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Non solo l’8 marzo: in Afghanistan la ribellione delle donne contro una oppressione senza eguali *

In un Paese nel quale alle donne sono proibite attività essenziali per la persona, quali l’istruzione, il lavoro, la libertà di viaggiare, e nel quale esse sono obbligate a rispettare un rigido codice di abbigliamento e a restare confinate nelle proprie case, deve nascere un movimento antifondamentalista, contro l’occupazione e composto da tutte le nazionalità ed etnie dell’Afghanistan. Solo attraverso la loro lotta, le donne afghane possono liberarsi dalla presa dell’imperialismo, del fondamentalismo e del patriarcato.

Celebrare la giornata internazionale delle donne ha per noi un significato profondo, poiché in Afghanistan, sotto forze fondamentaliste come quella dei Talebani, le donne subiscono un’oppressione senza eguali. In un Paese nel quale alle donne sono proibite attività essenziali per la persona, quali l’istruzione, il lavoro, la libertà di viaggiare, e nel quale esse sono obbligate a rispettare un rigido codice di abbigliamento e a restare confinate nelle proprie case, diviene ancor più urgente la necessità di sottolinearne la situazione drammatica e la lotta. 

Nonostante che i Talebani affermino che ci sono stati progressi, la tetra realtà della sicurezza e delle condizioni economiche in Afghanistan continua ad affliggere uomini e donne:

- Quotidianamente, le atrocità perpetrate dai Talebani continuano a crescere, dando luogo a detenzioni arbitrarie, torture e morti misteriose di numerose persone.

- Continuano i tragici episodi di attentati suicidi e attacchi agli istituti di istruzione, che non risparmiano né bambini né adolescenti, in particolare quelli appartenenti a minoranze etniche e religiose;

- Furti e saccheggi sono ormai dilaganti. Le vittime sono scoraggiate dal cercare giustizia per paura di rappresaglie;

- La corruzione e l’abuso d’ufficio rappresentano una piaga per la società. Anche gli ufficiali del governo, i membri della magistratura, dell’intelligence e della polizia cedono alle tangenti offerte dai criminali e dai ricorrenti. Recentemente, la maggior parte delle ragazze arrestate per violazione del codice di abbigliamento imposto dai Talebani è rilasciata solo dietro pagamento di riscatti esorbitanti;

- Circostanze disperate impongono alle famiglie impoverite di vendere i propri figli, con tutte le conseguenze terribili che ciò comporta in termini di dipendenze e morti premature;

- Difficoltà economiche conducono molti giovani a spostarsi in paesi vicini, come Iran o Pakistan, dove essi spesso prendono strade pericolose e cadono preda del consumo di stupefacenti.

Le donne subiscono le peggiori conseguenze di tutto ciò, poiché sopportano restrizioni severe che comprimono i loro diritti più essenziali. Dal divieto di lavorare, studiare e viaggiare ai casi di violenza, tortura e matrimonio forzato come terza o quarta moglie di capi talebani, le donne afghane sono oggetto di incessanti persecuzioni. La polizia religiosa si occupa di far rispettare leggi che limitano gli spostamenti delle donne, impongono loro un certo abbigliamento, regolamentano l’aspetto fisico degli uomini e reprimono ogni manifestazione di gioia e pratica culturale, arrivando persino a proibire la musica. 

Nonostante tali condizioni di oppressione, le donne proseguono la propria resistenza in vari modi. Alcune sfidano gli editti dei Talebani, mentre altre si uniscono in un sforzo collettivo per affrontare la situazione attuale. Pur confrontandosi con attacchi e minacce, le donne hanno riconosciuto l’importanza della sicurezza nel numero e della segretezza. Se le manifestazioni pubbliche sono scarse, il lavoro di advocacy, la coesione delle comunità, l’attivismo politico e l’utilizzo mirato dei social media continua indefesso. Proseguono inoltre in clandestinità gli sforzi per promuovere l’istruzione – dall’alfabetizzazione di base agli studi superiori – per giovani ragazze private di un’istruzione scolastica formale. 

Data la percentuale spaventosamente bassa di alfabetizzazione femminile (solo il 5%), le donne afghane comprendono che l’istruzione e la consapevolezza sono essenziali per combattere le violenze familiari, per smantellare l’estremismo religioso e sfidare le influenze imperialiste. Il loro irremovibile impegno per l’emancipazione e la legittimazione mette in luce l’assoluta necessità di supporto internazionale alla loro lotta per l’uguaglianza e la giustizia. 

Reprimere le donne che protestano, imprigionarle, e poi trasmettere le confessioni loro estorte, rivela la paura che i Talebani hanno del potere e della capacità di azione politica delle donne. Essi fanno ricorso a metodi fascisti e brutali per soffocare sul nascere i movimenti per i diritti. Ad ogni modo, le donne afghane, che hanno sopportato decenni di guerra e di oppressione, covano un profondo risentimento verso coloro che continuano a perpetrare barbarie e tirannia. Si rifiutano di soccombere facilmente alle pressioni, alla repressione e alle catene dei Talebani. 

L’Afghanistan ha sopportato oltre due anni di terrore talebano, che hanno accresciuto la povertà, incrementato le evacuazioni, i decessi a seguito di punizioni pubbliche orribili, esecuzioni, lapidazioni, impiccagioni, fustigazioni e percosse, censura degli artisti, violazioni della privacy, e ricerche invasive nei dispositivi elettronici nei mercati e per le strade. Le pene e le restrizioni medievali dei Talebani, come rasare la testa dei giovani che abbiano mostrato la bandiera nazionale, impiccare i dissidenti per accuse pretestuose, e sparare ai giovani perché hanno ascoltato musica, mettono a nudo il loro fascismo intrinseco. Nonostante falsi proclami di cambiamento, i Talebani restano asserragliati in pratiche arcaiche, fungendo da “delegati” coloniali che impongono leggi disumane attraverso la coercizione. 

Molti sostenitori stranieri di questo gruppo misogino apprezzano i Talebani poiché incorruttibili e dalla parte del popolo. Anche se i media occidentali tentano di ripulire l’immagine dei Talebani a livello globale, le donne afghane li riveleranno per ciò che sono e li riterranno responsabili per le atrocità commesse. Queste donne resilienti non perdoneranno i Talebani per le angosce inflitte alle madri addolorate che hanno perso i loro cari per attentati suicidi e per le loro violenze. 

L’Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell’Afghanistan (RAWA) condanna i Talebani come i più misogini e sanguinari nemici della nazione. La visione retrograda dei Talebani riduce le donne ad oggetto di desiderio maschile e di oppressione, eppure donne resilienti rifiutano di seguirne le leggi primitive. Con l’accresciuta consapevolezza politica e la mobilitazione guidata da donne rivoluzionarie ed amanti della libertà, si sfidano le radici dell’estremismo religioso talebano. 

Mentre il regime al potere cerca di eliminare il dissenso e soffocare ogni protesta pubblica, le donne afghane e tutti i promotori della democrazia devono trarre ispirazione dai movimenti rivoluzionari globali. Attraverso tattiche clandestine, possono istruire, mobilitare e organizzarsi per contrastare il regno di terrore dei Talebani. E’ imperativo non cedere terreno alle forze terroristiche e sostenere i valori della democrazia e dell’anti-fondamentalismo in Afghanistan. 

Coloro che scelgono di resistere devono essere preparati a sopportare ogni avversità, inclusi l’arresto e la tortura. La resilienza incessante e l’audacia mostrata dalle coraggiose donne di Iran, Turchia e di altre nazioni, anche dai confini di centri di brutale tortura, possono servire da catalizzatori per l’avanzamento di movimenti rivoluzionari e per rafforzare lo spirito di lotta nella società intera. 

Nonostante che all’esterno rifiutino riconoscere i Talebani, gli Stati Uniti e i loro alleati cercano in maniera nascosta di sostenerli e rafforzarli. Allineandosi con i complici dei Talebani, mirano a sostenere l’“Emirato” ormai in rovina di questi scellerati oppressori. Mentre le forze di Stati Uniti e NATO si sono ritirate dall’Afghanistan, proseguono i loro interventi e nefasti intrighi per trasformare l’Afghanistan in un vivaio di terroristi. In tutto ciò, l’ISIS e altri gruppi terroristici agiscono impuniti nello sforzo di riorganizzarsi. 

 

Gli Stati Uniti hanno utilizzato in modo strategico gruppi fondamentalisti come i jihadisti, i Talebani, Al-Qaida e l’ISIS per perseguire i loro obiettivi coloniali e predatori in Afghanistan e a livello globale. Hanno offerto loro supporto e oggi sostengono finanziariamente lo sciagurato regime talebano. 

L’Occidente e le Nazioni Unite premono per la formazione di un “governo ampio” da parte dei Talebani. Tuttavia, la loro definizione di “ampiezza” comporta metter d’accordo persone che godono della fiducia degli Stati Uniti e della NATO con l’attuale amministrazione talebana. Quest’atto superficiale non altererà la natura fondamentale delle loro politiche e ideologie. 

Il governo guerrafondaio degli Stati Uniti ancora una volta si conferma – come da tempo sostiene RAWA – ipocrita: sono in guerra con il popolo afghano mentre si coccolano i criminali. Nel corso della storia, il governo degli Stati Uniti ha sostenuto regimi, individui e istituzioni pericolosi, ha ordito colpi di stato contro governi e movimenti popolari. In Afghanistan, l’Occidente privilegia l’istituzione di una un regime che comprenda elementi fedeli per consentire loro di sfruttare il territorio afghano per minacciare e manipolare Russia, Cina, Iran e altri avversari. 

Crediamo che la lotta al terrorismo fondamentalista sarà incompiuta senza la lotta all’imperialismo e ai suoi servi. Il tradimento quarantennale degli Stati Uniti e della sua progenie fondamentalista e non, ha dimostrato al popolo dell’Afghanistan che non può salvare la propria patria affidandosi a un potere esterno o ai suoi ipocriti rappresentanti. Solo con lo slogan di “morte al fondamentalismo e all'imperialismo”, sotto la bandiera della democrazia basata sulla laicità, possiamo superare le condizioni catastrofiche attuali. Questo aprirà la strada all’indipendenza politica ed economica, alla libertà e alla giustizia sociale. Le donne afghane dovrebbero essere in prima linea in questa grande lotta, perché hanno dimostrato di averne la determinazione e il potenziale. 

Pur non nutrendo la minima aspettativa nei confronti dei governi occidentali guerrafondai e dei nobili governanti dei Paesi vicini coinvolti nella questione dell'Afghanistan, chiediamo alle forze progressiste, alle organizzazioni per i diritti delle donne, alle personalità che sostengono la libertà e il progresso e ai sostenitori della pace in Occidente di schierarsi al fianco delle donne afghane e dello sfortunato popolo dell’Afghanistan, e contro l'intervento dei loro governi. 

RAWA, l'Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell'Afghanistan, quale più antica organizzazione politica e sociale fondata nel 1977 da Meena, promuove i diritti delle donne, la democrazia e la giustizia sociale in Afghanistan. L'organizzazione è stata in prima linea nella difesa dei diritti, dell’istruzione e dell'empowerment, dell’assistenza sanitaria delle donne e di altre esigenze umanitarie. 

In Afghanistan, RAWA opera in clandestinità e continua a produrre pubblicazioni, ad organizzare proteste e campagne, e promuove la consapevolezza sulla terribile situazione delle donne afghane. Pur affrontando enormi sfide e rischi, proviamo ad essere una voce potente per le donne afghane impegnate nella loro lotta per l’uguaglianza e la liberazione. 

La lotta per l’indipendenza e delle donne e per la libertà dall’oppressione è una battaglia che solo donne e uomini progressisti e lungimiranti possono condurre con il loro coraggio e la loro determinazione, opponendosi alla reazione e ai suoi padroni stranieri. Le donne afghane sanno che finché non avranno la consapevolezza di poter ottenere i propri diritti con la forza delle armi a loro disposizione, non sarà possibile per loro avere prospettive positive ed assistere al minimo miglioramento nella loro sanguinosa situazione. In nessun Paese le donne hanno ottenuto i propri diritti per mano di altri e senza lotta e sforzo. Soprattutto le donne del nostro Paese possono solo e soltanto organizzarsi in un movimento antifondamentalista, contro l’occupazione e composto da tutte le nazionalità ed etnie dell’Afghanistan.

Attraverso la loro lotta, le donne afghane possono liberarsi dalla presa dell’imperialismo, del fondamentalismo e del patriarcato!

 

[*]

Versione italiana a cura di Sara Cocchi

28/03/2024
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28/03/2024
Giornata internazionale delle donne in magistratura, 10 Marzo 2024
a cura di Medel

MEDEL (Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés ) celebra la Giornata del 10 Marzo, sottolineando ancora una volta l'impegno delle donne per la giustizia e per lo Stato di diritto

11/03/2024
Afghanistan: la responsabilità e l’impegno vengono prima della solidarietà

La questione dell’Afghanistan evidenzia in modo particolarmente chiaro, nel contesto geopolitico, le ambiguità e gli opportunismi tattici che legano i Paesi occidentali alla narrazione dei diritti umani; ambiguità alle cui radici vi è un nodo politico e culturale da sciogliere, che affonda nella storia coloniale e anche nella questione di genere, non ancora realmente assimilata né elaborata dai nostri ordinamenti giuridici nonostante i proclami mediatici, sempre più diffusi in materia. Il flusso migratorio già in atto dall’Afghanistan, che non sarà certamente paragonabile in termini quantitativi a quello degli ultimi anni, potrebbe indurre i Paesi occidentali a nuove “torsioni” del discorso sui diritti e a mettere di nuovo in primo piano interessi politici, economici e strategici. Per la parte che avrà nella vicenda afghana la giurisdizione, in particolare della protezione internazionale, sarà quindi chiamata a una sfida d’indipendenza da qualsiasi valutazione “altra” dal riconoscimento effettivo del diritto di asilo; così come dovrà dimostrare una capacità, maggiore rispetto a quella dei governi europei, di analisi e di implementazione della questione di genere. 

09/09/2021
Lettera di MEDEL all'UNHCR in merito all'attuale situazione in Afghanistan e comunicato di MD in sostegno alle donne afghane

Di fronte al drammatico aggravarsi della crisi umanitaria in Afghanistan, e all’escalation di violenze contro civili inermi e contro coloro che in questi anni hanno operato per rafforzare lo stato di diritto e le istituzioni, l’unica risposta all’altezza dei valori della democrazia è la mobilitazione per mettere in salvo ed accogliere tutte le persone a rischio, e per difendere le libertà e i diritti fondamentali di tutti, a cominciare dalle donne e dai bambini. 
E’ questo il richiamo venuto in questi giorni dai numerosi interventi della magistratura associata, in ambito nazionale ed internazionale, e dalla comunità dei giuristi.
Pubblichiamo di seguito la lettera di Medel all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e l’intervento di Magistratura Democratica.

23/08/2021