Magistratura democratica

Articoli di Questione Giustizia su fine vita

La convenzione francese sul fine vita. La democrazia deliberativa per superare un’impasse?

La Convenzione francese sul fine vita - composta da cittadini scelti per sorteggio in base a criteri che fanno della Convenzione un campione rappresentativo della popolazione - rappresenta un interessante esperimento di “democrazia deliberativa”, destinato ad integrare i processi decisionali propri della democrazia rappresentativa. Dando la parola ad una assemblea di cittadini ed ascoltando la loro opinione informata, si è voluto attingere al senso della realtà della gente comune per ricercare soluzioni ragionevoli ad un problema spinoso, superando le pregiudiziali religiose, culturali, ideologiche che possono ostacolare il cammino di norme innovative sull’eutanasia attiva e sull’aiuto al suicidio. All’esperimento francese dovrebbe guardare con interesse il nostro Paese, nel quale - dopo la inevitabile declaratoria di inammissibilità del referendum abrogativo parziale dell’art. 579 c.p. e la mancata approvazione, nella scorsa legislatura, del pur timido testo di legge unificato sulle disposizioni in materia di morte medicalmente assistita – l’iniziativa sul fine vita potrebbe essere rilanciata dall’istituzione di una Convenzione cittadina sul modello francese, chiamata ad informarsi, dialogare e pronunciarsi sull’assistenza attiva a morire. 

04/05/2023
Speciale referendum
a cura di Redazione

Questione Giustizia e Magistratura democratica hanno tempestivamente dedicato attenzione ai referendum abrogativi sulla cui ammissibilità la Corte costituzionale si pronuncerà a breve. Nell’imminenza delle decisioni del giudice costituzionale riteniamo utile proporre il video del dibattito promosso da Magistratura democratica, intitolato A proposito di referendum, che si è svolto il 16 dicembre 2021 nella sede della Corte di cassazione (partecipanti: Giulia Merlo, Marco Patarnello, Nello Rossi, Francesco Paolo Sisto) e “rilanciare” tre articoli riguardanti i referendum sulla giustizia e sull’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente) a firma di Giuseppe Battarino e Nello Rossi pubblicati su Questione Giustizia on line. 

04/02/2022
L’impasse del fine vita. L’aiuto a morire tra referendum e legge

A fronte dell’aspirazione di larga parte dei cittadini italiani a vedere introdotta, anche nel nostro Paese, una ragionevole disciplina dell’eutanasia volontaria stanno due iniziative istituzionali per diverse ragioni problematiche: il referendum promosso dai radicali, che propone la pura e semplice abrogazione della norma che prevede una sanzione “minore” per l’omicidio del consenziente, e il travagliato disegno di legge, da tempo all’esame del Parlamento, che dovrebbe dettare una disciplina della morte volontaria medicalmente assistita. 
La lettura del quesito referendario e la constatazione dei suoi potenziali effetti rivela il solco profondo che esiste tra la rappresentazione mediatica dell’iniziativa e la sua effettiva portata e dunque tra “desiderio politico” e razionalità sociale e giuridica. 
L’orgogliosa riaffermazione del principio di piena disponibilità della propria vita e di un diritto a morire non può rispondere da sola alla reale aspettativa dei cittadini: ricevere dalle istituzioni un’effettiva e tempestiva assistenza medica che sollevi la libera e consapevole decisione di porre termine all’esistenza da un carico di sofferenze ulteriori rispetto a quelle derivanti da malattie inguaribili. 
Se si vuole evitare che l’ardua questione del fine vita generi un drammatico groviglio istituzionale è giunto il momento che il Parlamento, sino ad ora rimasto paralizzato anche di fronte alle sollecitazioni del giudice costituzionale, impieghi tutte le sue risorse - di conoscenza, di dialogo, di mediazione – nella rapida ricerca di una soluzione ragionevole. 
Un obiettivo realizzabile solo se il legislatore non si aggirerà come un prigioniero entro lo stretto perimetro nel quale la Corte costituzionale ha “dovuto” operare e nel quadro di categorie giuridiche che ci sono state consegnate dal passato ed eserciterà la sua sovranità attraverso scelte meditate e misurate.

24/11/2021
Il caso Cappato alla Corte costituzionale: un’ordinanza ad incostituzionalità differita
È illegittimo punire chi agevola il suicidio del malato che, in piena libertà e consapevolezza, decide di rifiutare terapie mediche che gli infliggono sofferenze fisiche o morali, e che reputa contrarie al suo senso di dignità. Tuttavia, urge un intervento del legislatore per definire modi e condizioni di esercizio del diritto a ricevere un trattamento di fine vita. Con l’ordinanza che si commenta, la Corte costituzionale riconosce l’illegittimità dell’art. 580 cod. pen., ma differisce a data futura la relativa declaratoria, assegnando termine al legislatore per emendare il vizio. Nasce così una nuova tecnica decisoria, di cui sono esaminati i tratti essenziali
19/11/2018
Dj Fabo: la Corte d’assise di Milano solleva una questione davanti alla Corte costituzionale*
Contrasto tra la disposizione dell’art. 580 cp e, da un lato, gli artt. 3, 13 primo comma e 117 primo comma Cost. – in relazione, quest’ultimo, agli artt. 2 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo – e, dall’altro, gli artt. 3, 13, 25 secondo comma e 27 terzo comma Cost.
16/02/2018
Sul riconoscimento di un diritto a morire in maniera degna e libera: riflessioni a margine di una giurisprudenza convenzionalmente orientata
Il diritto a morire dignitosamente viene consacrato alla stregua dei diritti fondamentali dell’uomo nelle pronunce della Corte di Strasburgo, che ha progressivamente riconosciuto l’esistenza del diritto di decidere come e quando morire a partire da una lettura sistematica della Convenzione, rimodellando la concezione della sacralità della vita umana, che viene privata del suo carattere assoluto facendo appello al rispetto della vita privata, in cui ricomprendere l’importanza dell’autonomia personale, intesa come quel diritto ad autodeterminarsi, che impone un recupero del governo sul corpo
08/11/2017