Magistratura democratica

Introduzione a «Le nuove disuguaglianze»

di Carlo De Chiara

1. Per il XXI congresso di Magistratura democratica, tenutosi a Bologna dal 4 al 6 novembre dello scorso anno, il Comitato esecutivo scelse, quale filo conduttore, il tema delle disuguaglianze, anzi delle “nuove” disuguaglianze.

Fu una scelta meditata e convinta: l’art. 3 capoverso della Costituzione, che fa obbligo alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli all’uguaglianza tra i cittadini, è da sempre la bussola che ogni magistrato democratico porta in tasca. Non che poi si riesca a leggerla, quella bussola, sempre nel migliore dei modi e a trovare ogni volta la strada giusta; ma restiamo convinti che sia fondamentale provarci sempre e in ogni caso. Provarci, però, con consapevolezza della realtà e con mente sgombera da pregiudizi.

L’esecutivo pensò quindi – con quello che Nello Rossi definisce, nel saggio inserito in questo obiettivo, «un atto di umiltà intellettuale di cui possiamo essere orgogliosi» – di rivolgersi ad esperti di altre discipline, economiche, sociologiche, politologiche, affinché ci aiutassero ad avviare una riflessione sulla mutata configurazione delle disuguaglianze tra gli uomini nel mondo contemporaneo, che ormai più di mezzo secolo di storia (e che storia!) separa dalla nascita di Md. Ciò venne realizzato facendo precedere la discussione congressuale vera e propria da un convegno sul tema delle nuove disuguaglianze, che si svolse il 3 novembre nella stessa sede del Congresso, davanti a un pubblico folto, largamente composto anche da non magistrati e da giovani. La discussione proseguì poi nel corso del Congresso, una sessione del quale – quella intitolata «Ripartire dalle disuguaglianze. Il compito dei giudici» – si volle anzi destinare specificamente a capire come la giurisdizione e ciascun magistrato possono, oggi, nel rispetto della legge e anzitutto della legge fondamentale, contribuire al compito di contrastare la disuguaglianza, che l’art. 3 capoverso della Costituzione affida a tutta la Repubblica, compresi dunque i suoi magistrati. La sessione era il proseguimento ideale del convegno del giorno precedente, anche perché, come nota Franco Ippolito, «conoscere le nuove disuguaglianze e le forme nuove delle disuguaglianze tradizionali ci serve a ri-conoscerle e a tenerne conto nell’esercizio del nostro mestiere quotidiano».

I lavori del Congresso e del convegno che lo ha preceduto sono registrati in un video disponibile in rete[1], ma ci è parso utile chiedere ai relatori del convegno e di quella speciale sessione congressuale anche un testo scritto, che pubblichiamo qui, per la più agevole consultazione da parte degli interessati.

 

2. Dai contributi di Paolo Guerrieri ed Elena Granaglia emerge il quadro allarmante del dislocarsi delle disuguaglianze economiche nel panorama europeo e mondiale. Se, grazie agli effetti della globalizzazione, si riducono le distanze tra Paesi avanzati (ma non necessariamente tra le classi sociali che li compongono) e Paesi emergenti, all’interno dei primi il costo di questa redistribuzione viene pagato dalle classi lavoratrici con il massiccio spostamento di ricchezza dal lavoro al capitale, specialmente finanziario. Contraddizioni della globalizzazione – si potrebbe dire – che fanno la fortuna delle ricette protezionistiche di recenti fenomeni politici come il “sovranismo”, in Europa, ed il “trumpismo” negli Stati Uniti.

Quanto al lavoro, però, dilagano le logiche liberiste, nell’illusione (o con il pretesto) che le “mani libere” per il datore di lavoro generino naturalmente nuova occupazione e diffusione del benessere tra le classi lavoratrici. Le contraddizioni e i limiti dell’impostazione neoliberista del diritto del lavoro, specialmente in Italia, sono messi in evidenza dal contributo di Roberto Riverso.

La distribuzione della ricchezza, peraltro, non è l’unico terreno su cui si misura la disuguaglianza tra gli esseri umani, anche se spesso l’incidenza delle disuguaglianze economiche traspare, osservandole in controluce, anche nelle disuguaglianze che si registrano su altri piani, come balza, macroscopicamente, agli occhi di chi si affacci, ad esempio, al mondo degli “ultimi” per antonomasia – i detenuti – seguendo il filo del ragionamento di Riccardo De Vito.

La disuguaglianza, si diceva, attraversa molti piani dell’esperienza umana, quali l’identità culturale e religiosa correlate alla condizione di immigrato, i rapporti tra uomini e donne, l’accesso alle informazioni, ai servizi fondamentali, e incide sullo stesso funzionamento dei processi democratici, come ci ricorda Franco Ippolito, e assume, più di recente, aspetti inediti come l’analfabetismo di ritorno di chi deve confrontarsi, smarrito, con il nuovo linguaggio digitale che s’impone anche per soddisfare bisogni e diritti fondamentali: il personaggio del carpentiere Daniel Blake del bel film omonimo di Ken Loach, richiamato da Nello Rossi, ne è l’efficacissimo, struggente archetipo.

Della disuguaglianza tra gli uomini si tenta da sempre di dare giustificazioni filosofiche. Nadia Urbinati disvela le insidie e gli inganni della più fortunata di esse, la teoria della “disuguaglianza meritata”, cui contrappone l’esigenza della solidarietà come cemento invisibile delle aggregazioni umane. Nel rilievo della sua indispensabilità, come prospettiva non utopica ma rigorosamente razionale, può scorgersi un filo che lega i contributi di tutti gli autori.

[1] XXI Congresso di Md «Disuguaglianze. Compiti della giurisdizione. Il progetto di Md», in www.magistraturademocratica.it, i video del convegno della prima giornata e della Sessione della seconda giornata sono visionabili al link: www.radioradicale.it/scheda/490910/disuguaglianze-compiti-della-giurisdizione-il-progetto-di-md-xxi-congresso-di.