era la difficoltà della cancelleria di far fronte a  richieste di notizie, consigli, suggerimenti, provenienti da persone normalmente prive di assistenza di legale e che, per la loro condizione, più daltre ne avevano bisogno.

Si verificavano code, lunghe attese in ambienti ristretti e scarsamente ventilati, con l’ esasperazione del personale addetto e dell’utenza, costretta ad accedere al tribunale sin dalle primissime ore del giorno nella speranza di recuperare il numero per prenotare il contatto con l’addetto.

Un’immagine devastante per la credibilità della  giustizia e dei giudici

Alle grandi speranze nate con l’approvazione della legge  seguirono delusioni riscontrabili dai dati numerici:le domande, aumentate nel corso degli anni da 19 nel 2004 a 315 nel 2010 raddoppiate tra il 2009  e il 2010, erano diminuirono nel corso del 2011 fino a 253.

Non vi sarebbe stata alcuna possibilità di promuovere la domanda in modo ordinato e fisiologico, se le procedure rivolte all’attuazione delle misure a tutela delle persone fragili non fossero state articolate con l’intervento di un filtro preliminare solidaristico, dirottate inizialmente verso uno sportello diverso dall’ordinariodi cancelleria, costretto a sobbarcarsi il peso di alcune centinaia di nuovi procedimenti ogni anno, implicantiuna complessa attività da parte del personale di cancelleria che nel frattempo andava riducendosi einvecchiando, gravato dnuove incombenze.

L’idea di rivolgersi alle associazioni di volontariato, agli enti e alle istituzioni  che negli anni avevano maggiormente colto le potenzialità dell’istituto e se ne erano rese promotori perché perfettamente collimantecon le finalità di cura e tutela delle persone  deboli di cui si rendevano interpreti, era una necessità ma rispondeva al contempo ad un’idea diversa delle relazioni tra il tribunale, il suo territorio, e le articolazioni della comunità di riferimento.

L’dea nasce dal sentire il tribunale istituzione  non dello Stato apparato ma dello Stato comunità alla quale ( “il popolo  italiano” )   direttamente ed esclusivamente il giudice si rivolge nell’esercizio della sua attività e al quale soltanto in ultima istanza deve rendere conto  del livello di giustizia che riesce ad assicurare. E’fondata ancora sul presupposto che la giustizia nel territorio non sia affare dei giudici e degli apparati dello Stato ma riguarda i cittadini nel loro complesso. Sono questi che osservano vigilano e giudicano l’attività dell’istituzione e con essa possono interagire, partecipando, fino dove possibile, alla sua amministrazione.

Su tale presupposto l’incontro e la cooperazione con le istituzioni del territorio, le associazioni e il Centro di servizio Dare Voce sono stati agevoli e naturali, inserendosi in una comunanza di vedute e di considerazione, sinergica dei rispettivi ruoli.

Il lavoro svolto in precedenza per promuovere l’istituto e la necessità di coordinarsi con il tribunale, la stessa esigenza formativa e cognitiva sui passaggi più tecnici e difficili hanno permesso  l’incontro, la stesura del protocollo, l’elaborazione di un modello positivo, funzionale, efficiente  ed esportabile.

La società civile che si occupa di assistenza alle persone fragili ha oggi una base forte, funzionanteall’interno del palazzo di giustizia, non più istituzione chiusa ed impermeabile alle richieste della sua utenzama aperta e disponibile alle esigenze, ai suggerimenti, alle proposte correttive che da quella parte provengono, la parte più debole, economicamente socialmente, sovente nelle condizioni di non poterricorrere all’ausilio  di professionisti.

Ogni cittadino dovrebbe  trovare all’interno del tribunale punti di ascolto,  persone disponili ad analizzare il problema giuridico, a risolvere il difficile rapporto del cittadino con l’istituzione e le norme; ciò anche causadi procedure agite contro e non per la soluzione dei problemifarraginose, anche per il modo burocratico, ostile ed arcigno con cui sono spesso lette ed applicate.

La presenza di assistenti volontari e di suggeritori per chi non vuole o non può permettersi l’assistenza legale di professionisti, il cui ruolo resta peraltro intangibileconsente di definire le questioni più semplici, diavviare il percorso procedimentale, di risolvere i primi elementari dubbi e incertezze, di rendere il tribunale non più solo l’arena dove le parti in conflitto si affrontano e dove l’autorità e la forza dello Stato,   disciplinate dal diritto, si manifestano in modo diretto e definito, ma istituzione  mite che fornisce  ascolto, collaborazione, suggerimenti, dissolvendo l’insicurezza con l’informazione ed il prendersi carico del problema del cittadino.Forse non risolvendolo, ma chiarendolo nella mente dell’utente, in ogni caso indirizzato dove la legge richiede.    

volontari, adeguatamente formati anche con il contributo dei giudici tutelari e del personale delle cancellerie, sono ora in grado di fornire informazioni e consulenza su tutte le problematiche procedurali dell’amministrazione di sostegno.

Una recente convenzione del tribunale con il locale Consiglio notarile ha ulteriormente potenziato la capacità dei volontari di offrire indicazioni e chiarimenti su basilari problematiche giuridiche, indirizzando l’utenza, resa consapevole del contenuto di norme e procedure, il cui valore garantistico  viene esaltato a fronte della precedente visione di regola cinica. L’accordo si fa carico della prospettiva  del “dopo di noi”e prevede la nomina ora per allora di un amministratore gradito alla persona e a coloro che l’assistono e potrebbero mancare.

Verrà presto il momento in cui bisognerà affrontare in modo approfondito la questione dei contenuti e delle regole alle quali ispirarsi nello svolgimento dell’incarico di amministratore di sostegno, secondo valori da ricercare e possibilmente da condividere, elaborando modelli e criteri del decidere “al posto di “,  parametricui ancorare il rapporto tra libertà e responsabilità, autonomia del soggetto in difficoltà e azione di sostegnoe protezione della persona e dei suoi beni.

Questo dialogo con la giurisprudenza dovrà essere avviato. Al momento anche i giudici tutelari hanno bisogno di affinare i propri criteri di giudizio e di comprendere limiti, contenuti, e fini   del ruolo, ben consapevoli dell’assoluta peculiarità delle loro funzioni, certamente diverse da quelle classiche del giudiceesperto, interprete del diritto, risolutore neutrale  di casi, controversie, conflitti.

Il giudice tutelare svolge un lavoro diverso; è parte della catena di addetti al sostegno dei deboli, diversi,  bisognosi da proteggere e nel contempo da rispettare  e valorizzare. Ne è parte con la sua sapienza giuridica ma anche con la capacità di affrontare il tema della giustizia non solo come corretta applicazione di leggi ma anche come  equa e socialmente accettabile soluzione del caso, tutte le volte in cui il sistema delle regole consente e spesso impone  un intervento in termini di scelte valoriali.

LE FUNZIONI DEI VOLONTARI DELLO SPORTELLO PER L’AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO.

I volontari informano, ascolano, condividono.

Si fanno carico della domanda. Avviano le procedure, contribuendo a renderle celeri ed effettive.

Chi ha bisogno, chi vive nel disagio, chi chiede qui e ora, deve essere preso in considerazione qui ed ora.

Anche grazie all’attività dei volontari, i giudici riescono a rispettare i termini  per l’adozione del decreto.

I volontari, formati dai giudici, predispongono d’intesa con i magistrati le richieste, in modo che possano essere esaminate agevolmente, in quanto tecnicamente corrette, calibrandole sulle effettive esigenze del beneficiario. Conoscendo la giurisprudenza dei giudici di riferimento e i loro orientamenti, sono in grado di suggerire il modo migliore per costruire la richiesta.

Illustrano la procedura, ne spiegano i passaggi; evidenziano l’importanza della notifica a coloro cui deve essere per legge effettuata, ne spiegano il senso ed il valore pratico ed attuano, sempre d’intesa con i giudici, quelle forme pratiche di comunicazione legale che garantiscono l’interesse sostanziale, con il minimo dispendio di risorse ed attività, tramite il c.d. sistema del consenso informato di tutti coloro che hanno diritto ad essere informati della richiesta e a partecipare all’udienza.

La richiesta iniziale non passa dalla cancelleria ma viene raccolta e gestita dallo sportello;  solo in un secondo momento le domande sono trasmesse alla cancelleria per la registrazione.

La pratica assume un numero di registro che i volontari sono in grado di visualizzare sul loro computer,essendo autorizzati all’accesso ai registri informatici di cancelleria, e ne danno comunicazione telefonica all’utente. Informano il richiedente su quando potrà tornare a ritirare il decreto di fissazione dell’udienza per le notifiche, per l’esecuzione delle quali danno ampia assistenza. Snodi che si cerca di semplificare al massimo.

E’ da segnalare che la cancelleria e lo Sportello dispongono di una cartella condivisa nella quale vengonoriportate le pratiche ricevute e trasmesse alla cancelleria, da questa registrate con l’assegnazione delnumero e rimesse a disposizione dei volontari per la consegna al cittadino. Il dialogo avviene anche per via telematica e per l’accesso allo Sportello vi è apposito spazio sul sito del tribunale.

Ogni richiesta che passa per lo sportello viene timbrata con il logo del progetto “ Non più soli”, potendosi così evidenziare la pratica evasa dallo sportello rispetto alle altre.

I volontari ricevono il decreto del giudice di fissazione dell’udienza; sono poi particolarmente solleciti ed attenti nel favorire la tempestività della notifica nel termine assegnato dal giudice.

La modulistica per la notifica con il sistema del cd consenso informato è stata realizzata dai volontari i qualisi sono cimentati nell’arte della predisposizione di moduli sempre più sofisticati a partire da quello per la richiesta.

Il confronto ed il dialogo coi giudici è costante; la pratica adeguatamente istruita dallo sportello deve essere chiara e leggibile nei suoi passaggi formali, al fine di rendere ferma  e stabile la decisione del giudice..

Al momento il 50% delle richieste passa dallo sportello.

Quelle richieste che avevano subito una notevole flessione nel corso del 2011 sono schizzate a 347 nel 2012ed erano 264 a settembre  2013.  Grazie alla possibilità di esaminare richieste formulate correttamente con chiarezza e precisione, il lavoro dei giudici e la loro tempestività non ha risentito dell’aumento dei numeri.

Il ritiro dell’atto da parte dellinteressato non richiede più  lunghe attese avanti alla cancelleria, né comporta ilrischio di dover tornare. L’interessato viene convocato ad horas dallo Sportello ed immediatamente servito.

Con l’arrivo di altri volontari lo sportello sarà aperto  qualche ora in più. Sono già stati avviati del resto altri sportelli in altri comuni della provincia firmatari del protocollo d’intesa.

Altrettanto decisiva tutta l’attività successiva di rendiconto e consulenza.

I  volontari sono punto di riferimento per gli amministratori di sostegno; mediano le loro richieste al giudice, affrontano con l’amministratore i problemi della sua gestione, si consultano, studiano. Possono ora disporre di uno strumento formidabile  consistente in una prima consultazione gratuita con un notaio, grazie all’accordo con l’Associazione notarile che gestisce in tribunale le vendite nelle esecuzioni immobiliari.

In assenza di sostegni di natura finanziaria, il volontariato è riuscito a realizzare un’esperienza di grande portata, dimostrando la sua capacità di andare oltre le ristrettezze del momento.

CONCLUSIONE.

La presenza dei volontari all’interno dei tribunali cambia il modo di guardare l’ufficio, la sua natura, i suoi scopi. Si è ottenuto un effettivo diretto contributo di partecipazione dei cittadini all’amministrazione della giustizia, in una forma non prevista dalla Costituzione ma del tutto coerente col suo spirito e i suoi principi.Gli organi di giustizia, per definizione integranti un’istituzione imparziale e terza, non sono neutrali o indifferenti rispetto a istanze sociali legittimate dalla Costituzione. La giustizia si apre a forme di gestione partecipativa e democratica. Il tribunale assume un profilo maggiormente orientato all’utenza e si diffonde tra gli addetti una maggiore consapevolezza del ruolo di servizio e non di potere dell’istituzione nel suo complesso, con ricadute e benefici effetti sulla qualità delle prestazioni, sulla condivisione delle regole, sulla legalità come sentire condiviso, funzionale al miglioramento della qualità della vita.

30/01/2014
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