Magistratura democratica
Magistratura e società

Ricordando Massimo Pavarini

di Riccardo De Vito
magistrato sorveglianza Nuoro
Il pensiero di Pavarini ha percorso ogni campo della penalità, compresi i territori ancora in larga parte inesplorati della prevenzione e della sicurezza urbana

Massimo Pavarini, penalista e criminologo, è scomparso a Bologna il 29 settembre 2015.

 

Non è mai facile scrivere di un amico nel momento del dolore per la sua scomparsa. Per Massimo Pavarini si deve superare l’ostacolo, perché Massimo di Magistratura Democratica e di Questione Giustizia è stato un amico e un compagno di viaggio prezioso.

Si può iniziare da un’immagine. Nel corso di una conferenza, lui stesso aveva parlato di sé come di un juke box che, una volta attivato, avrebbe potuto eseguire diverse composizioni in materia di carcere e pena. E in effetti, Massimo Pavarini era in grado di popolare aule, libri, piazze e conversazioni di note e cadenze di rara genialità e acutezza sul mondo della penalità. Una penalità indagata nella concretezza dei processi reali, in the facts, come avrebbe detto lui, non soltanto on the books.

La recherche di Massimo Pavarini intorno al mondo della “pena perduta” (come citava un suo titolo) prende le mosse dalle riflessioni sulle origini del sistema penitenziario, condensate in Carcere e Fabbrica. Scritta con Dario Melossi e scaturita anche dall’attenzione alle posizioni della penologia della scuola di Francoforte, l’analisi di quel volume mette in relazione l’affermarsi dell’istituzione penitenziaria con la nascente economia capitalistica e con il tentativo di risolvere, attraverso l’internamento e la neutralizzazione, il problema della miseria e della disciplina delle classi subalterne. I temi della neutralizzazione selettiva e di un diritto penale che, tutt’altro che minimo, sceglie di volta in volta il suo nemico, sono stati sempre presenti nel suo ragionamento, divenuto man mano sempre più un punto di riferimento quale controcanto alla narrativa normativa dominante della sicurezza, della recidiva reiterata, del terzo strike

Il pensiero di Pavarini ha percorso ogni campo della penalità,  compresi i territori ancora in larga parte inesplorati della prevenzione e della sicurezza urbana. Da allievo di Franco Bricola e Alessandro Baratta, tutti le regioni sono state attraversate con lo sguardo alto sull’orizzonte costituzionale e con rigorosa attenzione, tuttavia, a mettere in guardia da riduzioni semplicistiche (e antigarantiste) di una penalità “costituzionalmente orientata” a la page.

Il suo sguardo disincantato sulla pena ci ha fatto riflettere sul mito della rieducazione, per svelare il rischio di pretesa egemonica che si nasconde dietro alcune declinazioni di quel principio e il pericolo di giustificare, attraverso di esse, pratiche disciplinari al limite della disumanità.

Da queste riflessioni scaturisce la sua recente attenzione alla possibilità di fare dei diritti fondamentali in carcere, in un approccio conflittivo, una vera e propria “linea di resistenza” utile a invertire il principio di supremazia relativa dello ius puniendi; almeno fino a quando la prospettiva abolizionista – che lui, insieme a Livio Ferrari, aveva contribuito a vivificare con il manifesto No prison – non avesse reso concreta la strada di un diritto del crimine svincolato dalla duplicazione del male del delitto.

Consapevoli che non c’è altro modo per ricordare Massimo Pavarini se non quello di affidarsi alle sue stesse parole, proponiamo la riedizione di un brano dedicato ai processi di ricarcerizzazione nel mondo, pubblicato su Questione Giustizia del 2004 (n. 2-3).

Si tratta di un brano ricco di stimoli e ragionamenti, che hanno una loro validità affrancata dalla contingenza temporale. Una riflessione che testimonia tutta la fecondità di un sapere di cui siamo debitori. A partire da una fondamentale presa d’atto: Il governo della questione criminale è una delle diverse espressioni di intendere complessivamente l’ordine sociale. Dunque, non ci si può limitare ai libri e alle aule di giustizia, occorre guardare alla realtà di fuori. Su questa strada si deve continuare.

 

 

02/10/2015
Altri articoli di Riccardo De Vito
Se ti piace questo articolo e trovi interessante la nostra rivista, iscriviti alla newsletter per ricevere gli aggiornamenti sulle nuove pubblicazioni.
La pena e la sua crisi. Riflessioni su "Punizione" di Giovanni Fiandaca

Un dialogo con i passaggi più significativi di G. Fiandaca, Punizione, Bologna, 2024. Un “piccolo libro” prezioso, un itinerario dialettico e mai dogmatico attraverso le forme e le ideologie della pena, che giunge sino alla contemporanea crisi di legittimità del diritto penale e alle domande suscitate dai modelli alternativi alla punizione

12/04/2024
Privazione della libertà e salvaguardia della dimensione intima: impressioni su Corte costituzionale 10/2024

Il tema della applicazione della pena in modi conformi alla dignità della persona privata della libertà e della conseguente necessità della espansione degli aspetti della persona stessa che più rischiano di venir compromessi o compressi dallo stato detentivo ormai da tempo, e per merito del brillante impegno di studiosi ed operatori professionali specializzati, attrae un qualificato dibattito sociale-istituzionale-giuridico. L'intensità della discussione sviluppatasi e la persuasività delle ragioni poste a fondamento di idee e soluzioni idonee a realizzare quella necessità hanno trovato compimento, quanto ad una delle dimensioni costitutive della personalità umana, quella dell'affettività destinata ad esplicarsi in una sfera di inviolabile intimità, nella sentenza n. 10 depositata il 26 gennaio 2024 dalla Corte costituzionale. Questa ha additivamente dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 18 della legge 26 luglio 1975 n.354 (Norme sull'ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà) là dove non prevede la possibilità di contatti, destinati a tradursi anche in momenti di intensa ed intima affettività, tra il detenuto e le persone a lui legate da vincoli parentali, giuridici e sociali. Questo saggio è dedicato alla breve rassegna dei coordinati argomenti impiegati, in progressiva successione, dalla sentenza.

11/03/2024
Non possiamo tacere, non vogliamo restare inerti
a cura di Redazione

Questione giustizia pubblica il comunicato congiunto di Associazione Antigone, Magistratura democratica e Unione Camere penali Italiane sulla situazione delle carceri in Italia, del 22 febbraio scorso. 

26/02/2024
Lo specchio delle storie

Il contributo riproduce l’introduzione al convegno svoltosi a Firenze, il 2 dicembre 2023, presso la BiblioteCanova, organizzato dal Centro Sociale Evangelico Fiorentino nell’ambito del progetto Storie Liberate, dal titolo Parole che riflettono. Incontri sulle scritture dal carcere. Illustra brevemente cosa vuol dire scrivere dal carcere, per chi si scrive e perché. E indaga sulle possibilità che le storie rappresentino uno specchio per chi le legge, fuori o dentro al carcere, nello spazio creato da quelle scritture in vari ambiti. Consapevoli che le prigioni, in qualche modo, ci riguardano tutti.


 

19/02/2024
Il lavoro in carcere: premio o castigo? Riflessioni a partire dal riconoscimento della NASpI

Due sentenze – una di merito (Corte di Appello di Catanzaro n. 1125 del 2023) e una di legittimità (Sezione Lavoro, n. 396 del 2024) – accertano il diritto dei detenuti a percepire la NASpI e costituiscono lo spunto per una riflessione su passato, presente e futuro del lavoro penitenziario.

05/02/2024
Frammenti di un nuovo discorso amoroso: la Corte costituzionale n. 10 del 2024 e l’affettività in carcere

Con la sentenza Corte cost. n. 10 del 2024 ai detenuti viene consentito il diritto a colloqui intimi con i partner della loro vita. Si tratta di una pronuncia spartiacque per il nitore con cui afferma il valore relazionale del principio di risocializzazione e il senso del limite che i diritti inviolabili impongono alla signoria della pretesa punitiva. 

05/02/2024
Il reato di tortura: concretezza dei fatti, necessità della fattispecie. Nota a Tribunale Siena, n. 211/2023 del 9 marzo-5 settembre 2023

La sentenza del Tribunale di Siena, relativa a fatti verificatisi nel carcere di San Gimignano, costituisce un importante contributo giurisprudenziale sul reato di tortura, sotto il duplice profilo della puntuale ricostruzione di una concretezza dei fatti verificatisi che mostra l’altrettanto concreta possibilità di applicare la norma incriminatrice; e della conferma di necessità della tutela penale che la previsione di quella specifica figura di reato garantisce.

12/12/2023