Magistratura democratica
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«Non sognavo il consiglio»

di Livio Pepino
già consigliere della Corte di cassazione, direttore Edizioni Gruppo Abele
Note sparse su magistrati, autogoverno, rappresentanza
«Non sognavo il consiglio»

Dopo cento dibattiti sulla cui utilità comincio a dubitare, provo a parlare di Consiglio superiore attraverso la sintesi di una esperienza costellata da qualche riflessione: una sintesi parziale, soggettiva e incompleta (perché legata al filo della memoria) ma più diretta e forse più utile. Inizialmente l'idea era di scrivere, su questa esperienza, un giallo. Avevo già il titolo, seppur non originale (Omicidio al Consiglio superiore), e la trama (con l'omicida svelato fin dall'inizio – non vi sarà difficile immaginarne l'identità – e venticinque possibili vittime...). Poi ho rinunciato: non per l'inflazione di magistrati giallisti ma per mancanza di capacità, oltre che di tempo. Mi limito, dunque, a raccontare e a ragionare, senza tatticismi e autocensure perché – come ha scritto recentemente E. Scalfari (La Repubblica, 23 agosto 2009) – «la timidezza, la prudenza, il dire e non dire (...) sono lo specchio d'una profonda indifferenza dello spirito pubblico, ormai ripiegato sul tirare a campare del giorno per giorno, senza memoria del passato né prospettiva di futuro».




28/01/2013
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